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Autore: FairLady    20/07/2012    3 recensioni
Mini Fan Fiction che vede come protagonista Joseph Morgan alla prese con un nuovo personaggio. E' la prima volta che mi cimento con lui, perciò siate clementi! ^^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lisa correva e perdifiato per le strade del centro.
Come al solito si era alzata tardi e aveva dovuto fare tutto di fretta. Non poteva arrivare in ritardo anche quel giorno! 
La sua responsabile voleva affidargli un nuovo compito, sul campo questa volta!
Si era largamente stufata di piccoli lavoretti in ufficio che anche un alunno di quinta elementare avrebbe saputo portare a termine. 
Aveva bisogno di contatto. Di conversare. Di vivere fuori da quelle quattro mura. 
Il cellulare vibrò nella tasca. Lo prese mentre scendeva le scale della metro, zigzagando tra i corpi addormentati dei milanesi che si trascinavano verso i treni.
“Se fossi in te m’inventerei qualcosa per essere qui prima di subito!” 
Valentina, la collega di Lisa. Sempre puntuale, anzi. Maniaca del tempo. Arrivava sempre con almeno mezz’ora d’anticipo. In verità il motivo era molto semplice. Le piaceva stare a chiacchierare con le altre college mattiniere, durante il primo caffè della giornata. 
Probabilmente Marianne, la loro grande capa, era già arrivata e si stava chiedendo come mai la piccola di casa non fosse ancora giunta nel suo ufficio!
Ma quel giorno il destino era decisamente benevolo. Il treno impiegò un quarto d’ora in meno a raggiungere Cordusio e da lì alla sede della società c’erano solo settantotto passi. Li aveva contati, una sera, dopo un aperitivo di troppo con Neil e Vale. 
Giunse trafelata alla sua scrivania ma non appena incrociò le lancette dell’orologio, si afflosciò come un palloncino bucato sulla sua poltroncina in finta pelle. 
“Non so come fai a cavartela sempre, ma ce l’hai fatta anche oggi.” Le disse Vale sorridendo e porgendole un caffè macchiato tiepido, senza schiuma. Quello di sempre.
“Come farei senza di te?”
D’un tratto la linea di Lisa tuonò. Il capo chiamava all’azione.
 
“Purtroppo Karina si è fatta male in un piccolo incidente stradale ieri pomeriggio.” Disse la dottoressa Carpenter, Marianne, mentre studiava apparentemente concentratissima dei documenti senza degnare di uno sguardo la ragazza, impalata davanti alla grossa scrivania di mogano.
“Ovviamente penso che tu non sia ancora pronta ma non ho altri a cui affidare questo servizio.”
Ah, si, pensò Lisa, era proprio gratificante lavorare per quella donna!
“Non la deluderò, miss Carpenter.”
“Lo spero,” finalmente la sua aguzzina si decise ad alzare il volto da quei fogli e le sorrise. Uno di quei sorrisi falsi come una moneta da cinque euro. “Carla ti darà tutte le indicazioni. Devi essere al Visconti per le dieci.”
La piccola biondina buttò un occhio furtivo all’orologio. Erano le nove e mezza. 
Quella donna era decisamente pazza! 
Uscì fuori dall’ufficio come una furia e, senza quasi proferire verbo, strappò la cartellina che portava la scritta Visconti dalle mani di Carla.
“Grazie, ci vediamo!” Lanciò un bacio volante a Vale e scappò fuori in cerca di un taxi che avesse poteri fighi come i razzi propulsori o, ancora meglio, il teletrasporto!
 
“Eccola, finalmente! Signorina McKenzie, non è certo questo il modo di iniziare un rapporto di collaborazione!”
Lisa porse la mano alla signora che, leggermente inviperita, la guardava da sopra un paio di lenti così piccole che probabilmente non servivano a niente se non a renderla ancora più antipatica di quel che era.
“Io sono Lisa. Lisa Maneschi. – la donna ossuta rispose mollemente alla stretta – la signorina McKenzie si è sentita poco bene e hanno mandato me…”
“Sono certa che il servizio non contemplasse un ritardo di mezz’ora. – le rispose asciutta mentre le faceva strada attraverso una fila di porte nere e dall’aspetto inquietante. – la porto dall’addetto stampa.”
Poco più avanti, quando il corridoio finì in uno spazioso androne, un uomo con una dubbia capigliatura molto 80’s venne loro incontro e le sorrise. Sembrava più aperto mentalmente che non la sua collega. Questo fece rilassare Lisa un poco. 
Peccato che quella sensazione di leggerezza andò a farsi benedire quando le venne consegnato il pass e la locandina dell’evento. 
Stava prendendo parte ad una convention di uno dei pochi show televisivi in grado di appassionarla!
Pregò in ogni lingua conosciuta dal popolo terrestre che non ci fosse una certa persona. E anzi, aggiunse alla preghiera che, nel caso fosse stato presente, non toccasse a lei lavorare con lui. Era certa che, nel caso, deludere Marienne sarebbe stato inevitabile!   
 
“Miss Manesca…” la simpaticissima signora stava facendo di tutto per irritarla. Ormai era chiaro.
“Maneschi, signora. Maneschi!”
Neanche l’aveva sentita probabilmente. 
“Miss Manesca . Questo è Craig Thomas. L’addetto stampa. Le farà conoscere le persone con cui lavorerà e le mostrerà la sala ristoro dello staff.”
Non fece in tempo a terminare la frase che già era scomparsa in mezzo ad altre persone. Lisa sospirò cercando di calmarsi. L’arpia se n’era andata e questo signor Thomas aveva un aspetto decisamente più umano. Doveva solo esser certa di non aver a che fare con quell’uomo che solo al pensarlo le faceva dimenticare il proprio nome, e le cose sarebbero andate a meraviglia!
“Non faccia caso a Dorothy. Pensiamo tutti che sia una stronza patentata. Da ora in poi sarà come in famiglia!”
Aveva ragione su di lui. Era davvero umano!
La condusse lungo l’ennesimo corridoio e mentre camminava, da lontano, le sembrò di scorgere qualche viso noto. Ne ebbe la certezza quando arrivò nei pressi di alcune porte rosse.
“Steven McQueen”
“Candice Accola”
Leggeva mentalmente e contemporaneamente pregava.
“Kat Graham”
“Ian Somerhalder”
Il fiato le si fermò in gola quando lesse il nome sull’ultima porta.
“Joseph Morgan”
Era lì. In quello stesso stabile. Probabilmente a pochi metri da lei. Sentiva il cuore pompare leggermente più forte mentre combatteva contro se stessa per tranquillizzarsi.
E’ lavoro, Lisa. Lavoro. 
Conoscenza. Concentrazione. Capacità. Le 3 famose C che Marianne le aveva insegnato.
Craig bussò ad una sesta porta senza nome e qualcuno lo invitò ad entrare.
Lisa rimase senza fiato per l’emozione.
Ian Somerhalder e Candice Accola stavano mangiando seduti su un divano e guardavano proprio nella sua direzione.
“Ragazzi, lei è Lisa.” 
I due le si fecero incontro e le strinsero la mano. 
“Sarà la vostra traduttrice per questi tre giorni di Con e – l’uomo fece una breve pausa – questo forse non te l’hanno detto ma diciamo che sarai anche una specie di assistente.”
Già. Questo non lo sapeva. 
“Assistente, tipo? Portare i caffè, consegnare camicie inamidate e robe simili?”
Certo, la ragazza non badava ai dettagli. Il lavoro alla WorldTransLiving era importante. Vitale. Ma di certo non era pagata per far la cameriera. Nemmeno per i suoi attori preferiti.
“Tranquilla, Lisa. Non siamo delle star snob che ti faranno sdraiare sulle pozzanghere per non bagnarsi le scarpe firmate…”
Il sorriso di Candice la rasserenò. Era davvero dolcissima. Le era sempre piaciuta ed in quel momento capì che sarebbero andate d’accordo. 
Ian alzò le sopracciglia e con un sorriso beffardo le disse:
“Vorrei due uova strapazzate ma non troppo, possibilmente appena sfornate da una bella gallina americana. Grazie.”
Lisa strabuzzò gli occhi ma l’attrice bionda assestò una gomitata poderosa sul fianco del ragazzo.
“Non metterla in soggezione per favore, brutto idiota!” poi, guardando la ragazza… “E’ sempre scemo così, non farci caso!” 
“Bene – interruppe Craig – vedo che siete già in sintonia. Divertitevi!” 
La salutò con una pacca incoraggiante sulla spalla e si dileguò.  
 
“Il tuo inglese è davvero eccellente. Dove hai studiato?”
Lisa e Candice stavano facendo colazione in attesa dell’inizio del primo panel intorno alle dodici. Ian era al telefono. Da più di un’ora. 
“Ho vissuto con mio padre qualche anno in Inghilterra.” Le rispose, tranquillamente.
Non aveva visto in giro Joseph e con i due ragazzi che avrebbe dovuto seguire in quei tre giorni, si trovava davvero bene. Passata l’emozione iniziale le sembrava di stare tra amici.
“Oh, che bellezza! Adoro l’Inghilterra!” cinguettò estasiata l’attrice. “E’ chiaro, quindi, da dove arrivi la tua pronuncia perfetta!” 
“Si beh, in realtà ho vissuto anche in alcune zone dell’America. Sono nata in Italia ma che ci vivo sono solo due anni.” 
“Accidenti!” l’attrice pareva seriamente colpita dalla vita della ragazza. “E se posso, come mai tuo padre ha girato tanto?” 
“Lui è… beh, era un Marines.”
Lisa amava davvero poco parlare della sua vita privata. Specie di suo padre che, morendo, l’aveva lasciata praticamente da sola. Aveva appena imparato a fare in conti con la sua perdita. Non si sentiva ancora pronta a condividere certi avvenimenti.
Candice sembrò capire al volo la situazione e cambiò argomento.
“Allora, Som. Come va quel discorso della fondazione?”
“Diciamo che ci siamo quasi. Entro qualche mese dovremmo iniziare…”
Il ragazzo moro sorrise all' amica.
Poco dopo, quando Lisa ormai credeva di aver superato il peggio, la porta si spalancò.
“Ehy, ragazzi!”
Joseph Martin, in arte Morgan, fece il suo ingresso nella stanza che all’improvviso per la ragazza si fece piccola e soffocante.
La presenza dell’attore riempiva ogni spazio intorno a lei.
Devo riuscire a controllarmi o mi beccheranno subito!
“Finalmente, Jos. Pensavamo non arrivassi più!”
“Eh, prova un po’ a dirlo a Missmitrovoinitaliaedevoesseresupercool!”
Dietro di lui comparve Kat. E ancora dietro comparve Tarquin, un collega della WorldTransLiving. Evidentemente l’”assistente-traduttore” della coppia Graham/Morgan.
Joseph, Lisa poteva giurarci, sembrò incatenare lo sguardo alla sua esile e delicata figura. O forse era quello che la ragazza avrebbe voluto ardentemente. Fatto sta che con la scusa di recuperargli una copia del Times all’edicola dell’albergo, l’attore fece uscire dalla stanza Tarquin. Rimase in quella specie di cucina ormai ridotta ad un minuscolo loculo con lui e le altre tre star. Ma l’unica cosa che riusciva a vedere erano quegli occhi azzurri che parvero rapirla e quelle labbra piene e, ne era certa, morbidissime che non facevano altro che invitarla verso di loro. 
 
"Adesso ditemi che è uno scherzo, per favore?" 
Joseph parve seriamente indispettito nonostante il suo accento british ed estremamente sexy trasformasse la sua voce in una splendida melodia. Lisa ne era estasiata.
"Che succede, Jos?" 
Kat lo guardò di sbieco.
Lui puntò un dito direttamente su Lisa. Il suo sguardo serio strideva con la piega maliziosa e divertita che aveva assunto la sua bocca.
"Lei! A noi è toccato il cugino di zio Fester e a voi la Principessa del Castello?"
La ragazza in questione, la Principessa del Castello per l'appunto, a quel complimento sentì le gambe cedere sotto al peso dell'imbarazzo. Anche se in cuor suo avrebbe voluto una sola cosa: che tutti sparissero e li lasciassero soli.


Buonciao a tutti! 
In questo periodo in cui la mia ispirazione mi ha un pò abbandonata, spolvero questa breve ff che è nata come un esperimento. 
Io sono team Ian convinta e raramente scrivo di qualcuno che non sia lui....ma dato che ultimamente anche Joseph mi intriga parecchio, ho voluto fare questo tentativo... Vediamo un pò se l'inizio vi piace! ;)
Fatemi sapere....
A presto!
   
 
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