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Autore: shelovesHG    18/07/2012    8 recensioni
Dal testo: ''Sono nella cornucopia, l’ansia aumenta, non vedo ancora nessuno, ma non mi azzardo ad uscire. Eccolo! Il tavolo con gli zaini, inizio a correre per prendere il mio, lo afferro e scappo via, di nuovo nei boschi. ''
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Faccia di Volpe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Foxface.
La mietitura.
Una donna eccentrica sul palco, infila la mano nella boccia contenente le tessere con i nomi di noi ragazze del distretto 5. Ritirata la mano, si dirige verso il microfono. Chiama una ragazza.
Sento la mia testa girare, le ginocchia mi tremano, riesco a stento a stare in piedi. Ha chiamato me.
Tremante mi dirigo verso il palco, mentre dal pubblico parte un applauso.
Viene chiamato poi il nome del tributo maschile, accolto con lo stesso applauso simbolico.
Il sindaco comincia a leggere il trattato del tradimento, come fa ogni anno, e una volta finito, dice a me e al tributo maschile di stringerci la mano.
La stringo, ma non lo guardo negli occhi. Non voglio nessun tipo di contatto con lui.
Vengo portata in una stanza. Poco dopo di me, varcano la porta i miei genitori, che vengono ad abbracciarmi. Una fitta colpisce il mio petto, è il dolore di doverli lasciare, e probabilmente per sempre. Non ho possibilità di vincere. Anche se mi nascondessi, e restassi sola con un tributo, dovrei combatterci, e non ce la farei ad ucciderlo, ne sono sicura. Non sono un’assassina, e sicuramente non si ucciderebbe da solo per lasciarmi la vittoria. Non c’è tempo per la compassione nell’arena.
Dopo i miei genitori, nessun altro varca la soglia. Nessuno, viene a salutarmi. Sono costretta ad avviarmi alla stazione, quindi, con un peso ancora più grande. Sto per andare in contro a morte certa e ho scoperto di non essere importante per nessuno al di fuori dei miei genitori.
Il viaggio.
Siamo nel treno, non parliamo, non lo conosco, e non voglio conoscerlo ed affezionarmi a lui. Uno di noi, se non tutti e due, dovrà morire, e potremmo doverci uccidere noi stessi.
Abbiamo delle vere e proprie stanze, molto lussuose, che in qualche modo dovrebbero farci stare bene. Ci offrono tutto questo perché sanno che non torneremo e vogliono farci vivere i nostri ultimi giorni perbene, o solamente per fare una buona impressione? Scommetto la seconda.
Stiamo per arrivare, in lontananza scorgo l’enorme Capitol City e resto li a guardarla mentre ci avviciniamo.
Una volta entrati nella stazione, una folla di eccentrici abitanti della capitale si spinge, si dimena e urla per osservare il treno dei tributi del distretto 5.
Con quale coraggio vanno in giro conciati in quella maniera? Sono a dir poco ridicoli. Non vorrei mai essere ‘addobbata’ come loro, mi vergognerei a morte.
La parata.
Ci stanno preparando per la parata dei carri, quella in cui dobbiamo presentarci al pubblico e ai possibili sponsor.
Dopo essersi presi cura del mio corpo, devo incontrare il mio stilista, il quale mi propone un abito alquanto eccentrico, simile ai tanti che indossavano gli abitanti di Capitol City quando li ho visti dal finestrino del treno. Argentato, con un copricapo sempre argento. Non mi piace affatto, la buona sorte non è a mio favore, non volevo essere pescata e d è successo, non avrei voluto indossare uno di questi ridicolissimi abiti ed è successo. Dovrei pensare meno a quello che non voglio, non è una cosa che va a buon fine, ma non posso oppormi, e non ne ho nemmeno voglia. Sto o no andando incontro alla morte? Preferisco pensare a come salvarmi la pelle piuttosto che a quello che devo indossare e  ai colori che mi stanno bene, abbinabili alla mia carnagione chiara e ai miei capelli rossi.
Dopo aver finito di prepararci, siamo pronti a salire sul carro.
I vestiti di quasi tutti i tributi sono molto eccentrici, quasi come i nostri, e in alcuni casi anche di più. Solo quelli del 12 sono molto sobri. Un completo nero, come il carbone. Forse vogliono rappresentare il carbone, dato che gestiscono le miniere?
Saliamo sui carri, in fila per numero di distretto. Cominciamo ad avanzare lungo un corridoio, ai quali lati ci sono gli spalti, dove si trovano pubblico e sponsor.
Improvvisamente un boato proviene dal pubblico, tutti guardano verso la fine della fila. Giro leggermente il capo per cercare di capire cosa succede. I due del distretto 12 sono in fiamme! Si tengono anche per mano! È davvero una scena mai vista prima.
Sono costretta a rigirarmi, sennò rischio di perdere l’equilibrio, e se ora gli occhi non sono puntati su di me, dopo che sarò caduta, lo saranno sicuramente.
I carri si fermano e ci ritroviamo di fronte al presidente Snow che ci da il “benvenuto” o meglio, ci invita a morire.
Gli alloggi.
Dopo la parata, con un ascensore, e ancora quei vestiti orribili addosso, saliamo nei nostri alloggi, al quinto piano, e veniamo scortati fino alle nostre camere dalla buffa donna che ha estratto i nostri nomi.
Una camera ancora più lussuosa di quella sul treno. C’è un bagno con una doccia da mille funzioni, piena di pulsanti, nella quale, una volta levati gli abiti inguardabili, mi getto per provare a rilassarmi.
Una volta fermato il getto di acqua tiepida che scorre sulla mia pelle, resto ferma nell’attesa che il vapore che avvolge il mio corpo si dissolva, quando sento bussare alla porta, e sento una voce dirmi che la cena è pronta. Non sono sicura, ma la voce dovrebbe essere quella della donna tanto bizzarra.
Mi infilo l’accappatoio ed esco dalla doccia, e non ho nessuna intenzione di andare a mangiare, ma mi vesto lo stesso e mi avvio verso la sala da pranzo.
Sono tutti lì, già seduti a mangiare, io mi accomodo ma non tocco cibo.
Pensavo che stare lì mi sarebbe servito a qualcosa, a conversare col mio mentore per esempio, ma nulla.
Non mi da consigli su come affrontare l’arena, su come non farmi uccidere dagli altri tributi. Mangia e basta. Tiene gli occhi fissi sul piatto e continua a mangiare, senza curarsi di quello che gli succede intorno.
L’addestramento.
Durante l’addestramento, mi esercito un po’ su tutto, non ho una specialità.
Ma la cosa su cui mi fossilizzo è il riconoscimento delle erbe. Mi sarà molto d’aiuto. Tanto so che non riuscirò ad uccidere nessuno, quindi è inutile stare tanto tempo ad allenarsi nel combattere.
Scorgo l’allenamento di qualcuno, per esempio dei due dell’1.
Lei cerca continuamente di tirare con l’arco, ma non è assolutamente il suo forte, sarebbe meglio che lasciasse perdere.
Lui si allena con la lancia, e devo dire la verità, se la cava, ma mai quanto quello del 2, che è una spietatissima macchina per uccidere.
Lo stesso la ragazza del 2, tira i coltelli in maniera impressionante. Li maneggia velocemente e li tira con una violenza da far paura. Sicuramente saranno loro gli assassini da cui devo tenermi lontana il più possibile, non sono persone affatto compassionevoli.
Osservo Rue, la bambina di 12 anni del distretto 11, non prova a combattere, si arrampica e si nasconde.
Poi guardo i due del 12. Lui è buono, lei non dico sia cattiva, ma è determinata. L’unica cosa che ho notato è che nessuno dei due si esercita su qualcosa di fisso, cambiano continuamente. Una volta fanno i nodi, una volta imparano la mimetizzazione, e altro. Cos’è che quei due sanno fare?
***
Nell’addestramento individuale, mostro la mia capacità nel riconoscere le erbe, e ovviamente il punteggio non può essere alto, infatti ottengo un misero 5, i due dell’uno hanno già preso nove, e quelli del due hanno preso 10, poi ce ne sono altri, ma non mi sono rimasti impressi, al contrario di quello della ragazzina dell’11 che è un bel 7, quello del ragazzo del 12 che è un 8, e quello della ragazza del 12 che è… un 11!
Le interviste.
Sono di nuovo tra le mani del mio stilista, che mi mette addosso un vestito azzurro, che dice che sta bene con il colore dei miei capelli. Mi sta preparando per l’intervista. Una nuova occasione per ricevere sponsor. Il tempo passa, entra la ragazza dell’uno, poi il ragazzo, poi la ragazza del due e successivamente il ragazzo, e così via. Chiamano il ragazzo del quattro, io mi preparo, dopo è il mio turno.
Chiamano il mio nome, e mi ritrovo accolta sul palco da un applauso fragoroso. Parlo di come ho intenzione di gestirmi durante le settimane all’interno dell’arena e della mia furbizia poi sento il suono che indica che i minuti della mia intervista sono finiti e saluto Ceasar Flickerman. Dopo poco attraverso il palco e scendo i gradini.
Attendo guardando ancora le altre interviste, e arrivati alla ragazza del distretto 12, il pubblico impazzisce, applaude fortissimo, ci sono urla di gioia per accogliere Katniss Everdeen, la quale sembra preoccupata.
Flickerman le fa delle domande, le chiede della parata, del suo ingresso, e lei risponde che sperava solo di non morire bruciata, poi dice che anche oggi indossa delle fiamme, e dopo aver chiesto se il pubblico volesse vederle si alza in piedi ed inizia a piroettare. La sua gonna si alza e con lei un effetto di fiamme che la avvolge. È davvero straordinario. Altro che il mio stilista, il suo è di gran lunga migliore.
È il turno del ragazzo del 12, il quale fa è molto carismatico, sa parlare alla gente, e piacere. Quando Flickerman gli chiede se c’è qualche donzella ad attenderlo, in un primo momento risponde di no, poi però è costretto ad ammettere. La fanciulla per la quale ha una cotta è la ragazza in fiamme.
L’inizio degli Hunger Games.
Salgo con un ascensore, insieme al mio mentore, ovviamente sempre silenzioso, fino ad arrivare ad una specie di pista di atterraggio, dove c’è un hovercraft sul quale devo salire, che mi scorterà all’arena. Cammino claudicante verso questo, e una volta arrivata comincio a salirvici. Ci sono ventiquattro posti, uno per tributo. Siamo tutti seduti in attesa che ci mettano il localizzatore.
Arrivati all’arena mi fanno entrare in una stanza con il mio stilista, il quale mi mette addosso una giacca, mi saluta e mi fa entrare nel tubo. La piattaforma sale e mi ritrovo in una pianura, confinata da un lago, un campo, e un bosco. C’è vento, le ginocchia mi tremano mentre il conto alla rovescia si avvicina sempre più allo zero. Mi guardo attorno, e vedo molti sguardi terrorizzati, mentre quelli di Clove, Cato, Marvel e Glimmer, sembrano interamente soddisfatti.
Al suono di una sirena, inizio a correre, prendo uno zaino e scappo verso il bosco. Mentre corro per allontanarmi dal bagno di sangue alla cornucopia, mi scontro con Katniss Everdeen, la ragazza del distretto 12. Come punteggio ha avuto 11, di lei ho paura, ma si limita a guardarmi e a scappare nella direzione opposta alla mia. Continuo a correre, poi una volta stanca mi arrampico su un albero, in attesa dei colpi di cannone che segnano il numero dei tributi morti nel bagno di sangue.
Undici. Undici colpi di cannone. Attenderò sera per sapere chi sono le undici persone rimaste uccise nel bagno di sangue.
È buio, quando nell’aria risuona l’inno di Panem e nel cielo vengono proiettate le immagini delle vittime. Tra loro c’è anche il mio compagno di distretto.
***
I giorni passano, ed io ho fame, osservo ogni tributo da lontano, specie l’alleanza di Cato, il tributo del distretto 2. Hanno formato una piramide di provviste proprio sulla piana vicino alla cornucopia, ma il ragazzo del distretto tre, ha innescato delle mine attorno. Cerco di memorizzare la loro posizione, così che in un momento di distrazione possa correre evitandole e andare a prendere del cibo.
Il caso vuole che qualcuno accenda un fuoco proprio ora, e tutti i tributi di guardia alle provviste si allontanano per andare a vedere chi è lo sfortunato. Io ne approfitto, comincio a correre a zig-zag per evitare le mine, arrivo alla piramide, rubo qualcosa e scappo di nuovo tra i boschi.
Nemmeno il tempo di rigirarmi che vedo Katniss Everdeen lanciare delle frecce verso un sacchetto con delle mele. Le mele cadono e fanno esplodere tutto. Preferisco ritirarmi, piuttosto che restare lì con il rischio che una volta tornati, Cato, Clove o chicchessia, possa vedermi ed uccidermi.
***
I giorni vanno avanti, e i tributi diminuiscono sempre di più. Ho visto in cielo l’immagine di Rue, il ragazzo del tre, quello dell’uno, ma non ho incontrato nessuno. Comincio a pensare che in qualche modo possa tornare a casa.
***
Un avviso dagli strateghi dice che ci sarà un festino, alla cornucopia, ci offriranno qualcosa di cui abbiamo bisogno. Cibo. Andrò a nascondermi nella cornucopia, così che non appena comparirà il banco con gli zaini possa prendere il mio e fuggire.
Mentre sto per dirigermi alla piana, passo davanti ad una grotta, e sento parlare, ci sono Katniss e Peeta, che discutono sul fatto  di lasciar andare Katniss alla cornucopia, o farla restare nella grotta. Peeta ha una brutta ferita sulla gamba, converrebbe lasciar andare Katniss, ma lui non vuole.
Il tempo è prezioso, non posso restare qui, devo raggiungere la cornucopia prima degli altri.
Sono nella cornucopia, l’ansia aumenta, non vedo ancora nessuno, ma non mi azzardo ad uscire.
Eccolo! Il tavolo con gli zaini. Inizio a correre per prendere il mio, lo afferro e scappo via, di nuovo nei boschi. Mi allontano il più possibile dalla cornucopia, e anche il più velocemente possibile, non voglio mettermi contro Cato, Clove, Tresh o Katniss, non voglio.
Sono il doppio di me e hanno avuto tutti un punteggio molto alto all’addestramento.
***
È mattina, sono in giro tra gli alberi in cerca di bacche, erbe o qualcos’altro di commestibile, quando intravedo Peeta Mellark raccogliere delle bacche. Quando si allontana, mi avvicino al cespuglio e raccolgo le sue stesse bacche, e per la fame ne infilo alcune in bocca. Sono amare, molto amare, le ingurgito, ma appena le sento scendere lungo lo stomaco un crampo lancinante mi stringe il torace, è come se mi stessi paralizzando. Fa malissimo, sudo freddo, e i polmoni non riescono più ad allargarsi per contenere aria. Mi accascio a terra lentamente. La vista mi si appanna, i suoni sono ovattati. Sento il suono del cannone. Il cannone che tira il colpo per me.
   
 
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