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Autore: BlueWhatsername    20/07/2012    2 recensioni
Mi andava di scrivere, ecco tutto! :) Avete presente quelle idee che vi prendono e vi tormentano? Ecco! E quindi, buona lettura! :)
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Tutto stava procedendo lentamente. Troppo lentamente. Tic-tic... Anche le gocce di pioggia che battevano sul vetro stavano diventando monotone, quella sera. La mano si posò sul pelo folto del suo orsacchiotto preferito, quello con cui dormiva da piccola. Ce lo aveva ancora lì... Appoggiato sul letto. Come monito di un'epoca passata. Epoca... Che parolone. Si trattava semplicemente di un passaggio obbligato, una via che tutti percorrono, volenti o nolenti. Ma accarezzarelo la faceva sentire al sicuro, priva di delusioni o incertezze... Le riscaldava il cuore. Senza nemmeno rendersene conto, si trovò rannicchiata contro la spalliera del letto, incapace di muoversi, incapace di pensare, incapace di realizzare che in realtà tutto era una finzione. A che serviva accarezzare un vecchio peluche, se poi non c'era nulla di vero attorno? Dove stava la serenità che quell'oggetto conteneva... Dove era andata a finire la sua vita VERA? Stava meglio prima... O adesso? Si strinse le ginocchia al petto, con il cuore martellante... impazzito di emozioni. La stanza non le era mai sembrata così grande e allo stesso tempo così vuota come in quel momento. Si sentiva stupida... Stupida e fragile in una maniera ingiustificata. Regina, perchè lo era, e ormai da troppo tempo... E allo stesso tempo bambina che accarezza il suo orsacchiotto preferito. "Arriverà il momento in cui i battiti del mio cuore eguaglieranno le gocce di pioggia..." pensò stupidamente. Ci sarebbe stato un momento, magari, in cui si sarebbe confusa, persa, in quel mondo che tanto la chiamava. Sentirsi se stessa e non qualcun'altro... Sentirsi donna e non l'immagine che altri comandavano. Prima suo padre, poi suo fratello... E infine suo marito. Certo, la amava. Ma non come amava se stesso. Un'intera vita spesa agli ordini del suo orgoglio e della sua intraprendenza. Prima ancora di suo marito, erano questi i suoi padroni: le emozioni di lui... Quelle emozioni che glielo avevano fatto amare e poi odiare. Un colpo alla porta la fece sobbalzare.

"Chi è?" chiese con voce tremante.

La risposta non arrivò. Gli occhi indagavano la fiamma tremula delle candele, i sussurri che il silenzio confondava alla pioggia... Il buio che la serratura si divertiva a mescolare ad una luce che molto probabilmente non c'era. O che magari preferiva pensare non ci fosse.

"Chi è?" ripetè più forte, sollevandosi in piedi. La vestaglia le ricadde fluida ai piedi, blu come i suoi occhi, liscia come un'ombra che scivola dietro al suo padrone.

Silenzio. Ancora quel maledetto silenzio. I passi cominciarono senza che essa avesse ordinato alle proprie gambe di muoversi. Lenti, sinuosi, trepidanti. Come il suo cuore, spaventato ed eccitato allo stesso tempo. Come molte notti prima, magari. La mano si mosse timidamente sulla maniglia, in risposta ad una voce che, muta al resto del mondo, le ronzava nelle orecchie... Cosa le sarebbe costato aprire? Trasse un gran respiro... Nulla, molto probabilmente. Forse, solo la sicurezza di sentirsi viva, e sfacciatamente libera, per una volta. 

  
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