Accadde così, all'improvviso. Dapprima, nessuno riuscì a vederlo: riuscivamo tuttavia a sentire il suo ruggito, terrificante, il suo odio cocente verso l'umanità intera. Le guardie si affrettarono nell'estrarre le armi, ma i loro occhi ricolmi di terrore ancora saettavano da una parte all'altra del cielo.

Fui il primo a scorgerlo, dietro una nuvola. Era esattamente come nelle leggende, se non fosse che adesso potevo osservarne uno in carne e ossa. Già a guardarlo faceva venire i brividi, ma se poi si udiva il suo verso...

- AL RIPARO! - urlò una guardia, ma in cuor mio sapevo che era del tutto inutile nascondersi. Se il drago avesse voluto radere al suolo la città  l'avrebbe fatto, senza lasciare sopravvissuti.

E mentre ero colto da questi pensieri, lui apparve da dietro la chiesa. Si arpionò con i suoi terribili artigli, duri come l'acciaio, sul tetto dell'edificio e ruggì in direzione dei pochi soldati che erano riusciti a trovare la forza di fronteggiarlo. 

Non c'era battaglia.

Due di loro incoccarono una freccia nell'arco e presero la mira con attenzione: prima che potessero far partire il colpo, erano già cenere. Il soffio di fuoco della bestia era stato breve, intenso e mortale. Alla luce del sole le sue scaglie brillavano come le gocce di rugiada su un fiore, all'alba di un nuovo giorno: ma io vidi attentamente, e la luce che emanavano era rossa del sangue vermiglio di coloro caduti sotto l'ira della creatura.  Il drago voltò il muso e sputò nuovamente un getto di fiamme, che incendiò le case circostanti: nel frattempo, uno dei soldati ancora in vita aveva trovato dentro di sé il coraggio ed aveva scoccato una freccia verso la bestia, centrandola in una zampa. Il drago ruggì di dolore e prese il volo, battendo le sue enormi ali di cuoio nero e sollevando nuvoli di polvere e terra: questo era il momento. Con passi lenti ma decisi, avanzai verso il drago e lo fissai dritto negli occhi.

Lui mi vide, e mi riconobbe. Riuscivo ora a scorgere l'incredulità, la paura e la rabbia nel suo sguardo e il suo ruggito era una sfida aperta nei miei confronti. Poi, all'improvviso, volò verso il cielo e da lì cadde in picchiata, pronto a travolgermi con tutta la sua devastante mole.

Presi fiato e ruggì anch'io, scandendo lentamente tre parole che tuttavia in pochi nel mondo avrebbero compreso. Ma lui sì, lui le avrebbe udite e ne sarebbe stato atterrito.

- JOR... -

- ...Zah... -

- ...FRUL! -

 

La forza del mio Urlo investì in pieno il drago, squarciando il suo spirito: la bestia ruggì di dolore e impossibilitata a virare si schiantò per terra lasciando dietro di sé un cumulo di macerie e distruzione, finendo esattamente davanti ai miei piedi.

Sapevo di essere sotto gli occhi di tutti: avevano sentito il fragore assordante dell'impatto ed erano usciti dai loro nascondigli per vedere, per ammirare il loro salvatore, cantato nelle leggende e ritenuto l'unico in grado di salvare l'umanità dalla fine dei tempi.

Sollevai la mia ascia sopra la mia testa, congiungendo le mani: il sole ne fece risplendere il profilo affilato, mortale. La abbattei con furia sul muso del drago, che morì all'istante. Mentre la gente si avvicinava, più incredula che curiosa, l'anima del drago si sollevò dalla bestia senza vita e vorticò attorno a me. La accettai e il potere, la forza della creatura fluirono in me come acqua in una brocca.

- E'...è morto davvero? -

- Tu...tu sei davvero... -

- Il Sangue di Drago! -

Sorrisi, rinfoderando la mia ascia. Poi mi voltai, feci un cenno e il mio cavallo accorse verso di me: montai in sella e partii al galoppo, lasciando che la gente alle mie spalle esultasse cantando in coro il mio nome...

 

- Dovahkiin! -

- Dovahkiin! -

- DOVAHKIIN! -