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Autore: j_D    21/07/2012    1 recensioni
Salve! E' la mia prima storia e credo che sarà un disastro! Quello di cui voglio parlare è di un ragazzo di 17 anni, Marco, che vivrà un'esperienza un pochino strana, nella quale sarà principale un viaggio iniziato involontarialmente. La sua non è una vita tutta rose e fiori, ne una vita deprimente. Spero che vi piacerà e che la mia idea non sia già usata da qualcuno!
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono le 6.34 del mattino. La stanza è un disastro: ci sono i vestiti sudati della giornata prima sul pavimento, la scrivania piena di libri aperti, fogli, foglietti, matite, penne usate e penne semi distrutte, un PC ancora acceso con la schermata che rimanda a una pratica dagli adolescenti molto comune - Non mi riferisco ai siti di traduzione di versione - e una sedia che è rimasta con uno zaino aperto stracolmo di libri usati; l'armadio è aperto, si possono vedere pantaloni di tutti i giorni, delle maglie a maniche corte, alcune tute, delle scarpe decisamente maleodoranti, uno specchietto abbastanza impolverato, delle camice tenute abbastanza bene; c'è un IPod a terra vicino al suddetto contenitore di vestiti, ha le cuffie ancora attaccate, si sente un rumore provenire da esse, probabilmente è rimasto acceso sull'ultima canzone rimasta; il comodino è vicino all'armadio e contiene tutti gli indumenti intimi, dalle canottiere o maglie della salute fino agli slip, adagiato sul piano di questo c'è una lampada, spenta per fortuna della bolletta della elettricità, con un cellulare vicino, non molto vecchio, tenuto abbastanza bene e solamente con qualche graffietto sulla cover, sarà forse uno di quei maledetti Smartphone che sono così intelligenti da non farti capire nulla a te comune essere mortale. Dall'altra parte invece c'è un mobiletto che ha sopra una televisione grande almeno 15 pollici, con un impianto che viene pubblicizzato da un po' in questi giorni che permette di vedere meglio i programmi televisivi; accanto al mobile con sopra l'apparecchio televisivo c'è una finestra, non troppo grande, la quale ha gli infissi chiusi senza che nemmeno un po' d'aria potesse passare, senza che la luce potesse fare capolinea nel buio più totale di quella camera, che forse si avvicinava più a una pattumiera che a una stanza per dormire; la porta è semi-chiusa, da questa entra quel poco di ossigeno necessario a non morire soffocati, mentre la luce è soffusa, debole, quasi impercettibile. Al centro c'è un letto, con le coperte buttate da una parte e il cuscino dall'altra: steso in quel processo di ripristino dell'energie c'è un ragazzo con un pigiama che assomiglia più a due stracci da cucina messi assieme per quanto è maltrattato, la testa che sta per cadere dal letto e le gambe all'insù. La bocca aperta emette l'inconfondibile suono di chi al naso chiuso per via del raffreddore, ovvero il russare, intervallato da qualche miscuglio di saliva e muco che esce proprio dall'orifizio orale. Sono le 6.36, Marco dorme. Alle 6.36 e quattro secondi Marco sta per dare una craniata verso il pavimento fatto di moquette color acquamarina, prima che l'istinto e il senso di vuoto gli facciano comprendere che sta cadendo. Alle 6.36 e sei secondi Marco comunque impatta col pavimento grazie ai suoi riflessi che la mattina sono più lenti di un bradipo. Gli occhi si spalancano, mostrando le pupille di color nocciola, e la bocca si chiude immediatamente per non emettere urli di dolore. Alle 6.36 e undici secondi, Marco si ritrova steso sul pavimento, vicino ai vestiti sporchi di ieri, e fissa la polvere sotto il suo letto. Ha una mano sulla nuca, la parte che ha impattato a terra, e prova a massaggiare il bernoccolo che a poco a poco sta per spuntare: fortuna vuole che i riccioli abbastanza lunghi coprano non solo la sua fronte ma anche il segno della sua caduta. Sono 6.36 e quarantaquattro secondi: Marco è in piedi, e dall'alto del suo 1,77, nota la sua stanza con orgoglio: Effettivamente ci poteva essere di peggio. A passo lento, quasi barcollando, il giovane dai riccioli castani si avvicina alla finestra, sentendo sotto i suoi piedi un rumore di un calpestio di carta. Non ci fa caso, apre la serratura della finestra in modo leggero, senza emettere rumori, si affaccia fuori: Il sole da poco ha deciso di mettersi a lavoro, il paesaggio gli mostra tutto il paese che a poco a poco si desta dal limbo del sonno e decide di far partire la propria giornata; l'aria è fresca, ristoratrice. Tutto è calmo, apparentemente nulla potrebbe distruggere questo equilibrio. Marco si volta indietro. L'orgoglio di prima si frantuma in mille pezzi, la luce fa notare i vari dettagli che prima non si potevano vedere: Il cestino sotto la scrivania è rovesciato a terra, tutte le carte, che siano di snack o palle di carta di appunti di scuola o fazzoletti usati, hanno invaso la stanza, facendo capire al 17enne che forse erano quelle le carte che stava calpestando. La lampada che non era accesa sopra il comodino è adagiata al contrario, con molte probabilità che cada e si frantumi come l'orgoglio del ragazzo. In un angolo della stanza, vicino al cuscino che è caduto a terra, c'è una serie di calzini ammassati come una piccola collinetta e abbastanza puzzolenti. Marco la guarda, non ricorda perchè li aveva messi lì e decide di avvicinarsi. C'è una lattina di birra scolata, e una rivista non propriamente per bambini. Adesso ricorda. Preso dallo sconforto di tutto quel disordine, il ragazzo si lascia cadere sul letto, col suo sedere che impatta con un pupazzo di gomma; un ricordo della sua infanzia, la sua capacità era di far sorridere il Marco bambino semplicemente stringendolo e emettendo il rumore tipico dell'aria che esce dall'involucro di plastica. L'omino di gomma adesso viene lanciato in aria dal Marco adolescente, impatta contro la lampada attaccata al soffitto e fa cadere un boxer, finito chissà come lì su, sulla faccia di Marco. Sono le 6.39, forse Marco dovrebbe svegliarsi. ------ Spazio Autore Questo è l'inizio, forse è più un'introduzione che un vero e proprio primo capitolo. La lunghezza non è sempre stata il mio forte, e anche questo capitolo ne risente. Spero di aver beccato bene i due caratteri che mi sono prefissato, ovvero la avventura, anche se qui ce ne è poca, e la comicità. Consigli, appunti, e critiche sopratutto sono ben accette!
  
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