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Autore: lady hawke    01/02/2007    4 recensioni
Non serve Azkaban per rimanere in silenzio a pensare, o soffrire, o giungere alla pazzia. Niente sbarre o dissennatori, nessuna cella angusta. E' sufficiente una vecchia casa, un quadro urlante e uno stupido elfo. Bastano i ricordi e i rimorsi per cadere in trappola
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vittima, giudice, carnefice


La prima cosa che feci aprendo gli occhi fu controllare la vecchia sveglia sgangherata posata sul comodino; segnava le undici e un quarto.

In realtà questa è la mia nuova routine, questo è quello che faccio tutti i giorni da più di un mese.
Questo non è decisamente da me: nemmeno in passato, quando mi capitava spesso di fare tardi, ho mai avuto l’abitudine di svegliarmi così tardi. Non ho mai avuto troppo tempo per dormire.
Borbottando tra me e me mi alzo dal letto cigolante e mi dirigo verso il bagno. Odio i risvegli; sono una di quelle cose che mi infastidiscono per principio, così come odio addormentarmi. Ogni volta sembra di essere strappati da un mondo per essere catapultati in un altro, e si sa quello che si lascia è sempre meglio di quello che si trova.
Qualsiasi cosa è meglio di Grimmauld Place; me lo ripeto ogni mattina, come una preghiera, come una formula magica miracolosa.
Come posso dimenticarmene se aprendo gli occhi rivedo sempre quello stesso soffitto di venti anni fa?
Soprappensiero mi sciacquo il viso e scendo in cucina per mangiare qualcosa.
Devo ammettere che questo posto mi rende cattivo: ho risposto male ad Harry almeno due volte di troppo, e mi dispiace. Ho letto chiaramente la delusione nei suoi occhi dopo quella fredda accoglienza al suo arrivo. Guardandomi distrattamente attorno vedo tanti ricordi della mia infanzia. Sono flash brevi, fulminei, ma sono rimasti nella mia testa più di quanto credessi. Mi chiedo davvero come io abbia fatto a trovarmi bene qui da bambino – perché negarlo sarebbe davvero sciocco – in questa casa buia e tetra. Mi chiedo anche come sia riuscito a giocare con mio fratello a dire il vero; quella specie di spocchioso principino viziato…
Forse sarebbe troppo affermare che si sia meritato quella fine, ma non mi manca.
Regulus è un estraneo dopotutto. E se non lo era in passato lo è diventato.
Sparecchiando noto qualche briciola cadere a terra, non mi preoccupo di raccoglierla; sarà Kreacher a farlo. La voce della signora Weasley mi rimbomba nella testa come un monito.

“ Devi avere cura di questa casa, Sirius, è evidente che quell’elfo non ne è in grado. Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto quest’estate!”

Ma certo Molly, non preoccuparti; questa casa brillerà come uno specchio. Nonostante le buone intenzioni di quella donna non lo farò. Potrei fare molto di più per l’Ordine, a parte spolverare qualche mensola, se solo Silente me lo permettesse. Se devo continuare a fare il carcerato potevo tranquillamente rimanere ad Azkaban, non ne vedo la differenza. Offrire questo posto come base è stato un errore. Non posso credere di essere rientrato in questa casa dopo tutta la fatica che ho fatto per uscirne.
Il preside si è dimostrato un vero uomo d’affari. Se solo avessi saputo che… ma via, cosa mi racconto. Sappiamo tutti che avrei accettato a qualunque condizione, per sentirmi utile almeno un po’. Solo un po’. Perfino Remus mi ha abbandonato, è sempre impegnato. Passa il tempo a fare avanti e indietro per Londra e chissà dove.
Non credo di avere molte cose da dirgli in verità: sarebbe difficile fingere che il tempo non sia passato. Tutto sembra così diverso da allora, così complicato. Il mondo sembra impazzito a volte. Nulla è più nello stesso posto dove lo avevo lasciato. Eccezion fatta per le cose spiacevoli: credo che ci trovino un gusto incredibile a starmi dietro, addosso.
Per questo fa sempre piacere avere un volto amico intorno. Lui è e resta un buon amico. Non diventerà un estraneo.
- Sirius? Ci sei?
- No, figurati. Sono uscito un attimo a fare una passeggiata – ringhio anche in forma umana ormai. Giuro che non era nelle mie intenzioni.
- Scusami, non volevo. Cioè ecco, so che scherzi però…
- Cos’ hai dimenticato oggi? – replico stancamente. Se Tonks si presenta alla tua porta di mattina inoltrata, sicuramente è perché ha lasciato qualcosa in giro. Scommetto che un giorno dimenticherà la testa da qualche parte.
- Ehm, solo uno stupido documento per l’ufficio. Io odio dover avere a che fare con la burocrazia.
- Tesoro, non durerai a lungo al Ministero allora. – mi chiedo se mi abbia sentito, mentre saliva le scale con quella sua leggerezza da elefante. E dire che a vederla sembra così mingherlina.
Eccola che scende con prezioso foglio.
- Spero non ti facciano fare la porta-messaggi, o saremo nei guai.
- La smetti di prendermi in giro?
Lei non può sapere che il mio hobby preferito per anni è stato far perdere le staffe a sua madre. Non che fosse poi una rarità vederla davvero furibonda.
Forse la sbadataggine cronica è di origine paterna.
- Sparisci o farai tardi per davvero.
- Non fare il musone con me. Non è colpa mia se devi rimanere qui. – mi risponde tra il serio e lo scherzoso.
- Lo so. – mi limito a dire.
- Non correrai da Fierobecco ora, vero?
- Dovrei?
- Lo fai sempre quando qualcuno se ne va o sei giù di morale.
Lo so. Lo faccio per non impazzire ancora di più. E’ l’unica compagnia degna di questo nome che resta sempre con me.
- Non penso che ti riguardi. – Lo dico con risentimento. Sono stanco che mi venga fatto notare cosa non va in me.
- Certo che mi riguarda. Sono la seconda cugina degna di questo nome che hai!
Ecco la “degna cugina” che mi da un bacio sulla guancia e scappa via.
- Non svegliare mia madre!
Già, mammina cara. Non sopporterei le sue urla strazianti di nuovo. Ha trovato il modo di perseguitarmi anche da morta. Lei e il suo stupido sangue Black. Non mi sembra che le abbia dato vita eterna. Devo trovare il modo di sbarazzarmi di quel ritratto e, parola mia, ci riuscirò.
Si starà rivoltando nella tomba adesso; almeno per una volta sono io ad essere vivo per dispetto. Ma sfortunatamente ho un cuore al contrario di lei.

“Se invece mi buttano fuori posso venire qui con te?”

Non credere che non ci abbia sperato, Harry.
Ci ho ricamato un po’ troppo sopra e vederlo fare il baule è stato più doloroso che mai. Non è molto maturo da parte mia, ma nessuno sembra aver mai preteso che crescessi. Nemmeno suo padre, James. Tutti mi hanno preso per quello che ero, nel bene e nel male, a partire dai signori Potter. Il mio “campeggio forzato” a casa loro, le colazioni della domenica mattina. Mi hanno lasciato giocare al piccolo ribelle senza battere ciglio.
Forse credevano che mi avrebbe reso felice.
Non è andata esattamente come credevo e cercare di rifarmi su di un quindicenne è un atto di egoismo, lo riconosco. Pretendere di strappargli parte della sua vita è ingiusto. Eppure sarebbe stato bello e molto divertente. Non si sta male quando, ad essere reietti, si è in due. Si tira avanti quando si è da soli, in compagnia è un lusso.
L’unica cosa che non vorrei adesso è rimanere solo. Credo che lo sentano anche gli altri, ma volenti o nolenti non possono farci molto.
Non sono sicuro che gli altri capiscano a fondo. Sono stanco di fare i conti con me stesso. Perché è quello che ho fatto per dodici in una cella, con il fiato dei dissennatori addosso.
Non sarò cresciuto, non sarò adulto; ma ho ricontrollato tante volte tutta la mia vita. Conosco le sue pieghe, gli strappi, gli errori. Mi sono processato tante volte, interpretando tutti i ruoli: giudice, vittima, carnefice. Solo un paio di volte sono riuscito a trovare il coraggio di assolvermi.
Sono stanco, mi serve una tregua. Ma avrò tempo di uscire, in futuro. Questa guerra non durerà in eterno, non dovrò sempre nascondermi. Avrò il mio figlioccio con me. Avrò l’occasione di salutare James e senza colpe sullo stomaco, stavolta. Forse mi avrà perdonato per quello che ho fatto. Una volta lo faceva sempre. - Tu che ne dici, Fierobecco?
  
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