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Autore: Ray08    19/07/2012    3 recensioni
[Gold/Emma] [What if con Dorothy/Spaventapasseri a Storybrooke][A Feel Good Inc, perché sì]
Mr Gold quella sera si era trattenuto nel negozio dei pegni solamente perché l'idea di tornare tra le mura imponenti della sua abitazione, che ricordavano un castello lontano e che sempre meno significavano casa, gli sembrava insopportabile. Aveva imparato a convivere con se stesso e la solitudine, ma da un po' di tempo – da quando Emma era arrivata precisamente – tutto sembrava soffocarlo: la luce che lei emanava metteva ancora di più in risalto le sue ombre.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Emma Swan, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia splendida MogliaH


Mr Gold quella sera si era trattenuto nel negozio dei pegni solamente perché l'idea di tornare tra le mura imponenti della sua abitazione, che ricordavano un castello lontano e che sempre meno significavano casa, gli sembrava insopportabile. Aveva imparato a convivere con se stesso e la solitudine, ma da un po' di tempo – da quando Emma era arrivata precisamente – tutto sembrava soffocarlo: la luce che lei emanava metteva ancora di più in risalto le sue ombre.

Un rumore di vetri infranti lo fece sussultare, riscuotendolo dai suoi pensieri. Guardingo, aggirò la statua impolverata di un gargoyle di pietra, camminando piano nel buio. Che fossero ladri?

La figura, che avanzava attenta, era alta, di un uomo, ma Gold non riuscì ad identificarlo, complice la scarsa illuminazione; l'uomo però lo vide, e con voce incerta lo apostrofò. «Mi dispiace per il vetro. Pagherò i danni» Non ricevendo alcuna risposta continuò. «Tu puoi aiutarmi...»

Gold zoppicando fece qualche passo avanti, ed accese una abat-jour. Ora riusciva a catturare l'immagine dell'uomo nella sua interezza: portava una ridicola casacca color verde oliva, con sotto dei pantaloni piuttosto larghi, di una tonalità di marrone tendente al rosso. Non doveva essere ricco, perché sui suoi abiti c'erano diverse toppe e dai risvolti delle maniche spuntava di tanto in tanto qualche filo giallo, simile alla paglia. A completare il suo stravagante look c'era un cappello di paglia blu, e blu erano i suoi stessi occhi. «Il negozio è chiuso ora» disse Gold con piattezza. «Ma evidentemente c'è qualcosa che le interessa davvero molto»

«Non qualcosa, non qualcosa» ripeté allora l'uomo, mulinando le braccia, come se cercasse di scacciare chissà cosa nell'aria. Poi si fermò, puntò i suoi occhi in quelli di Gold e sussurrò: «Qualcuno»

~

Ruby, sorridente, le portò una tazza di cioccolata calda con panna e una spruzzata di cannella. Emma interruppe un attimo la conversazione con Mary Margaret e le sorrise, mormorando un grazie. La giovane cameriera però non sembrava avere alcuna intenzione di andarsene, anzi, guardandosi intorno prese una sedia e si sedette insieme alle due.

«Allora lo avete visto il nuovo arrivato?» iniziò, avvicinandosi ancora di più, con fare quasi cospiratorio.

«Beh, August è da tanto in città...» disse Mary Margaret in tono neutro.

«Non lui! Quell'altro, quello strano con il cappello di paglia!»

Emma si ricordò di averlo incrociato vicino al ponte proprio il giorno precedente. «Avevo intenzione di fargli alcune domande, ma dovevo correre per una chiamata e non mi sono potuta fermare.» Non aveva granché interesse per quell'uomo e la sua storia – sembrava solamente di passaggio – ma il suo ruolo da sceriffo le impose di chiedere ancora: «Sai qualcosa su di lui, Ruby?»

«No, nulla, tranne il fatto che conosce Mr. Gold. Ma puff, sembra essersi materializzato qui dal nulla e...»

«Aspetta...Conosce Mr. Gold?»

«Oh sì, gironzola sempre intorno al negozio dei pegni, e...Emma dove stai andando?»

«A fare delle domande»


~


Emma cercò di ripetersi che si stava dirigendo al banco dei pegni solamente per indagare, perché era questo che facevano gli sceriffi. Lo ripeté così tante volte nella sua testa, che quando arrivò davanti l'insegna le parole erano diventate solamente una nenia senza senso. Aprì la porta e il primo pensiero che la colpì fu che, nonostante la merce stipata, i gingilli colorati e le carte arrotolate, nonostante i soprammobili e i libri che occhieggiavano dalle mensole, il negozio era vuoto – lui non c'era.

«Venga pure, siamo sul retro»

Emma riconobbe immediatamente la sua voce. Quel tono suadente, caldo, che riusciva ugualmente a farle venire i brividi. Si immobilizzò sul posto, indecisa sul da farsi. C'era qualcosa che la spingeva a scappare, a correre lontano da quell'uomo e i suoi sorrisi, e qualcosa che allo stesso tempo la inchiodava a lui. Si chiese se fossero poli della stessa carica, se fossero entrambi anime sole destinate a respingersi e non incontrarsi mai.

«Signorina Emerald non mi ha senti...Oh Miss Swan!» disse Gold, aprendosi in un sorriso. A Emma ricordò una trappola aguzza, pronta a chiudersi sul suo collo. D'un tratto si sentì come una bambinetta indifesa.

«Mr Gold» Disse, quasi soffiando come un gatto. «Aspettava visite?» continuò, con tono un po' indurito.

«In realtà sì.» commentò lui, continuando a sorridere.

«Bene, allora ripasserò quando non sarò una scocciatura» rispose Emma con stizza, non riuscendo ad impedire che una sottile gelosia trasparisse dalle sue parole, e sentendosi una stupida per essersi avventurata ancora una volta nella tana del lupo.

«Miss Swan, lei offende se stessa e la sua intelligenza. Ormai dovrebbe sapere che lei non è mai una scocciatura per me»

Il tempo sembrò fermarsi nel negozio dei pegni. Ventotto anni, vite passate e oggetti dimenticati quasi si sporsero per guardare. Emma aprì la bocca per dire qualcosa, ma Gold scosse leggermente la testa. Tutto rimase immobile.

«Mi dica allora... È venuta qui perché c'è qualcosa che le interessa?»

«Qualcuno.» disse Emma. «Qualcuno.»

L'elettricità nella stanza era palpabile – ora che solo qualche centimetro superstite la separava da lui - ed Emma comprese che non erano due poli della stessa carica: erano esattamente gli opposti.

~

A rompere quel momento di cristallo fu una ragazza che entrò piano dalla porta. Emma non seppe dire se fosse una bambina nel corpo di una donna, o una donna nel corpo di una bambina. Immediatamente, allontanandosi da Gold e ricominciando a respirare, sentì di odiarla.

«Signorina Emerald, l'aspettavamo. Mi segua» disse lui, come se quell'interruzione fosse normale. La signorina Emerald portava i capelli raccolti in due trecce con dei fiocchi azzurri – e forse era proprio la sua acconciatura a darle quell'aria da bambina. Gli occhi al contempo sembravano molto profondi e maturi.

«Oh che sgarbata» esordì d'un tratto la ragazza «Non mi sono presentata. Sono Dorotea Emerald»

«Emma Swan, piacere» Emma si mosse per stringerle la mano, Gold accennò una sorta di inchino con il capo. Poi tutti e tre, in religioso silenzio, mossero verso il retro del negozio.

Emma vide l'uomo strano seduto su una sedia sul fondo, mentre guardava il soffitto, assorto, come se fosse altrove. Sembrava cercasse di canticchiare, ma disse solo just follow the e poi si bloccò e lanciò un piccolo urlo, e poi uno più forte, e un altro ancora, portandosi rapidamente le mani sulle tempie. «Dove sei...» disse «Dove sei...» ripeté. «Dove sei?» urlò e poi chiuse gli occhi: poteva sembrare quasi addormentato, le palpebre chiuse e il respiro flebile.

Poteva sembrare quasi morto.

Emma si voltò, e scorse il viso della signorina Emerald in lacrime. «Ray» disse allora lei e mosse qualche passo verso l'uomo. Lui di scatto aprì gli occhi, poi saltò in piedi e corse ad abbracciarla. «Mi hai trovato! C'è così tanta malinconia quando nessuno ti trova. Ti ho cercato a lungo, e invece tu, tu, proprio tu mi hai ritrovato!»

Emma ridusse gli occhi a fessura e continuò a fissare quella strana coppia: erano bellissimi, mentre lui la faceva roteare e il vestito di lei, azzurro con le maniche bianche, si allargava nel formare una ruota. I capelli della ragazza sembravano tante foglie d'autunno, pronte a cadere, scricchiolanti sugli alberi, e il sorriso di Ray assomigliava ad una fila di conchiglie bianche sul bagnasciuga.

«Vorrei...vorrei non aver perduto il cervello, Dorothy. Già, vorrei averlo ancora quel cervello: almeno sarei degno di te»

«Io ti amo. Ti ho sempre amato così come sei»

Emma scivolò fuori dal negozio, sentendosi decisamente di troppo: il modo in cui quell'uomo guardava la signorina Emerald e lei guardava lui, era amore.

Gold l'aveva mai guardata così?

~

L'uomo si chiamava Ray ed era pazzo. Emma aveva scoperto che anni prima era stato portato via da Storybrooke e rinchiuso in una struttura per malati mentali perché aveva delle visioni – leoni parlanti, campi di grano, streghe malvagie dell'Est e scimmie volanti – ma che era riuscito a scappare per andare alla ricerca del suo grande amore perduto. Stando alle storie che si sussurravano a mezza voce, era stato lo stesso Mr. Gold a farli rincontrare. Come se avesse letto nella sua mente, e probabilmente l'aveva fatto, Mr. Gold si materializzò alle sue spalle.

«Passeggiata mattutina Miss Swan?»

«Controllo di routine, sa, doveri da sceriffo»

Fecero qualche passo in silenzio, e Mr. Gold sorrise quando si rese conto che lei, giovane, forte, coraggiosa, stupenda, stava modellando i passi sul suo ritmo claudicante.

«Non sapevo che fosse un filantropo» disse, mentre il sole pallido colorava l'orizzonte.

«Ci sono così tante cose che lei non sa di me, ma vede Miss Swan, io sono un sostenitore del vero amore...»

«Ma non mi dica...»

«Potrebbe rimanerne sorpresa.»

Emma ricambiò per la prima volta il sorriso. «Quell'uomo, Ray, è matto?»

«Affatto Miss Swan. Ha molto più senno di tanti altri; semplicemente non ha il cervello!»

«Dubito fortemente che qualcuno possa non avere un organo come il cervello.»

«Non ha mai letto il Meraviglioso Mago di Oz?»

«No, in realtà»

«Peccato» commentò Gold. «Diciamo che come Mago è sempre stato sopravvalutato, ma la storia è molto bella. Ah, grazie per avermi scortato sceriffo: io mi fermo qui»

Emma vide Mr. Gold scomparire nel negozio dei pegni e maledì la brevità della loro passeggiata.

~

L'odore di bacon e uovo si stava spargendo per la cucina, quando il campanello trillò.

«Sono appena uscita dalla doccia, vai tu» urlò Emma a Mary Margaret, che, nolente, fu costretta ad abbandonare la padella e a dirigersi verso la porta. Emma, un asciugamano in testa per tamponare i capelli fece la sua apparizione nella sala da pranzo: Gold era seduto al tavolo.

«I-io vi lascio soli» disse Mary Margaret e, afferrando uno dei suoi baschi dall'attaccapanni, uscì di casa.

«A cosa devo la visita?» chiese Emma. Lo sguardo di Mr. Gold era fisso su di lei, affascinato dal modo in cui le gocce d'acqua scivolavano sulle sue gambe lasciate scoperte, dal modo in cui i capelli bagnati si attaccavano al collo bianco. Era così luminosa. Solo allora, colpita dall'intensità del suo sguardo, Emma ricordò di essere in accappatoio, e incrociò le sue braccia al seno.

«Ero da queste parti» disse lui, dopo un silenzio infinitesimale. «Ed ho una cosa per lei» Gold le porse un pacchetto color carta di zucchero.

«E per quanto riguarda il cuore?»

«Prego?» chiese Gold, sincerante disorientato dal cambiamento brusco della conversazione.

«Un cuore si può non avere più? Si può perdere o regalare un cuore?»

«Questo dovrebbe dirmelo lei.» disse Gold, spostando il suo peso sul bastone. «Da quel che so è un'esperta: ne ha rubati a sufficienza da quando è arrivata in città...Quello puro del piccolo Henry, quello del povero sceriffo e ora, a quanto sembra, quello dello scrittore...»

«E riguardo al suo, di cuore?»

«Ancora una volta si offende, mia cara. Credo che lei conosca la risposta anche a questa domanda. Ma si è fatto tardi ormai e la signorina Blanchard dovrebbe tornare a casa: buonanotte miss Swan.»

Solo quando lui chiuse il portone lei si arrischiò ad osservare il pacchetto. Le sue dita tremarono leggermente mentre tiravano il nastro – bianco - del fiocco. Una volta scartata con delicatezza la carta, le sue mani strinsero un libro. Il titolo diceva “Il meraviglioso Mago di Oz”. Sulla prima pagina, erano vergate con inchiostro nero, in una grafia minuta e ordinata, le seguenti parole:

"Il tempo per leggere è sempre tempo rubato. Come il tempo per scrivere, d'altronde, o il tempo per amare." (D. Pennac)

~

In una casa ad un piano solo, sul limitare di Storybroke una ragazza si disfa le trecce color rame, guardandosi nello specchio. Un uomo dagli occhi blu, alle sue spalle, canta felice “Just follow the yellow brick road.”



Note autrice:

Il trionfo dell'OOC! Seriamente questa storia è OOC dalla prima all'ultima parola. Gold è OOC, Emma è OOC. E vi prego, non lo dico tanto per dire, se c'è qualcosa – o tutto – che non va, scrivetelo! Ok?

Bene dopo questo, passo a spiegare un po' di cose, perché oltre OOC questa storia è nonsense. La dedica è per mia Moglie; la colpa è sua e degli spoiler della seconda season, che dicono di un possibile viaggio ad Oz. *fangirla ancora*

L'ambientazione però non è un post finale, ma io la collocherei dopo la 1x19. Anche il titolo fa schifo, ma vabbè.

Sì c'è un gargoyle di pietra, perché in questi giorni i miei feelings per il Gobbo sono a mille. E nel momento in cui Emma e Gold si avvicinano nel negozio dei pegni, prima di venire interrotti da Dorotea, non so se si baciano o meno. Davvero, non riesco a decidermi. Comunque continuiamo con le note serie e spieghiamoci meglio.

Dorotea Emerald è in realtà Dorothy Gale. Il cognome è la traduzione in inglese di Smeraldo, proprio come il nome della Città del Mago. L'uomo strano è lo Spaventapasseri. Non si capiva *piange*? Beh, nella storia si chiama Ray, ed è un piccolo omaggio al grandioso Ray Bolger che nel film di Fleming recita che è una meraviglia.

Ci sono alcune sottigliezze che spero si capiscano, ma sono proprio piccine: tipo la storia dei colori di Dorothy&Ray che sono gli stessi del pacchetto regalo. La citazione che Gold scrive sulla prima pagina viene da un tweet di mia Moglia, ed è stato inserito proprio alla fine. Ci sono varie citazioni sparse che si rifanno al Mago di Oz – riuscirete a trovarle tutte? XD

Comunque le ultime tre righe sono al presente perché sì, e sono l'unica parte della storia che mi piace. E sì, le note sono quasi più nonsense della storia, ma bon, dico solo che ho scritto questa shot perché ne avevo un bisogno fisico. Gran parte l'ho ultimata mentre aspettavo di fare un colloquio e una tipa noiosa cercava di attaccare bottone. Quindi capitemi! Non ho nient'altro da dire, quindi, bye!

  
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