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Autore: Mike72    19/07/2012    4 recensioni
Una ragazza che si è persa, un batterista con una villa enorme (e ingannevole), un cantante/chitarrista isterico, un ragazzo interessante e molti altri personaggi.
Cosa succederebbe se una ragazza totalmente ignorante in fatto di Green Day (anzi, che quasi li odia pure) si trovasse a vivere per qualche giorno a casa di uno di loro?
Che dite, vi interessa scoprirlo? ;)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LOST

 

La ragazza scese dall'autobus, praticamente scaraventata a terra dall'enorme valigia che trasportava. Si guardò intorno, leggermente spaesata: in tutto il circondario, per quanto le fosse possibile vedere in ogni direzione, si ergevano piccole villette a due piani con attorno un pezzo di erba, un vialetto e un garage. Nulla di strano, per essere l'America, e nulla di strano per essere la collina di Oakland, California, nota per l'alta percentuale di ricchi viventi nella zona.

Tra questi, sola nella sua immensa villa con vista sulla baia, c'era anche la vecchia prozia della ragazza, una vispa vedova ottantenne che non stava ferma un attimo senza fare qualcosa che occupasse la sua mente. Era veramente una donna straordinaria. Al mattino si alzava alle cinque e andava a fare un po' di jogging al parco, tornava due ore dopo, faceva colazione, leggeva, faceva un tuffo in piscina, poi usciva a trovare qualche amica o qualche ammiratore, tornava per pranzo, andava al Club del Ricamo e vi passava l'intero pomeriggio, tornava a casa, cenava, guardava la televisione e a mezzanotte andava a dormire. Ogni giorno era così, da circa trent'anni, e specialmente da quando era rimasta vedova, quindici anni prima. Allora i figli e i nipoti si erano immediatamente preoccupati della sua custodia, ma lei, sentendosi quasi offesa all'idea di essere accudita, aveva rifiutato ogni tipo di badante o donna delle pulizie e si era data alla pazza gioia. Era la parente che ciascun bambino avrebbe voluto, rifletté la ragazza con un sorriso nostalgico.

Parente dalla quale avrebbe trascorso tre intere settimane, da lì a fine luglio, a causa del viaggio che i suoi genitori si erano concessi per i vent'anni di matrimonio. Non fidandosi di lasciare sola a casa la figlia, benché oramai sedicenne, avevano chiesto ospitalità alla vecchia zia, sorella del nonno paterno, che aveva subito accettato con gioia. In questo modo la ragazza aveva dovuto prendere il primo volo da Seattle verso Oakland, e più precisamente verso l'immensa villa della ricca zia.

Immensa villa che, tra l'altro, non si vedeva da nessuna parte.

La ragazza era stata parecchie volte dalla zia, e la villa se la ricordava perfettamente, peccato che la strada per arrivarci dall'aeroporto fosse lunga e difficile, e dopo anni che era sempre andata insieme ai genitori andarci sola era risultato per niente facile. Il pullman che aveva preso era quello giusto, quello se lo ricordava, ma la fermata non le pareva fosse quella. Quelle villette intorno non le aveva mai viste, e neppure la vista che si aveva della baia le pareva quella giusta. Come se non bastasse, aveva scordato l'indirizzo e il foglietto su cui aveva scritto il numero della zia era andato perso. Manchester Road? Rochester Drive? Lincolnshire Avenue? Niente da fare, non se lo ricordava. Anzi, più se lo chiedeva e più le venivano in mente nomi assurdi che non c'entravano nulla ma avrebbero potuto benissimo essere la sua destinazione, per quanto ne sapeva.

Detto ciò, guardatasi intorno un'ultima volta e non avendo riconosciuto nulla che le ricordasse la zona dove viveva la zia, la ragazza afferrò borsa e valigia e si incamminò alla ricerca di qualcuno o qualcosa che le potesse fornire indicazioni, mandando a quel paese le ricche zie ottantenni sprovviste di patente.

Dopo circa dieci minuti che camminava, avendo trovato solo un cartello indicante una via totalmente sconosciuta, cominciò a piovere.

E vaffanculo pure a te, pensò la ragazza mentre apriva la borsa e ne tirava fuori un ombrellino che difficilmente avrebbe resistito ad un temporale. I temporali estivi a Oakland, lo sapeva per esperienza, erano la cosa peggiore che potesse capitare se per disgrazia ci si trovava all'aperto e non c'era nessun posto per ripararsi. Si era destinati ad infradiciarsi.

Era proprio ciò che stava succedendo alla giovane, con il suo minuscolo ombrellino tremolante in mano, che sfidava le intemperie trascinando la valigia e se stessa in un viaggio che sembrava non avere fine.

Almeno fino a poco dopo.

La pioggia si stava intensificando, al punto che ormai non si vedeva a più di due metri di distanza, e per la ragazza risultava quasi impossibile distinguere le villette che, sotto il diluvio universale, parevano tutte uguali. In più si stava anche facendo buio. Fortuna che lei cercava una casa enorme, altrimenti non ne sarebbe mai e poi mai venuta a capo.

Arrivata ad un bivio, era indecisa su quale delle due strade scegliere quando vide che dall'altra parte della strada c'era un cartello. Strizzando gli occhi il più possibile, per quanto consentito dalla nebbia e dalla pioggia battente, l'unica cosa che la ragazza riuscì a leggere fu un “chester” e, poiché ricordava che la via della zia finiva a quel modo, si convinse che finalmente era arrivata e si incamminò rincuorata verso sinistra. Ora si trattava solo di trovare la villa, ma non sarebbe stato difficile. Non per niente, ad una ventina di metri di distanza, la giovane riuscì ad individuare la sagoma di una casa che pareva immensamente più grande delle altre.

Dopo qualche minuto, arrivata finalmente al cancello della villa, la ragazza si fermò davanti al campanello pronta a suonare. Ma contro ogni aspettativa, quando lesse il cognome scritto sull'etichetta di ottone, lo sgomento si impadronì nuovamente di lei, tanto quanto prima di leggere il nome della via sul cartello. Sul campanello, infatti, vi erano scritti questi nomi:

 

Frank Edwin Wright III

Ramona Wright

Frankito Wright

 

Che, per quanto normali, non corrispondevano assolutamente a nessun nome della prozia che la ragazza stava cercando.

E ora?!, si chiese la ragazza in preda allo sconforto, Che cavolo faccio?

Siccome era da quasi un'ora che camminava, era esausta e da lì non avrebbe saputo che strada prendere per andare dalla zia, decise che avrebbe suonato lo stesso a quel campanello e avrebbe chiesto ospitalità, spiegando la situazione e implorando che le venisse dato aiuto. Mentre respirava a fondo e si preparava il discorso, sistemandosi i capelli per apparire un po' più presentabile, schiacciò tre volte il pulsante del citofono e attese.

Nessuno rispose.

Suonò nuovamente, ma nulla si mosse.

Sbuffò.

Che diamine, erano sordi per caso?

Strizzò gli occhi per cercare di capire se le persiane erano aperte o chiuse, ma non distinguendo nulla lasciò perdere e suonò per la terza volta. Ancora nessuna risposta.

Saranno fuori a cena, si disse guardando l'ora, oppure in vacanza, come dovrebbe essere.

Sbuffando, maledicendo la prozia, la pioggia, Oakland e la California in generale, la ragazza sollevò la valigia e la appoggiò sul selciato al di là del cancello, nel giardino della villa. Poi si guardò intorno, cosa abbastanza inutile perché in un'ora di vagabondaggio non aveva incontrato anima viva, e scavalcò a sua volta.

Aveva infatti deciso che, Wright o non Wright, non aveva nessuna voglia di proseguire nella sua ricerca, perlomeno sotto la pioggia battente, e si sarebbe fermata sotto una veranda a riposare e asciugarsi un po'. Se poi la famiglia fosse tornata avrebbe spiegato la faccenda e avrebbe chiesto ospitalità per la notte. Mentre rifletteva su queste congetture e su cosa avrebbero pensato i tre vedendo una sconosciuta barboneggiare nel loro giardino, la ragazza giunse fino alla veranda che si apriva davanti alla porta d'ingresso e appoggiò la valigia in un angolino, sollevata nel non sentire più le gocce di pioggia che le battevano sulla testa.

Diede, per quanto possibile, una strizzata ai vestiti e ai corti capelli ricci e neri, si sdraiò a terra con la testa sulla valigia e, esausta per il viaggio e per la lunga camminata, si addormentò.




_____________
Mike72's corner

Hola!
Bene, bene, bene. Questa è la mia seconda fanfic, giusto perché so che non vi interessa.
So benissimo che in questo capitolo non succede niente (ma proprio niente) di emozionante, ma dovevo pur fare un capitolo introduttivo, no? Prometto che i prossimi saranno più belli :)

A presto!

Mike72

  
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