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Autore: Narcis    18/07/2012    2 recensioni
- Cosa avevi intenzione di fare, stavolta? Farti ammazzare? –
Fu un rimprovero, quello della ragazza, rivolto al giovane dai capelli rossi, assolutamente malconcio.
La sua divisa gialla come il sole e rossa come il fuoco era ammaccata e piena di polvere ovunque, senza contare i graffi qua e là, che avevano lacerato anche quel resistente tessuto, lasciando intravedere la carne rossastra per il sangue del ragazzo.
Si reggeva in piedi sulle sue stesse gambe, ma aveva bisogno del sostegno della giovane dai capelli rosa per camminare, la quale gli aveva preso un braccio e se l’era avvolto attorno al collo, sorreggendogli la schiena con la mano libera.
Avanzavano insieme passo dopo passo, lentamente, e l’uno aiutava l’altra.
Sì, perché anche Jinx non era poi messa tanto meglio.

[ Kid Flash X Jinx (Iella in italiano) ]
[ Dopo l'entrata nei Teen Titans da parte di Jinx ]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jinx, Kid Flash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Cosa avevi intenzione di fare, stavolta? Farti ammazzare? –
 
 
 
 
Fu un rimprovero, quello della ragazza, rivolto al giovane dai capelli rossi, assolutamente malconcio.
 
La sua divisa gialla come il sole e rossa come il fuoco era ammaccata e piena di polvere ovunque, senza contare i graffi qua e là, che avevano lacerato anche quel resistente tessuto, lasciando intravedere la carne rossastra per il sangue del ragazzo.
 
Si reggeva in piedi sulle sue stesse gambe, ma aveva bisogno del sostegno della giovane dai capelli rosa per camminare, la quale gli aveva preso un braccio e se l’era avvolto attorno al collo, sorreggendogli la schiena con la mano libera.
Avanzavano insieme passo dopo passo, lentamente, e l’uno aiutava l’altra.
 
Sì, perché anche Jinx non era poi messa tanto meglio.
 
I suoi capelli, di norma sempre ben ordinati e pettinati in modo talmente strano da farli assomigliare alle corna d’un qualche demone mostruoso, erano scompigliati. Qualche ciuffo le ricadeva in parte, uscendo dalle righe degli altri, e le donavano un aspetto quasi buffo. Il suo vestito nero era ingrigito dalla polvere, le sue calze a righe erano strappate, e su una guancia c’era un piccolo graffio sanguinante, che tagliava trasversalmente il triangolino rosa che v’era sopra.
 
Camminavano piano piano, un piede dopo l’altro, in sincronia, con lo stesso ritmo e la stessa andatura leggermente piegata in avanti, un po’ per la fatica, un po’ per il respiro affannoso.
 
La ragazza sembrava alquanto contrariata, ed aveva un bel broncio da bambina interdetta stampato in volto.
L’altro, che tra i due sembrava quello messo peggio, aveva il sorriso, seppur debole, dipinto in volto indelebilmente, come inchiostro nero su carta bianca e pura.
 
E la guardava.
La guardava coi suoi due occhioni azzurri come il cielo terso, stretti dalla fatica di dover avanzare in quelle condizioni a dir poco penose, per fortuna al di fuori di sguardi altrui, visto che la ragazza s’era avveduta dal prendere le strade più trafficate e piene di gente per dirigersi altrove, imbucando piuttosto in vicoli bui e secondari, o addirittura terziari.
 
 
Era bella, lei, col viso chiaro che, seppur coronato da un’espressione imbronciata, contrariata e sciupata dalla polvere e dal liquido vermiglio che le colava dalla ferita sulla gota, era illuminato dalla flebile luce argentea della luna, circondata dalle sorelle stelle in quella tarda sera estiva, in cui i criminali non si erano risparmiati le loro malefatte.
 
 
Era perfetta, per lui, nella sua imperfezione.
 
Come la più preziosa delle perle marine, posizionata solo negli oscuri fondali inaccessibili a chiunque e pullulanti di creature misteriose degli abissi, era riuscita ad ottenerla con fatica, cercandola, trovandola, facendosi strada attraverso gli ostacoli per raggiungerla, trascinandola con sé tra le intemperie dell’oceano profondo.
 
Una tipa bizzarra, non c’era che dire. Forse addirittura non umana. Ma comunque una bella ragazza.
E lui amava le belle ragazze.
 
 
Magari era un po’ troppo cascamorto, Wally, a flirtare con la prima che passasse per la strada.
 
Ma quando il suo sguardo aveva incrociato quegli occhi rosei e fulminanti, sebbene in circostanze assai inappetibili, era rimasto colpito.
Il suo cuore era stato rapito; e decise che sarebbe stata lei quella a cui avrebbe fatto la corte, nel bene o nel male, in quel caso soprattutto nel male, visto che ogni loro incontro era una lotta, più con i propri sentimenti che con qualcosa di fisico.
 
Jinx ne aveva fatte, di cattiverie e birbonate.
Prima gli HIVE Five, poi la Confraternita del Male.
Insomma, la sua fedina penale non era delle migliori, soprattutto visto il modo in cui si divertiva a portare iella a chiunque ostruisse il suo cammino.
 
 
Per Kid Flash, quindi, ogni volta era straziante doversi affrontare con lei.
Lottare per il bene della città o per i propri sentimenti? Era questo, il problema.
 
 
Purtroppo per lui Jump City aveva la priorità su tutto. Non poteva lasciare la gente innocente in mezzo alle fiamme del male per un suo umile e banale capriccio d’amore.
Così, tra una lotta e l’altra, si limitava a lasciare fiori, per lo più rose, schizzando poi alla velocità della luce dall’altro capo del mondo.
 
 
Ma alla fine ce l’aveva fatta.
 
Era riuscito a trapiantare quel dolce e profumato fiorellino dalla parte ombrosa del campo a quella fresca ma soleggiata, insieme a lui, mano nella mano.
E l’avrebbe protetto, il suo fiorellino; tanto che quella volta c’aveva rimesso pure una costola incrinata, o forse addirittura due; e faceva anche male, ma non poteva farglielo notare. Non voleva che si sentisse in colpa per qualcosa che non aveva fatto.
 
 
Questo pensiero sembrò intenerirlo, tanto che il suo sorriso affaticato si ampliò e si addolcì, mentre col capo rivolto verso il volto di profilo della ragazza delineava i suoi dolci lineamenti con gli occhi, che se avessero potuto l’avrebbero divorata in un boccone, come si farebbe col più delizioso dei pasticcini.
 
La giovane, con le pupille strette ed amareggiate fisse sulla fine del viottolo davanti a sé, si sentì probabilmente osservata, visto il modo impertinente con cui si rivolse a lui subito dopo aver voltato il capo di scatto, guardandolo negli occhi.
 
 
 
- Cos’hai da guardare? –
 
- Sei carina quando ti preoccupi per me. –
 
- Ma finiscila, non sono preoccupata. È che se muori poi come lo spiego agli altri?
E poi ci farei una brutta figura. –
 
 
 
“Già, quella di non saper proteggere il proprio compagno di squadra, nonché compagno di vita.”
 
Aggiunse lei mentalmente, roteando gli occhi, prendendo a guardare da tutt’altra parte.
 
La faceva innervosire, Kid, quando si comportava in quel modo così sfacciato in situazioni assolutamente non consone a romanticismi e smielatezze. Non che lei amasse questo genere di cose in qualsiasi occasione, eh, ma magari nel privato si sarebbe lasciata un po’ più andare, però nulla di che, sia chiaro. Non era mica come Starfire.
 
Wallace sorrise ancora, e soffocò una risata, che fu interrotta da un colpo di tosse. Gli fece male ai bronchi, tanto che con la mano libera, ovvero quella opposta al braccio sulle spalle della ragazza, si diede qualche piccolo colpettino sul petto, massaggiandoselo subito dopo.
 
Jinx non voltò minimamente il capo, tenendo lo sguardo nuovamente fisso davanti a sé.
Non volle farlo, né chiese al compagno come stesse. Era seriamente preoccupata, è vero, e farglielo notare non l’aggradava nemmeno un po’. Gli avrebbe dato troppe soddisfazioni.
 
Era umana anche lei, sebbene solo per metà, ed un cuore ce l’aveva; come dimostrazione c’era l’amore che provava nei confronti del ragazzo dai piedi veloci, per la quale aveva lasciato la parte malvagia di sé, nonostante le rimanesse ancora quella malizia e quel sorriso perverso stampato in volto quando combatteva contro i cattivi.
La sua determinazione si era preservata, ma anziché per sconfiggere i Teen Titans era riservata a proteggere le persone. E il suo amato Wallace, ovviamente. I poteri “da Dea della Discordia”, comunque, erano sempre gli stessi.
 
 
A parte quello scambio effimero e per lo più inutile di dialoghi, nessun’altra parola uscì dalle loro labbra per tutto il tragitto.
 
Con lentezza ma voglia per entrambi di tornarsene “a casa”, uscirono finalmente dal labirinto di vicoli della città, riuscendo a vedere il mare, scuro come il cielo notturno, sulla quale vi si rifletteva la luna. Firmamento e acqua si mescolavano alla linea dell’orizzonte, parendo un tutt’uno.
Navi in lontananza mandavano luci intermittenti, che sembravano comunicare tra di loro, un po’ come fanno le lucciole, a differenza che quelle volano, vivono e alloggiano nei prati freschi e smeraldini.
 
 
Eccola lì, tra le tenebre e l’orizzonte immerso nella notte, la grande torre a forma di T, che come una benevola paladina vigilava sulla città e ne proteggeva gli abitanti grazie ai numerosi interventi dei Teen Titans che la abitavano, pronti ad intervenire in qualsiasi momento a qualsiasi ora in qualsiasi giorno pur di preservare la quiete cittadina.
 
 
Fu un mormorio, quello della ragazza, che incitava il ragazzo a resistere, inconscia del fatto che quest’ultimo avrebbe fatto di tutto pur di arrivare dentro la torre con tutte le forze che aveva, senza disturbare troppo la giovane, che lo aiutava a camminare con tutta la pazienza del mondo.
Essere pazienti non era proprio da Jinx, quindi Wally apprezzava di buon cuore lo sforzo che lei stava facendo nei suoi confronti. Più tardi l’avrebbe ringraziata con tutto il rispetto dovuto, e quando si sarebbe rimesso le avrebbe fatto trovare, la mattina, la colazione a letto, oltre che un sacco di doni.
Lui era così: un tipo romantico. Un po’ cascamorto, ripeto, ma pur sempre romantico.
 
 
 
Finalmente, dopo un tempo che ad entrambi parve infinito, eccoli entrare nel covo.
Non facevano parte di nessuna delle squadre dei Teen Titans, essendo, diciamo, “membri onorari”, ma il posto per loro c’era sempre e ovunque, anche per Jinx, che era passata dalla parte dei cattivi a quella dei buoni; anzi, soprattutto per lei.
Avevano diritto, quindi, ad entrare ed accedere ove volevano, in qualsiasi covo, a Nord, a Sud e altrove.
 
 
 
Il silenzio riempiva ogni angolo del rifugio, e tutte le luci erano spente.
Nessuno schiamazzo, nessun grido, nessun muggito (Bibi), nessuna voce sottile.
La quiete più totale.
 
Probabilmente erano usciti tutti.
Essendo una squadra a sé, Robin e gli altri erano andati in missione tutti insieme.
O magari anche solo a divertirsi. Dopotutto sconfiggere Ding Dong Daddy era stata una missione affidata a Jinx e Kid Flash.
Peccato solo essere ritornati “a casa” pieni di polvere e ammaccature, proprio come la macchina rossa di quel grassone barbuto. Almeno l’avevano conciato per le feste, quella volta.
 
 
Faceva una certa impressione stare in due, da soli, in un covo in cui abitavano una manciata di giovani supereroi. Quello spazio immenso e super tecnologico tutto per loro era fin troppo.
Jinx avrebbe spiegato, al rientro in casa della squadra, come erano andate le cose, giustificando la loro “invasione” improvvisa, senza nemmeno avvisare.
 
 
 
 
 
 
 
- Non trascinare i piedi, maledizione…! –
 
 
 
L’ennesimo rimprovero da parte della ragazza, la quale con stanchezza e fiato affannoso ormai trainava il ragazzo appoggiato a lei fino al soggiorno, sul grande divano semicircolare nero, dalla quale la vista del mare illuminato da stelle e luna era perfetta.
 
Alla fine, dopo tanta fatica e tanti borbottii, la ragazza riuscì a far adagiare il rosso sul divano, il quale emise un piccolo lamento non appena si mise a sedere, sentendo una potente fitta intercostale.
Jinx, esausta, si accasciò vicino a lui, sprofondando nello schienale, con la testa buttata il più possibile all’indietro ed una mano poggiata sul petto, che si muoveva vertiginosamente in su e in giù ad ogni copioso respiro che prendeva per cercare di rilassarsi e calmarsi, ottenendo però l’effetto contrario.
 
 
La giovane serrò le palpebre, riprendendo più fiato possibile; Wally socchiuse gli occhi, riducendo le iridi a due misere striscioline bluastre, penzolando il capo in parte, così da poter guardare il profilo della ragazza stanca seduta vicino a lui.
 
Piano piano, tastò il divano con le dita, alla ricerca della mano dell’altra, quella non occupata a massaggiarsi il petto e quindi lasciata ricadere da parte, vicino al fianco.
La cercava con lentezza e calma, come si farebbe con un animaletto selvatico in mezzo al bosco; con la stessa paura di spaventarla e farla allontanare.
Quando sfiorò le sue dita, aspettò qualche istante per vedere la sua reazione, ma nulla. Rimase immobile, col solo busto scosso dai fremiti del respiro affaticato, come del resto era quello del rosso.
Allora continuò, intrecciò le proprie dita grandi e forti con quelle lunghe e sottili della ragazza, tastandole con delicatezza il palmo, chiaro e morbido. Sentiva il sangue di lei pulsare sotto i propri polpastrelli, percepiva il suo calore da essere vivente, constatava la sua soffice pelle grigiastra.
Strinse la sua mano del tutto, non aspettandosi che l’altra ricambiasse il suo contatto, cosa che infatti non fece. Ma a lui non importava, dopotutto era già tanto riuscire a stare con calma vicino a lei, sebbene sapesse che probabilmente tutto questo era dovuto dalla stanchezza di tutti e due e non dalla diretta voglia di passare qualche minuto in armonia senza nessuno oltre loro.
 
 
 
- Devo… medicarti le ferite. –
 
 
 
Mugugnò Jinx, strizzando gli occhi, contrariata, sciogliendo con distrazione l’intreccio di dita col compagno, che tuttavia non disse nulla e retrasse il braccio. Si stropicciò le palpebre coi palmi delle mani, emettendo un lungo sospiro prima di alzarsi in piedi, barcollando appena in parte. Si strofinò la guancia, quella ferita, infastidita dal pizzicorino che il taglietto le provocava, misto ad un sottile bruciore.
 
Kid non ebbe nemmeno il tempo di ringraziarla. Avrebbe voluto stare ancora lì immobile, mano nella mano con la sua prediletta, sussurrandole i suoi profondi “grazie”, donandole sorrisi sinceri e riconoscenti.
Nel suo immaginario, la ragazza gli avrebbe sorriso a sua volta, si sarebbe avvicinata e l’avrebbe baciato.
…Nel suo immaginario.
 
Era sempre lui a baciarla, non era mai il contrario. Jinx non adorava tutto ciò che aveva troppo zucchero, letteralmente.
Ma smettere di sperare in un gesto amoroso era l’ultima cosa da fare, secondo lui.
Chi avrebbe mai immaginato che quelli due fossero una coppia?
 
 
Jinx sospirò ancora, portandosi dietro l’orecchio un ciuffo di capelli rosa ricadutole in avanti disordinatamente. Al diavolo, nessuno la vedeva in quello stato indicibile, a parte Wallace. Ma lui non era importante, in quel caso.
 
 
 
- Sei bellissima. –
 
 
 
Quello del ragazzo fu un vano tentativo di rassicurare la ragazza, avendo notato il modo in cui si sistemava la preziosa chioma, di cui andava fiera, anche se non lo dava troppo a vedere. Era molto attenta alla moda e alle tendenze, e l’acconciatura era, diciamo, la sua più visibile etichetta.
 
Purtroppo per lui, che aveva sussurrato quelle due semplici parole con un sorriso leale a coronargli gli occhi socchiusi, Jinx non la prese bene come invece avrebbe dovuto, e non si riguardò dal mandargli un’occhiataccia glaciale e tremenda.
 
 
 
- Non sei simpatico. –
 
 
 
Grugnì lei, allontanandosi dal compagno, dirigendosi verso uno dei numerosi mobili neri della grande stanza, collegata direttamente col soggiorno.
 
Aprì l’anta di uno, dove sapeva i Teen Titans tenessero una piccola valigetta per il primo soccorso, nel caso improbabile in cui anche solo uno di loro fosse rientrato a casa con una ferita da codice rosso e quindi secondo gli altri non vi fosse tempo per correre in bagno e prendere tutto il necessario per intervenire immediatamente. Lei non andò di là a prendere l’occorrente per semplice pigrizia. Avete idea di quanto potesse essere grande quella T in riva al mare?
 
Acqua ossigenata, cotone, cerotti. E un paio di forbicine.
 
Tornò dal ragazzo, sedendosi accanto a lui. Poggiò a terra, vicino ai propri piedi, tutto quello che aveva preso, ad eccezione delle forbicine, che impugnò saldamente.
“Piccole ma letali”, avrebbe detto Bibi, oppure Cyborg, se solo uno di loro fosse stato lì in quel momento. Sì, perché infatti quell’utensile apparentemente non più di tanto pericoloso era in grado di tagliare perfettamente anche le stoffe resistenti impiegate nella realizzazione di costumi da supereroi. Come quello di Kid Flash, insomma.
 
La ragazza lo squadrò da cima a fondo, adocchiando i punti lacerati della divisa: uno su un braccio, uno sulla spalla opposta, uno sulla coscia destra, ovvero quella più a portata di mano per lei, una sul petto.
 
 
 
- Non muoverti. –
 
 
 
Gli ordinò, cominciando a tagliare con le forbicine la stoffa intorno alla ferita sulla gamba, così da allargare la parte di pelle insanguinata visibile. Poi cambiò le forbici che aveva tra le dita con un batuffolo bianco di cotone e lo bagnò con l’acqua ossigenata, poggiandolo con delicatezza sopra la ferita del ragazzo, per il quale fu inevitabile sobbalzare leggermente, stringendo i denti al fine di smorzare un gemito di dolore, causato dal bruciore del liquido che purificava la propria ferita.
Dopo qualche secondo passato a tamponare il taglio, la ragazza tolse il cotone e lo sostituì con un cerotto, che adagiò sul taglio, appiccicandolo per bene sulla pelle ancora lievemente rossastra per il sangue. Ripeté quest’operazione su ogni ferita del giovane Kid Flash.
Dopo il taglio sulla gamba, passò a quello sul braccio.
 
 
A Wally dispiaceva sapere di aver dato noia a Jinx anche se per sbaglio, e per questo il suo solito sorriso s’attenuò. Si offendeva con facilità, la ragazza, soprattutto se era lui a parlargli. Certe volte il giovane si domandava che tipo di relazione desiderasse la sua adorata, ma preferiva sempre non volerlo sapere, avendo un po’ timore della possibile risposta che la ragazza avrebbe potuto dargli se glielo avesse chiesto.
 
Mentre “Miss. Sfortuna” gli medicava il braccio, lui non distolse un istante gli occhi dal suo volto, esaminando le lievi contrazioni facciali involontarie che compiva ad ogni movimento, facendone anche lui quando la sua ferita fu purificata.
 
 
 
- Guarda che io dicevo sul serio. –
 
 
 
Le riferì, ma lei sembrò non ascoltarlo, troppo impegnata a tagliare la stoffa della ferita sul petto.
 
A lui non piaceva quella tensione palpabile nell’aria, sempre presente in situazioni come quella, e fu costretto a mordersi il labbro inferiore, mangiando ed ingoiando ogni parola che gli veniva in mente, pronta ad uscire incontrollata ma precisa dalla sua bocca come un treno esce da una galleria.
 
 
 
- Per ora io ti medico queste ferite, poi domani mattina chiederemo a Corvina di sistemarti le costole. –
 
 
 
Sussurrò la giovane, poggiando con la solita delicatezza il cotone impregnato d’acqua ossigenata sul taglio abbastanza profondo del rosso.
 
Wallace, a quel punto, non riuscì a tenere a freno la lingua, mormorando all’orecchio dell’altra parole che forse era meglio non avesse nemmeno pensato, ed il suo sorriso pare illuminarsi di nuovo.
 
 
 
- Se vuoi medicarmi meglio mi tolgo del tutto la divisa. –
 
 
 
Un’occhiata davvero fulminante, quella di Jinx, seguita da una forte pressione del cotone sulla ferita.
Il ragazzo, allora, sobbalzò pesantemente, emettendo un piccolo grido di dolore, più per protesta che per sfogo.
Ricambiò l’occhiata della ragazza, gonfiando anche una guancia, offeso del fatto che gli avesse fatto male, e lei ghignò, soddisfatta del suo operato.
Delle volte Kid Flash riusciva a comportarsi proprio come un bambino, oltre che come un perfetto idiota.
 
 
Doveva fare qualcosa, lui, pur di scacciare quell’aria tesa che s’annusava intorno alla “bella e felice” coppietta.
 
 
Jinx ebbe qualche difficoltà ad arrivare per bene alla ferita sulla spalla opposta a lei del ragazzo, nella posizione che era. Così si alzò in piedi, pensando di sedersi dall’altra parte. Di stare in piedi non se ne parlava, le tremavano praticamente le gambe da quanto era stanca, ed uno sbadiglio assai sgraziato le fece spalancare la bocca; per fortuna si mise la mano davanti per coprirsi.
 
 
Quando fu davanti a lui e stette per sedersi, però, il giovane Flash, con un movimento assai veloce /per forza, è il suo superpotere, no?/ si sporse leggermente in avanti, afferrandole i fianchi.
L’attirò a sé, costringendola ad aprire le gambe e a sedersi sulle sue cosce, a cavalcioni. La ragazza, sorpresa, emise un piccolo gridolino, ritrovandosi con le ginocchia affondate sul divano, parallele alle gambe del ragazzo, sulla quale era stata fatta accomodare.
 
Cercò di non fare caso, Wally, alla fitta potente che sentì alle costole, mordendosi l’interno d’una guancia per non mugolare di dolore.
Avrebbe sopportato le pene dell’inferno pur di restare avvinghiato a Jinx.
 
Le cinse la vita con le braccia, alzando lo sguardo, in cerca dei suoi occhi, che nella penombra del luogo brillavano come due splendidi quarzi rosa appena lucidati, incastonati in una mandorla d’argento qual’era il suo viso. La luna dietro d lei, che faceva capolino dalla grande vetrata vista mare, illuminava fiocamente il tutto, rendendo quell’attimo semplicemente idilliaco per Wallace.
 
 
La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di rendersi veramente conto di quello che stava accadendo che si ritrovò sopra di lui.
Sgranò gli occhi, lasciando schizzare le pupille da una parte all’altra dell’iride, cercando di esaminare l’accaduto; proprio non si era accorta di nulla. Era come se si fosse ritrovata magicamente lì, e la cosa, oltre che infastidirla, la imbarazzò, e anche molto.
 
Poggiò le mani sul petto dell’altro, stando attenta a non pigiare sulla ferita e soprattutto troppo vicino alle costole, spingendosi leggermente all’indietro, nel vano tentativo di staccarsi da lui; ma niente. Wallace la teneva ben stretta, la sua preda, e non se la sarebbe fatta sfuggire tanto facilmente.
 
Lei lo guardò dall’alto con aria interrogativa, corrugando la fronte ed arricciando il naso. Gonfiò involontariamente entrambe le guance, che insieme al modo in cui si dimenava e fremeva la rese ancora più tenera agli occhi del rosso, che si lasciò sfuggire una piccola risata.
 
La ragazza si calmò dopo un minuto, ma non si disfò della sua espressione imbronciata, cosa che compiacque il /presunto?/ fidanzato. Quest’ultimo, forse proprio perché l’altra gli faceva tenerezza, smise di ridere, tuttavia sorridendole teneramente. La luce fioca della luna gli illuminava gli occhi azzurri, inumiditi dalla stanchezza, assottigliati dalla stessa.
 
 
 
- Lasciami andare. –
 
- Lo so che vuoi rimanere qui. –
 
- Ho detto lasciami andare, stupido… -
 
- Lo so che ti piace quando ti do attenzioni. –
 
- Finiscila, sei insopportabile! –
 
- Lo so che mi ami. –
 
 
 
La ragazza sembrò sul punto di dire qualcosa, ma sentendo l’ultima frase la sua bocca s’aprì, afona, e nessuna parola le uscì fuori, se non un rauco squittio smorzato dalla sorpresa.
 
Rimase qualche secondo così, con le labbra schiuse, gli occhi sgranati e storditi fissi su quelli più stretti e sicuri del rosso, che sorrideva sornione, furbo. Lei sembrò essersi pietrificata.
 
Tutt’un tratto si sciolse, rilassando il viso, piegando appena la schiena in avanti.
Sospirò piano, senza farsi sentire, e chinò il capo vero il ragazzo, appoggiando la fronte sulla spalla dell’altro.
Tutto questo, ovviamente, per nascondere il lieve rossore sulle sue guance.
 
Quel silenzio, per Kid, valse più di mille parole, e ciò lo fece annuire e sorridere di più, soddisfatto.
Sapeva di averla messa in imbarazzo, e sapeva anche che molto probabilmente le sue gote s’erano tinte d’un vivace color mattone, in netto contrasto con la sua pelle naturale, chiara e grigiastra come un cielo coperto e plumbeo.
 
Era carina, quando arrossiva.
Ancora di più di quanto lo fosse già di norma.
 
Con una mano le accarezzò dolcemente la schiena, delineando la linea della sua colonna vertebrale coperta dal vestito nero sporco e sgualcito a causa dello scontro di prima.
Portò l’altra mano in alto, sopra la sua testa, sulla quale diede una carezza, per poi toglierle le due grandi fasce nere che le tenevano uniti i capelli in quella specie di paio di corna, poggiandoli sul divano. Tanto, ormai, la sua acconciatura era completamente sfatta.
Le smosse i capelli, che le ricaddero sulle spalle, increspati dalla polvere che praticamente ricopriva entrambi, ma a lui non importava. Lunghi ciuffi rosa come fiori di pesco, leggermente ondulati, che nonostante tutto al tatto del ragazzo sembravano soffici e setosi.
Glieli accarezzava con delicatezza, quasi con paura di farle male, stringendo ogni tanto i denti per il dolore intercostale che sentiva. Ma niente al mondo l’avrebbe distratto da quella pace, da quel contatto; dalla sua ragazza.
 
 
 
- Wally… -
 
 
 
Un sussurro, e il ragazzo si bloccò.
Non capitava quasi mai che lei lo chiamasse per nome, e ciò lo fece rabbrividire.
Come se si aspettasse di ricevere una batosta del tipo “ti odio” o “ti lascio”.
 
 
 
- S-sì? –
 
 
 
Fece lui, per dimostrare d’aver capito, sebbene fosse un bel po’ titubante.
 
 
 
- …Sei uno stupido. –
 
 
 
Il ragazzo cacciò un sospiro di sollievo.
Sentirsi dare dello stupido, del cretino e dell’infantile era cosa da tutti i giorni. La norma, insomma.
Non potè che ringraziare il Grande Demone Celeste se il suo cuore, che aveva iniziato a battere all’impazzata pochi secondi prima, pronto a ricevere una mazzata, riprese a pompare sangue normalmente.
 
 
Jinx si mosse, raddrizzò la schiena, alzando la testa dalla spalla dell’altro. Era meno rossa di prima, in volto, ma le sue gote erano pur sempre acquerellate da una tinta ben colorita.
 
Socchiuse gli occhi, il suo volto non era più corrucciato.
Alzò lentamente le mani, poggiandole con estrema dolcezza sulle guance del ragazzo, carezzandole piano con le dita, nemmeno fossero state petali di rosa; di quelli che vanno trattati con cura, sfiorati soltanto, altrimenti si causa loro la caduta. Il bordo della maschera gialla che lui portava cercava di non toccarlo nemmeno, come se le facesse schifo.
A lei interessava il vero Wallace; mica quello mascherato e misterioso.
 
Kid alzò lo sguardo interrogativo su di lei. Non l’aveva mai vista comportarsi così, che avesse la febbre? Forse era per quello che era rossa… l’innalzamento di temperatura?
Questo pensiero lo fece sussultare, ma tacque.
Aveva gli occhi più aperti rispetto a qualche minuto antecedente, drizzando le orecchie per sentire anche il più piccolo respiro della ragazza, il più minuscolo ansimo.
 
Per fortuna, Jinx non stava male, assolutamente.
 
 
 
 
 
- …E sei il mio stupido… -
 
 
 
Una semplice frase, e poi il silenzio assoluto.
 
La ragazza si piegò ancora in avanti, avvicinando al proprio viso quello del rosso, sulle cui guance teneva ancora poggiate le mani.
Chiuse gli occhi e, con la semplicità e l’innocenza che poteva avere benissimo una bambina di cinque anni, poggiò le proprie labbra sulle sue, in un bacio che possedeva tutto meno che quel desiderio lussurioso e ingordo che ogni adulto, nel profondo, sa di avere.
 
 
Wally rimase letteralmente spiazzato.
Era forse la prima volta che Jinx lo baciava.
Non che la cosa gli dispiacesse, per carità.
 
 
Socchiuse gli occhi, stringendo ancora di più a sé la giovane, come con timore che potesse fuggire via, o peggio svanirgli tra le braccia, portata via dal vento che non c’era, come polvere espira nell’aria.
 
 
Fu un minuscolo bacio, quello. Nulla di più.
Niente voglia di continuare, niente voglia di fare altro.
Una piccola, grande dimostrazione d’affetto.
Una garanzia, per la giovane, che, sebbene le apparenze, desiderava che l’altro fosse solo suo.
Una conquista, per il ragazzo, che aveva aspettato con inaspettata pazienza quel momento per un tempo inimmaginabile, considerata la sua impazienza e la sua innata natura di voler fare tutto velocemente e subito.
 
L’ultimo scambio di sguardi non appena l’uno si staccò dall’altra, e la ragazza gli avvolse il collo con le braccia.
Gli occhi rosa come quarzi di lei immersi negli occhi blu come zaffiri di lui, e vice versa.
Un’intesa, quella; un patto segreto; una condivisione mentale.
 
Poi, finalmente, Morfeo andò loro a far visita, privilegiandosi della bellezza e del candore d’addormentarsi in quella posizione, stretti stretti, avvinghiati tra di loro, gota contro gota.
Il giorno dopo, avrebbero dato spiegazioni agli altri, senz’altro.
Ma fino ad allora, niente li avrebbe disciolti da quell’abbraccio.
 
 
 
 
 






 
 
_________________________________

♥Note dell’autrice♥

 
 
Ok.
Premetto che io AMO questa coppia.
Mi sono ri-ri-appassionata ai Teen Titans, ed ecco quello che ne è uscito fuori.
Spero non faccia così schifo come a me sembra LoL.
Scriverò altro, di sicuro.
A parte questo… nulla, assolutamente nulla. X°
Un bacio grosso grosso a tutti coloro che l’hanno letta!
 

  
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