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Autore: suinogiallo    05/02/2007    3 recensioni
Può un personaggio come Robert Autore, famoso scrittore, avere un lato baka?
Ed il suo piloro?
E se il ristorante dove va di solito, un giorno, fosse chiuso?
E se...
Siam tre piccoli neuroncin, siamo tre, coglioncin, mai nessun ci collegherà, trallallerola...
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Robert's Shorts'
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Chiuso
di Suinogiallo

- Oh cavolo! - Robert aveva appena scoperto che il suo ristorante preferito era chiuso.
Il problema era, però, che non era solo il suo ristorante preferito, era anche l'unico di tutta Vincent.
Non una tavola calda, non una pizzeria, neanche un chiosco. In tutta Vincent l'unico posto dove poter mangiare era il Pops.
Cinque tavoli ed una cucina che straripava di grasso e peperoncino, in tutti i sensi, sia del locale che del cibo. Un cuoco, che era anche il proprietario, che sembrava uscito dai vecchi film western. Avete presente il cuoco di "Atlantis"? Ecco, Pops era il suo ritratto sputato.
Insomma, un posto che se fosse stato visitato dal nucleo di igiene ambientale della Pattuglia sarebbe stato posto in quarantena e, probabilmente, passato al napalm e inglobato dentro un sarcofago di cemento per evitare possibili contaminazioni. Ecco, si, come state pensando, tipo Cernobyl, anzi, li perlomeno c'è solo il rischio delle radiazioni.
Eppure, Robert non era il solo ad adorare quella cucina, ma erano in molti che venivano da fuori Vincent per assaggiare la cucina di Pops. Cosa volete farci, la commistione peperoncino piccante di cayenna affumicato su un letto di cenere lavica e mozzarella di elefantessa indiana attirava molto, per non parlare di come cucinava lui pancetta e fagioli.
Sembrava di sentire gli urli degli Apache sul piede di guerra e la tromba del settimo cavalleggeri che veniva in soccorso. Il tutto nel proprio stomaco ovviamente.
- E adesso? - si domandò rimanendo fermo di fronte alla serranda impietosamente chiusa e al cartello che recitava un laconico "chiuso". Rilesse quella parola almeno cinque volte, sperando magari di vederla scomparire, poi, alla fine si arrese all'evidenza.
Pops quel giorno era, e sarebbe rimasto chiuso.
Ovviamente lui si arrese, il suo stomaco no!
Poteva trovarsi in qualsiasi punto del mondo, alle prese con orde di assassini assatanati oppure in mezzo a misteriosi fenomeni ed efferati omicidi o, ancora, in alto mare con una burrasca in arrivo e la bussola che da ore segna come nord magnetico un punto a caso scelto tra i vari punti cardinali, ma quando giungeva l'ora di pranzo il suo stomaco iniziava a brontolare per poi, se non accontentato, a mettersi in stato di agitazione, con il piloro ed il cardias uniti in una marcia di protesta al grido di, vogliamo cibo, vogliamo cibo.
Di solito accontentarlo comunque non era difficile. In condizioni normali si accontentava anche di un panino o, in situazioni estreme anche di un pacchetto di biscotti, una fetta biscottata. Ingurgitava qualcosa e subito l'agitazione si placava, il cardias tornava a fare il suo lavoro come sempre ed il piloro, beh, pilorava come era solito fare.
Ma quella volta non sarebbe stato cosi facile.
Si era svegliato con la chiara intenzione di sedersi e mangiare un pranzo completo, antipasto, primo, secondo, contorno e tutti i corollari vari e, se adesso non avesse mantenuto quella promessa fatta al suo stomaco sarebbero stati bruciori.
- Che ore sono? - si chiese guardando l'orologio e cercando di fare mentalmente il punto della situazione, se non altro per dimostrare al suo stomaco che non se ne stava con le mani in mano, che stava cercando una soluzione.
Pops era chiuso, e quello era un dato di fatto. Ricontrollò addirittura di nuovo il cartello per vedere se, magari nel frattempo qualcosa fosse cambiato. In cinque secondi non potete immaginare le cose che possono cambiare, cavolo, cinque secondi sono cinque secondi in fondo. Se la luce percorre un milione e mezzo di chilometri, Pops in cinque secondi poteva anche cambiare idea, togliere il cartello, aprire il ristorante e servirgli un bel pranzo completo.
Ma evidentemente Pops aveva altre cose da fare invece che pensare quanta strada aveva percorso in quei cinque secondi un fotone e, il cartello rimase al suo posto ed il ristorante chiuso.
Altri posti dove mangiare, ad una distanza ragionevole, neanche a parlarne.
C'era si quel ristorante che aveva visto arrivando a Vincent, una decina di chilometri fuori dalla cittadina, ma non lo ispirava per niente. Era disperato, ma non fino al punto di rassegnarsi a mangiare in un posto che per insegna ha un'enorme scarafaggio e che ti promette la miglior cucina naturalistica del mondo, soddisfatti o rianimati. E il piccolo scorcio di cimitero che aveva intravisto immediatamente dietro al ristorante non era poi una cosa che garantiva molto sulla riuscita della seconda opzione.
Più giù, si ricordò all'improvviso, aveva visto l'insegna di un'albergo. Bisogna salire su di una montagna per raggiungerlo, ma, almeno da come recitava l'insegna, poi si sarebbe goduta una vista mozzafiato. Per non parlare del giardino di cespugli a forma di animali che, sempre secondo il cartello, non era assolutamente da perdere.
Per qualche secondo ne fu quasi tentato. C'era da farsi una mezz'ora di auto, ma se questo avesse tenuto a freno i bollenti spiriti di rivolta del suo apparato gastroenterico non sarebbe stata una passeggiata inutile. Il nome dell'albergo però lo frenò.
Non era superstizioso, e neanche facilmente impressionabile, però, un'albergo arroccato su di una montagna, con un giardino di siepi a forma di animali e che si chiama Overlook, forse era lievissimamente da evitare. Per ragioni quasi simili scartò anche il Bates Burg, con i suoi caratteristici tavolini a doccia e il Lucrezia Borgia. Quest'ultimo arrivando non lo aveva visto, ma la guida turistica della zona ne decantava le lodi come il ristorante dove mangiare sarebbe stata un'esperienza indimenticabile citando, tra i vari piatti tipici, le trombe dei morti su letto di belladonna.
- D'accordo! - decise infine, dopo aver gettato di nuovo uno sguardo al cartello - A mai estremi, estremi rimedi, cucinerò io! -
Un'improvvisa onda peristaltica lo fece sobbalzare mentre il piloro si spasmizzava colto da un terrore quasi atavico.
Li vicino, si ricordò, Robert non il piloro intendo, c'era un piccolo negozio di generi alimentari che era sempre aperto. Avrebbe comprato gli ingredienti e poi se ne sarebbe tornato nella sua villetta ed avrebbe imbastito un pranzetto veloce ma completo.
In fondo, si disse iniziando a incamminarsi, gettando di tanto in tanto uno sguardo indietro verso il cartello, non era la prima volta che cucinava.
Il piloro ebbe un nuovo spasmo al ricordo delle altre volte che Robert aveva cucinato ed iniziò, seriamente, a meditare di mettersi d'accordo con il duodeno. Un ulcera perforata sarebbe stata decisamente preferibile al dover trattenere, per il tempo necessario ai succhi gastrici di fare il proprio dovere, la cucina di Robert.
Il momento di un dolore lancinante, poi tutto sarebbe finito, ma, purtroppo per lui il duodeno, ferreo sostenitore della sua integrità fisica e morale, gli rispose che non aveva nessuna intenzione di farsi toccare da chicchessia e che avrebbe sopportato stoicamente qualsiasi cosa sarebbe passata attraverso lui. Fosse stata anche la cucina di Robert.
Il cardias, nel frattempo, era stato colto da una crisi mistica e non rispondeva più a nessuno stimolo perso com'era nelle sue visioni di cibi sani e naturali che passavano per lui salutandolo gioiosamente prima di tuffarsi nei succhi gastrici con la felicità tipica che solo un cibo sano e naturale può avere.
- Salve - salutò Robert entrando nel piccolo negozio di generi alimentari, poco più di una stanza ricavata in un seminterrato di quello che una volta era stato un lazzaretto per gli appestati e che, con il tempo, era diventato prima un ospedale psichiatrico, poi un sanatorio per le patologie infettive respiratorie ed infine, un deposito di sostanze altamente nocive che, in barba a tutte le leggi venivano stoccate un po' come capitava.
- Salve! - gli ricambiò il saluto una vecchietta dall'età apparente di centoventidue anni seduta su di un fusto sul quale campeggiava il simbolo del pericolo biologico e, dal quale, fuoriusciva una strana melma dal colorito verde muffa che, alla vista di Robert ebbe quasi un sussulto. La melma intendo, non la vecchietta che, nella sua apatica vecchiaia si limitò solo a continuare a rispondere - salve, salve, salve, salve, salve - inframezzando, di tanto in tanto anche qualche - no la scossa no, non la scossa no, no la scossa no -
- Vorrei un etto e mezzo di prosciutto e un po' di cipolline - esordì poi Robert.
- Le do anche quattrocento caramelle - citò a memoria la melma muffosa.
- In cartone? - domandò Robert cercando di ricordare se quella frase l'aveva già sentita da qualche altra parte.
- No, sciolte! - rispose la muffa melmosa ricavando una citazione a comparire in quel di Zocca per uso indiscriminato di brani di canzoni.
- Salve, salve, salve, salve, salve, salve - continuò, intanto, imperterrita, la vecchietta - no la scossa no, no la scossa no, no la scossa no - aggiungendo al già vasto repertorio - mezzo cervello di la, mezzo cervello di la, mezzo cervello di la -
- Forse siamo salvi! - ululò di gioia il piloro. Persino Robert avrebbe trovato strano quel posto e non avrebbe mai comprato nulla per cucinare. Ne era certo.
- Prendo questo - lo spiazzò invece Robert posando sul bancone della cassa un cestello pieno di buste e scatolame oltre all'etto e mezzo di prosciutto e alle cipolline. Un grido di dolore si levò alto dalle profondità dell'addome dello scrittore che, interpretandolo come la richiesta estrema del suo stomaco di avere del cibo aggiunse anche un vasetto di acciughe e una confezione di pesce spada in rotoli del Mar Morto confezionato dalla Nuova Enciclicamente Riciclata Navigante.
- La scadenza! - sbraitò il piloro cercando di portare l'attenzione alla data di scadenza stampigliata sulla confezione di pesce spada - Guarda la scadenza! -
- Da consumare preferibilmente entro il third impact - lesse Robert - siamo al 3 febbraio 200X, quindi manca ancora un bel po'! -
- Io ci rinuncio - collassò il piloro che si sentì mancare le forze. Uno stravaso di bile inondò lo stomaco che reagì con un violento spasmo che indusse Robert a aggiungere al già straboccante cestello della spesa anche tre scatole di chili con carne e aggiunta di peperoncino ultra piccante proveniente da una strana località che, sebbene a Robert suonasse familiare, non ricordava dove si trovasse.
- Eppure questa stella Uru io l'ho già sentita - mormorò prendendo il portafogli per pagare.
- Salve, salve, salve, salve, salve, salve - biascicò la vecchietta mentre la muffolosa melmosa verdosante batteva sul registratore di cassa il costo di ogni singolo articolo decantandone le lodi e le presunte proprietà taumaturgiche - no la scossa no, no la scossa no, no la scossa no - aggiungendo che in alcuni casi si erano persino verificati degli eventi miracolosi - mezzo cervello di la, mezzo cervello di la, mezzo cervello di la - tipo morti che resuscitavano, cammelli che passavano nelle crune e la Roma che vinceva lo scudetto - la punturina no no, no no, la punturina no no, no no, la punturina no no, no no, la punturina no no, no no -
- Arrivederci - salutò infine Robert uscendo dal negozietto e dirigendosi verso l'auto, non dimenticandosi di gettare uno sguardo al cartello appeso fuori da Pops. Chiuso era, e chiuso era rimasto. Non era cambiato di una virgola, cioè, virgole non ce n'erano, ma è un modo di dire. Avete presente immagino, quando si vuol far capire che una cosa non è cambiata per niente, si dice che non è cambiato di una virgola. Si potrebbe anche dire di un punto, anche per fare par condicio, o di un esclamativo o di un due punti o punto e virgola, o anche di una lettera, o di un parpallidomedicosalantedue, o anche di un tavacatazzo enumerato all'eunucosante potenza.
Il senso non è che cambi poi di molto.
Robert preferì comunque rimanere nel classico e pensò che il cartello non era cambiato di una virgola mentre apriva il cofano posteriore della sua auto depositando nel bagagliaio la spesa.
- E se lo guardassi all'improvviso? - si domandò tutto ad un tratto. Forse gli stava facendo un dispetto e, mentre era di spalle, il cartello diceva aperto e magari lo prendeva anche in giro facendogli le boccacce.
- Cervello, qui piloro, cervello, qui piloro, abbiamo un problema - tentò di mettersi in contatto con quella massa spugnosa che galleggiava da qualche parte della teca cranica dello scrittore. Secondo alcuni c'era qualcosa che galleggiava da quelle parti, cosa non si sapeva di preciso, ma una volta che Robert aveva fatto una tac cranio qualcosa si era intravisto.
Per pochi attimi, per carità, il tempo di sbattere le ciglia ed era scomparso. Forse erano anche riusciti a fotografarlo, ma gruppi interi di ricercatori si erano dannati l'anima per cercare di capire cos'era e, alla fine, avevano ipotizzato che qualcosa ci fosse, ma che cosa fosse non era certo. Per questo nel referto avevano preferito scrivere un sibillino Hic Sunt Neuronis indicandolo come un posto ignoto e pericoloso.
- Adesso mi giro all'improvviso e vedo cosa c'è scritto - decise poi Robert preparandosi.
- Cervello, rispondi, cervello rispondi! - gridò ormai sull'orlo della disperazione il piloro.
- Risponde la segreteria neurologica del cervello di Robert Autore, in questo momento tutti i neuroni sono occupati, vi preghiamo di attendere, un nostro neurone vi risponderà appena possibile. Siam tre piccoli neuroncin, siamo tre, coglioncin, mai nessun ci collegherà, trallallerola -
- Ecco, adesso conto fino a tre e poi mi giro - rimuginò Robert preparandosi allo scatto - uno...-
- Qualcuno la in alto mi risponda! - sbraitò il piloro - Il cervelletto, il mesencefalo, la corteccia, anche un'acquedotto, una scissura, un ganglio! -
- Causa incidente allo svincolo del vago il traffico è momentaneamente bloccato, si suggerisce di uscire allo svincolo del nervo accessorio e proseguire per vie nervose locali -
- Due...- continuò il suo conto alla rovescia Robert.
- No, questo non è possibile, questo è un'incubo, non può essere, non può star accadendo davvero a me! - biascicò il piloro ormai allo stremo delle forze. Lo avevano abbandonato tutti. Il cardias ormai nel suo delirio era convinto di essere diventato lo sfintere anale mentre il duodeno, suo alleato di mille battaglie si era ormai rassegnato all'idea di vedersi invadere da cibi indigeriti.
- Siam tre piccoli neuroncin, siamo tre, coglioncin, mai nessun ci collegherà, trallallerola -
- TRE! - urlò Robert voltandosi di scatto proprio mentre Pops, ricordatosi che quello non era il suo giorno di chiusura era corso al ristorante per aprirlo...- Aperto! Ero sicuro, oggi non poteva essere chiuso! -

Copyright © 2007 Suinogiallo (come se qualcuno potesse anche solo ipotizzare di plagiare una simile cosa)

Quattro Chiacchiere Con La Corteccia

Siam tre piccoli neuroncin, siamo tre, coglioncin, mai nessun ci collegherà, trallallerola...


Credits (va beh, siamo un'attimo seri) in ordine sparpagliato:

La citazione canora ( Vorrei un etto e mezzo di prosciutto e un po' di cipolline) è tratta da una canzone di Vasco Rossi, per la precisione Alibi.
Il film Atlantis è della Disney.
la stella Uru è la stella da cui proviene Lamù.
Il pesce spada a rotoli del mar morto e relativa scadenza vengono da una idea distorta di neon genesis evangelion, cosi come la Nuova Enciclicamente Riciclata Navigante (NERV).
Siam tre piccoli neuroncin, siamo tre, coglioncin, mai nessun ci collegherà, trallallerola... è una idea traviata dalla favola dei tre porcellini.
Cernobyl e il napalm esistono davvero.
La melmosa muffolante verdeante invece no (anche se sono cinque mesi che non apro il frigorifero e non so cosa c'è li dentro che batte, e batte, e batte, e batte)
Il piloro, il cardias e il duodeno sono di Robert Autore.
La tac è dell'autore.
Il tavacatazzo è stereo polipofonico.
L'overlook hotel è di Stephen King e il Bates Burg è di Hitckock.
La Roma è la Roma e lo scudetto è dell'Inter.
Tutto quello che mi sono scordato di creditare è degli aventi diritto.

Hasta Luego
   
 
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