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Autore: Zomi    20/07/2012    6 recensioni
Ricordava quell’isola, e quella notte.
Ricordava le calde e grandi mani di lui scoprirla, accarezzarla, amarla, i suoi baci e le sue carezze, le sue dolci ma forti spinte che l’animavano sul bagno asciuga, il piacere che aveva provato e la vita che aveva sentito scorrerle incandescente e pungente dal basso ventre fin dentro il suo spirito… si, si ricordata tutto, e lo ricordava più che bene…
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:
Se a qualcuno potesse interessare, la poesia è “La notte nell’isola” di Pablo Neruda.

 

Zomi
 

 QUELLA NOTTE SU QUELL’ISOLA…
 

 

  Tutta la notte ho dormito con te,
vicino al mare, nell'isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l'acqua.

  

Quella notte…
Quella notte meravigliosa e di luna piena, in cui avevano dormito insieme, sulla bianca spiaggia dell’isola. Con le onde a stuzzicargli le piante dei piedi nudi con la loro spuma, e il silenzio della notte a cullarli.
Quella notte, in cui lei, illuminata dalle braci quasi spente del falò della sera e l’acqua marina e celeste, aveva scoperto il lato più selvaggio e dolce di lui, lasciandosi prendere, abbandonandosi nel piacere che le aveva donato…
 

 

Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell'alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,

in basso come rosse radici che si toccano.

 
Il vento soffiava leggero, muovendo le cime scure delle palme che costeggiavano l’isola in cui erano approdati quel giorno, rinfrescando la sua chiara pelle sudata, asciugandola dalle piccole gocce di piacere che ancora la bagnavano.
Era tardi, e il sonno aveva già fatto cadere nelle braccia di Morfeo tutti i loro compagni, ma loro due no. No loro no. Solo dopo, dopo che il loro sogno proibito si concretizzò sulla sabbia, tra gemiti e baci rossi come la passione che univa i loro corpi, prima che tutto si dissolvesse nella notte blu, allora si addormentarono, lasciando che oltre che ai loro corpi abbracciati, si unissero anche le loro menti addormentate, mescolando i sogni e i desideri, permettendo alle loro mani, da sempre incatenate dalla schiavitù dei loro orgogli, si toccassero come il vento sfiorava le foglie delle palme, leggero e delicato, soffiando sibillino tra le stelle…
 

 

Forse il tuo sogno si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
 

 

Si alzò dalla sabbia, secca e morbida, sedendosi con le gambe al petto.
Con il suo sguardo scuro e dolce, guardò il compagno, addormentato al suo fianco, il cui braccio destro ancore le cingeva la vita, scaldandola e accarezzandola delicatamente. Gli accarezzò lievemente la fronte, spostandogli qualche ciuffo di capelli corti e spettinati, chiedendosi come aveva potuto vivere prima di quella notte, standogli sempre così accanto, ma negando quel sentimento che era esploso come un vulcano in quell’isola disabitata, permettendogli di farla sua, di riempire in pochi attimi tutti i vuoti della sua vita con la sua presenza, guidandola nel mare nero dei suoi occhi…
 

 

e i tuoi occhi cercavano ciò che ora
-pane, vino, amore e collera-
ti dò a mani piene, perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
 

 

Lo studiava con i suoi occhi color cioccolato, cercando in lui tutto ciò di cui aveva sempre avuto bisogno, e trovandolo nella sua espressione pacifica del sonno, nel suo sorriso sghembo, nella sua pelle bronzea, nel suo abbraccio caldo…
Sorridente, si era stesa al suo fianco, appoggiando il capo sul suo petto, ad ascoltare la musica del suo cuore, seguendola e addormentandosi al ritmo di quella canzone di vita…
 

 

Ho dormito con te,
tutta la notte, mentre
coi vivi e coi morti,
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
 

 

Aveva dormito tutta la notte con lui, al suo fianco, dimenticandosi tutti gli incubi del suo passato e vivendo i sogni del presente.
Al mattino, quando l’ombra della notte iniziava a far spazio al sole, che albeggiava rossiccio all’orizzonte del mare, emergendo dalle onde e riscaldando l’aria, la presa vigorosa e forte del braccio di lui la svegliò, mentre la stringeva maggiormente al suo petto. Aveva socchiuso gli occhi pigramente, stiracchiandosi sul torace caldo del ragazzo, mentre si avvinghiava alla sua vita…
 

 

Ne la notte ne il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d'acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
 

 

Avrebbe voluto poter dormire ancora un po’, lasciarsi cullare ancora dal battito forte e vigoroso del suo cuore, mentre viveva quel meraviglioso sogno del loro amore, ma la bocca di lui, impastata di sonno, sabbia e acqua salata che la baciava con voglia e desiderio, la invitarono a svegliarsi. Aprì del tutto i suoi grandi occhi, puntandoli nei neri e ghignati che la fissavano, annegandovi dentro fino a sfiorarvi l’anima che li abitava e ad accarezzarla dolcemente con la punta delle dita…
 

 

e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda
 

 

Non sapeva se lui avesse capito che il rossore che le imporporava le guance fosse per l’emozione che provava nel venir svegliata da lui in quel modo dolce e delicato, o che l’avesse scambiato per le prime luci dell’alba che s’infrangevano sulla spiaggia, riflettendosi tra i suoi capelli ramati e colorandole le gote. Sapeva solo che le aveva ghignato nel suo solito modo di fare sgangherato e diabolico. Aveva continuato a baciarla tra le piccole dune di sabbia, fino a coinvolgerla nuovamente nel loro amarsi.
Nami arrossì, immergendo il viso scarlatto tra le pagine del libro che leggeva, imbarazzata un po’ dalla reminiscenza provocata dalla poesia che aveva appena letto.
Ricordava quell’isola, e quella notte.
Ricordava le calde e grandi mani di lui scoprirla, accarezzarla, amarla, i suoi baci e le sue carezze, le sue dolci ma forti spinte che l’animavano sul bagno asciuga,  il piacere che aveva provato e la vita che aveva sentito scorrerle incandescente e pungente dal basso ventre fin dentro il suo spirito… si, si ricordata tutto, e lo ricordava più che bene…
Non avrebbe mai potuto dimenticare quella notte su quell’isola…
Ah, che bella esperienza quella di fare l’amore alle prime luci dell’alba sulla spiaggia, con le onde che si infrangevano fragili tra la sabbia, il vento che soffiava leggero, i gemiti che si perdevano nel cielo rosato, e il grande e caldo corpo che l’amava con forza e dolcezza, mentre quelle bellissime e morbide labbra la baciavano dolcemente, ghignando come sempre. Quel ghigno che lo caratterizzava fin dal loro primo incontro, il suo ghigno, il ghigno di…
-Ehi mocciosa!!!!!-
Con un tonfo, Zoro saltò sul ponte dal castello di poppa, sbucando dal nulla e facendo sobbalzare vergognosa Nami, stesa a rilassarsi sul suo lettino prendi sole. Come se fosse stata appena presa nel rubare, la bella navigatrice chiuse con uno schiocco il libro di poesie che leggeva, nascondendolo tra le mani e puntando lo sguardo sulle sue gambe incrociate, abbassando il volto rosso di imbarazzo.
-Bhè?!? Che hai?!? Sei tutta rossa…- gli si avvicinò lo spadaccino, notando il disagio della ragazza.
-Chi?!? Io?!? Niente!!!! No, no!! Io non ho assolutamente niente!!! Perché dovrei avere qualcosa?!? Ti pare che abbia qualcosa?!? No, no!!!!-
Il verde squadrò ironico la rossa, sedendosi al fianco dello sdraio per terra. Nami distolse lo sguardo dal samurai, tentando di nascondere il suo rossore e il libro che teneva in mano, ma, con abile mossa, Zoro le rubò il volume, facendo roteare nella leggera aria pomeridiana della Sunny le bianche pagine, fino a fermarsi sul segnalibro incastrato a metà di due facciate, fermo ad indicare l’ultima poesia letta dalla cartografa.
-EHI!!!!! Ridammelo!!! È mio!!!- sbottò Nami, allungandosi sul prendi sole verso lo spadaccino per riprendersi il mal tolto –Ominide!!!! Ridammelo!!!-
-E sta ferma!!!!- sbottò il verde, leggendo rapidamente la piccola poesia e tenendo seduta la compagna sulla sdraio con un braccio.
Arricciò le labbra in un ghigno sottile, indirizzando lo sguardo assottigliato verso la rossa e ghignando di sghembo. Chiuse il libro con un gesto rapido e si buttò a sedere, con fare da vero ominide qual era, accanto alla navigatrice sullo sdraio.
-“La notte nell’isola”- lesse il titolo del componimento sghignazzando -… mmmhhh… mi ricorda qualcosa…-
Nami soffiò sconfitta, addossando il capo sul petto del verde e lasciandosi cingere per le spalle da un braccio di lui.
-Anche a me… - mugugnò sorridendo impacciata.
-Da quando in qua leggi ste cosa?- fece dondolare il libro di poesie nell’aria ghignando Zoro, facendo accoccolare meglio su di se la ramata.
-E che male c’è? Era in biblioteca… e poi mi ispirava…- bofonchiò, incrociando le gambe con quelle del samurai.
-Mmmhh… non sarà il periodo… ?!?- ridacchiò lui, accarezzandole lievemente il pancione in crescita, che scalciò allegro alla carezza, alzando, con una raffica veloce e possente di calci, la leggera maglia che lo ricopriva, scontrandosi contro la mano callosa e pesante dello spadaccino e quella leggera e delicata della navigatrice posate a sfiorarlo.
-Forse…- sorrise Nami, lasciando che Zoro borbottasse a loro figlio di scalciare piano per non fare del male alla futura mamma, accarezzando leggero il pancione -… è un periodo poetico a modo suo, no?... e poi quella poesia è bella… mi ricorda quell’isola e quella notte… dove è iniziato tutto…-
Zoro ghignò, portando il viso contro quello sorridente di Nami, baciandola sulle labbra, succhiandole appena e bagnandole lievemente.
-Mi manca quell’isola…- le confidò sussurrando, continuando a baciarla -… il mare calmo, le palme verdi, la sabbia d’oro e calda… si dormiva bene su quella spiaggia… e si faceva bene anche l’amore…-
-Avremo altre notti e altre isole…- gli accarezzò il volto Nami, incrociando lo sguardo nero del suo spadaccino -… per il momento, dovrai accontentarti della nostra cabina…-
Zoro sogghignò, porgendole il volume di poesie.
-Su, dai, mamma…- ghignò, posando il capo contro il suo e accarezzandole il pancione e le braccia -… leggi al nostro piccolo samurai la poesia… almeno saprà come è stato concepito in rima…-
Nami sorrise, addossandosi a lui e posando la mano libera dal reggere il libro sul pancione, accarezzandolo dolcemente.
-Va bene, papà…- ridacchiò baciandolo e facendolo sghignazzare -…Tutta la notte ho dormito con te,vicino al mare, nell'isola…- iniziò a leggere al pancione, che scalciò piano a ritmo con la melodiosa voce della cartografa.
Pian piano, anche nella mente di Zoro il ricordo di quella notte, la notte in cui fece per la prima volta l’amore con la sua mocciosa, riaffiorò, facendolo sorridere e ghignare, perdendosi a ripensare alla morbidezza della pelle chiara di lei sfiorarlo, il chiaro di luna illuminarli mentre si amavano, le onde marine che schizzavano sui loro piedi, le palme che danzavano sopra le loro teste…
Lo spadaccino digrignò i denti ghignando, baciando le tempie di Nami.
Si, di certo anche lui non si sarebbe mai dimenticato quella notte su quell’isola…
  

 

   
 
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