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Autore: _Chimi    20/07/2012    1 recensioni
Edoardo e Sarah sono due ragazzi di quinta liceo;lei si è appena trasferita in Italia dall'Inghilterra,è dolce e insicura,lui è ricco,strafottente e sempre circondato da ragazze. L' iniziale antipatia reciproca svanirà quando,una sera, Sarah scoprirà per caso il terribile segreto di Edoardo,e lui capirà che lei è l'unica persona con cui riesce a essere se stesso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I
Lacrime. Lacrime di frustrazione,di rabbia,di impotenza. Lacrime che scendevano bollenti lungo le guance fino a cadere sul cuscino del letto. Lacrime che avrebbe voluto piangere mentre raccontava tutto a qualcuno, lacrime troppo pesanti per essere versate da soli. Allungò una mano verso il comodino alla ricerca del cellulare, ma quando lo afferrò si rese conto che,nella sua immensa rubrica di numeri telefonici, non ce n'era  nessuno che avrebbe voluto o potuto chiamare in quel momento. Non avrebbe sopportato gli sguardi compassionevoli o comprensivi dei suoi amici, che lo vedevano come un Dio sceso in terra. Lui, bellissimo, ricco, perfetto. Non l’avevano mai visto piangere, e mai l'avrebbero fatto, si ripromise Edoardo. Non aveva mai avuto il coraggio di raccontare a qualcuno cosa succedesse in realtà in quella meravigliosa famiglia che tutti gli invidiavano tanto. Un padre miliardario,una madre giovane e premurosa,una sorella gemella bellissima come lui. Una villa in piscina,una barca a vela,un talento straordinario nel suonare la chitarra,il sarcasmo e la capacità di rimorchiare le ragazze più desiderate della scuola. Ecco tutto quello che i suoi amici riuscivano a vedere in lui. Nessuno, neanche Roberto, il suo migliore amico,si era mai accorto che c’era qualcosa di più che dei bellissimi occhi neri e un carattere strafottente e trasgressivo. C’era rabbia, una rabbia profonda verso suo padre, che tradiva sua madre, tornava sempre a casa ubriaco e li picchiava. Ma c’era un odio ancora più radicato in lui, l’odio verso se stesso, perché non aveva il coraggio di denunciarlo o di ribellarsi, perché non riusciva a detestare pienamente l’uomo che gli aveva insegnato a pescare e ad andare in bicicletta, l’uomo che gli aveva regalato la sua prima chitarra e con cui aveva mangiato più di mille gelati alla crema,il loro gusto preferito. Non riusciva ad odiarlo neanche quando si guardava allo specchio, e vedeva la sua faccia piena di lividi. Neppure quando insultava sua madre o picchiava sua sorella. Ma non c’era solo rancore nel vero Edoardo. C’erano la sensibilità di un bambino che scoppia a piangere per un nonnulla, la passione per la lettura,la ricerca del vero amore. Tutto questo era Edoardo, ma nessuno si era mai preso la briga di scoprirlo. Oppure lui era riuscito a nascondere quella parte di sé.
 
Sarah si lasciò cadere pesantemente sul letto. Era distrutta: era tutto il giorno che apriva scatoloni, metteva a posto i vestiti nell’armadio, disponeva i libri sugli scaffali. Ormai aveva quasi finito, e poteva definirsi molto soddisfatta del suo lavoro. Era davvero bella la sua nuova stanza, abbastanza ampia e luminosa, con vista sul mare. Tuttavia non riusciva a sentirla davvero sua, non era a proprio agio in quel posto dove non conosceva nessuno eccetto sua madre e faceva sempre così terribilmente caldo. Le mancava la sua vecchia vita in Inghilterra, i pomeriggi con le amiche, l'equitazione, Michael... Si alzò dal letto ed estrasse da uno scatolone ancora chiuso, accantonato in un angolo, una foto che la ritraeva abbracciata ad un ragazzo biondo e sorridente. La posò sul suo comodino con un sospiro.  La separazione dal suo ragazzo era stata più dolorosa di quanto non avesse immaginato. Non avevano rotto, anzi, si erano ripromessi di chiamarsi o almeno scriversi ogni giorno. Erano entrambi fiduciosi, ma sapevano anche che sarebbe stato molto difficile mantenere una relazione a distanza. Sarah distolse la mente da quei cupi pensieri e scese in cucina per mangiare qualcosa. Dopo aver cenato, si rese conto di non riuscire a stare in piedi e si coricò. La mattina seguente sarebbe stato il primo giorno di scuola, e non voleva che i suoi nuovi compagni la prendessero per uno zombie vivente.
Nonostante la stanchezza, rimase sveglia per quasi due ore prima di riuscire a prendere sonno. Non era mai stata molto brava a fare nuove amicizie, e temeva l'incontro con i nuovi compagni. Fortunatamente sapeva parlare piuttosto bene l'italiano, perché aveva seguito un corso fin dalle medie. Almeno quello, pensò. E se non fosse piaciuta? “Smettila”, si impose, “smettila. Devi stare tranquilla."
 
  
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