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Autore: Melanto    01/02/2007    10 recensioni
I giuramenti sono detti per essere infranti. Le emozioni sono intense, le parole insignificanti. I piaceri rimangono, così fa il dolore. Le parole sono senza senso e dimenticabili. (Depeche Mode - Enjoy The Silence)
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mamoru, Izawa/Paul, Diamond, Yuzo, Morisaki/Alan, Croker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Love&Life'
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WARNING: questa storia tratta di amore omosessuale, se la cosa vi disturba o avete problemi di sorta con siffatto genere, prego, chiudete la pagina e buona giornata.

VIOLATOR #6: Enjoy the silence

Vows are spoken
To be broken
Feelings are intense
Words are trivial
Pleasures remain
So does the pain
Words are meaningless
And forgettable


Depeche Mode – Enjoy the silence

“Entra e chiudi la porta, non ho molto tempo.”

E’ finita.
L’ho capito appena ho varcato la soglia, dal tono che hai usato, dalla fredda accoglienza che mi ha riservato questa casa.
Le pareti, gli oggetti, ogni cosa mi ha guardato come fossi stato un estraneo, una presenza non gradita, eppure, conosco questo posto come le mie tasche. Quanti momenti abbiamo vissuto, tra queste quattro mura? Quante parole esse hanno ascoltato, carpito. Quanti sussurri, sospiri… quante risate…
Ma ora mi sento fuori posto anche solo a dover respirare.

L’interpellato obbedì lentamente, socchiudendo l’uscio alle sue spalle, senza dire una parola. Poi avanzò di qualche passo, portandosi più vicino al suo interlocutore.

Lo so che è stata colpa mia, che sono stato io ad aver sbagliato. Mentre tu, nonostante tutto, sei stato al mio fianco in ogni momento.
Credevo forse che saresti rimasto per sempre, anche a queste condizioni?
Forse sì, dopo sette anni mi ero illuso che questo avrebbe potuto essere possibile. Ma sono stato egoista anche solo ad averlo pensato.
Ehi… sette anni, Yuzo, l’avresti mai detto? La relazione più lunga che io abbia mai avuto. L’unica in cui abbia creduto sul serio, dal primo istante… da quel primo bacio scambiato sul molo, alla prima volta che ti ho ‘avuto’ davvero.
A ripensarci ora… a guardarci ora… sembra sia passata un’eternità, e ormai non siamo più ragazzini alle prime armi.
Ma vorrei che tu mi perdonassi per tutte le volte che ho preteso la tua presenza, quando ne avevo bisogno, senza mai ringraziarti; per aver smesso di parlarti davvero e non solo per sputarti contro il mio veleno… te lo giuro, non avrei mai voluto prendermela con te e scaricarti addosso la mia frustrazione per la retrocessione dei Marinos in J2. Ma ero così deluso ed amareggiato, da non accorgermi di stare lentamente perdendo anche te, con il mio comportamento.
Ed ora è troppo tardi per poter tornare indietro… vero? Perché so che non basterebbero milioni di ‘scusami’ per ricucire lo strappo, per dare un nuovo senso alle promesse fatte durante questo altalenante percorso in cui siamo stati felici, mentre gli altri non si accorgevano di nulla.
Non basterebbero tutte le parole del mondo… perché ti ho lentamente chiuso fuori da quello che avevamo segretamente costruito insieme, e questo non potrai mai perdonarmelo, come io non posso pretendere che tu lo faccia; sono già stato abbastanza ingiusto con te.

Dalla finestra, aperta per metà, filtrava l’assordante canto delle cicale che si beavano felici, in quel pomeriggio di luglio, senza il minimo riguardo per chi avrebbe voluto stroncare il loro frinire e restare in silenzio. Un'auto sfrecciò lungo la strada, con l'autoradio a tutto volume, per poi allontanarsi, portando con sé anche la sua fastidiosissima musica. Le cicale, invece, continuarono imperterrite ed irrispettose.
Yuzo era in piedi presso l’apertura, le braccia conserte e lo sguardo fisso sul vetro della metà chiusa. Per quanto non si fosse mosso nemmeno di un millimetro all’ingresso di Mamoru, ne seguiva ogni singolo movimento dal riflesso, senza modificare la sua seria espressione.
Aspettava che l’altro se ne accorgesse, che le vedesse, lì, poco distanti, compostamente abbandonate sul pavimento.
Non ci volle molto, Mamoru le inquadrò con la coda dell’occhio. Ma nemmeno quelle valigie furono sufficienti a sciogliere il rebus che si celava dietro la criptica espressione che, nell’ultimo anno, sembrava essersi impadronita del viso del difensore. Quest’ultimo era sempre stato bravo a mascherare i propri sentimenti, anche se non con lui, poi le cose erano irrimediabilmente precipitate … fino a che nemmeno Yuzo era più stato in grado di leggergli dentro, poiché Mamoru non gliel’aveva permesso.

Te ne stai andando?
Eppure dovrebbe esserci il ritiro estivo, è strano che tu stia già tornando a Nankatsu…

Ma il biglietto aereo, che era adagiato sul tavolo, sembrò indicare una diversa destinazione.
Questa volta, lo sguardo del difensore ebbe un guizzo. Giusto un attimo, il tempo di un battito di ciglia. Poi ritornò imperturbabile.

…forse non è lì che sei diretto…

“Sei in partenza?” domandò in tono piatto, uniformemente neutro.
“Sì. Stavo pensando di accettare quell’offerta dell’Olympiakόs; vado a perlustrare il luogo. Ho l’aereo tra due ore.”

Dio.
In Grecia.
Così lontano? Perché? Mi odi a tal punto da voler addirittura cambiare continente? Quanto male ti ho fatto per farti prendere una simile decisione?

“Non me ne avevi mai parlato…”
“Sì, invece.” Sospirò Yuzo “Ma è ormai da parecchio tempo che hai smesso di ascoltarmi…”
Mamoru annuì, continuando a fissare il biglietto sul tavolo. Le mani serrate in pugni, nelle tasche dei jeans, dove l’altro non poteva vederle. “Ad ogni modo è un’ottima occasione, dovresti accettarla senza nemmeno pensarci…”

Con che diritto dovrei impedirti di partire?
Nessuno.
Non dopo tutto quello che ho fatto.
Questa è una scelta importante per te e se è davvero quello che vuoi, allora, fallo. Parti. Sei libero e non preoccuparti per me.
Ti meriti qualcuno migliore del sottoscritto. È così che si dice, no? ‘Lui riuscirà dove io ho fallito’, ‘Lui ti farà felice’, ma… cazzo, nessuno potrà amarti quanto ti ho amato io! Nessuno! Solo… solo… non sono riuscito a dimostrartelo, non come avrei voluto… ma è tardi per chiederti ‘l’ultima opportunità’ ed abusare ancora della tua pazienza.
Non ti farò vedere che sto soffrendo come un cane, quando io ho ignorato la tua di sofferenza.
Ma mi farò da parte, perché è giusto così.

Mamoru abbozzò una smorfia, cercando di camuffare il suo sorriso rassegnato, volgendogli le spalle “…e se ti stai preoccupando per me, non farlo. Non ne hai motivo. È la tua vita, ed io non ho voce in capitolo.” Gli disse, muovendosi in direzione della porta. Stava scappando, come il codardo che era, ma restare in quel luogo, dove i ricordi cadevano a valanga su di lui, stava divenendo un’impresa titanica.
“Non mi chiedi nemmeno di rimanere?” Yuzo distolse lo sguardo dal vetro per osservare la sua schiena, sulla quale i capelli scuri riposavano quieti, e la voce tradì un certo tremore.
L'altro si fermò, con la mano a mezz’aria, già pronta ad afferrare la maniglia.

Ancora uno sforzo. Uno solo. Un’ultima parola.
Posso farcela.
Va bene così.
Va.
Bene.
Così.

“Perché dovrei? Non sarebbe giusto. Voglio che tu ti senta libero di fare la scelta che più reputi opportuna.” Un rumore improvviso e passi rapidi alle sue spalle lo fecero voltare, per ritrovarsi stretto, con forza, in un abbraccio inaspettato.
“Fermami.” Gli mormorò il portiere con il viso nascosto nell’incavo del suo collo “Fermami, ti prego… non posso credere di non contare più niente per te… dimmi che non è così…” e tremava, dalla disperazione, dalla rabbia, in un modo che Mamoru non gli aveva mai visto fare e che riuscì a spiazzarlo “…come hanno fatto gli eventi a cambiarci in questo modo? E perché gliel’abbiamo permesso? Forse… forse è stata colpa mia… avrei dovuto… avrei…”
Il difensore ricambiò la stretta con dolcezza “Ehi… ehi… shhh…” carezzandogli la schiena “…non piangere così… ti prego… va tutto bene…”

È la prima volta che piangi a causa mia… e non avrei mai voluto che questo accadesse.
Eppure… nonostante tutto, sono ancora così importante per te? Non mi detesti con tutto te stesso per averti trattato male, escluso, ignorato?...

“…ti amo…” si sentì dire tra le lacrime, mentre il suo cuore prese a battere più velocemente al suono di quelle due semplici parole. Le labbra si distesero in un sorriso carico di affetto.
“Guardami, Yuzo.” Rispose piano, per poi costringerlo ad incontrare i suoi occhi, prendendogli il viso tra le mani. Scrutò per un momento le iridi scure, arrossate dal pianto che lentamente scivolava lungo le guance “Ascoltami…” continuò “…io ho sbagliato, con te, in questo periodo… ho sbagliato tanto e non posso… pretendere di tenerti ancorato qui. Vorrei solo che tu possa stare bene, indipendentemente da me, quindi… dimmi cosa desideri…”
“Te!” si sentì rispondere con decisione “Tutto quello che ho sempre voluto, tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno è qui… tra le mie braccia… il resto è irrilevante! Non mi importa dell’Olympiakόs, non mi importa della Shimizu, non mi importa del mondo intero! Quello che voglio io è stare con te!”
Mamoru rimase a fissarlo in silenzio per qualche secondo, valutando attentamente le sue parole e l'intensità con cui esse erano state pronunciate, per poi rispondere “Vuoi dire… che sono ancora in tempo per rimed…”
Ma non riuscì a terminare la frase poiché Yuzo gli chiuse le labbra con le sue, tenendolo stretto per paura che potesse scivolargli via dalle mani. Un bacio lungo, di quelli dati con cuore ed anima; piacevolmente irruenti per la forza dei sentimenti che vogliono trasmettere. Romanticamente appassionati e così dannatamente sinceri.

Da quanto tempo non mi baciavi così?
Ed io che stavo per perdere tutto questo… sei innamorato di un idiota, lo sai? E sai, anche, che quest’idiota ha un disperato bisogno di te? E di quella forza che custodisci proprio qui, dove tante volte mi sono addormentato, e che ora sta scalpitando impaurito.
Lascia che io continui a vivere tra i battiti del tuo cuore…

Ed interrompere quel contatto gli sembrò pari ad una punizione, mentre lasciò che i loro sguardi si incrociassero di nuovo.
Attesa ed esitazione erano i messaggi che i loro occhi stavano comunicando, ma non era più tempo di avere paura. C’era solo una risposta da dare, che quel bacio esigeva di avere, prima che ogni altra parola divenisse superflua.
Mamoru sorrise “Resta con me.” Disse piano, prima di cercare nuovamente le sue labbra e rafforzare l’abbraccio.
Ed anche se le cicale continuavano a cantare, nella calura estiva, per loro era come se fossero inesistenti. In quel momento non c’erano altro che i loro respiri affannati e, tutt’intorno, il silenzio.

…enjoy the silence…

**Fine**


^Melantò^



Nota dell’Autrice: questa è la seconda storia nata per un contest sul forum, indetto da Maki-chan. Se andate al link indicato, troverete tutte le informazioni necessarie e le dovute regole per partecipare. Io vi suggerisco di darci un’occhiata: è davvero una proposta interessante!*_*

Melantò [con il suo tono da scaricatore di porto]: PASSATEMI IL MIELE!
[Voce fuori campo]:…l’hai finito!
[attimo di silenzio]
Melantò: PASSATEMI LA NUTELLA!

No, davvero, stavolta penso di averci un po’ calcato la mano, ma non è stata colpa mia per due motivi:
  1. I miei pg cominciano a prenderci gusto ad essere trattati bene e non ricoperti di traggggedie. Quindi, vanno in autonomia e fanno il cacchio che vogliono!
  2. Per come ero partita, avrei dovuto impiegare non più di un paio di ore a scrivere questa one-shot… in teoria… fatto sta che NON avevo messo in conto le varie SFRACAGNATURE DI MARONI che mi hanno rallentata e fatto perdere la dovuta concentrazione *sob*
Prego quindi la Santa Clemenza della Corte. Sono innocenta! XD
Se qualcuno non se ne fosse accorto, questa storia ha un riferimento – abbastanza evidente – a 12 Marzo. Se non l’avete letta, fatelo (piccolo, spazio, pubblicità!) in caso contrario, pensate a questa one-shot come ad un suo sequel… molto sequel! (sette anni dopo, mica spiccioli! XD)

Detto ciò: CREDITS! (perché non vorrei che gli ‘gnuranti pensassero che io possa lucrare su ‘sta roba! Maddeché!)
  • La canzone, Enjoy the Silence, appartiene ai Depeche Mode, che ne detengono ogni diritto.
  • I personaggi di Captain Tsubasa appartengono a Yoichi Takahashi, che ne detiene ogni diritto. Se spesso dico ‘i miei pg’ è solo in senso AFFETTIVO che esclude qualsiasi rivendicazione di proprietà, ma, permettete che, dopo sette anni che scrivo di loro, mi senta un po’ una Mamma-adottiva? Se anche in questo puro et innocente sentimento materno volete trovarci il pelo, allora, vi sputo in un occhio!

   
 
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