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Autore: Aku Yamamoto    20/07/2012    3 recensioni
Come tanti di noi sanno, la storia di cappuccetto rosso, tratta di una bambina a cui gli è stata data una commissione: Portare un cesto di pietanze alla nonna.
Purtroppo, nel cammino incontra il lupo che le fa cambiare strada, nonostante la madre le aveva detto di non rivolgere la parola a nessuno.
E vabbè, non mi metto a scrivere altro, perché tutti conosciamo il finale di cappuccetto rosso.
Ebbene, poiché sono una patita di yaoi, e la mia mente non fa che pensare ad altro, ho deciso di riscrivere la storia a modo mio.
Spero vi piaccia! Buona lettura e enjoy. ~ :3
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi chiamo Jun. Kiusama Jun. Frequento l’ultimo anno del college di Osaka, e adesso sono in vacanza, anche se devo studiare per gli esami.
Purtroppo la mia vita è sempre stata movimentata a causa di mia madre. Fa la scrittrice, però molto spesso ci spostiamo di città in città dato che spesso viene intervistata e fa dei tour.
Ma non è solo questo il motivo, ma anche per il mio caratteraccio. Sono sempre stato un tipo difficile. Molto asociale, infatti i miei coetanei mi evitavano sempre. Però, diamine, cosa ci posso fare se sono sempre stato una persona riservata?
Non sono come gli altri che vanno a raccontare di tutto in giro pur di farsi una buona nomina, che poi, come tutti, viene pugnalato alle spalle.
Ma questo non succede soltanto al college. In tutto il mondo, sempre.
Anche i tuoi stessi parenti. Oramai non puoi fidarti più di nessuno, tranne che di te stesso. Anche se i tuoi sentimenti possono tradirti, ugualmente.
Ma questo non ha importanza, piuttosto, ritornando al discorso delle vacanze.
Quest’anno, a mia madre non hanno dato nessun lavoro in particolare, e quest’anno andiamo in montagna. Vi chiederete perché proprio in montagna, dato che in estate solitamente si ci prende una casa presso il mare. Beh, in quel luogo, perché ci vive mia nonna che ultimamente è gravemente malata e noi le andiamo a fare visita.
« Non ne sei entusiasta, Jun caro?»
« Sì, ma non capisco perché la nostra casa è così distante da quella della nonna, oppure il perché non viviamo direttamente con lei dato che ha una casa molto grande.»
« Il primo motivo, è perché è l’unica casa decente che abbiamo trovato, e secondo, sai che rapporti ci sono tra me e tua nonna!»
« Allora non venivamo.»      
« Jun, non fare i capricci! Non voglio che il rapporto tra noi influenzi quello tra te e tua nonna! E poi cos’hai da fare a casa, non hai neanche un amico!»
Voltai lo sguardo verso la finestra. Non mi faceva né caldo né freddo, ero abituato, anche se, ancora un po’ mi colpiva e non volevo ugualmente che si prendesse questo discorso, sì, insomma, era meglio evitarlo.
Nel tempo trascorso in viaggio mi aveva colpito soprattutto il paesaggio. Quelle tonalità che andavano dal verde più scuro man mano al più chiaro, che poi, si fondevano con il bianco e l’azzurro del cielo e delle nuvole.
Non avevo mai visto uno sfondo di campagna, dato che siamo sempre stati superficiali e gite del genere, non ne avevamo mai fatte.
E poi gli alberi. Tutti di tipi diversi. Penso sarebbe stato il posto perfetto per me, silenzioso e calmo. Molto meglio di stare in città.
Dopo qualche oretta, finalmente, arrivammo.
La casa, sinceramente, non era tutto questo granché!
Era fatta tutta di legno, e sinceramente sembrava anche un po’ storta. E non volevo entrarci dentro, avevo paura che cadesse da un momento all’altro!
Mi avvicinai alla casa e la sfiorai. Sentivo benissimo le schegge del legno che era nel tempo di degradarsi.
E quando entrai, si poteva ben sentire il respiro pesante degli spifferi che entravano. Sì. Mia madre non poteva scegliere una casa peggiore.
« E questa la chiami... casa?» 
« Molto meglio di stare in casa di tua nonna!»
« Se dormiamo fuori è la stessa, identica cosa.»
« Jun, certe volte non sembri neanche mio figlio!»
« Non posso farci niente se mi porti in posti da demolire, dato che non servono a un bel niente.»
« Questa casa la sistemeremo! Basta un po’ di legna e qualche chiodo!»
« Se la fai tanto facile... Però te la sbrighi da sola.»
« Ragazzino, mi stai dando soltanto da parlare inutilmente! Vai a farti una passeggiata, che ne so! L’importante che non ti ho tra i piedi!»
« Sì, forse è molto meglio.»
E, appunto, feci così.
Me ne andai un po’ in giro per il bosco. Era mantenuto così bene.
Non avevo visto mai così tanto verde in vita mia.
In città ce n’è poco, e pure non mantenuto.
Ero sempre più interessato da quel bosco e mi addentrai sempre di più.
Diventava un po’ più cupo. E la cosa che mi fece paura, fu anche il momento in cui sentì lo scricchiolare delle foglie secche, e sembrava anche che si facessero sempre più forti e si avvicinavano a me.
Un brivido mi percorse la schiena.
Pareva che qualcuno mi stesse inseguendo.
 
Cercavo di  non agitarmi e indietreggiavo, cercando di ritornare al punto di partenza e probabilmente trovando la mia casa.
Ma purtroppo non riuscì ad arrivare alla fine di quel labirinto. Qualcosa mi afferrò da dietro.
« .. Sai che sei entrato nel mio territorio..?»
Mi sussurrò, flemmaticamente, all’orecchio, quella figura che ancora non avevo avuto l’occasione di vederlo in viso.
 « L-Lasciami!»
« Non.. Posso... Sei nel mio territorio.. E ora dovrò mangiarti..»
Mi strinse di più a sé, e io mi agitavo sempre più.
« Chi sei?!»
Continuava a sussurrarmi nell’orecchio.
« Io...»
Ci fu un secondo di silenzio.
« ...Sono il lupo cattivo.»
Spalancai gli occhi. Doveva essere uno scherzo di pessimo gusto. Non esistono i lupi parlanti.
« Non raccontare diavolerie! Non credo a questo tipo di storie.»
« ...Sembri un ragazzino sveglio... Qual è il tuo nome?»
« D-Di certo non lo dirò a un tipo come te che.. Mi vuoi “mangiare”. E’ ovvio.»
Gli scappò un ghigno.
« Non mi imbattevo da un persona con questo carattere, da un po’ di tempo..»
Mollò un po’ la presa. “E’ il momento perfetto per scappare.”
Ma, ovviamente, aveva preceduto le mie mosse.
Mi scaraventò contro un albero. Urtai la mia schiena contro il robusto corpo dell’albero.
Afferrò i miei polsi e li portò dietro la mia testa.
« D-Dannazione.. Mollami..!»
Finalmente lo vidi in faccia. I suoi occhi ambrati risaltavano tra quel nero dei suoi capelli sinuosi.
Aveva le orecchie da lupo, e là, pensai che forse non era una cavolata quel che diceva.
« M-Ma...»
« Adesso ci credi?»
Non risposi e voltai il mio viso a sinistra.
«  La cosa che più non sopporto è quando qualcuno evita il mio sguardo, sai?»
Prese il mio viso e lo voltò verso il suo.
Vedevo benissimo quegli occhi, del colore del sole quando tramonta.
« L-Lasciami... Te ne prego..»
« Supplica quando vuoi... Ma non ti lascerò tanto facilmente.»
« Se mi lasci... Farò quello che... v-vuoi.»
« Diventi sempre più interessante ogni volta che dici parola.»
“ Cosa sta dicendo questo?!”
Avvicinò sempre più le mie labbra alle sue.
Fece uno strano sorriso, e si trasferì sul mio collo.
Sentivo il suo respiro. Andava veloce. Sembrava farlo apposta, soltanto per farmi agitare di più.
« Lasciami stare..»
« Hai detto tu stesso che, di te, potevo fare quello che volevo.»
« M-Ma non ho detto questo!»
« Sì, una cosa del genere, e comunque sia mi hai dato il permesso, per cui farò quello che voglio.»
« M-Mi rifiuto!»
« Non puoi.»
Infilò una delle sue gambe in mezzo alle mie. Portò il suo ginocchio al mio inguine, e incominciò a stuzzicarmelo.
Serrai i denti. Mi sentivo impotente, e vuoto allo stesso tempo. Non pensavo più razionalmente.
Il bastardo si mise a ridere.
« Ti ecciti per così poco?»
« Zitto!»
Sorrise ancora un volta, poi riprese a fare quello che stava compiendo.
Appoggiò le sue labbra sul mio collo, erano umide, e tanto per soddisfare la sua perversità, incominciò a leccarmelo.
E fu così, che anche incominciai a respirare affannosamente come dopo una corsa di tre ore piene.
« ...Sai che hai i pantaloni bagnati, vero?»
Il lupo mi lasciò e si mise a ridere a crepapelle.
« Sapevo che ti eccitavi per così poco! A quanto pare sei inesperto su questo! Eppure non sei così malaccio! Anche se con quei capelli platinati, sembri una ragazza!»
« Non posso farci niente se questo è il colore dei miei capelli!»
« E soprattutto per aver quasi diciott’anni, hai una costituzione minuta! Sembri di più un quattordicenne!»
Mi mise una mano sul capo e incominciò a scompigliarmi i capelli.
« Ora, ecco scoperto perché ti eccitavi per così poco! Sei ancora inesperto!»
« Smettila! Tsk, è tardi, devo andare!»
« Se vuoi puoi ritornare.»
« Ma anche no.»
Mi avviai per la strada di ritorno.
« Beh, allora ci vediamo, Jun!»
Mi fermai. Come faceva a sapere il mio nome nonostante non gliel’avessi detto, e ora che ci penso, anche la mia età.
E’ troppo misterioso..
Quando ritornai a casa mi misi sotto le coperte, completamente imbacuccato.
“Cosa gli era preso a quel ragazzo.. E soprattutto non so neanche il suo nome.”
« Jun! Scendi subito!»
Sobbalzai dal letto e scesi di corsa le scale.
« Cosa c’è...?»
« Dove diamine sei stato oggi?! Ti avrò chiamato qualche cento volte! Che c’è?! La depressione ti ha fatto diventare sordo?»
« .. Smettila.»
« Cosa ho detto?! E’ la verità!»
« Tu non hai niente di diverso dalle ragazze del mio college. Eppure sei mia madre. Dovresti appoggiarmi in tutto quel che faccio, e invece, ti comporti come una bambina. Se ci fosse papà qua, lui sicuramente mi avrebbe consolato..»
« Non ti permetto di parlarmi in questo modo! E non nominare tuo padre!»
« ...E’ la verità..!»
Mi diede uno schiaffo. Non l’aveva mai fatto, e adesso non sentiva alcun rimorso.
Guardai per terra e poi mi misi a correre verso la porta. Ero pieno di rabbia nonostante non me ne fregasse niente di lei.
« E adesso dove vai?! E’ sera! Non ti permetto di andare da nessuna parte!»
« Come se ti ascoltassi..!»
Uscì subito fuori e mi avviai per il bosco.
Era tutto buio, non sapevo dove andare. Ero nel panico. Mi ero perso, e piangevo. Piangevo come un bambino. Non pensavo che mia madre mi avesse parlato in quel modo. Mi fidavo di lei.
« Qualcosa non va?»
« ... Sei tu?»
Mi asciugai le lacrime di fretta e furia, non volevo mi vedesse in quello stato.
« Sì.. E’ successo qualcosa?»
« Non sono affari che ti riguardano..!»
« E io che cerco di essere gentile con te!»
« ... E’ solo che sono un tipo riservato.»
Si sedette accanto a me e mi mise qualcosa addosso.
« Ma io sono un tuo amico.»
Me lo sistemai. Era un mantello con un cappuccio. Ed era bianco.
« Non ho mai avuto un amico in tutta la mia vita.»
« Io neanche, cioè, io sono un lupo!»
« Certo, tipo che non si vede che quelle orecchie e quella coda non siano finte.»
« Pff! Sei proprio cattivo con me! Se vuoi le puoi toccare! Magari cambi idea!»
 
 
..
Finora son arrivata a qua. °O° Aspettate il continuo. { Se mi verrà voglia..!}
  
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