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Autore: OnlyOneDirection_    19/07/2012    13 recensioni
Emily, una ragazza madre che si ritrova senza nessuno. Ma la fortuna, per una volta, è dalla sua parte.
Se vi ho incuriositi, leggete questa OS :D
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A difficult life
Eccomi qui con una OS..
In questi giorni sono un po' giù di morale e quindi, stamattina
ho iniziato a scrivere questa OS...Ed è un po' drammatica.
Ci ho lavorato tutta la giornata.. Spero vi piaccia.
LASCIATEMI UNA PICCOLA RECENSIONE :D
Un bacio.
Gloria x







A difficult life.





25 aprile 2015.

Caro diario,
Ieri è nata mia figlia. L'ho chiamata Rochelle, non ho potuto ancora vederla, perchè i medici hanno detto che ha avuto un problema ereditario, ma niente di grave. È stato doloroso partorire, soprattutto se il padre non è presente, e mai lo sarà.. Sarà difficile crescerla da sola. I miei genitori, come ben sai, hanno perso la vita in un incidente, quindi non avrò neanche il loro sostegno morale. Tu sei il mio unico sfogo: Sono sola. Non ho nessuno. La vita, qui a Londra, è molto difficile, ho due lavori, di cui te ne ho già parlato. Farò di tutto per poter proteggere la mia Rochelle, potrei anche lavorare il doppio e trovare un terzo lavoro.. Farei di tutto.
Adesso, però, devo lasciarti, Rochelle è qui che dorme tra le braccia dell'infermiera. È bellissima.
Ti aggiornerò presto.
Un bacio.
Emy.

31 aprile 2015.
Caro diario,
dopo una settimana passata in ospedale, a causa del problema della bambina, eccomi qui a scriverti di nuovo. I medici hanno detto che non è niente di grave, me lo ripetevano ogni giorno, per darmi sicurezza. Adesso siamo tornate a casa, se questo buco, disperso nei quartieri malfamati di Londra, si può chiamare così. Ricordi la lussuosissima casa che avevo? Non c'è più, non avevo abbastanza soldi per pagarla. Adesso vivo in un quartiere molto pericoloso, un posto poco adatto per Rochelle. La finestra della mia stanza affaccia su una ferrovia, dove ogni quarto d'ora passa un treno. L'ambiente non è dei migliori. La casa presenta molte crepe, c'è molta muffa e potrebbe far male alla bambina. Ma per ora, non posso permettermi di meglio.
Adesso devo lasciarti, che Roch sta piangendo.
Domani inizio di nuovo a lavorare, quindi non so quando potrò aggiornarti.
Un bacio.
Emy.

 15 luglio 2015.
Caro diario,
eccomi di nuovo qui. Roch non è più tra le mie mani. I vicini hanno chiamato gli assistenti sociali, dicendo che la bambina non era in ottime condizioni. E' stato complicato vivere con lei, ma tutti i sacrifici fatti non sono serviti a niente. Adesso ho un vuoto dentro, che mi sta lacerando. Era tutto ciò che avevo e me l'hanno sottratta. Adesso si trova in un orfanotrofio. Spero per lei che trovi qualcuno di migliore, qualcuno che la sappia amare e che si prenda cura di lei.
Adesso devo andare a lavorare.
 La settimana scorsa, mi hanno licenziata da entrambi i locali.
Oggi inizio a lavorare da Starbucks.
Adesso devo andare.
Un bacio.
Emy.

Mi dirigevo da Starbucks e una volta arrivata, iniziai subito a lavorare. Ad un certo punto, vidi entrare un ragazzo moro, dagli occhi color cioccolato, seguito da un altro ragazzo. Abbassai di colpo lo sguardo e mi nascosi nello stanzino. Il proprietario mi cercava, ma non volevo mi vedessero.
-Emily! Vai a servire i clienti. All'istante!!- Mi ordinò, urlando, il dirigente.
-No!-
-Te lo ripeto solo una volta!! Muoviti!-
-No!- Ribattei di nuovo.
-Bene, allora sei fuori! Sei licenziata!- Quando uscii dallo sgabuzzino, mi sentivo tutti gli occhi dei clienti addosso, ma uno sguardo, pesava più degli altri. Incrociai il suo sguardo per un attimo, ma abbassai di colpo la testa. Con le lacrime agli occhi e la testa bassa, uscii dal locale e con passo svelto mi dirigevo a casa.
-Emily?!- Qualcuno mi bloccò per un braccio, mi costrinse a girarmi, incrociando nuovamente quegli occhi. Con un colpo secco liberai la presa e con passo spedito mi inoltrai in quel quartiere malfamato che era la mia casa.
-Emily!!- Sentii urlare alle mia spalle. Non ci pensai minimamente ed entrai in casa. Non appena arrivata in salotto trovai un uomo seduto sul divano e sobbalzai.
-Ah, è lei, signor Bowie.-
-Sì, Emily, sono io. Senti devi sfrattare. Non mi paghi da un mese e ho trovato qualcun altro disposto a pagarmi. Facciamo un patto, non devi darmi niente, basta che entro stasera, sarai fuori di qui. Buona fortuna!- Mi liquidò così. Avevo perso anche una casa, un lavoro e una figlia. Peggio di così. Rimasi immobile, annuendo leggermente, con un nodo in gola, mentre l'uomo oltrepassava la porta di casa e la chiudeva alle sue spalle. Mi accasciai a terra e iniziai a piangere. Dovevo rimboccarmi le maniche. Mi alzai, mi diressi in camera da letto. Indossai un vestito inguinale, mi truccai e indossai un paio di tacchi vertiginosi, preparai le valigie e quel poco che rimaneva in casa e uscii. Era mezzanotte, presi il mio diario e iniziai a scrivere.

15 luglio 2015.
Caro diario,
è la seconda volta che ti scrivo in una giornata.
Ricordi del lavoro trovato da Starbucks?Bhè, l'ho perso nel giro di 5 minuti. Mi sono rifiutata di lavorare, perchè lui era lì, è tornato.
Arrivata a casa, però, ho trovato il proprietario e mi ha detto di lasciare la casa, visto che non pagavo.
Adesso, però, devo andare.
Ho un cliente.
Ho trovato un lavoro.
Un bacio.
Emy.

-Quanto ti prendi?- Mi chiese un uomo sulla cinquantina, non appena il finestrino si abbassò.
-100 sterline, servizio completo.- Risposi, sicura.
-Troppo cara.- Ribatté.
-A te la scelta.- Accese il motore e mi lasciò lì: Quella era la sua risposta. Sbuffai, tornando a sedermi. Dopo un po' mi addormentai sull'asfalto freddo dell'autostrada.
Fu il rumore dei motori e dei clacson che mi svegliarono. Mi nascosi dietro un cespuglio e mi cambiai. Indossai qualcosa di comodo e con la mia valigia, mi diressi all'orfanotrofio. Mi mancava la mia bambina. Avevo il diritto di vederla, ma l'avevo persa. Mi allontanai da quell'edificio e iniziai a cercare lavoro. Cosa che risultò alquanto difficile. Era sera e mi ritrovai in un quartiere buio e con passo spedito cercavo un posto dove poter dormire. Dopo aver trovato posto, iniziai a sfogarmi.

16 luglio 2015.
Caro diario,
oggi sono andata da Roch. Ha gli occhi identici a quelli del padre e sembra essere bionda come me, è ancora presto per esserne certi, visto che ha solo 4 mesi. Ho trovato un posto dove dormire: Una panchina in un parco abbandonato.
Oggi ho anche provato a trovare lavoro, ma in questa città sembra impossibile. La prostituta non fa per me.
Adesso ho paura, questo posto mi mette i brividi. non so cosa fare.
Adesso provo a dormire.
Un bacio.
Emy.

Sentii qualcuno avvicinarsi alla panchina.
-Ehi bella! Vieni qui!- Un ragazzo nero, alto e muscoloso mi afferrò per un polso. Cercai di liberarmi dalla sua presa, ma mi sembrava una cosa alquanto difficile. Finalmente riuscii a scappare. Iniziai a correre, impaurita, fin quando non raggiunsi un piccolo quartiere. Sentivo musica da discoteca che pian piano si avvicinava. Andai a sbattere contro un ragazzo. Alzai lo sguardo e quegli occhi marroni mi rapirono. Lo abbracciai forte e iniziai a piangere.
-Zayn!-
Mi scostò leggermente dal suo petto per vedere chi fosse.
-Emily?- Annuii e lo abbracciai di nuovo. Mi accarezzava la schiena e mi lasciava dolci baci sui capelli.
-Vieni con me.-
-Dove?- Chiesi, ancora singhiozzando.
-Ti porto in albergo.- Rispose sicuro di sé.
-No.- Lo supplicai. Non mi diede retta e mi portò in macchina.
-Raccontami cosa hai fatto in questi 10 mesi.- Voleva iniziare un discorso e lo accontentai.
-I miei genitori sono morti e la casa che mi avevano lasciato era troppo costosa, così sono stata costretta a lasciarla. Abitavo in un quartiere malfamato, in una casa che cadeva a pezzi. Come ben sai, ero incinta.-
-Cosa? Non ne sapevo niente. Nessuno sapeva niente!- Mi interruppe con una faccia meravigliata, tanto quanto la mia. -Continua..- Mi incitò.
-Avevo due lavori come cameriera, ma dopo il parto, ho perso entrambi. Rochelle, così si chiama, era l'unica cosa mi era rimasta dopo la vostra partenza, ma i vicini, vedendo le pessime condizioni in cui era il quartiere e la mancanza di soldi, chiamò gli assistenti sociali e mi hanno tolto l'affidamento. Adesso è in un orfanotrofio. Trovai lavoro da Starbucks, ma dopo 5 minuti, persi anche quello. Appena tornata a casa, il padrone mi ha letteralmente sbattuta fuori, visto che non pagavo. Mi sono ritrovata a fare la prostituta e stanotte ho trovato un posto in un parco abbandonato, dove dormire, ma un ragazzo nero voleva infastidirmi, molto probabilmente voleva violentarmi. Ma sono scappata, e ti sono venuta addosso.- Terminai.
-Mi sento tremendamente in colpa. Ma adesso che ti ho ritrovata non ti lascerò andar via. Ero il tuo migliore amico e non mi sono fatto vivo per 10 interi mesi. Ma il lavoro non mi da un attimo di tregua. Perdonami. Ma non l'hai più sentito?- Mi chiese.
-No, Zayn. Quando ha saputo che ero incinta mi ha detto di scordarmi di lui, quindi è stato meglio se non mi hai cercata. L'altro giorno ho incrociato il suo sguardo. Eppure ero convinta di averlo dimenticato. Ma a chi voglio prendere in giro, io l'ho sempre amato, anche quando mi ha staccato il telefono in faccia, dopo la notizia della gravidanza. Io lo amo ancora. Roch adesso ha 4 mesi, e i suoi occhi sono identici ai suoi.- Ripensai alla mia bambina e una lacrima amara mi rigò il volto. Ormai non era più di mia proprietà.
-Non ce ne ha mai parlato... Comunque siamo arrivati.-
Scendemmo dall'auto e mi portò in albergo.
-Ecco, questa è la mia stanza. Non la divido con nessuno.. Sai che sono un tipo un po' solitario.-Sorrise. -Torno subito. Tu intanto fai una doccia, cerca qualcosa da indossare.. Fa come se fosse la tua stanza.- Mi regalò un altro sorriso. Stava per chiudersi la porta alle spalle.
-Zayn!- Lo chiamai. Si girò e mi aggrappai a lui.
-Grazie. Ti voglio bene e te ne vorrò sempre.-
-Anche io. Adesso non ti lascerò andar via.- Mi baciò la fronte e uscì dalla stanza. Aprii l'armadio e cercai qualcosa da poter indossare, entrai in bagno e feci avvolgere il mio corpo dal getto di acqua calda. Quando uscii dal bagno, mi distesi sul letto. Finalmente qualcosa di comodo.
-Ehi, Bro. Dove sei sta..-
-Non mi vedi da 10 mesi e neanche mi riconosci, Niall?- Mi alzai e mi accomodai sul letto e sorrisi non appena vidi il viso angelico del biondino, fermo sullo stipite della porta. Era entrato in stanza senza bussare e mi fissava con gli occhi lucidi. D'un tratto me lo ritrovai addosso, con le braccia che avvolgevano il bacino.
-Emy!! Quanto mi sei mancata.-
-Anche voi, Niall! Anche voi!- Esclamai cacciando qualche lacrima.
-Harry, Louis, Liam!!- Urlò affacciandosi nel corridoio.
-No! Niall!- Troppo tardi per tappargli la bocca. I 3 arrivarono preoccupati chiedendo cosa fosse successo.
-Mantenetevi. Emy è qui!!- Esclamò facendoli entrare. Gli occhi di Harry e Louis sembravano brillare.
-Cavolo quanto mi sei mancata, biondona!- Esclamò Harry accarezzandomi.
-Chi si rivede. Bellissima!!- Louis mi schioccò un bacio sulla guancia per poi abbracciarmi calorosamente. Una volta essermi liberata dalla sua presa, cercai con lo sguardo Liam.
-E' andato in stanza. La 212, vai!- Mi incitò Niall. Annuii e mi avviai. Aprii la porta e lo trovai di spalle, mentre guardava fuori dalla finestra.
-Perchè sei qui?-
-Siediti. Devo parlarti.- Ci accomodammo sul grande letto e iniziai a raccontargli quei 10 mesi.
-Perdonami. E' tutta colpa mia se ti ritrovi in queste condizioni. Ti prego, perdonami. non so cosa mi è preso!- Iniziò a piangere e mi abbracciò fortissimo a sé.
-Ehi, Liam. Non prenderti le colpe. Potevo benissimo abortire, invece ho preferito partorire nostra figlia.- Le lacrime scendevano a volontà sul mio viso.
-Ci fermiamo per 2 mesi, qui. Tu rimarrai con noi, non posso lasciarti così.-
-Grazie Liam.- Dopo aver sciolto l'abbraccio, tornammo dagli altri.

#Due mesi dopo#
Quei due mesi passarono in un batter d'occhio. I ragazzi sarebbero partiti dopo una settimana. Mi avevano chiesto di seguirli, ma ero ancora titubante su quella scelta.
-Posso entrare? Ho una sorpresa per te.- La voce di Liam mi risvegliò dai miei pensieri.
-Certo, entra pure.-
-Ehm..Non posso aprire la porta. Ho le mani occupate.-
-Arrivo!-
Quando aprii la porta, capii la sorpresa. Liam aveva tra le braccia Rochelle, nostra figlia. Iniziai a piangere, prendendo la piccola tra le mie braccia.
-Come hai fatto..- Chiesi retorica mentre baciavo le guance della bambina.
-Quando mi raccontasti la storia, il giorno dopo andai all'orfanotrofio e preparai le carte dell'affidamento. Ci sono voluti due mesi. Emy.. Non so te.. Ma io sono pronto ad avere una famiglia. Ti ho sempre amata e lo farò sempre se mi dirai di 'sì', ti starò accanto per tutta la vita.- Mi guardava fisso negli occhi. -Vuoi sposarmi?- Mi chiese, poi mostrandomi un anello.
-Sì, Liam.- Si precipitò sulle mie labbra. Quel contatto mi mancava da moltissimo tempo. Era come una droga per me. Finalmente, avevo trovato una famiglia.

#12 anni dopo#
Los Angeles.
-Mamma.. Guarda cosa ho trovato!!- Esclamò la piccola Jessie, porgendomi un libro pieno di polvere. Ci eravamo trasferiti da poco a Los Angeles e stavamo sistemando le nostre cose nella nuova casa. Aprii quel libro, che in realtà era un diario e iniziai a piangere.
-Mamma, che è successo?- La piccola mi abbracciò donandomi un bacio sulla guancia-
-Chiama tua sorella Rochelle.. Vi racconto una storia.- 
   
 
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