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Autore: DirtyWriter    20/07/2012    12 recensioni
Alternative Universe.
*Il potere dell’Athena incarnatasi in Saori Kido ha raggiunto il culmine permettendole di sigillare Hades e il suo esercito negli Inferi prima che la Guerra Santa iniziasse. Saga non ha mai ceduto al lato malvagio e con Mu, Rasgado, Deathmask, Aiolia, Shaka, Dohko, Milo, El Cid, Aiolos (Comandante dell'Esercito), Camus e Albafica vigila sul Santuario di cui Sage è il Gran Sacerdote.
Poseidon non ha mosso guerra alla Dea della Giustizia, concentrato a restaurare con i suoi Marines il regno di Atlantide. Kanon è rimasto il Marine di Seadragon ed è fedele al Signore delle Acque.
L’Anello del Nibelungo non è stato mai riesumato dall’oblio ed in una Asgard che vive in pace con il resto del mondo, Hilda ha abdicato in favore della sorella Flare rimanendo comunque Sacerdotessa di Odino*
In questa realtà June, Bronze Saint del Camaleonte, vive una vita da guerriera di Athena per cui ha lottato e sofferto.
Una vita che, comunque, non ritiene essere la sua perché sebbene serva devotamente la sua Dea la ragazza ode un Canto lontano che la invoca, al quale non può rimanere a lungo indifferente. Solo sulla scia di quel Canto, infatti, June potrà scoprire sè stessa...
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chameleon June, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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Nota dell'Autrice:
Questa storia nasce dal desiderio di raccogliere in una long fic le storie nate nella community di Gdr su Saint Seiya a cui appartengo. Siate benevoli, sto per narrarvi parte di ben quattro anni di scene di gioco. Per questo motivo mi sento di avvisare che, vista la sorgente da cui ho attinto per scrivere, i personaggi sono estremamente OOC. Sebbene così diversi dagli originali, comunque, restano sempre e (purtroppo) "figli" di Masami Kurumada.
Buona lettura a chiunque si avventuri!!



CAPITOLO 1

Spalancò gli occhi di colpo e si sollevò celermente, ansimando. Lo sguardo si perse immediatamente nel vuoto lasciato dal ricordo del sogno appena fatto, ed il sinistro rettile dell’ansia le avviluppò le membra lasciandola senza forze.

Le ginocchia volarono al petto e le braccia le strinsero, mentre la testa si eclissava in quel nascondiglio improvvisato. Erano giorni, se non settimane, che il suo sonno era turbato da visioni, sogni, incubi di varia natura, tutti comunque accomunati da un unico dettaglio: l’acqua…
Si alzò lentamente, cercando di riprendere possesso di se stessa. Quando si guardò allo specchio ciò che vide non le piacque affatto: la pelle, solitamente fresca e vitale, ora era spenta ed emaciata, mentre il vivido scintillio che aveva sempre colorato i suoi occhi azzurri ormai sembrava quasi un ricordo. Fissò per un istante la maschera, adagiata sullo sgabello accanto al letto, e ringraziò gli dei di avere l’obbligo di indossarla così da coprire la vergogna di quello stato.
Si lavò accuratamente, pettinando i lunghi capelli biondi e componendoli in una coda morbida che le cadeva lungo la schiena ed infine indossò gli abiti da allenamento.
Quando uscì dalla sua camera, situata presso gli alloggi riservati alle donne, la prima cosa che notò fu che era appena l’alba. Non una delle sue compagne era ancora sveglia, non l’ammirata e dotata Marin dell’Aquila, né l’eccentrica e scalmanata Shaina dell’Ofiuco, né l’anticonformista e vitale Yuzuria della Gru, né, cosa più strana, la ligia e severa Yuuri del Sestante.
Uscì dalla costruzione e si ritrovò nel cortile che dava su una grandissima balconata. Da quel punto si godeva una panoramica mozzafiato delle Dodici Case del Santuario, della Meridiana dello Zodiaco e della statua crisoelefantina di Athena Nike. Sospirò pensando quanto le fosse ancora estraneo quel luogo.
Non era giunta da molto al Grande Tempio ed anche se ormai qualche mese era passato faticava ad abituarsi. Il suo addestramento presso l’isola di Andromeda con il maestro Albione di Cefeo era stato lungo, intenso e sfiancante. Eppure alla fine ce l’aveva fatta ed era fiera di essere potuta entrare a testa alta al Santuario per reclamare l’armatura di bronzo del Camaleonte.
Il giorno dell’investitura, ricordava, avrebbe dovuto essere il più emozionante della sua vita… Ma così non era stato. Solo Shun di Andromeda se n’era accorto, ed aveva provato a chiederle cosa le capitasse, quelle rare volte che i suoi compiti di Saint tra i prediletti di Saori Kido gli permettevano di incontrarla per le vie tortuose del Grande Tempio. Nemmeno al suo più caro e vecchio amico aveva saputo dare una risposta. E come avrebbe potuto, se non riusciva a giustificare quello stato d’animo nemmeno con se stessa?
Ad accrescere ancora di più quel senso di oppressione ed inadeguatezza che la tormentava ormai da giorni, poi, c’era il fatto di non essere riuscita ad instaurare rapporti umani definibili quantomeno come decenti. Tra le altre guerriere l’unica con cui riusciva a scambiare qualche parola cordiale era paradossalmente Shaina, dotata di un’esplosiva personalità ma dai modi rudi ed alquanto bizzarri per una donna, anche se amazzone. Per quanto riguardava gli altri Saint, invece, in ben pochi di loro aveva riscontrato la predisposizione giusta ad accogliere persone che non fossero nate, cresciute ed addestrate al Santuario. Il solo rapporto vero, che era nato sulla base di una subitanea simpatia e stima reciproca, era riuscita ad instaurarlo con il Gold Saint del Leone, Aiolia. Il ragazzo l’aveva presa sotto la sua ala protettrice, forse spinto da un sentimento di empatia proveniente dagli anni bui che lo avevano visto emarginato a causa delle menzogne che giravano attorno alla figura di suo fratello Aiolos del Sagittario. June era diventata per Aiolia una specie di sorella minore.
Insieme a lui unicamente un’altra persona aveva dimostrato di avere veramente a cuore la sua persona, e questa era la giovanissima sacerdotessa di Athena, la venerabile Teano di Cisseo. Alla morte di Sion e con la redenzione di Saga, il quale era tornato a coprire solo la sua carica di Gold Saint dei Gemelli, la dea non aveva più un sacerdote che la celebrasse e che guidasse il Tempio. Poi, dal nulla, Saori si presentò alla Tredicesima Casa accompagnata da una fanciulla misteriosa, dai poteri taumaturgici ed il volto di una bellezza disarmante. Anche lei, tuttavia, era stata accolta con reticenza e forse era stato questo punto in comune ad averle portate ad avvicinarsi, sebbene Teano fosse più giovane di lei.
E poi… Quel richiamo. Quel senso di attrazione così forte che la spingeva a volersi allontanare da quella realtà. Quel canto soffuso e magico che, ormai l’aveva capito, solo lei udiva. Ed i sogni…
Scosse la testa, confusa, mentre i primi raggi del sole illuminavano la conca naturale che teneva celato il Tempio di Athena al resto del mondo. In quel momento, alle sue spalle, udì una voce che la fece sobbalzare, tanto le giunse inattesa.
-Di nuovo il vostro cosmo è in fermento, June. Una cosa che accede un po’ troppo spesso per essere così poco tempo che siete qui… Se non fossi la persona che sono penserei che dubitiate della nostra dea e della vostra missione… Saint del Camaleonte-.
Quando si voltò la vista del suo interlocutore la fece trasalire. Albafica dei Pesci! 
Lo vide muoversi lentamente da un cono d’ombra camminando nella sua direzione, bellissimo e serio come un angelo della morte.

Il Saint dei Pesci, per lei, rappresentava un serio enigma. Di fatti, come molte voci che circolavano nel tempio le avevano confermato, Albafica aveva fama di essere un personaggio solitario, schivo e scontroso. L’unica compagnia che sembrava allietarlo era quella delle sue rose venefiche, le quali gli avevano trasmesso la loro mortale caratteristica, motivo al quale tutti imputavano il voluto isolamento del Saint dal resto del mondo che lo circondava. Con questi assunti, perciò, le veniva da domandarsi, come mai le capitasse così spesso di notare la presenza di lui nelle proprie vicinanze.
Inizialmente non aveva dato peso alla cosa, imputandola al fatto che il Gold Saint fosse particolarmente guardingo con i nuovi arrivati, ma col passare del tempo quello che era un sospetto si era mutato in una certezza: Albafica la osservava, la scrutava tenendosi comunque lontano e, probabilmente, la valutava.
Si chiese se tutta quell’attenzione avesse a che fare con l’episodio che l’aveva coinvolta nei pressi della Dodicesima Casa, pochissimo tempo dopo essere giunta al Santuario ed aver ricevuto l’investitura,  ma subito allontanò il pensiero dalla sua mente. Che senso avrebbe avuto tutto ciò, quando il cavaliere d’Oro avrebbe potuto limitarsi a suo tempo a redarguirla per qualsiasi cosa avesse reputato sbagliata nelle sue azioni? No, doveva trattarsi di qualcos’altro, anche se non capiva bene cosa.
Quella, ai fatti, era la prima volta che le rivolgeva la parola e lei si sentì travolta da una ridda indescrivibile di emozioni, prime tra tutte il senso di inadeguatezza e il timore. Quando lui le fu vicino, perciò, abbassò lo sguardo al suono di quelle parole.
-Occhi bassi ed un silenzio che ha il sapore amaro di un assenso… Ditemi, ragazza: cosa mai dovrei pensare? Diventata Saint da così poco e già l’animo tentennante…-.
Lentamente June alzò nuovamente il volto verso di lui, incontrando due occhi seri, profondi e indicibilmente belli. Fu così che capì: Albafica la stava provocando. Con modi eleganti, voce suadente e distacco adamantino, ma la stava comunque spingendo ad avere una reazione.
Di colpo quella consapevolezza fece crollare tutte le sue reticenze.
-E’ un onore incontrarvi, nobile Albafica… Di nuovo-.
Non riuscì ad impedirsi di camuffare nelle parole ossequiose una frecciata: indubbiamente era ancora giovane e piena di incertezza, ma di certo né una donna senza orgoglio e dignità tanto da permettere a chicchessia, anche un superiore in grado, di bistrattarla sebbene con eleganza.
Il volto del Saint dei Pesci non tradì alcuna emozione mentre non staccava gli occhi dal suo volto coperto dalla maschera.

-Sapevo che non ci avreste messo molto a capire che vi stavo osservando, June… E spero caldamente che non me ne vorrete per questo. A mia discolpa posso dire che era da tanto tempo che non mi capitava di incrociare il cammino con una persona che stimolasse la mia curiosità come voi, fanciulla…-.
-Cavaliere... Vi prego di appellarvi a me in questo modo, nobile Albafica. Sono, si, una donna ma questa maschera che indosso fa di me un guerriero come voi-.
Non riuscì ad impedirsi di prendere un tono duro e la sua voce, in quel momento, vibrò di indignazione.
Notò le membra del Gold Saint irrigidirsi appena, ma solo un istante prima che l’uomo si prodigasse in un compito gesto di scuse portandosi la mano al petto e chinando il capo.

-Chiedo perdono, June. Non era mia intenzione mancarvi di rispetto…-.
Quella conversazione la stava mettendo a disagio, così cercò di accantonare la sua insicurezza e calarsi nel ruolo che il suo status le imponeva, ovvero quello dell’amazzone fiera e pragmatica.
-Ditemi, avete bisogno di qualcosa da me, Albafica, oppure devo interpretare questo vostro approccio come un mero filosofeggiare alla luce del sole che sorge?-.
Cercò con tali parole di arrivare ad un punto, che fosse sapere le ragioni della comparsa di lui oppure il riuscire a sfuggire alla sua presenza. Quell’incertezza la dilaniava e, dal momento che nella sua vita c’erano fin troppi arcani, almeno quelli a cui poteva porre fine di sua volontà li avrebbe dissipati senza indugio.
Gli occhi cerulei del Saint si assottigliarono appena, mentre di nuovo la avviluppavano in una morsa che non le diede scampo. Infine, dopo una lunga pausa, egli rispose.
-Era mia intenzione sincerarmi della vostra salute, June. Sebbene non ci conosciamo affatto, già da un po’ ho percepito qualcosa che turba il vostro cosmo e mi sorprende il fatto che nessun altro oltre me l’abbia fatto…-.
Mosse un passo verso di lei, e poi un altro ed un altro ancora, mettendola in condizione di indietreggiare fino a che la balaustra della balconata le tagliò completamente la fuga. In lei si scatenò una commistione di terrore e stizza quando si vide braccata a quel modo, e quel sentimento ibrido prese forma in parole che sottintendevano una velata minaccia ed una sottile provocazione.
-Ditemi cosa volete, Albafica, oppure cedetemi il passo. A breve l’intero Santuario si sveglierà ed entrambi avremo dei compiti da assolvere… O almeno così è per me-.
Un lieve sorriso si materializzò sulle belle labbra di lui, ed i suoi occhi scintillarono di una luce ferina. Quando parlò la sua voce era un sussurro, a poca distanza dal suo volto coperto.
-Io sono l'estremo difensore del Tempio... Cavaliere. A me non sfugge il dettaglio che potrebbe rivelarsi fatale per la sicurezza di questo posto e della nostra Dea. E se la mia attenzione è catturata da qualcosa di così anomalo da poter essere annoverato come minaccia, il mio compito è di andare fino in fondo...-.

-Io... Non capisco cosa c'entri questo discorso con me, venerabile Albafica...-.
Il volto di lui si avvicinò ancora. In quel momento  il Saint sembrava essersi trasformato nel più bello e letale tra i predatori. -Si che lo sapete, June... Come sapete che quella notte vi ho vista. Mi dovete una spiegazione, donna, e me la dovete in fretta prima che la mia mente, non avendo trovato alternative razionali, sia spinta ad inquadrarvi come minaccia per il Santuario...-.
Il respiro le mancò. Ma cosa stava dicendo? Un pericolo? Lei? Perchè mai sosteneva ciò? Perché non aveva denunciato la ragazza alla venerabile Teano affinchè prendesse provvedimenti?
La confusione ruppe la sua voce e balbettò nel tentativo di giustificarsi. -Io... Io... Non credevo che l'omessa denuncia di una tentata uscita non autorizzata fosse una cosa così grave, Cavaliere... Ho ritenuto che lo spavento per l'accaduto fosse sufficiente come lezione, per quell'ancella...-.

Albafica interruppe la sua elucubrazione con un soffio, digrignando i denti come fosse un felino pronto ad attaccare. Le fu evidente come il sole che l'intoccabile Saint dei Pesci stava perdendo la sua calma glaciale.
-Smettetela di fingere di non capire a cosa mi riferisco, June! Quanto accaduto, per me, ha dell'impossibile: avreste dovuto essere morta, ed invece siete qui, davanti a me e a distanza di giorni, in perfetta salute come se nulla fosse successo!-.
-Ma cosa...-.

Il suo tentativo di chiedere di nuovo spiegazioni venne interrotto bruscamente da un gesto che da lui non si sarebbe mai aspettata. Di fatti, senza preavviso alcuno, Albafica le prese il braccio sinistro e le strappò le bende con cui si era fasciata mano ed avambraccio. Da sotto le strisce di stoffa scomposte, subito, comparvero a segnare le sue carni eburnee dei segni di ferite e lacerazioni recenti che si stavano evidentemente rimarginando.
Tremò al contatto violento con il Gold Saint e per il timore di quello che lui avrebbe potuto farle. Alzò rapida gli occhi sul viso di lui, che pure in quell'istante le apparve come esitante e confuso ma che subito si riprese strattonandola per mostrarle i suoi stessi segni.

-Sto parlando di questi! E ora parlate o mi vedrò costretto a...-.
-June, sei tu?-.
La voce di Shaina giunse provvidenzialmente dall'interno, rompendo un momento di tensione altissima e dando a June la possibilità di svincolarsi dalla morsa che Albafica esercitava sul suo polso e fuggire, rapida ed impaurita.
Il Cavaliere d'Oro non si mosse per qualche istante, nemmeno per voltarsi e guardare dove la ragazza stesse scappando. I suoi occhi rimasero persi nel vuoto fino a quando non sollevò una mano per osservarla con occhi colmi di sconcerto e stupore.
Era sconvolto, anche se non l'avrebbe ammesso mai. Quella era la prima volta, dopo dieci lunghi anni, in cui toccava nuovamente una persona... Il calore della pelle, la morbidezza e il brivido del contatto umano... Erano cose alle quali, a causa del suo sangue velenoso, aveva dovuto rinunciare per l'altrui sicurezza. Fino a quel momento, in cui aveva rinunciato ad ogni precauzione per avere la conferma di un sospetto. Conferma che, come aveva previsto, era giunta.
Quello che non aveva previsto il solitario ed asociale Cavaliere dei Pesci, però, era l'effetto devastante che il tremito scaturito da quella piccola amazzone avrebbe avuto su di lui.



L'Angolo di June
Ebbene... Faccio subito una premessa. Se c'è qualcosa che non capite, non è una falla della trama. Ogni cosa verrà spiegata a tempo debito.
Sarò breve, stavolta... Salvo disastri naturali (tra cui tsunami di pigrizia o terremoti di noia, che nel mio mondo sono assai frequenti) conto di aggiornare con cadenza settimanale.
Spero vivamente che siate in molti a leggere questa fic, se non altro perchè è frutto di uno sforzo congiunto di più menti unite dalla passione per Saint Seiya.
Approfitto della sede per dedicare quest'opera alla community facebookiana di Gdr "GT", dove in quattro anni ho conosciuto persone che ad oggi sono tra i miei amici più cari: ragazzi, senza di voi tutto questo non esisterebbe. Vi voglio bene.
Concludo ringraziando in modo speciale la persona che mi beta, ovvero un ragazzo eccezionale che ho avuto l'onore di conoscere sempre in ambito facebook/Saint Seiya e con cui, da ormai quasi quattro anni, ho l'onore ed il privilegio di condividere passioni, casa e vita... Il mio fidanzato e presto marito Ivano.
Non ho altro da aggiungere, se non che spero in un'alta aderenza... Perchè ne vale la pena. Lo giuro sui Beatles!


June di Dolphin

   
 
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