Anime & Manga > X delle Clamp
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Autore: Natalie Baan    05/02/2007    3 recensioni
L’ultima visione di Kotori…
Un testo poetico, ardito, uno scorcio luminoso su un personaggio che… ci chiede soltanto di essere capito.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kotori Monou
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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E la prossima volta che dovrò morire
Portami ali e piume come quelle degli angeli-
E così, alta in volo, più alta degli angeli
Quello che non puoi immaginare
Quello, io sarò.

            --Rumi

 

Dream

di Natalie Baan  (traduzione di Shu)

 

 

La ragazza cammina in un campo d’erba alta, dove una volta c’era una città.

Si alza un vento, e solchi di moto si aprono e corrono tra l’erba, un’onda di gentili steli che s’inchinano a quella brezza. Le piante le si schiudono davanti al suo passaggio, instancabili correnti fatte di sollevarsi e ricadere scivolano attorno a lei, per poi richiudersi, perfette, il suo vestito bianco ondeggia nello stesso vento.

Si ferma un istante per alzare lo sguardo alla luna.

L’unica cosa che sia rimasta esattamente la stessa.

Poi riprende il cammino. Procede lentamente, senza nessuna fretta. Non più addormentata né sveglia, ha tutta l’eternità a disposizione, se vuole: un tempo per aspettare, per pensare, e –in un modo strano e totalmente cosciente- per sognare.

Questi sogni si distaccano dalla sua antica maniera di sognare come un cuore che si apra ad un'altra persona, dispiegandosi come seta… si dipanano simili al filo che permette all’aquilone di innalzarsi sulle ali di un vento che si leva, di danzare alto nel cielo. Quello che una volta vedeva solo parzialmente, e come attraverso una nube, adesso può vederlo con chiarezza.

Quello che non aveva mai potuto capire le appartiene ora come la sua stessa ombra, dipinta sotto la splendente, invitante luna.

Mentre cammina, pensieri si diffondono dal suo essere, e per un attimo i piedi nudi toccano il selciato invece che l’asciutta morbidezza del suolo del pianoro, invece che il fitto sussurro dell’erba contro le caviglie al suo avanzare. Alza gli occhi verso i vasti edifici che adesso torreggiano nel cielo, forme buie, senz’altro volto che le loro lunghe, scintillanti file di luci. Riesce a percepire l’incessante movimento di quel luogo, l’affannarsi di anime e pensieri e corpi dentro quei silenziosi guardiani, anche se non può vedere o toccare le persone che si trovano lì. In un modo tutto loro, anche gli edifici si muovono, uno slancio verticale di energia in corsa verso il cielo, verso le stelle invisibili.

E poi, nell’istante tra un passo e l’altro, il vento soffia di nuovo nel fruscio dell’erba.

Entrambe quelle possibilità sono veritiere. Soltanto che una di loro non è ancora venuta all’esistenza, forse non vivrà mai al di fuori dei sogni. E l’altra…

L’altra, la ricorda molto bene.

Ancora adesso.

Quando era accaduto, non aveva capito che, dopo, avrebbe continuato a ricordare. Non aveva mai pensato a cose del genere. Anche se sente che quella memoria non durerà –che prima o poi, quando lei sarà pronta, si alzerà il vento che la porterà via, come un disegno tracciato sulla sabbia- per adesso ricorda, anzi, fa qualcosa di più che non semplicemente ricordare.

E’.

E’ ogni istante della splendida e troppo breve esistenza che ha vissuto.

Ed è ogni istante della morte che ha dovuto subire.

Quando un secondo passa, quello che è accaduto al suo interno esiste solo nel ricordo. Ed è questo ciò che adesso è lei: lo stesso suo ricordo della persona che una volta era stata, un ricordo che ora si attarda brevemente in quel luogo. Ha dentro di sé le tracce di ogni cosa che l’ha sfiorata, di ogni cosa che ha conosciuto… probabilmente, non sono molte, visto che la sua è stata una vita davvero breve, finita quasi prima di cominciare. Eppure, anche in quella brevità c’è un’immensa ricchezza.

Nella vita più insignificante, un’immensa felicità.

E non per mancanza di dolore… sa bene cosa significhi soffrire. Ha pianto, ha gridato per tutto ciò che ha perso in un disperazione così totale e penetrante come un raggio di sole trapassa il vetro di una finestra, e conosce quel genere di dolore talmente sconfinato da andare oltre la capacità di soffrire, e la mente si infrange in mille pezzi sotto il suo stesso silenzio.

Ma quello che soprattutto ricorda adesso sono le piccole, ordinarie felicità di tutti i giorni: preparare da mangiare e pranzare con coloro che amava, le risate dei compagni di scuola, quelle gentili creature che si posavano sulla sua mano in attesa… il suo spirito è fatto di queste memorie.

E quando alza il viso al cielo, nei suoi occhi brilla il riflesso di ogni persona su cui ha posato uno sguardo di affetto.

Perché in tutta la sua vita aveva scelto di avere a cuore le piccole cose, di raccogliere ognuno di quei minuscoli momenti di gioia e con essi tessersi intorno il suo nido… perché il suo cuore era stato sempre aperto a qualsiasi cosa sarebbe potuta arrivare, senza pregiudizio –trasparente verso il mondo, come l’acqua che accetta ogni cosa che decida di riflettersi in lei- perché alla fine non aveva opposto resistenza alcuna alla morte…

Tutte queste cose sono forse una debolezza?

No. Ci sono quelli che combattono, e quelli che sanno comprendere la ragione per cui si combatte…un mondo dove le persone possano essere felici.

Anche se sembra che quel mondo sia già andato distrutto, se coloro che avrebbe dovuto proteggere non ci sono più, la possibilità di quella felicità resterà ancora viva, finché sia custodita come un tesoro nel cuore.

Anche se sembra che non ci sia più alcun motivo perché tutto questo vada avanti, la memoria della sua esistenza resterà ancora viva: il ricordo di una persona unica, la timida, sciocca, fragile ragazzina che adesso non potrà mai diventare donna… di una ragazzina che desiderava solo amare, ed essere amata.

Tutte queste cose sono infinitamente preziose.

Non devono essere dimenticate.

Il vento si sta alzando più forte. Lei spalanca le braccia, spalanca improvvise ali. Il vento canta tra la danza dei fili d’erba e s’impiglia nelle maniche bianche della sua veste, carpisce poche minuscole piume e le fa turbinare via in un movimento così gioioso e liberatorio da sembrare il suono della risata di un bambino, o il volo di un uccellino che spazza il cielo.

La ragazza chiude gli occhi. Le mani aperte, lascia che da dentro il suo essere scivolino fuori, rapidi, tutti quei luoghi, quei momenti in cui è stata più pienamente se stessa. Si agitano in un piccolo vortice tra le sue dita come una manciata di sabbia soffiata via dal vento, come disegni iridescenti che balenano sulla superficie di una bolla di sapone… un piccolo mondo delicato come vetro soffiato.

E’ la sua vita.

Il vento solleva l’anima dalla memoria… e mentre quella scintilla che un tempo era una ragazzina di Tokyo prende a salire verso il cielo, mentre il suo fantasma si sfalda in rivoli di bianche piume di seta sospese in volo, catturate dal vento…

…quel piccolo mondo si frange in centomila luci.

E da un’onda di fili d’erba nascono brillanti, leggerissimi semi che si disperdono nel mondo al suono dell’ultima supplica di un cuore…

Comprendimi!

E…

Ricorda….

 

 

In un altro tempo, un altro luogo….

Un ragazzo tende la mano.

Qualcosa di splendente si posa lieve sul suo palmo aperto, e i suoi occhi si spalancano.

C’è un vento silenzioso che passa.

  
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