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Autore: KillerKing    22/07/2012    8 recensioni
E' una storia breve che non aggiunge nulla a quanto visto nella serie classica.
Semplicemente un approfondimento sui pensieri di Cyd di Mizar durante l'attacco al Cavaliere del Toro, all'inizio della saga di Asgard.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Syd / Mizar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’aria all’interno della Seconda Casa dello Zodiaco era gelida. La potenza del suo Cosmo aveva fatto crollare vertiginosamente la temperatura. Sembrava impossibile che qualche metro dietro alle sue spalle, all’esterno, la primavera ateniese esplodesse contemporaneamente in un turbinio di cento colori ed altrettanti profumi.
La primavera di Grecia… Così diversa da quella di Asgard, che altro non era se non una manciata di giorni leggermente meno freddi degli altri.
Cyd di Mizar si voltò verso la luce che passava attraverso il peristilio del Palazzo del Toro. Presto la sua gente avrebbe potuto godere di quel clima mite e sereno. Basta sofferenze, basta inverni senza fine, basta terra sterile ed assassina di bambini. Il momento del riscatto per il popolo del Nord sarebbe giunto presto. Questo Hilda di Polaris aveva promesso e questo avrebbero reso possibile i sette Guerrieri di Odino. L’anelito ad una vita che non somigliasse ad un inferno in terra era diritto di tutti gli uomini. Anche a costo di privare di quello stesso diritto altri uomini. Ed il non aver trovato la dea Athena al Grande Tempio sarebbe stato solo uno spiacevole imprevisto, un rallentamento che non avrebbe comunque precluso la meta finale. Se Saori Kido non era in Grecia allora era in Giappone. In quel lontano paese l’avrebbe trovata, laggiù l’avrebbe sacrificata ad Odino ed alla speranza dei suoi compatrioti.
Il piano della Regina Hilda era semplice: rovesciare il dominio di Athena sulle assolate terre del Sud e fare dono di quelle lande temperate al suo popolo, che da secoli pativa il gelo di Asgard nelle regioni più brulle ed isolate dell’Europa del Nord. Perché si fosse decisa così all’improvviso, dopo anni di regno passati a predicare la pace, era un mistero per tutti. Persino Siegfried di Dhube, Comandante dei Guerrieri del Nord e promesso sposo di Hilda, non sapeva spiegarsi un tale repentino cambiamento. Ma poco importava. Loro erano soldati, dovevano eseguire gli ordini, non cercare di spiegarseli. La Regina li aveva riuniti ed aveva affidato loro un’Armatura del Nord ed uno Zaffiro di Odino. Nel momento stesso in cui avevano accettato tale investitura, la possibilità di porsi domande o dubbi era venuta meno.
Ed il primo ordine di Hilda era stato l’assassinio di Saori Kido, incarnazione sulla Terra della dea Athena. Per dichiarare una guerra non c’era atto migliore che prendersi subito la testa del comandante nemico con un attacco fulmineo ed inaspettato. Il caos fra le schiere di Grecia sarebbe stato inesorabile.
E chi meglio di Cyd di Mizar poteva assolvere a tale mandato? Lui era la Tigre del Nord, il Guerriero più veloce di tutta Asgard. La sua virtù in battaglia era grande e non c’era nulla che i suoi Bianchi Artigli non potessero fendere. Sì, la leggiadra Athena era ormai condannata.
Mentre un sorrisetto compiaciuto gli increspava le labbra, Cyd mosse il primo passo per lasciare la Seconda Casa ma subito si bloccò e tornò a voltarsi verso l’interno del palazzo.
Accasciato contro una colonna, con l’Armatura d’Oro ricoperta da un sottile velo di brina, giaceva Aldebaran del Toro.
Forse morto. Forse morente.
Cyd tornò con la memoria a qualche ora prima. Al suo arrivo ad Atene il Guerriero di Odino si era subito lasciato l’abitato alle spalle per inoltrarsi nella zona montuosa dietro la città. Sapeva che il Santuario era lì, situato in una vallata impervia e nascosta a chiunque non ne conoscesse l’ubicazione. A chiunque, meno che ad un Asgardiano. Aggirarsi fra quelle montagne “inaccessibili”, per lui che era cresciuto fra le aguzze vette ghiacciate del Nord, era stato un gioco da ragazzi. Ci aveva messo poco a trovarlo ed entrare nel suo perimetro non aveva richiesto particolari sforzi. In giro non si vedeva nessuno e regnava un silenzio insolito, rotto solo dal frinire dei grilli e dai versi degli uccelli. Sembrava che il Grande Tempio fosse disabitato.
Ma la prudenza non era mai troppa, così aveva scelto comunque di muoversi in silenzio e con circospezione. E la sua scelta era stata premiata: nei pressi di un’arena circolare si era imbattuto in tre uomini di ronda. Portavano lance lunghe e corazze di cuoio. Soldati semplici quindi, non i famigerati “Santi di Athena”.
Con scatto felino era uscito dal suo nascondiglio e si era lanciato all’attacco. I Bianchi Artigli della Tigre in un lampo avevano reciso le gole e le vite di due soldati. Al terzo avevano mozzato di netto il piede destro e congelato tutta la gamba. Prima ancora che rovinasse a terra, Cyd gli era già sopra e gli tappava la bocca con la mano. Era ora di carpire qualche informazione.
Il soldato inizialmente era stato reticente a parlare, dicendo che non avrebbe mai tradito Athena. Ma Cyd sapeva il fatto suo e soprattutto sapeva che il dolore può essere un ottimo scioglilingua.
Quindi gli aveva affondato gli artigli nello stomaco.
La tortura andava avanti da neanche dieci minuti, quando l’uomo finalmente si era deciso a collaborare.
E così il Guerriero di Odino aveva saputo che Athena si era insediata da poco al Santuario, a seguito di una sorta di guerra intestina. Si era presentata seguita da una manciata di Cavalieri di Bronzo, i più deboli a quanto si sapeva in Asgard, ed aveva rovesciato il trono di Saga dei Gemelli, che per tredici anni si era spacciato per Grande Sacerdote. Molti Santi d’Oro erano morti in quel giorno sanguinoso, e molti più Santi d’Argento in quelli precedenti. Praticamente il Santuario disponeva sì e no di metà delle sue forze. E fra l’altro, a detta del soldato che ormai rivelava di tutto e di più, Saori Kido era già tornata nella sua terra d’origine: il lontano Giappone.
A quest’ultima informazione, Cyd aveva finalmente posto fine alle sofferenze dell’uomo. Lasciati lì i corpi si era diretto a tutta velocità alle Dodici Case. Forse era vero che Athena aveva lasciato la Grecia, ma poteva anche essere che il soldato, in un ultimo impeto di decenza, avesse provato a proteggere la sua dea con una menzogna. Doveva sincerarsene di persona.
Giunto alla Prima Casa, Cyd si era aspettato di dover affrontare l’Ariete, che non risultava fra i caduti. Ma il Palazzo del Montone Bianco era vuoto, e così aveva proseguito alla volta della Casa Successiva.
Ed ora era lì, a guardare il Santo del Toro riverso al suolo. Si era lanciato all’attacco ridendo, convinto di cogliere una facile vittoria. Che minaccia potevano mai rappresentare i Santi d’Oro, blasonati come i più potenti, se si erano fatti sconfiggere da quelli di Bronzo?
Ma le cose non si erano svolte come pensava. Pur colto di sorpresa, il Toro aveva parato i suoi colpi. Tutti. Non glie ne era sfuggito uno. Ed erano fendenti alla velocità della luce.
Non dubitava che alla fine avrebbe comunque sconfitto quel bestione, ma il duello era stato risolto da una terza persona. Suo fratello gemello Bud. L’ottavo Guerriero del Nord, nato sotto la stella di Alcor, gemella della stella Mizar, la Tigre Bianca di cui solo lui e la Regina Hilda conoscevano l’esistenza.
Bud era intervenuto colpendo alle spalle il Toro ed affondandogli gli artigli nel collo, salvo poi tornare a nascondersi.
Povero fratello… costretto dal destino della sua stella a proteggere l’uomo di cui avrebbe voluto prendere il posto. Era ancora lì nella Seconda Casa anche lui, Cyd ne era certo, anche se tentava di ridurre al minimo il suo Cosmo per non farsi scoprire. Tale era il suo compito: agire nell’ombra senza essere visto nemmeno da colui che proteggeva. Chissà se sapeva che si era accorto di lui? Chissà se sapeva che era a conoscenza del fatto che la sua guardia del corpo altri non era che il gemello da cui era stato separato quando erano appena nati? Cosa provava lui, che una stupida superstizione di Asgard aveva condannato a non avere nulla, a proteggere il fratello che immeritatamente aveva avuto tutto, solo perché scelto a caso da loro padre? Riusciva Bud a capire che sapere di essere protetto era per lui motivo di vergogna e disonore e che se gli altri Guerrieri del Nord lo avessero saputo, lo avrebbero giudicato un codardo?
Un’improvvisa emanazione Cosmica lo distolse di colpo da quei pensieri. Un Cosmo possente, rabbioso, quasi… ruggente. Ruggente sì… Era la parola giusta. Doveva essere il Leone, che dalla Quinta Casa aveva avvertito lo spegnersi del Cosmo del Toro.
Sarebbe rimasto volentieri per scoprire chi, fra la Tigre e il Leone, fosse la belva più feroce. Ma non aveva senso trattenersi oltre lì. Athena non era al Santuario, era ormai chiaro. Ora che era alle Dodici Case, un Cosmo vasto come quello di una divinità avrebbe dovuto avvertirlo, anche se la dea avesse provato a trattenerlo. Saori Kido era davvero in Giappone. E lui lì doveva andare.
In Giappone avrebbe dato inizio alla guerra, in Giappone si sarebbe coperto di gloria.
E senza l’aiuto di nessuno.
Per Odino.
Per Asgard.
Per sé stesso.



 

  
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