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Autore: Kelloggs Snowflakes    21/07/2012    2 recensioni
"Raggi di sole.
Gli ultimi della giornata, di quelli deboli che passano attaraverso la finestra e gli arrivano ai piedi, illuminando le sue scarpe dalle suole consumate.
Il rumore del suo respiro è quasi impercettibile, quasi come quello della tristezza che lo rode da dentro. Non fa rumore, la tristezza. Gliel' aveva detto il suo migliore amico una volta, quando sorridere non era uno sforzo troppo grande."
Un ragazzo, la notte, una foto e un disco rigato. E la felicità, che forse esiste ma ha un'antipatia acuta per molti di noi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raggi di sole.
Gli ultimi della giornata, di quelli deboli che passano attaraverso la finestra e gli arrivano ai piedi, illuminando le sue scarpe dalle suole consumate.
Il rumore del suo respiro è quasi impercettibile, quasi come quello della tristezza che lo rode da dentro. Non fa rumore, la tristezza. Gliel' aveva detto il suo migliore amico una volta, quando sorridere non era uno sforzo troppo grande.
Sente il braccio fargli male, piegato in quella strana posa sembra quasi rotto. Osserva quella porzione del suo corpo, la più martoriata: cicatrici bianche, chiare, vecchi tagli diventati testimonianze di giorni non proprio felici.  Felicità, che parola insulsa. La felicità non esiste, almeno non per lui.
E poi, il fatto che una cosa abbia un nome non vuol dire che esista, no? Dev'essere così.
Le ginocchia gli fanno male, come tutte le sere. Chissà perchè, forse è colpa dei chilometri macinati sotto la pioggia battente di qualche ora fa. La solitudine pesa, a dispetto di ciò che dicono i guru orientali sui benefici dell'isolamento. Quando non è volontario, l'allontanamento, allora sì che fa male. Quando sono gli altri a non volerti vicino non è bello.
Stringe ancora nella mano quel foglio, quello su cui ha scarabocchiato un indirizzo qualche giorno prima. Non ha mai smesso di cercare quell'appartamento, forse Stanton Street invece che dall'altra parte della città è dall'altra parte del pianeta. Quando pensa così si sente sempre piccolo, insignificante davanti ai miliardi di persone che respirano come lui e vivono le loro vite felici senza pensare al domani.
Ma ha detto che la felicità non esiste, giusto? Giusto.
Muove un po' il collo, giusto per accertarsi che non sia bloccato.
Guarda i libri in bella vista sul suo scaffale, concentrandosi su una vecchia foto che fa capolino in mezzo a due volumi.
Lo sguardo catturato in quella foto è il suo motivo, il motivo per andare avanti ogni giorno. E quel sorriso, poi? Oh, quella foto. La guardava ogni sera, quando i suoi litigavano in cucina e lui non poteva far altro che starsene con la testa tra il materasso e il cuscino, imponendosi di non farsi turbare da quelle parole che volavano in aria a intervalli regolari.
Bum, faceva il suo cuore ogni volta che il tono di suo padre saliva un po' e si riferiva anche a lui.
Bum, sentiva dentro quando gli insulti aumentavano.
Bum, il suono che fanno le speranze quando si infrangono.
Il suo cuore faceva bum ogni giorno, e lo fa ancora adesso.
Il cielo si sta rannuvolando di nuovo, e il sole non c'è più. Gli piace la sera, quando non è più giorno ma non ancora notte. Sembra quasi che tutto possa succedere in quegli istanti, che le cose possano cambiare.
Poi arrivano le stelle, quelle che lui guarda seduto davanti alla portafinestra chiedendosi perchè non gli vada più di contarle.
Non si ricorda l'ultima volta che ha contato le stelle, e nemmeno a che numero sia arrivato. Se ne sta lì, a gambe incrociate sul pavimento, a spiare la luna. O forse è lei che spia lui? Magari anche lei si sente sola, fredda e vuota come ci si può sentire la notte davanti a una portafinestra.
Non sa quando è diventato più difficile dormire che restare svegli, del resto sono molte le cose che non sa e deve ammetterlo.
Non sa se il suo braccio avrà mai pace o tempo per richiudere le ferite prima di essere aggredito di nuovo, non sa se smetterà di camminare cercando qualcosa che non ha un nome e perciò non esiste, non sa perchè ora ha iniziato a contare i puntini luminosi sopra di lui.
Il foglio scarabocchiato è sul letto, nella sua mano ora c'è la foto.
Non è stupido, in fondo, associare i suoi rari sorrisi a un volto di carta lucida e inchiostro? Sì, forse lo è, ma non gli importa. Alla fine non è bello avere un idolo, qualcuno da ammirare che ti dia una spinta per rialzarti ogni volta?
L'occhio gli fa ancora male, dopo il pugno preso stamattina a scuola. Tutto perchè ascolta quella cantante, roba da matti.
Guarda i fogli attaccati al muro con lo scotch, i suoi disegni a matita che non sono mai stati abbastanza belli da strappare un sorriso a suo padre. E' stato l'unico a cui li abbia fatti vedere, visti i risultati non pensa che altre persone sapranno mai della loro esistenza. C'è quello identico alla foto che ora se ne sta sul parquet davanti a lui, sembra che quel sorriso sia sempre lì per confortarlo e rassicurarlo.
Fa freddo, lì davanti al cielo notturno e alla sua vastità. Però pensando a quei due occhi verdi sembra quasi estate nella piccola stanza tappezzata di disegni e fotografie sbiadite.
Un giorno anche lui potrà sorridere così, ne è sicuro. O almeno ci spera. Spera, sogna di essere felice.
Ma ha detto che la felicità non esiste, giusto? Giusto.
Però, quando prende un cd mezzo rigato e lo infila nel vecchio stereo vicino a lui, il suo cuore fa bum.
E non è un bum come gli altri, no, non fa male e nemmeno mette tristezza.
Il suo cuore fa bum perchè si sente vivo, se quella voce lo accompagna. E' il bum più dolce che lui abbia mai sentito, quello.
Un rumore che lo fa sentire a casa.
Una stella cadente passa davanti a lui, illuminando per un attimo quel ragazzo arruffato e solo seduto sul pavimento della sua stanza la sera del suo compleanno.
Deve esprimere un desiderio, no? Di solito si fa così.
Chiude gli occhi, la polvere di stelle non ancora dissolta in quel cielo scuro come i suoi occhi.
Quando li riapre, per un attimo, gli sembra addirittura di vederla là, davanti a lui, con gli occhi accesi e il sorriso sempre dolce e comprensivo.
Poi inizia a nevicare. Lui si alza, sorride e guarda un'altima volta la foto, allungando il braccio pieno di segni bianchi e profondi per sfiorare la neve.
Per un secondo, sentendo quella voce a sostenerlo e vedendo ancora quello sguardo pieno di qualcosa che sembra quasi amore, gli viene da sorridere.
E sorride. E si sente felice.
Ma ha detto che la felicità non esiste, giusto?
Sbagliato.

 

 

   
 
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