Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: xbiebection    20/07/2012    4 recensioni
'Perchè baby quando sei con me
è come se un angelo venisse e mi portasse in paradiso.
perchè quando guardo nei tuoi occhi
non potrebbe andare meglio."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Ero seduta sulle scale della scuola, mangiandomi uno yogurt, da sola, guardando i vari gruppi di ragazzi in cortile ridere e scherzare.

C'erano i secchioni, intenti a parlare di scuola, confrontando i loro compiti e le loro ipotesi scentifiche; gli sfigati stavano seduti in giardino, erano molto simili a quelli della mia vecchia scuola, ma se in passato ero io a non volerli cagare nemmeno di striscio, questa volta erano loro che non parevano minimanente interessati alla mia presenza, come se quasi non ne fossi degna. Al centro, sedute ad un tavolo c'erano le ragazze popolari. Pensai subito che fossi delle 'figlie di papà'. Non che io avessi qualcosa contro le figlie di papà, anzi, questo argomento ha a che fare con me più di quando immaginiate, ma parevano tutte delle Barbie, foggiavani i loro abitini nuovi, rigorosamente firmati, dandosi mille arie e spettegolando su quanto fossero già fuori moda le ultime Gucci uscite solo qualche mese fa, e su come invece fossero fantastiche le ultime Manolo e su come si adattassero alla perfezione con le loro borse Louis Vuitton. Questi di certo dovevano essere i loro problemi esistenziali, i problemi che riempivano quotidianamente il loro piccolo cervellino. Avevo sempre sostenuto che per essere alla moda non bisogna spendere capitali, dipende tutto dal tuo buon gusto e non dal tuo portafoglio... ma sto dilagando, torniamo a concentrarci sulle ragazze. Di tanto in tanto lanciavano continue occhiatine a un gruppo di ragazzi, bisbigliavano tra loro e ogni tanto scoppiavano a ridere come delle ochette. I ragazzi le guardavano, alcuni le facevano l'occhiolino, altri ridevano, probabilmente alle battute cretine che aveva fatto uno di loro sulle quelle ragazzine superficiali. La mia concentrazione si spostò sui ragazzi in questione e notai dal loro abbigliamento che erano skaters.

Mi fermai a guardarli, a fissarli con attenzione. C'era Charles, ovvero Chaz, un ragazzo alto, di corporatura media che indossava dei jeans stretti e una maglia blu elettrico extralarge, con un cappellino rosso, un tipico degli skaters d'altronde. Aveva un viso dolce, non sembrava far parte di quel gruppo; era il ragazzo più divertente, buffone, e scemo dei suoi amici, e aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra; Vicino a lui c'era un ragazzino basso, Dylan: avrei detto fosse il fratello minore di Chaz, se non sapessi frequentasse la mia stessa classe. Dietro le spalle di Dylan c'era Ryan. Aveva i capelli corti, un viso serio, fin troppo serio per un ragazzo della sua età. Vestito anche lui da skater, come la sua combricola del resto. Sembrava il più grande di tutti, e non capivo se fosse solo per la statura, o dall'espressione che portava sul viso. Stava sempre a fianco di un ragazzo, girato di spalle. Poco dopo, scorsi il suo viso.

Era Justin. Justin Bieber.

Aveva un viso angelico. Due occhi profondi e intensi, come miele, in cui mi ci perdevo. Un nasino delicato, come non avevo mai visto prima, e una bocca ben definita e carnosa e guardandola pensai chi fosse stata la fortunata ad avere il privilegio di affondare le sue labbra in quelle del ragazzo. I suoi capelli erano qualcosa di indefinito, magico. Non avevo mai visto una cosa del genere. Per quanto altri ragazzi avevano quella pettinatura, addosso a lui, era qualcosa di assurdo. Perfettamente a posto. Anche quando scuoteva la testa, si toccava la frangia per aggiustarseli un attimo, erano ancora lì, come li aveva lasciati pochi secondi prima. Non era altissimo, ma sempre più di me; era magro, ma non troppo, e sotto le maniche della maglia, si scorgevano le sue imponenti braccia muscolose. Non avrei mai creduto che un ragazzo così magro potesse avere anche dei muscoli. I jeans neri gli cadevano a pennello, sotto quelle supra grigie che lo caratterizzavano. Sembrava il ragazzo più dolce, delicato del mondo. Sembra la perfezione in persona, e pensai che madre natura si era data davvero da fare con quel ragazzo.

Parlava con i suoi amici di quello che avrebbero fatto nel pomeriggio.

"Dopo l'allenamento, potremmo andare al parco con gli skate, è proprio una bella giornata e non voglio perdermela stando in casa" disse Ryan, guardando Chaz.

"Certo, mi sembra ottimo. Sempre se il nostro J adorato abbia tempo da dedicarci....Hey pianeta Terra chiama Justin, Justin ci ricevi?" Dylan e Chaz scoppiarono in una fragorosa risata ma Justin sembrava perso, guardava altrove, verso le ragazze. Ovvero, verso LA ragazza.

Vanessa Bolton, gli passò accanto, sussurandogli all'orecchio.

"Dopo gli allenamenti da me?"

Lui la guardò, sfoderando il suo sorriso sghembo.

"Non mancherò, Nessa."

Le sue amiche la seguirono, guardando Justin compiaciute e si avviarono verso la scuola.

"Ci vediamo a casa mia amoruccio? Così possiamo sbaciucchiarci e parlare di quando ci potremo sposare e di quanto sarà fantastica la nostra vita insieme."

"Certo patatina, a casa tua, non vedo l'ora di vederti e baciarti, mmmhh."

Fecero l'eco Ryan e Chaz, imitando due ragazzi che si baciavano. Justin li spintonò entrambi sorridendo, e gli altri due scoppiarono a ridere.

"Smettetela idioti. Non sono fatti vostri. E poi, Ryan. Io non ho quella voce."

"Tu credi di non averla amico."

E si avviarono anch'essi verso la scuola.

Un ragazzino, gli andò addosso, e Justin, lo prese per il collo della maglia e lo spintonò via violentemente.

Restai impietrita: quel ragazzo non l'aveva fatto di proposito, non vedevo il motivo di scaldarsi in quel modo.

Quei quattro ragazzi, si diressero verso le scalinate della scuola e quando mi accorsi che Justin mi stava fissando, abbassai lo sguardo velocemente, pregando che non mi avesse notata.

Mi passò in parte, ma J si fermò vicino a me.

Mi fissava con gli occhi di chi era curioso, curioso di scoprire cosa fosse quell'essere che aveva davanti, quell'essere non classificato, e che se ne stava lì da solo, a mangiarsi uno yogurt.

"Ragazzi, guardate. Questa dev'essere..."

"Sharon." Dissi anticipandolo, con un fil di voce.

"No, in verità volevo dire la nuova sfigata. Non hai fatto ancora amicizia con quelli della tua specie, tesoro?" i suoi amici si misero a ridere, fissandomi in attesa di una mia risposta.

"Veramente no. Sono un po' timida." io ero tutt'altro che timida a dirla tutta. Gli avevo detto così solo perchè conoscendo il mio caratteraccio e, con la sua arroganza avremmo finito per litigare, e io non volevo creare inconvenienti e farmi una brutta reputazione già dal primo giorno.

Non osavo guardarlo in faccia; avevo paura di vedere la sua espressione, sapere cosa stava pensando. Era già abbastanza difficile stare in questo posto. Con mio grande stupore, si avvicino, si chinò davanti a me, e mi prese il mento, alzandomi il viso. Mi spostò una ciocca di capelli dalla faccia, e ne prese un'altra sulla spalla, con cui iniziò a giocarci divertito.

"Sei così timida da non riuscire a guardarmi in faccia, piccolina?"

Mi guardava con aria di sfida. Piccolina? Hey, ragazzo. Abbiamo la stessa età. Piccolina mi chiama mio padre, piccolina si chiama una bambina per consolarla mentre piange, perchè le si è appena rotto un giocattolo. PICCOLINA. Mi aveva chiamata proprio così. Iniziai a sentire la rabbia salirmi su per lo stomaco, fino ad arrivare fino alla gola, lì dove bruciava. Chi era questo impertinente che osava disturbarmi offendendomi durante la mia ricreazione?

"Hey, splendore. Mi rifiuto di guardarti in faccia perchè mi fai talmente schifo che i miei occhi non potrebbero sopportarlo."
tutto d'un fiato.

Lui restò sconcertato per un po', perplesso. Vedevo i suoi amici sorpresi, quasi allibiti, come se il loro Leader non avesse mai ricevuto una risposta del genere da parte di una sua vittima. Io ero allibita quanto loro. Il mio caratteraccio stava prendendo il sopravvento. Del resto, come biasimarlo.

"Ah sì? è questo che pensi di me? Povera scema. Cambierai presto idea."

Si avvicinò a me, le mie labbra stavano a un centimetro dalle sue, e sentivo il suo respiro sulla pelle. Mi fissò negli occhi, e sfoderò nuovamente il suo sorriso sghembo, che non prometteva niente di buono. Ero in panico. Non sapevo cosa stava succedendo, e tanto meno volevo trovarmi in quella situazione con quel ragazzo.
Mi prese le mani, e non so per quale motivo lo lasciai fare. In una tenevo ancora il mio yogurt adorato, così justin lo prese per posarlo e riuscire finalmente a intrecciare le sue dita nelle mie. Sì certo. Per posarlo, che cretina. Nel giro di pochi secondi, si allontanò da me, prese lo yogurt e me lo versò addosso.

La magia sfinì. Non era il ragazzo perfetto. Non era il ragazzo nè bello, nè dolce e tanto meno gentile. Era un bastardo. Un bulletto. Un lurido schifoso che si credeva Mr. Universo e trattava male la gente. Forse voleva darmi solo una lezione. Forse voleva dirmi “Non provare mai più ad affrontare Justin Bieber. O saranno Guai.” Forse avrei seguito il suo consiglio. O forse no.

  
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