Fanfic su artisti musicali > SHINee
Ricorda la storia  |      
Autore: Hyorangejuice    17/07/2012    5 recensioni
“Taemin-ah, a dire la verità devo chiederti un favore”
Taemin spinse i vestiti nell’asciugatrice e si voltò a guardare Jonghyun che ciondolava poggiato allo stipite della porta. “Se non hai da fare”
Taemin assottigliò lo sguardo, ma c’era qualcosa di strano in Jonghyun, qualcosa che non prometteva niente di buono.
Chiuse il portello dell’asciugatrice e selezionò la temperatura prima di farla partire.
“Che cosa ti serve?”
Non fatevi ingannare dalle apparenze
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jonghyun, Key, Taemin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Title: Desideri.
Pairing: Jongkey
Genre: AU, fluff a tratti
Rating: PG
Words: 2388
One-shot
N/A: No, sì. Davvero. Allora questa è per Rory (alias eos_92) non perchè me l'abbia chiesta direttamente (o forse sì, non me lo ricordo) ma perchè è uscita fuori così da una conversazione su skype. Perchè a quanto pare sopra di me abita un aspirante chitarrista e vicino a casa della Cri un pianista pazzo.
"vicino casa di Cri c'è uno che suona il piano a tutte le ore anche dopo mezzanotte!" cit. di Rory.
Penso che più o meno non c'entri nulla con quello che avevo pensato sul momento e... vabbè al solito.
La cornacchia non mi ci è entrata, sarà per la prossima volta.
Il titolo non c'entra quasi niente con la storia.
Warning: Riferimenti a conversazioni che possono più o meno aver avuto luogo non sono per nulla casuali.





Chopin didn’t cook curry, but for you I do.










“Hyung!” Taemin gridò contro la porta ostinatamente chiusa. “Jonghyun hyung!”

Dall’interno proveniva il suono dolce di un pianoforte.

“Hyung! Apri!” gridò battendo il pugno chiuso sul legno nero della porta.

Il suono del pianoforte si interruppe e Taemin poggiò l’orecchio sulla porta. Poteva sentire dei passi concitati avvicinarsi. Sospirando si scostò appena in tempo perché la porta si aprisse.

“Scusa Taeminie, stavo lavroando…”

“Sì, come al solito. Questo è per il pranzo di domani e la cena di stasera, mettilo in frigo” disse passando a Jonghyun una busta del supermercato con una enorme scatola per il bento dentro. “C‘è un po‘ di tutto, quando hai finito ricordati di mettere tutto nella lavastoviglie” aggiunse facendosi largo in casa.

Come al solito nel salotto regnava il caos.
Taemin prese un profondo respiro e iniziò a raccogliere i vestiti disseminati sul pavimento.

“Hyung, possibile che tu non riesca neanche a gettare i vestiti sporchi nella cesta in bagno?”

Si voltò e vide Jonghyun con la testa infilata nel frigo che cercava di sistemare la sua cena sui ripiani, non che quel frigo fosse così affollato.
Scuotendo la testa Taemin tornò alla sua occupazione.
Raccolse i vestiti e li portò in bagno. Li depositò nella cesta dei panni sporchi e si diresse verso la lavanderia.
Quando gli avevano detto che c’era questo tizio musicista che aveva bisogno di una mano in casa era stata come una manna dal cielo. Dopo che, con il nuovo semestre, i suoi orari erano cambiati aveva dovuto lasciare il lavoro pomeridiano in libreria e si era ritrovato a dover fare i salti mortali per riuscire a pagare la sua parte di affitto.
Jonghyun, nonostante la maggior parte del tempo sembrasse appena uscito dalla centrifuga di una lavatrice, era un pianista abbastanza famoso, un talento naturale a quanto aveva letto su wikipedia. Nello stesso articolo si diceva che era un artista tormentato che inseguiva la chimera dell’ispirazione ovunque essa lo conducesse, senza rimorsi.
Come fosse sopravvissuto otto mesi in Nuova Zelanda non parlando un’acca d’inglese per Taemin era ancora un mistero.
Dopo la lavatrice raccolse le pallottole di carta che Jonghyun aveva disseminato per tutta la casa. Come mai non potesse semplicemente comporre nel suo studio, ma sentisse l’esigenza di trasformare la casa in una pattumiera, andava aldilà della sua comprensione. Lui di geni non se ne intendeva.
Poi sistemò i divani, poi rimise i libri e i CD al proprio posto, poi iniziò a spolverare. Era in piedi sulla scala cercando di pulire bene l’ultima mensola della libreria quando Jonghyun si affacciò in salotto con un sorriso angelico.

“Taemin-ah, ti va di ascoltare il mio ultimo capolavoro”

Taemin soffiò via un ciuffo ribelle dagli occhi e sorrise. “Certo, hyung”

“Continua a fare quello che stavi facendo” disse Jonghyun prima di tornare nel suo studio, proprio adiacente al salotto, dove teneva il suo pianoforte.

“Pronto?” urlò Jonghyun dallo studio.

Taemin roteò gli occhi riprendendo a spolverare. “Sì, hyung”

“Mi raccomando, voglio una critica costruttiva!”

La prima volta che Jonghyun gli aveva chiesto un’opinione su un pezzo Taemin non sapeva esattamente che cosa avrebbe dovuto dire, probabilmente avrebbe fatto la figura dello stupido dicendo qualche cretinata oppure offendendo a morte l’anima artistica di Jonghyun, e ciò avrebbe portato al suo licenziamento.
Jonghyun aveva suonato un pezzo abbastanza orecchiabile, una melodia piuttosto veloce, Jonghyun l’aveva chiamata andante, c’era qualcosa di affrettato però, incompleto e mentre Taemin cercava di spiegare che forse mancava qualcosa che imprimesse la melodia nella memoria Jonghyun lo aveva guardato corrucciando le sopracciglia e con le mani sui fianchi.
Quando Taemin aveva cominciato a pensare che probabilmente sarebbe stato sbattuto fuori Jonghyun aveva annuito. “Hai ragione”.
Jonghyun aveva continuato a chiedere l’opinione di Taemin, che era più che felice di essere utile, quando la musica di Jonghyun era sempre così… bella, mancando un termine appropriato per definire il turbinio di colori che la musica sembrava scatenare nell’aria, ma era convinto che i suoi consigli fossero del tutto inutili. Jonghyun aveva solo bisogno di un’opinione esterna per poi fare di testa propria.
Stavolta era un pezzo lento, con qualche picco qua e là, un po’ jazz, per quanto Taemin riusciva a ricordare da quelle due lezioni di pianoforte che aveva preso quando andava al liceo.
Diversamente dalle altre volte però alla musica si aggiunse la voce di Jonghyun, se stesse cantando o semplicemente seguendo la melodia, Taemin non riusciva a capirlo. Scese dalla scala e poggiò il panno per spolverare su uno degli scalini più alti fermandosi ad ascoltare. C’era qualcosa di diverso dal solito. Il ritmo cresceva e cresceva e Taemin riuscì a cogliere qualche parola qua e là. Chiuse gli occhi e poteva immaginare il cuore di Jonghyun battere a tempo con la musica, accelerare mentre le sue dita danzavano abilmente sui tasti.
Quando la musica si interruppe e Jonghyun riapparve in salotto con sguardo speranzoso Taemin non potè trattenersi dal sorridere maliziosamente.

“Per chi l‘hai scritta?”

“Cosa ne pensi?” chiese Jonghyun.

“Che sarebbe perfetta con delle struggenti parole d‘amore ad accompagnarla” sorrise Taemin.

“Yah! È così che si tratta il tuo hyung, nonché datore di lavoro!” esclamò Jonghyun puntando il dito contro un più che divertito Taemin “Comunque non è importante per chi l‘ho scritta”

Jonghyun si guardò un po’ intorno, poi con un sospiro riportò lo sguardo su Taemin. “Ti piace?”

Jonghyun non gli aveva mai chiesto direttamente se quello che suonava gli piacesse, non era importante, non era quello il punto, Jonghyun scriveva quei pezzi per sé, non per gli altri, ma quello era diverso. Jonghyun l’aveva scritto per gli orecchi di qualcun altro.

“È… Come dire, ascoltandola mi sono sentito come se fossi dentro la musica, è diverso da quello che mi fai sentire di solito. In senso positivo, ovviamente. Diverso… bello”

Jonghyun annuì. “Grazie”

Di solito il giovedì Taemin se ne andava verso le cinque, dopo aver sistemato la lavatrice nell’asciugatrice e aver poggiato una tazza di caffè sullo scaffale di fianco alla porta dello studio nei giorni in cui Jonghyun era troppo preso dalla sua musica per accorgersi di lui.
La stanza del pianoforte era l’unica che Taemin non doveva pulire o riordinare, forse quello era uno dei motivi per cui quella stanza gli piaceva tanto. Diversamente dalle altre stanze aveva il parquet, in un angolo c’erano degli amplificatori e una poltrona che probabilmente Jonghyun doveva aver preso da un rigattiere o da un cassonetto, si chiamava Roger e, che fosse la cosa più brutta che si fosse mai vista, a Jonghyun non importava.
C’era una batteria rossa in un angolo, quando Taemin aveva chiesto se Jonghyun sapesse suonarla Jonghyun aveva scosso le spalle. “Non è quello il punto” aveva risposto mentre si toglieva la giacca e la appendeva su uno dei piatti.
Dall’altra parte della stanza, vicino al puffo rosso e blu, c’erano due chitarre e un basso sistemate su dei treppiedi, a quanto pare, però, quelli sapeva suonarli.

“Taemin-ah, a dire la verità devo chiederti un favore”

Taemin spinse i vestiti nell’asciugatrice e si voltò a guardare Jonghyun che ciondolava poggiato allo stipite della porta. “Se non hai da fare”

Taemin assottigliò lo sguardo, ma c’era qualcosa di strano in Jonghyun, qualcosa che non prometteva niente di buono.
Chiuse il portello dell’asciugatrice e selezionò la temperatura prima di farla partire.

“Che cosa ti serve?”



“Non tagliarle troppo piccole, ecco così va bene”

Mentre Jonghyun tagliava le carote, Taemin si concentrò sulle cipolle. Quando Jonghyun gli aveva chiesto di insegnargli a cucinare il curry era rimasto un po’ sorpreso. Lavorava per Jonghyun ormai da sei mesi. I primi tempi oltre a raccogliere vestiti, spartiti, libri e CD e qualsiasi cosa Jonghyun avesse ritenuto dovesse stare sul pavimento invece che al suo posto, aveva anche dovuto ripulire la cucina da scatole di pizza, take-away cinesi, tailandesi, indiani, messicani, italiani. Jonghyun aveva una cucina all’avanguardia che non era mai stata usata.
Dopo un po’ Taemin, mosso a compassione, aveva cominciato a portargli anche da mangiare, nonostante Jonghyun non gli avesse mai chiesto niente.

“Come mai vuoi imparare a cucinare il curry?”

Taemin trasalì quando vide la presa di Jonghyun sul coltello allentarsi e la lama avvicinarsi pericolosamente alle dita del pianista. Jonghyun però sembrò non farci caso.
Jonghyun si era premurato di procurarsi tutti gli ingredienti per preparare il curry per almeno dieci persone. “Per sicurezza” si era giustificato quando Taemin lo aveva guardato con gli occhi fuori dalle orbite.

“Non posso mica sfruttare te per sempre, no?”

Taemin riprese a tagliare le cipolle mentre Jonghyun tagliava le carote a rondelle esattamente uguali con una precisione adorabile, se non fosse stato dolorosamente lento.

“Devi mettere prima le cipolle a rosolare” spiegò mentre metteva le cipolle tagliate dentro la pentola a fuoco lento. “Due minuti, non farle bruciare, mi raccomando”

Jonghyun annuì mentre guardava l’olio sfrigolare.

“Ha a che fare con la canzone di prima?”

Jonghyun sorrise con gli occhi fissi sul fondo della pentola.

“Forse” disse sorridendo malizioso.

Taemin sbuffò. “Muoviti a tagliare quelle carote!”

Jonghyun gli fece la linguaccia prima di tornare alla sua occupazione.

“La conosco?” domandò mentre con il mestolo di legno girava le cipolle.

Jonghyun scosse la testa mostrando a Taemin le carote tagliate. “No, non la conosci”

Taemin sorrise di fronte all’indiretta ammissione di Jonghyun, mentre lasciava cadere le carote dal tagliere direttamente nella pentola. Lo sfrigolio aumentò per un attimo e Taemin porse il mestolo di legno a Jonghyun facendogli cenno di girare le carote e le cipolle.

“Lee Taemin non fare quella faccia”

“Quale faccia?”

“Quel ghigno saccente”

Taemin sorrise angelico. Mentre guardava le carote dorarsi nella pentola.

“Non so di cosa tu stia parlando. Devi far colorare un po‘ le carote prima di aggiungere le patate e gli shitake”

Jonghyun annuì mescolando ancora un po’.

“Fa l‘insegnante, insegna inglese nella mia vecchia scuola superiore, ci sono tornato qualche mese fa per parlare di un progetto che avevo in mente con il mio insegnante di musica e l‘ho incontrata”

Taemin porse a Jonghyun il tagliere con le patate e i funghi, con molta cautela Jonghyun li fece scivolare nella pentola, diede una mescolata e poi poggiò il mestolo sul bordo della pentola.
Fissando con un sorriso un po’ ebete il soffitto Jonghyun si sedette sul ripiano vicino al lavandino.

“Quando l‘ho vista è stato… è stato come se fossi stato folgorato. È stato come la prima volta che sono salito su un palco per suonare. Mentre aspettavo dietro le quinte guardavo il pianoforte sul palco illuminato dai faretti ed era perfetto, ed è stato come innamorarsi della musica un‘altra volta. E con lei è stato lo stesso”

Taemin sorrise di fronte al prorompente entusiasmo di Jonghyun. Se aveva capito qualcosa del giovane musicista, in tutti quei mesi, era che non riusciva a separare la propria vita dalla musica, erano come un unicum, indivisibili e complementari.

“E lei la pensa allo stesso modo?”

Jonghyun gli lanciò uno sguardo divertito attraverso la sua frangia color cioccolato.

“No, decisamente no. È stato come la prima volta che ho provato a suonare Chopin. Avevo otto anni e suonavo il piano da tre mesi, è stato un disastro, ma l‘amore è così, no? Buttarsi nel vuoto senza paracadute e tutte quelle stronzate lì”

Taemin controllò che la cottura procedesse prima di tornare a prestare attenzione a Jonghyun.

“Però sono riuscito a portarla fuori per un caffè” Jonghyun nascose un sorriso nel palmo della mano. “Dopo essersi lamentata del posto che avevo scelto, della macina del caffè, dello zucchero e della divisa dei camerieri credevo che non mi avrebbe più voluto vedere, ma quando ci siamo salutati mi ha scritto il suo numero su un tovagliolo e ha detto ‘la prossima volta scelgo io’”

Taemin sorrise. “Non è andata poi così male allora. Guarda, ora aggiungi due bicchieri d‘acqua e la copri, quando l‘acqua si è ritirata circa per metà devi aggiungere il dado per il curry”

Jonghyun prese due bicchieri d’acqua e li versò con la cura di un chimico che maneggia sostanze tossiche dentro la pentola. Mescolò e poi mise il tappo.

“Quindi stasera cucini per lei?” chiese Taemin mentre si accomodava su uno degli sgabelli di fronte alla penisola della cucina.

“Diciamo così, anche se sto decisamente barando”

Il curry continuò a cucinarsi mentre Jonghyun raccontava a Taemin di una persona meravigliosa che non aveva mai incontrato e che probabilmente esisteva solo nello scintillio degli occhi di Jonghyun, ma Taemin non se la sentì di dirlo ad alta voce.
Se Jonghyun ci credeva era meglio per lui.
Quando fu arrivato il momento di andarsene Taemin gli augurò buona fortuna e Jonghyun ringraziò con un sorriso disarmante.
Mentre scendeva nell’ascensore Taemin si domandò se mai anche lui avrebbe provato un trasporto del genere per qualcosa o qualcuno, alla fine un po’ invidiava Jonghyun, nel modo distaccato e silenzioso con cui i gatti fissano la luna piena sui davanzali delle finestre.
Quando il solito ding lo avvisò che era arrivato al piano terra si preparò ad uscire, ma, ancora sovrappensiero non si accorse del ragazzo che stava in piedi di fronte alle porte dell’ascensore andandogli addosso.

“Scusa, scusa non ti avevo visto” si sbrigò a scusarsi.

Il ragazzo corrucciò le sopracciglia mentre si sistemava di nuovo la sciarpa intorno al collo e stirava le pieghe del cappotto, ma quando alzò lo sguardo sorrise a Taemin.

“Non ti preoccupare, ma la prossima volta vedi di guardare dove metti i piedi”

“Scusa ancora”

Prima di avviarsi alla porta Taemin si inchinò, lo sconosciuto sorrise prima di entrare nell’ascensore.
Taemin stava aprendo la porta quando la voce dello sconosciuto lo richiamò indietro.

“Scusa, tu abiti qui? Perché devo andare a casa di un amico e non ricordo il piano, si chiama Kim Jonghyun”

Taemin si voltò a guardare lo sconosciuto che gli sorrideva imbarazzato mentre teneva una mano sulla porta dell’ascensore per impedirgli di chiudersi.

"Quando l‘ho vista è stato… è stato come se fossi stato folgorato era come la prima volta che sono salito su un palco per suonare…"

Taemin sbattè ripetutamente le palpebre. “È al quinto piano, a sinistra” rispose cercando di trattenersi dal balbettare per la sorpresa.

“Grazie” gli sorrise il ragazzo prima di scomparire con un ding dietro le porte dell’ascensore.

Taemin rimase per qualche momento a fissare le porte chiuse dell’ascensore.
Sorrise mentre si chiudeva la porta alle spalle e malediceva il freddo pungente di Dicembre.


   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: Hyorangejuice