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Autore: Telyn    22/07/2012    7 recensioni
Sirius non c’era più. Sirius gli aveva detto di dimostrare di essere un Grifondoro con le palle e di dire la verità a Tonks. Lui non sarebbe mai stato capace di farlo.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nickname EFP: Telyn
Nickname forum: TelynBia
Titolo: Addio
Genere: Angst, Romantico
Personaggi: Remus Lupin, Ninfadora Tonks
Rating: giallo
Contoparole: 801
Avvertimenti: nessuno
NdA: loro hanno avuto il lieto fine, se per lieto fine intendiamo morire con un figlio appena nato, ma ci sono stati momenti in cui neanche loro ci hanno creduto. Ci sono abbastanza affezionata, in un certo senso è la mia prima One-Shot *^*

Addio


-Tonks, mi hai sentito?
La metaformaga sentì il rumore sordo del cucchiaio che cadeva a terra come proveniente da un altro mondo.

Guarda la superficie liscia del laghetto vicino a Ottery St. Chapole senza realmente vederla.
Gli occhi lucidi. Un groppo in gola troppo pesante per essere mandato giù e i sensi di colpa. Nessuno si sarebbe più strusciato tra le sue gambe, né le avrebbe più passato le Cioccorane. Nessuno l’avrebbe più beccata a guardare Remus, né gliel’avrebbe fatto pesare con un’occhiata maliziosa grigio acciaio. Nessuno sarebbe più stato Sirius Black, per colpa sua.
-Ehi.
Dora si volta, e a Remus con quegli occhi rossi di lacrime ricorda tanto la bambina a cui curava le sbucciature quando era piccola.
-Su, abbracciami.
Tonks si è innamorata di quel sorriso. È dolce, triste. Capace di farti piangere solo guardandolo. E lei scoppia in lacrime, si rifugia tra le braccia di Remus.
Lui la stringe e le accarezza la schiena.
-Non lasciarmi sola.
Annuisce, Remus.
Non si dicono nient’altro. Non ne hanno bisogno, per piangere l’uno contro l’altra.

Alla signora Weasley si staccò quasi la mascella dalla faccia. Tonks si era appena alzata (rovesciando la sedia e rischiando di fare lo stesso col tavolo) e si stava dirigendo alla porta con passo decisamente minaccioso.
-Tonks, dove stai andando?
Lei si girò infuriata.
-A farmi dire la verità da un coglione - disse prima di sbattere violentemente la porta.

L’Auror uscì dalla veranda e si guardò intorno. Eccolo lì. Era al limitare del boschetto, i capelli biondi più spettinati del solito, una valigia tra le mani e tutta l’aria di chi aspetta una Passaporta. Tonks si smaterializzò alle sue spalle.
-Si può sapere cosa pensavi di fare?

Remus restò fulminato. I capelli, anzichè rosa acceso come sempre, erano rosso fuoco. Sembrava quasi una Weasley, pensò. Era furibonda. Doveva aver scoperto della sua partenza, e sicuramente pretendeva un bel po’ di spiegazioni.
-Tonks, io...
Avrebbe voluto dirle che la amava, dirle che non l’avrebbe mai lasciata andare via, ma non poteva.
-Avevi detto che non mi avresti lasciata sola! Me lo avevi detto, io mi fidavo di te!
-Tonks fammi spiegare, non potevo... Silente mi aveva detto che sarei partito pochi giorni fa, e...
Lei lo fulminò di nuovo, e poi prese un paio di respiri profondi. I capelli virarono ad un castano rossiccio più rassicurante.
-Remus, io... ci ho pensato, a noi due. Ho pensato che insieme avremmo di sicuro più tempo che da soli. Volevo stare con te, perché con te mi sento al sicuro... Possiamo andare oltre a tutti i pregiudizi, insieme...
Remus cercò di non irrigidirsi, sentendo quelle parole appena sussurrate. Aveva paura di affrontare la realtà. Aveva paura di confessare di nuovo i suoi sentimenti a qualcuno.
-Sirius ti ha urlato di dirmi la verità, la settimana scorsa. Qual’è la verità?
Remus la guardò negli occhi.
-Non posso dirtela. Forse Sirius ha ragione, ma non sa...
Si interruppe. Stavano parlando di Sirius al presente. Era spontaneo. Era sbagliato.
Sirius gli aveva detto di dimostrare di essere un Grifondoro con le palle e di dire la verità a Tonks, ma lui non sarebbe mai stato capace di farlo. La Passaporta cominciò a lampeggiare.
-Devo andare. Senti, noi due non possiamo stare insieme. Tu sei troppo giovane, non ti meriti un vecchio come me. Per giunta un licantropo. Lasciami in pace, perché non ti metterò mai in pericolo. Non potrai mai stare con me, chiaro? Mettitelo in testa. Non cercarmi, e dai retta a qualcuno degli Auror che ti stanno dietro al Ministero, visto che per me sei libera.

Si voltò verso la vecchia scarpa malandata. Ce l’aveva fatta. Aveva fatto il suo discorso. Aveva detto una bugia. Che importava? Se questo l’avesse salvata, lui l’avrebbe rifatto mille volte. Prima di potersi attaccare alla Passaporta, però, si ritrovò afferrato per la collottola.
-Non sono una bambina, anche se sono più giovane di te, e decido io se mettermi in pericolo o meno. Per giunta, visto il lavoro che faccio e le idee dei miei genitori l’unico modo che avrei per non essere in pericolo sarebbe uccidermi. E non provare a dire che non potrò mai stare con te, perché hai dimenticato che ti amo, e finché ci sarai tu manderò tutti gli altri all’inferno. Non ti lascerò mai in pace, ricordatene.
Detto questo lo spintonò di malo modo e gli diede le spalle, mentre la Passaporta entrava in azione e Remus fuggiva da lei.
A parole lo aveva umiliato, ma cosa le rimaneva in mano? Aveva ragione lui, avrebbe sempre avuto ragione lui. Non avrebbero mai potuto stare insieme. Sentì le lacrime cominciare a scorrerle sulle guance, e non si curò nemmeno di asciugarle. Remus se ne era andato. Forse non sarebbe tornato, e lei sarebbe rimasta sola senza neanche aver saputo il sapore delle sue labbra.
  
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