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Autore: Alexiel_Slicer    18/07/2012    0 recensioni
Marlene ha 37 anni ed è una bellissima donna sposata e con due figli, non soddisfatta della sua vita sente che le manca qualcosa...qualcosa o qualcuno che durante la routine di una delle sue giornate troverà...
"Il sole, per Marlene, era dentro quella caffetteria e il cielo piangeva per riaverlo indietro."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non è mai troppo tardi per il vero amore"


CAPITOLO 1
La sveglia suonò puntuale come ogni mattina, fuori la giornata era uggiosa e grigia e Marlene non aveva voglia di alzarsi, ma essendo una moglie e madre di famiglia fu costretta ad abbandonare il suo letto caldo ed accongliente per adempiere ai suoi doveri.
Suo marito, Alan, che faceva l'avvocato era già in piedi e chiuso in bagno a radersi la barba, così la donna andò a svegliare i figli, Peter di 8 anni e Ashley di 17 anni.
Scese al piano di sotto a preparare la colazione, come da consuetudine: caffè, succo e frittelle dolci, che tanto piacevano a Peter.
Alan, impeccabile nel suo elegante abito gessato, biombò in cucina e dopo aver incurgitato di fretta una tazza di caffè baciò con poca convinzione la moglie e scomparì dietro l'uscio. Quella scialba scenetta si svolgeva da tantissimi anni ormai, Marlene non ci faceva caso e pensava che era normale che dopo il matrimonio e due figli la passione che li aveva uniti un tempo da giovani ora si fosse affievolita.
Andò nella sua camera da letto a indossare il suo elegante tailleur nero che le fasciava perfettamente il corpo asciutto ed atletico mettendo in risalto il piccolo seno, si truccò accuratamente e legò i lunghi capelli biondi e lisci in una perfetta coda di cavallo, mentre i due ragazzi divoravano la loro colazione in cucina.
Ashley posò i piatti sporchi nel lavello d'acciaio e poi con il fratello entrò in macchina, pochi secondi dopo arrivò Marlene che si mise al volante e accompagnò i figli a scuola come da routine, dopo andò al cafè di Lucy, una sua carissima amica d'infanzia, dove era solita fare colazione e conversare sugli ultimi pettegolezzi del momento.
Aprì la porta in vetro della caffetteria, accompagnata dal tintinnio della campanella, Lucy era al bancone come sempre intenta a preparare caffè macchiati e cappucini, nell'aria aleggiava l'odore gradevole delle brioche calde e del caffè, mentre i clienti ai loro tavoli conversavano tra di loro e leggevano il giornale. Il locale era arredado in uno stile rustico, con grandi pietre irregolari alle pareti e tondi tavolini di legno al cui centro vi era una composizione di piastrelle dipinte a mano con motivi floreali.
Marlene andò verso l'amica che quando la vide le sorrise e la salutò con un cenno della mano.
"Buongiorno Lucy!" disse sedendosi sullo sgabello
"Buongiorno Mar, il solito?" domandò la donna sapendo già la risposta
"Esatto" rispose Marlene abbozzando un sorriso e in men che non si dica si trovò davanti una tazza fumante di caffè macchiato accompagnata da un tiepido croissant "Come va con il pancione?" domandò poi all'amica che era in dolce attesa
"Apparte sbalzi di umore, nausea e le voglie improvvise, tutto bene. Come va con la boutique invece?" domandò Lucy a sua volta
"Benissimo! Ci voleva proprio questo lavoro...a proposito che ore sono?" le chiese inarcando uno dei perfetti sopraccigli chiari
"Le 8 e 30" rispose l'amica guardando il grande orologio a lancette appeso sopra la porta d'ingresso
"Per la miseria! E' tardissimo! Devo scappare, ci sentiamo Lucy!" e così dicendo raccolse la sua piccola borsetta nera lucida e corse via.
Percorsse la strada in tutta la sua lunghezza e poi svoltò a destra diretta alla lussuosa boutique dove lavorava come comessa.
Marlene era stata sempre una casalinga dedita alla pulizia della casa e nella cura dei figli, non aveva altro, ma arrivò un giorno nella sua vita in cui si sentiva incompleta ed inutile tanto da farle desiderare un lavoro a cui dedicarsi e mostrare le sue doti di donna in carriera, finchè una mattina passò davanti alla vetrina di quella boutique a cui vi era appeso un cartello che diceva "Cercasi commesa di bella presenza", quell'annuncio le capitava a fagiolo così dopo aver lanciato un'occhiata all'elegante insegna su cui era scritto "François et Brigitte" fece un respiro profondo ed entrò, pochi minuti dopo aveva già ottenuto il lavoro e firmato il contratto, grazie alle sue maniere gentili e soprattutto grazie al suo bell'aspetto curato ed impeccabile.
La giornata volò tra un consiglio e una prova d'abito: la boutique era per lo più frequentata da donne avanti con l'età, con la malattia per la moda e la paura di invecchiare.
Marlene tornò a casa esausta: giornate come quella la sfinivano a causa dei capricci incontentabili di quelle donne troppo vanitose.
Entrando in casa trovò Ashley al telefono e Peter che disegnava sul tavolo della cucina.
"Chi era?" domandò alla figlia dopo che questa riagganciò il telefono
"Papà ha detto di non aspettarlo per cena, ha un sacco di lavoro e tornerà tardi" disse annoiata e scomparì al piano di sopra, nella sua stanza che agli occhi di Marlene sembrava un fortino a cui le era vietato l'accesso, tranne che per rassettarla.
Si mise ai fornelli e preparò dei maccheroni al formaggio e dell'insalata, dopo aver cenato insieme ai figli sparecchiò la tavola e Ashley le diede una mano a lavare i piatti.
"Mamma domani sera posso andare alla festa di Karen?" le domandò guardandola con gli occhi supplichevoli, mentre strofinava con la spugna un piatto
"Te l'ho già detto: no!" rispose Marlene esasperata
"Ma ci vanno tutti!" protestò la ragazza
"Non mi interessa degli altri! Tu non ci vai punto e basta!" rispose secca
"I piatti lavateli da sola!" disse riluttante per tutta risposta e corse via
"Ashley!" gridò Marlene, ma la figlia la ignorò.
Si lasciò cadere a peso morto sul letto esausta e osservò per qualche minuto il vuoto che c'era al suo fianco: a volte si sentiva sola ed incompresa, lei doveva stare attenta ai sentimenti degli altri, doveva ascoltare i problemi altrui, doveva accontentare tutti e se non lo faceva il comportamento che le riservavano era quello che le aveva appena mostrato Ashley un'ora prima, ma chi si preoccupava ogni tanto di sentire i suoi problemi? Chi le domandava come stava? Chi le chiedeva cosa aveva dentro? Nessuno. Era questa la triste realtà, nessuno si curava di lei e questo la faceva stare male.
Diede le spalle al lato vuoto del letto e posò una guancia sopra il soffice cuscino, sentì gli occhi farsi pesanti a causa della stanchezza e sotto quel peso si addormentò con un'inconsapevole lacrima che le scivolò sul viso. 
  
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