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Autore: RedFoxx    21/07/2012    10 recensioni
Salve a tutti ☺️
Questa storia narra di regni in crisi e di due ragazzi che cercheranno di migliorare la situazione.
La coppia principale sarà SasuNaruSasu.
Dal testo:
«E così la famigerata Volpe Nera ha deciso di farsi vedere.» Sogghignò la guardia con la lancia. [..]
[...] lui è il principe Sasuke Uchiha, erede al trono ma penso che tu lo sapessi già. E tu sei?»
[...]«Forza compagno. Il viaggio e lungo e tu devi uccidere mio fratello.»
é la prima ff che scrivo, quindi siate clementi :')
Spero di avervi incuriosito e buona lettura:)
-2017= Sto revisionando tutti i capitoli, correggendo errori e cambiando qualche frase. Per ora sono stati modificati i primi quattro.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutti :D
Questa è la seconda Fan-fiction che scrivo e spero che vi piaccia! Recentemente ho riletto Le guerre del Mondo Emerso e mi è venuta la folle idea si un Naruto assassino! Io mi impegnerò a scrivere questa fan-fiction e spero che vi piaccia:) Forse l'inizio vi sembrerà un po' noioso, ma fidati: The best is yet to come!
Buona lettura
Baci :*

RedFoxx

 

Capitolo 1

Furti e nuovi incarichi




Il vento autunnale gli faceva ondeggiare il mantello, in quella notte carica di aspettative. Una figura incappucciata stava attraversando la città, passando inosservata come un fantasma, finchè non giunse nel palazzo centrale. Era un imponente edificio, contornato da un giardino e delimitato da un ringhiera in ferro battuto alta all’incirca 2 metri e l’ingresso formato da un enorme cancello dove, col metallo, venne disegnato l’emblema della casata.

L’ombra si fermò nel vicolo di fronte alla facciata ovest del palazzo e rimase lì, nel buio, ad attendere. Tutto ciò che doveva fare  era recuperare un libro e un medaglione, da una stanza segreta presente nel palazzo, senza essere visto. Il padrone di casa avrebbe dovuto accorgersene il più tardi possibile. Ad incarico concluso avrebbe guadagnato i mille pezzi d’argento concordati col cliente giorni prima.

Era un ladro, il migliore in città. Se volevi riprenderti qualcosa che ti era stato preso o appropriarti illegalmente di un oggetto, bastava mettersi in contatto con l’informatore del ladro e nel giro di un mese avevi ciò che desideravi. Molto spesso erano i nobili che lo contattavano, in cerca dei suoi servigi, per far dispetti ad altri nobili. La corte nobiliare si poteva paragonare ad una ragnatela fitta di intrighi, dove solo i più forti e furbi sopravvivevano. Ma a lui non interessava. Tutto ciò che riguardava la politica o i suoi intrighi non solleticavano la sua attenzione. Bastava solo che lo pagassero a lavoro finito ed era più che soddisfatto.

Al momento si trovava nel regno del Fuoco, precisamente a Konoha la capitale, ed era davanti al palazzo di un nobile molto fidato del re Fugaku Uchiha, 56° re. Era da oltre 100 che la famiglia Uchiha sedeva sul trono e regnavano in maniera esemplare.
Ciò che sconvolse quest'equilibrio fu la decisione del monarca nel voler passare il potere al figlio minore, Sasuke e non al primogenito, Itachi. Tra i due fratelli vi era già astio in precedenza, in quanto il maggiore accusava l'altro per la morte della loro madre. La donna era morta di parto e per Itachi, legato ad ella in modo quasi morboso, fu un duro colpo. Dopo questa decisione, decise di partire e non vi furono più sue notizie per un paio di anni. La morte del re del Regno della Terra sconvolse tutti e ancor di più quando si scoprì che il regicida era proprio Itachi, il quale proclamò la corona per sè stesso. Sasuke, che all'epoca aveva appena raggiunto la maggiore età, aveva sempre cercato di creare un legame col fratello, con scarsi risultati. 


Ma facciamo un passo indietro. Il mondo conosciuto era formato da quattro regni: Fuoco, Terra, Acqua e Aria. Il Regno dell’Aria era stato distrutto un paio di decenni prima da un colpo di stato. Qualcuno aveva assassinato il re e la regina, gran parte dei nobili, per poi bruciare il castello e la capitale. Di questo prospero dominio non rimase nulla. Gli abitanti sopravvissuti migrarono nei restanti reami, lasciando che il territorio si inasprisse. Lunghe distese intervallate da boschi erano ciò che rimaneva del ricordo di Minato e Kushina, gli ultimi due regnanti. Era opinione comune che a capo di questa spedizione mortale vi fossero gli altri tre re, invidiosi della fortuna dell'Aria.

Il regno dell’acqua era il più piccolo dei quattro e si considerava neutro tra quella lite famigliare. Poteva vantare un possente esercito e da anni Fugaku e Itachi cercavano il suo appoggio per schiacciare l’altro, senza successo.

Ma tutto ciò non interessava alla figura incappucciata nascosta tra le ombre del vicolo. Doveva attendere la mezzanotte per il  cambio della guardia e , col favore della notte, avrebbe scavalcato la ringhiera, attraversato il giardino e sarebbe entrato in casa. Mancava all’incirca un'ora per cui si sedette a terra a gambe incrociate e rifece l’inventario delle armi in suo possesso. Un lungo  pugnale nascosto nello stivale, una spada, il cui fodero era legato sulla schiena, celato alla vista degli altri e coperto dal mantello nero e un altro pugnale nella manica sinistra della sua camicia nera. Sopra i pantaloni in pelle, anch’essi neri, legato alla coscia destra, stava un altro pugnale e due file di coltelli da lancio legati a X sul petto. A completare il tutto, arco e faretra. Era la sua attrezzatura e non se ne separava mai.
Sotto il giustacuore di pelle marrone scuro, stava la pezza di stoffa imbevuta della pozione soporifera che aveva fatto quella mattina e che avrebbe usato per addormentare le guardie, se ve ne fosse stato bisogno.

L’orologio del campanile scoccò la mezzanotte e ciò voleva dire che era ora di entrare in azione.

S’abbassò il cappuccio sul viso e s’incamminò verso la ringhiera. I stivali in pelle che indossava non facevano il benché minimo rumore sul selciato della strada e senza essere udito da anima raggiunse la ringhiera. S’arrampicò e si buttò dall’altra parte, piegando le ginocchia per rendere più morbido l’atterraggio e come toccò terra coi piedi, si nascose dietro un albero. Volse o sguardo alla base del palazzo dove, proprio in quel momento, due guardie stavano prendendo il posto delle precedenti.
Con le mani fasciate dai guanti neri prese con scattò fulmineo due coltelli che lanciò. Le due armi centrarono in pieno petto le sentinelle che si afflosciarono senza un lamento.

Attraversò rapido il giardino, correndo sull’erba e si fermò alla base del muro. Prese l’arco e legò la corda che teneva appesa alla cintura ad una freccia e incoccò l’arco. La sua buona mira non lo deluse e riuscì a impiantare la freccia nel legno del balcone sopra di lui e dopo averne saggiata la resistenza prese ad arrampicarsi velocemente per poi saltare sul balcone.

Staccò la freccia che ripose nella faretra e risistemò la corda nella cintura. La porta finestra del balcone era chiusa, ma dopo aver armeggiato per un po’ un click metallico lo informò che era riuscito ad aprirla. S’intrufolò nel buio e si trovò una stanza piena di librerie al cui centro troneggiava una scrivania maestosa, come già sapeva. Il suo informatore era riuscito a procurarsi una piantina dell’edificio e anche le abitudini di chi abitava in quella casa.
L’ombra aveva studiato il palazzo per una settimana prima di decidere di entrare in azione e sapeva a memoria i ritmi delle persone che vi risiedevano.
Il cliente gli aveva chiesto di recuperare un libro e un medaglione e la paga era talmente alta che non aveva potuto non accettare.
Scoprì che il libro era nascosto proprio in quel ufficio, mentre il medaglione lo portava al collo Shibi Aburame, il proprietario del palazzo e fidato amico del re Fugaku. Quello sarà più complicato da recuperare. La sua fonte nella servitù gli aveva detto che il libro si celava dietro il sol levante, senza esser riuscito a reperire informazioni più dettagliate.

L’ombra cominciò a guardarsi in giro e a leggere le copertine dei libri riposti in modo ordinato e in ordine alfabetico.

-Con l’espressione “ Sol Levante” si può anche intendere l’alba… l’alba…l’inizio di un nuovo giorno…inizio…inizio…ECCOLO!-

Si fermò davanti ad un libro che s’intitolava “Il Principio delle cose” e sperando che la sua intuizione fosse giusta, prese il libro dallo scaffale ma non accadde niente. Dietro non vi erano pulsanti segreti o altro. Quando ripose il libro al suo posto nella stanza si udì un piccolo click che provenne dalla scrivania.
Si era infatti aperto uno scomparto segreto sotto la scrivania e dentro vi era deposto il libro avvolto da un drappo di velluto rosso scuro. Ripose il libro nel tascapane sotto il mantello, richiuse lo scomparto segreto e uscì dalla stanza, non lasciando nessuna traccia del suo passaggio.

S’incamminò per i corridoi bui e quando sentì un rumore di passi che si avvicinavano verso di lui, si nascose nell’ombra dietro una tenda con l’adrenalina a mille.
Gli passò davanti una cameriera che portava una brocca d’acqua e una piccola lanterna appesa al braccio e quando sentì il ticchettio dei piccoli tacchi abbastanza lontano, tornò il buio nel corridoio e uscì dal suo nascondiglio. Se la mappa era giusta, si stava avviando verso la stanza di una delle figlie di Shibi. L’ombra continuò il suo viaggio verso la stanza padronale per prende il medaglione e dopo un po’ si fermò. Se svoltava a destra si sarebbe trovato in un lungo corridoio dove in fondo stava la porta che lo avrebbe portato alla stanza di Shibi, ma due guardie faceva avanti e dietro lungo il corridoio.

Quando una delle due guardie arrivò verso di lui prese la pezza da sotto il giustacuore e prima che potesse voltarsi lo premette sulla bocca del tipo che nel giro di 5 secondi si addormentò e lo abbandonò a terra dietro di sé. Quando l’altra guardia si voltò e vide che non c’era più il compagno sguainò la spada e con passo pesante ripercorse il corridoio e s’affacciò trovando solo il compagno steso a terra privo di sensi.

«Ma che diavolo… Chi è stato?»

Non ricevendo risposta la guardia si abbassò e cominciò a scuotere l’amico.

«Cercavi me?» disse l’ombra direttamente all’orecchio destro del tipo e in fretta gli premette la pezza sulla bocca che aveva usato pochi secondi prima sul suo compagno e rimase ben attento a non inalarne i fumi.

Quando sentì il corpo della guardia farsi pesante lo stese di fianco all’altro e s’incamminò verso la stanza di Shibi. Aprì silenziosamente la porta e vide un enorme letto a baldacchino illuminato dalla luna che entrava dalla finestra. Un uomo e una donna dormivano beatamente nel loro letto, ignari di quanto stava per accadere. S’avvicinò alla figura maschile e vide il medaglione brillare al chiarore della luna. Era un semplice pezzo di quello che sembrava vetro racchiuso in una cornice d’oro e a vederlo non sembrava per niente prezioso. Prese una boccetta e lasciò cadere alcune gocce di un sonnifero potente sotto i loro nasi, per essere sicuro che non si sarebbero svegliati all'improvviso. Prese il medaglione e lo fece passare delicatamente dal collo dell’uomo e lo mise nel tascapane insieme al libro, aprì la finestra e si affacciò al balcone. Fermò la corda ad un ferro e si calò giù per la facciata del palazzo. Abbandonò la corda e corse attraverso il giardino, il cuore esultante per la riuscita del colpo. Scavalcò il cancello e corse silenziose per la città, fino ad arrivare nella foresta. Lì, nascosta tra gli alberi, vi era una casetta di legno. Aprì la porta e vi trovò il suo informatore seduto al tavolo che beveva una tazza di tè fumante.

«Bentornato. Come è andata?»

L’ombra tolse il tascapane e lo depose sul tavolo e il ragazzo seduto cominciò a rovistare finchè un sorriso si dipinse sul volto.

«Ottimo lavoro! Con tutti i soldi che ti darà stavolta non dovremmo preoccuparci per un paio di mesi! Forza togliti il mantello e le armi e raccontami tutto, Naruto.»

L’ombra si tolse il mantello nero rivelando una chioma ribelle del colore del grano maturo. Un viso simmetrico incorniciava due occhi azzurri come il cielo terso estivo e delle labbra carnose. La carnagione color biscotto era più scura nei punti delle 6 cicatrici che aveva in viso, tre a destra e tre a sinistra ed erano sempre lì, a ricordargli cos’era stato.

«È andato liscio come l’olio, esattamente come avevo programmato.»

Depose le varie armi con cura quasi religiosa in un angolo della stanza e si sedette al tavolo insieme al ragazzo.

«I tuoi 100 pezzi d’argento te li sei guadagnati tutti Konohamaru. Senza la piantina avrei avuto qualche difficoltà.»

Konohamaru era l’informatore di Naruto, e gli procurava i lavori e le informazioni per poi prendersi il 10% della ricompensa.
Il biondo si tolse il giustacuore e lo depose sulla sedia di fianco a sè. Si tolse la camicia nera rivelando un petto e delle braccia muscolosi, scolpiti dagli anni di allenamenti forzati. I muscoli guizzavano sotto lo strato di pelle abbronzata forti ed elastici come dovevano essere. Tolse i stivali e si mise una comoda maglia di cotona blu.

«Senti ho un nuovo lavoro per te. Una cosa grossa.»

Naruto sorseggiò il thè prima di rispondere.

«Pensavo di intascare la ricompensa e starmene buono per un po’.»

«Ma se non riesci a stare fermo. Se non lavori stai qua nel bosco a meditare e ad allenarti con le armi. La paga è buona,veramente buona e il cliente è un pezzo grosso.»

Naruto girò gli occhi al cielo e con un sorriso sconsolato disse a Konohamaru

«Dai, spara.»

Konohamaru si sporse sul tavolo come se pensasse che potessero essere ascoltati da qualcuno e sussurrò

«Devi uccidere re Itachi del Regno della Terra e il mittente e niente poco di meno che il fratello minore Sasuke, il principe del Regno del fuoco. Che dici, accetti? Ci darà 20.000 pezzi d’oro a lavoro compiuto.»

Naruto finse di pensarci su e rispose con un secco e per nulla esitante

«No.»

Konohamaru spalancò la bocca sorpreso dalla risposta sicuro che l’amico avrebbe accettato, visto che non si tirava mai indietro.

«Ma come??»

Naruto prese la sua tazza ormai vuota e anche quella dell’altro e si alzò per riporle nel lavabo e cominciò a pulirle

«Semplicemente non mi interessa la politica e non voglio averci niente a che fare.»

Ripose le tazze pulite nella mensola insieme alle altre tazze e bicchieri e sbadigliò.

«Ma dai fratello! Devi accettare! È un mucchio di denaro!»

«Lo so.»

«E perché ti fai tanti problemi allora? Dai! Tu sei Naruto, la Volpe Nera di Konoha. Il ladro più scaltro e famoso in tutto il regno.»

Nessuno al mondo in reltà sapeva chi fosse Naruto ma se avveniva un furto e non si riusciva a trovare il colpevole, era colpa della famigerata Volpe Nera. Nessuno conosceva il suo volto tranne Konohamaru e la bottega di Killer Bee, ex ladro che oltre alla normale facciata da commerciante, gestiva il giro di mercato nera che c’era a Konoha. Lì Naruto prendeva le erbe che gli servivano per i veleni che faceva o dove vendeva ciò che rubava, come gioielli o oggetti preziosi, in cambio di denaro.

«Senti» prese il tascapane e lo lanciò al ragazzo che lo prese al volo «Porta questa al cliente e fatti dare i soldi, me li porterai domani mattina.»

«Va bene!»

Si avviò all’ingresso e aprì la porta, ma prima di uscire si voltò e disse alla schiena di un Naruto intento a spegnere il fuoco.

«Senti… se ci ripensi, il principe ti incontrerà a mezzanotte tra tre giorni, cioè domenica alla Grande Quercia. Vedi di andarci ok? Notte Naru.»

Naruto sbuffò, spense il fuoco ed entrò in camera. Era una piccola stanza con una finestrella da cui non filtrava neanche un raggio di luna, tanto fitta era la vegetazione intorno alla casa. L’arredamento era spoglio; un armadio, un letto una scrivania con una sedia e una cassapanca dove ripose le armi, tranne il suo fidato pugnale.
Glielo aveva regalato il maestro Jiraiya quattro anni prima, un anno prima di morire: era una semplice lama affilata come un rasoio con l’impugnatura elaborata e il simbolo di una volpe a nove code sul pomolo.

Lo mise sotto il cuscino e si sdraiò, cominciando a valutando i pro e i contro dell’affare che gli era appena stato proposto.
Scivolò tra le braccia di Morfeo, in quel sonno leggero senza sogni che lo faceva svegliare al primo rumore sospetto già in posizione da combattimento. Si strinse nelle coperte di lana e dormì pacificamente: nulla quella notte turbò il suo riposo.







Spero che vi sia piaciuto come primo capitolo e che vi abbiamo incuriosito:)
Recensite mi raccomando!
  
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