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Autore: Kuroyuki    22/07/2012    1 recensioni
Alexander, un famoso Ranger della costa della spada viene esiliato dal piano materiale, finendo negli inferi di Baator, nel girone di Cania. Non viene accolto come un dannato, tutt'altro, ma tutto ciò lo conduce a mettere le proprie spade al servizio della regina.
Presto scoprirà di non essere l'unico a vivere una sorte del genere, ed assieme ai suoi compagni sarà costretto a viaggiare fra i piani, alla ricerca di artefatti che permettano alla regina di Cania di divenire la signora di tutti e nove i gironi infernali di Baator.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene, prima di cominciare vorrei dirvi un paio di cosette: La storia si svolge nell'universo di D&D con un paio di modifiche: seguendo la trama di Neverwinter Nights: Hordes of the Underdark si arriverà al finale, grazie al quale il personaggio del giocatore, dopo aver sconfitto Mefistofele, può prendere il suo posto come re/regina di Cania.. ecco molto semplicemente la piccola differenza è questa: Cania è in mano ad una regina, non a Mefistofele.
Vi prego di correggere la mia ignoranza riguardo l'ambientazione di D&D.




Alexander si svegliò di colpo, aveva il viso imperlato di sudore, e braccia e gambe intorpidite come se il sangue non gli scorresse più nelle vene da ore. Si trovava in una stanza spoglia e buia, da solo, privato d'ogni arma e veste, e con un gran mal di testa. Si tirò su, la schiena e il collo gli dolevano, e non ne era certo un mistero la causa: doveva essere rimasto in quello stato di incoscienza per molto tempo, e per di più steso sulla dura e fredda pietra del pavimento.
Cominciò a guardarsi attorno, muovendo appena il collo a causa delle fitte di dolore; non capiva come potesse trovarsi in un posto del genere: un attimo prima stava combattendo contro lo stregone non-morto ed i suoi servi, e ora stava lì, rinchiuso in quella minuscola stanzetta buia che dava tanto l'idea di essere una prigione.
Con molte difficoltà si mise in piedi e cominciò a camminare su e giù per ciò che gli era consentito, cercando di affievolire il senso di torpore alle gambe, e pensando e ripensando ai fatti accaduti più recentemente.
Dopo diversi minuti era riuscito a ricordare qualcosa: appena prima di lanciare il suo ultimo incantesimo, lo stregone aveva cercato di intimorire Alexander, gridando con la sua voce colma di follia che avrebbe spedito il cacciatore a Cania, l'ottavo girone dell'inferno di Baator, così come aveva fatto con i suoi vecchi compagni d'avventura. Forse le sue non erano state semplici minacce, forse adesso Alexander si trovava davvero all'inferno, e magari avrebbe passato il resto dell'eternità in quella sottospecie di cella, senza mai sapere dove si trovasse realmente, e con il corpo dilaniato dal freddo e la sporcizia.
Proprio mentre rifletteva su questa terribile possibilità, ecco che sente un forte stridio metallico, poi il suono di alcuni ingranaggi messi in movimento, ed infine il cigolio dell'aprirsi di una porta i cui cardini, secondo l'idea di Alexander, non dovevano vedere dell'olio da secoli.
L'atmosfera si riempì di luce, e il ragazzo subito portò una mano agli occhi a far scudo dall'improvviso sbalzo di luminosità.
- Il cacciatore si è svegliato. - Disse qualcuno oltre l'ingresso della stanza.

 - Ma come? E' presto, troppo presto! - Rispose un'altra voce col tono meravigliato di chi ha appena visto qualcosa di a dir poco inaspettato.
- Forse, ma ora non ha importanza, ora vai ad avvisare la signora. -

 - Ce-certo, vado subito. - Il secondo interlocutore corse via subito, e a giudicare dal suono dei passi doveva essere piuttosto goffo, o almeno questo fu quello che recepì Alexander.
- Dove sono? - Chiese mentre una figura femminile si faceva avanti attraverso l'uscio.

 - Dove non dovresti essere: in uno dei gironi infernali, come lo chiamate voi del piano materiale, sei a Cania. -
Le paure di Alexander avevano trasceso la semplice forma di pensiero per prendere sostanza nella realtà, ma se non altro ora non si trovava più nel dubbio, e chi aveva di fronte non sembrava volesse frustarlo o torturarlo fino a fargli perdere il senno, come si diceva dei demoni dell'inferno su nel piano materiale. Quando poi riuscì a mettere un po' a fuoco lo sguardo, si rese conto che la ragazza, perché era una ragazza, aveva addirittura un viso piuttosto gradevole, che poi era incorniciato da una fluente cascata di boccoli rosso sangue. Nonostante questo non era comunque umana, e lo si vedeva bene dallo sguardo: era come quello di un felino perennemente a caccia; ad ogni caso era di bell'aspetto, non era come quei demoni che aveva visto nelle dimore dei maghi e degli stregoni pazzi.
- Tieni, per il momento mettiti questi. - Disse la ragazza rivolgendosi ad Alexander mentre gli tirava addosso un paio di pantaloni ed una camicia.
- Grazie. - Sussurrò con un filo di voce.
- Dopo ti ridaremo il tuo equipaggiamento. - Sospirò la rossa per poi continuare il discorso. - Adesso muoviti, non abbiamo tempo da perdere. -
- Perché sono qui? - Chiese mentre si infilava i pantaloni.
- Non lo sai? - Un po' stupita un po' scocciata. - Ti stavamo aspettando, sapevamo che saresti venuto.. a dirla tutta c'è un gran vociferare di te cacciatore. -
- Come? - Domandò confuso.
- Ne sono arrivati altri come te, intendo non malvagi, e tutti parlavano di te. -
- Capisco. - Effettivamente nel piano materiale, soprattutto lungo la costa della spada, lui era piuttosto famoso, conosciuto come l'eroe di Neverwinter, colui che salvò la città dalla devastazione dell'epidemia.
- Quali pene dovrò subire? -
- Tu nessuna, non sei qui per scontare una pena. - Lo rassicurò la ragazza. - Però ora muoviti! - Esortò.
Alexander si abbottonò velocemente i bottoni della camicia, meravigliandosi della qualità del tessuto, i vestiti che aveva addosso prima di crollare erano stracci a confronto. Si mise in piedi, e con un espressione un po' dolorante sul viso si dichiarò pronto ad andare.
La ragazza allora lo guidò fuori dalla stanza, e poi lungo un corridoio pieno di porte su entrambi i lati, a distanza molto ravvicinata l'una dall'altra; Alexander intuì che probabilmente doveva trattarsi di piccole celle come quella in cui si trovava lui fino a qualche istante prima.
- Cosa ve ne fate di tutte queste celle? - Non sapeva neanche perché lo stava chiedendo, non gli importava veramente.. forse era l'abitudine, sì, quell'abitudine di informarsi il più possibile sul nemico, quell'abitudine che spesso gli aveva fornito quella possibilità in più per la quale era uscito vincitore da molte battaglie, forse troppe.
- Non sono affari tuoi, mortale. - Se ne uscì secca la ragazza senza alterarsi in alcun modo.
Alexander non aveva ottenuto risposta, ma almeno aveva ricevuto la conferma che la bella ragazza dai capelli color del sangue che lo stava accompagnando non era umana. Meglio tenere gli occhi aperti, si disse, soprattutto in un momento come questo in cui sono disarmato ed in piena balia di chiunque stia al comando qui.
Continuarono a camminare per altri due corridoi, entrambi lunghi almeno quanto il primo, e come questo pieni zeppi di piccole porte appiccicate le une alle altre.
Il cacciatore sorrise fra sé e sé, dovevano avere davvero un gran da fare, pensò.
Fin a quel momento, Alexander aveva visto attorno a sé solo muri fatti di semplice pietra grigia, grezza, ruvida, e niente ad abbellire e ornare l'ambiente; più avanti però, una volta imboccato un androne più alto e spazioso, i muri erano fatti di pietra bianca levigata, i pavimenti di marmo lucido, e statue e quadri rappresentanti guerrieri demoniaci, e “fanciulle” infernali, erano un po' ovunque.
Niente male per essere all'inferno, si disse.
- Ecco, qui c'è una stanza per te. -
- Una.. stanza? - Chiese perplesso il ragazzo.
- Sì, entra, lavati, mangia, e riposati. Quando sarà l'ora di andare, manderò qualcuno a prenderti, o verrò io. -
- Perché dovrei fidarmi di te? -
La ragazza scoppiò in una sonora risata, divertita ma vagamente sadica.
- E cosa vorresti fare, scappare? - Tornò seria di colpo. - La regina ha detto che ti vuole in forze, quindi vedi di startene tranquillo. -
Alexander non rispose, ma aveva una voglia incredibilmente forte di tirarle un pugno in faccia; decise di calmarsi, e di entrare nella stanza.. per il momento avrebbe goduto del trattamento, recuperando le forze, poi avrebbe pensato a cosa fare.
La ragazza se ne andò, Alexander allora, dopo averla seguita con lo sguardo, aprì la porta della stanza; era bella, spaziosa, ed arredata con mobili di lusso come ne aveva visti pochi. A lui non interessava, potevano sbatterlo anche in una catapecchia polverosa, l'importante era potersi riposare e tornare in forma.

Si stese sul letto, era comodo, molto, e lenzuola e coperte erano di un tessuto molto morbido e liscio, più del velluto, si chiese di che si trattava, ma non riuscì a darsi una risposta.
Alla sua sinistra c'era un'altra porta, leggermente più piccola di quella di ingresso, intuì che oltre quella dovesse esserci un bagno, e dato che si sentiva piuttosto lurido, decise di approfittarne.
La sua intuizione aveva trovato conferma, effettivamente oltre la porticina c'era proprio un bagno: era grande, spazioso, e non c'erano altri ingressi, quindi doveva trattarsi di un bagno privato, solo per lui. Un piccolo sorriso gli si formò ad un angolo della bocca.
- Non badiamo a spese, eh. - Disse sottovoce fra sé e sé.
Ciò che lo colpì di più era la vasca: era scavata nel pavimento, o per meglio dire nella roccia, era ampia e profonda, profonda soprattutto al centro, tanto che anche il più alto fra gli esseri umani, se avesse voluto, avrebbe potuto tranquillamente nuotarci dentro.
Dopo una mezz'ora circa, Alexander uscì dal bagno, si avvicinò al letto, e si infilò sotto le coperte.
Prima di addormentarsi gli venne in mente che forse avrebbe dovuto mangiare, eppure non ne sentiva alcun bisogno.. non aveva fame, ed il proprio corpo non era spossato a causa di questa, forse all'inferno non c'era davvero bisogno di nutrirsi; così si lasciò andare, e si addormentò.
   
 
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