Libri > Il ritratto di Dorian Gray
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Autore: AthenaSkorpion    18/07/2012    2 recensioni
Una piccola One-shot sul momento in cui Dorian si rende conto che neppure Sir Henry Wotton crede all'omicidio che ha commesso.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dorian Gray
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Per chi volesse un accompagnamento musicale, propongo un "Requiem for a Dream", versione piano.
 
Non gli credeva neppure lui, il suo diavolo tentatore. Neppure colui che gli aveva donato quella satanica Bibbia, quel compendio di peccati che tanto gli avevano rovinato la vita, neppure l'iniziatore della sua ferinità gli aveva creduto.
Lord Henry Wotton era rimasto sconcertato dalla sola possibile idea che Dorian avesse detto il vero e aveva quindi liquidato l'argomento con una delle sue solite lezioni di vita, dando per scontato che il suo giovane protetto gli avesse tirato uno scherzo.
Eppure erano giorni, settimane, che l'assassinio di Basil Hallward aveva a quest'ultimo privato il sonno. Perfino l'oppio non bastava ormai, le sue mani pesavano sempre più, cariche dell'odio verso l'atto che l'aveva condotto al rimorso, e il quadro, quello specchio dell'anima, rintanato nella soffitta così simile al suo putrido e desolato cuore, era sempre più rosso, tinto del sangue del suo creatore, più vivido della stessa figura rappresentata, ormai accartocciata su se stessa e irrimediabilmente deturpata.
Dorian, quella sera, aveva capito l'entità del suo misfatto. E aveva dei rimorsi. Non per l'amico morto, che anche nei suoi ultimi istanti aveva invocato la buona parte di lui. No, si era pentito di aver commesso qualcosa di impronunciabile, di cui non potersi vantare. Molte altre ne aveva compiute, per talune non aveva saputo trattenere la voglia di assaporarle fino quasi alla disumanità, eppure quell'omicidio, così istintivo e brutale, non gli era ancora svanito dagli occhi.
Non bisogna mai fare una cosa della quale non si può parlare dopo cena.
Tali parole, stampate a fuoco nel cervello, gli avevano fatto comprendere la grandezza del proprio gesto. La sua era un'onta, aveva macchiato la sua reputazione con un omicidio futile. Ma non poteva essere futile, in fondo il quadro andava protetto, ne andava del suo spirito e Dorian lo sapeva. Era stato un gesto involontario, ecco come spiegarlo. Per un attimo, Dorian aveva sorriso, pacificato con se stesso. Poi le gote si erano irrigidite e si era reso conto che il suo gesto era stato più che volontario.
Lo aveva voluto annientare e ciò nella sua più completa lucidità.
Che mostro sono diventato? Neppure Sir Henry vuol credermi. Quale entità ha voluto farmi questo, spingendomi a desiderare quel patto con il diavolo? Lord Wotton. Possibile che lo stesso che ha voluto farmi questo con le sue parole, curiose di riuscire ad aggiogarmi al suo infido gioco, pensò, abbia rinunciato a credere alla mia colpevolezza? Il mio diavolo non capisce che sono più diavolo di lui?
Dorian, passeggiando per le buie strade inglesi, per un attimo si fermò, osservato da alcuni passanti che ne pronunciarono il nome.
Stolti, che nominano il diavolo... Dunque è questo il nuovo nome di Satana. "Dorian Gray". Neppure il bene che ho voluto fare alla mia nuova amante, abbandonandola per non correre il rischio che la contaminassi, neppure quello tornerà a far lindo il mio quadro. E non so se sia peggio vedere il mio corpo sopravvivere a chi mi amò e di più mi odiò, o veder disfarsi la mia anima, che pure è parte di me e bella deve essere per forza. Sono un inguaribile narcisista, nulla di ciò che feci è mai servito a far bene a chicchessia, solo il voler vedere la mia anima ingentilirsi nelle forme mi ha dettato i movimenti, pensò.
Giunse a casa, i servitori già a riposo, levata la livrea. Depose sciarpa e cappotto e accese una candela, per non far troppa luce. Andò verso la camera, ma i piedi lo portarono in soffitta.
L'indomani mattina lo scandalo di un cadavere sconosciuto in casa Gray sconvolse tanto il vicinato quanto l'incredulo Sir Henry Wotton, che di lì in poi avrebbe dovuto trovare un nuovo intrattenimento. Si era presto reso conto che il vecchio rattrappito ritrovatovi era il suo amico e non riusciva a spiegarsi il perché di tali avvenimenti, ma l'unica cosa che lo tormentava era che si fosse ucciso senza pensare alla noia cui lo avrebbe destinato in sua assenza. L'omicidio, il suicidio, tutte cose destinate alla plebe. Se Dorian Gray vi si era lasciato andare, in fondo non era poi un bravo allievo ed era giusto cercarne un altro, prima che la morte prendesse anche lui. Voleva godersi la vecchiaia, ora che ne aveva visto il peso stampato a chiare lettere nelle rughe del suo giovane Dorian.
 
Ho pensato a questo testo appena ho finito di leggere il libro. Il fatto che Henry non gli avesse creduto, e ancor di più la frase che ho riportato sopra, mi hanno sconcertata più dell'intera opera. Per questo motivo, pur non avendo il libro davanti, ho voluto provare ad immedesimarmi nel disilluso orfano, che non trova la comprensione e l'ascolto neppure nel suo mentore. Spero di essere stata intelliggibile e chiara e che il linguaggio usato sia azzeccato per l'epoca del fatto narrato, in fondo non so quali parole vennero usate allora e quali no.
L'intento era di trasmettere in parte i miei sentimenti nella lettura del romanzo e se questa one-shot vi è piaciuta è tutto merito del genio che ha saputo con così tanta raffinatezza descrivere l'800 e le sue corruzioni.
In onore di Oscar Wilde.
 

   
 
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