Pugnalata
Non
ci può essere profonda delusione dove non c'è un
amore profondo.
Martin
Luther King
Cho lo
guardò voltarsi.
Si
voltava sempre.
Lo
guardò andarsene.
Se
ne andava sempre.
Seguì
il profilo dei muscoli delle sue spalle, di
come si contraevano mentre stringeva la mano del suo migliore amico;
conosceva
ogni singolo pezzetto di carne di quel corpo giovane, ma allo stesso
tempo
immensamente adulto.
Lo vide mentre
si spettinava i capelli, in quel
gesto così naturale, che avrebbe tanto voluto scattargli una
fotografia,
appenderla al muro e guardarlo sempre ripetere quell’azione.
Quando lui era
nelle vicinanze, il suo cuore
prendeva a martellare, come se minacciasse di implodere per
l’emozione, per la
smania di saltare nelle braccia del ragazzo e donarsi una volta per
tutte a
lui.
Come se non
fosse già successo.
Il
suo cuore apparteneva già a lui.
Eppure, lei era
quella che rimaneva nell’ombra,
quella carina e timida, ma intoccabile; la cotta passeggera del
Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto, la distrazione che aveva preceduto la
tanta
amata Ginny Weasley.
Ginny Weasley
che aveva appena appoggiato una di
quelle sue mani candide sulla spalla di lui, facendo una lieve
pressione,
inducendolo a voltarsi verso di lei, per rivolgerle uno di quei sorrisi
che
solo lui era in grado di fare.
E poi la
baciò.
E lei fu
costretta a voltarsi, a trattenere a stento
le lacrime, che come ogni dannata volta fremevano per uscire, per fare
vedere a
tutti quanto lei fosse la sedotta e abbandonata, la vittima di un amore
non
corrisposto.
Perché
era davvero così.
«Mi
piaci un sacco, Harry.»
Doveva esserci
lei al posto di quella rossa. Lei.
Doveva essere
lei quella baciata da Harry.
Finalmente
le loro labbra si
incontrarono, in un sigillo d’amore non proferibile a parole.
La
lingua di Harry si mosse
impercettibilmente, in un modo timido ed impacciato che tanto lo
rappresentava,
e le fece tenerezza, come ogni volta in cui si inciampava mentre la
guardava di
sottecchi, o quando le rivolgeva uno dei suoi sorrisi radiosi.
Era
così bello.
Incrociò
le mani attorno al suo
collo, premendosi di più al torace magro del ragazzo, che
emise un debole
gemito, al contatto dei loro corpi.
Non
si era mai sentita così
completa.
E,
per quanto le potesse fare male
il ricordo di Cedric, per quanto le potesse sembrare di tradirlo o si
sentisse
colpevole, non poteva reprimere tutto quel desiderio che nasceva in
lei, ogni
volta che guardava dentro a quegli splendidi occhi verde smeraldo.
Non
poteva negare che le sue labbra
sembrava fatte per incontrarsi con quelle di Harry, che continuava a
massaggiarle i fianchi con le sue tiepide mani.
Si
rese conto che il Grifondoro
aveva smesso di baciarla, solo quando sentì il freddo
colpirle le labbra.
«È
perfetto, Cho.»
Era
davvero perfetto.
E
adesso era lì, impalata, sola a guardare Harry Potter e
Ginevra Weasley scambiarsi
una serie di effusioni che sarebbero dovute toccare a lei.
Ginny
ed Harry
Ginny
ed Harry
Ginny
ed Harry
Cho ed Harry
Era sempre stato
così, lo aveva sempre saputo,
dopotutto. Era stata consapevole fin dal primo istante in cui i loro
sguardi si
erano incontrati, che non sarebbe durata, perché lui era Harry Potter, il Prescelto, colui che
doveva sconfiggere
Tu-Sai-Chi. Ma ciò che era ancora più ovvio,
erano le occhiate che lui lanciava
alla piccola Weasley, quando la sorprendeva in compagnia di Dean Thomas.
Aveva sempre
saputo che Ginny Weasley glielo avrebbe
portato via.
Non sarebbe
dovuta finire così.
«Harry,
la vedi la neve?» mormorò
con la sua solita voce debole.
Il
ragazzo le accarezzò i capelli,
facendole venire i brividi lungo la schiena, come succedeva ogni volta
che la
toccava.
Sarebbe
mai cambiata la sensazione
di felicità
che provava quando lui la stringeva tra
le sue braccia?
«Si.»
Le
finestre della Stanza delle
Necessità erano ampie, forse perché la sala
cambiava a seconda delle esigenze,
e lei ora necessitava di quelle grosse vetrate. I fiocchi di neve si
erano
posati sul parco, creando una vasta distesa di candore, a dare un senso
di pace
a quello splendido posto.
«Non
è bellissima?»
Harry
la fece voltare, così si
ritrovò a cavalcioni sulle sue gambe, gli occhi puntanti in
quelli di lui,
verdi e colmi di emozioni inafferrabili, dolori profondi di chi ha
visto la
morte in faccia.
Sul
volto del ragazzo comparve un
sorriso sincero, che le impedì di non ricambiare; accadeva
sempre così: quando
lui sorrideva, il mondo sembrava divenire perfetto.
«Tu
sei bellissima.»
Alcune volte,
Cho desiderava che quella maledetta
ragazzina dai capelli rossi e gli abiti di seconda mano svanisse nel
nulla,
come se non fosse mai esistita.
Anche a Ginny
parlava in quel modo dolce e
protettivo con cui si era rivolto a lei? Stringeva anche lei in quella
morsa
affettuosa, che ti impediva di respirare? Guardava anche lei con quella
faccia
da pesce lesso che avrebbe fatto tenerezza a chiunque?
Non era
così che sarebbe dovuta andare.
Era una
Corvonero, l’intelletto faceva parte di lei,
ma nonostante quella dote affascinante, non era stata in grado di
mettere da
parte i suoi sentimenti per Harry e continuare la sua vita: aveva
voluto
rischiare, aveva vissuto i mesi più felici della sua vita,
mano nella mano con
lui.
E poi era tutto
finito, come uno di quei bei sogni,
che quando ti svegli la mattina desideri con tutta te stessa siano
reali.
Ma nessuno
avrebbe mai pensato che Harry Potter
avesse fatto del male a Cho Chang, perché era troppo buono
per poter ferire
qualcuno, troppo Grifondoro.
E invece
l’aveva pugnalata.
Le aveva
tranciato la pelle, lacerato la carne,
infilato una lama d’argento dentro di lei, girando il
coltello, maciullandole
le ossa.
L’aveva
uccisa.
«Sono
solo invidiosi, Harry.»
Si
era ritrovata a consolarlo,
mentre uno dei soliti gruppetti di Serpeverde lo aveva denigrato,
dandogli del
bugiardo.
Ma
Cho sapeva che il suo
ragazzo ̶ oddio, suonava
così bizzarro ̶
stava dicendo la verità, perché
Cedric non era morto a causa di un
incidente.
Ogni
volta che pensava a Diggory,
le lacrime cadevano veloci sulle sue guance, e anche in quel momento,
non fu in
grado di trattenere il pianto, che scoppiò facendola
singhiozzare.
Guardò
in quegli enormi occhi
verde, mentre sentiva i suoi umidi, sperando di ottenere un appiglio.
Perché ne
aveva bisogno.
Aveva
bisogno di un’ancora che la
portasse a riva, non voleva più affogare
nell’oceano profondo, senza nessuno.
Da sola.
Ma
Harry non disse nulla, non fece
nulla.
Si
voltò.
E
se ne andò.
Sentì
il cuore rompersi in due, come uno di quegli oggetti di vetro, fragili
e deboli,
che devi maneggiare con cura; ed Harry non era stato in grado di
trattarlo con
rispetto, nemmeno di scavare insieme nelle
profondità dei loro spiriti.
Quel
ragazzo che aveva affrontato Lord Voldemort svariate volte, non aveva
avuto il
coraggio di sondare il suo animo, di lavorare con lei per riportare a
galla le
ferite dovute al dolore che condividevano, la morte di Cedric.
Harry
non aveva superato i loro abissi.
L’aveva
pugnalata.
Cho
lo guardò voltarsi.
Si
voltava sempre.
Lo
guardò andarsene.
Se
ne andava sempre.
~
Sono
stata anche io, come credo maggior parte di voi, una sostenitrice
dell’amore
tra Harry e Ginny. Eppure, mi sono soffermata a pensare alla povera
Cho, a come
dev’essere stato straziante il fugace rapporto avuto con il
Prescelto; le cose
che non sono state dette, insomma.
Spero
abbiate apprezzato, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate.
Eryca.