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Autore: cup of tea    22/07/2012    1 recensioni
Songfic ispirata a "For Good", tratta dal musical "Wicked".
Madeleine parte domani mattina.
Torna dalla sua famiglia, in Inghilterra.
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è nata da un fatto che mi è accaduto realmente.
Messo poi nero su bianco, si è trasformato in una cosa totalmente inventata, seppur il tema di fondo rimanga quello originario.

Avviso che sono presenti citazioni tratte dalla canzone For Good del musical Wicked e che sono contrassegnate da un asterisco a lato (*).
Se vi andasse di ascoltarla, potete trovarla qui: 
http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&v=m4BjwTzEZw8&NR=1

Avviso inoltre che la trama del suddetto musical non ha nulla a che fare con la storia che ho creato io.

Spero vi piaccia, ma qualsiasi commento, anche negativo, è benaccetto.
 
 
  
Questa songfic è dedicata alla mia Zollettadizucchero. Miss you, honey.

 




I HAVE BEEN CHANGED FOR GOOD




Madeleine parte domani mattina.

Torna dalla sua famiglia, in Inghilterra.

E’ stata ospite in casa nostra per quasi un anno per uno scambio culturale, ma siamo diventate davvero amiche solo di recente. Io non sono una facile, perciò ci è voluto un po’ perché cominciasse a capire come prendermi e lo stesso è valso anche per me. Gli amici che ho si contano sulle dita di una mano, e chiamarli amici è addirittura un’esagerazione: sono più che altro compagni di scuola, buoni per lo più per sopravvivere a una giornata di lezioni .

Ma ora che ne ho trovata una vera, di amica, eccola che deve andare via.  Le cose belle non durano per sempre, me lo ripeto in continuazione e ne sono sempre più convinta.

In questo momento la finestra della mia camera è aperta e io sto fissando il cielo notturno da almeno mezzora. Sono talmente preoccupata per la sua partenza che non mi dà nemmeno fastidio l’aria umida e fredda che entra nella stanza e nelle mie ossa. Lei in questo momento sta preparando le valigie in quella che per me sarà per sempre la sua stanza, ma non mi va di farle compagnia, perché vederla impacchettare le sue cose rende la partenza più reale e la tristezza più difficile da sopportare.
 

Un anno.

Un anno insieme.

Da perfette sconosciute a intime confidenti.

Non credo di essermi mai sentita tanto simile a qualcuno e allo stesso tempo sento che non potremmo essere più diverse. Diverse, sì, ma anche complementari.

Di persone come lei non ce ne sono tante al mondo. 

Me la immagino, di là, mentre stacca dal muro le foto che ha scattato durante questo suo soggiorno. Quella che abbiamo fatto al parco, quella del museo che le piaceva tanto, quella con i miei che abbiamo scattato stamattina come ricordo. E anche quella che sto tenendo in mano in questo momento. Io e lei sedute sul gradino della fontana in centro, che mangiamo golosamente i nostri gelati. Lei ha un’espressione buffa, perché il passion fruit si è rivelato essere una scelta un po’ troppo coraggiosa, per una che ha scoperto di apprezzare principalmente le creme. È stata una giornata impagabile e ora non mi rimane che questo misero pezzo di carta.

Probabilmente lei non dà tutto questo peso alla sua permanenza qui. Certo, trascorrere un anno all’estero da sola sarà stata un’esperienza grandiosa e se la ricorderà per il resto della vita e bla, bla, bla.

Io parlo della nostra amicizia.

Di sicuro io sono solo la figlia dei signori che l’hanno ospitata, una piacevole compagnia e una guida per le visite in città. Ma quando atterrerà, domani, ad accoglierla ci sarà la sua famiglia e i suoi vecchi amici. Non avrà più bisogno di me.

E invece per me lei rimarrà sempre una figura indispensabile alla cui assenza dovrò abituarmi, provando di nuovo la terribile sensazione di sentirsi soli.

Mentre una lacrima scende lenta sulla mia guancia, sento bussare alla porta. Dico un “Avanti!” a voce bassa, ma lei è riuscita a sentirmi.

Madeleine entra e mi si avvicina. Rimane in silenzio accanto a me e guarda fuori dalla finestra.

“Mad, non voglio che tu parta.” Ho detto infine, in un sussurro. La guardo, ma lei non si gira.

Continua a fissare le cime degli alberi scuri scossi dal vento.

Sospira, poi parla. “Sai, si dice che le persone entrano nella tua vita per una ragione e portano con loro qualcosa che dobbiamo imparare. Si dice anche che noi siamo guidati verso coloro che ci aiutano di più a crescere e li lasciamo fare, fidandoci completamente. Beh, non so se questo sia vero, ma so che se oggi sono la persona che sono è perché ho conosciuto te.*”

Non reggo e scoppio in lacrime.
A quel punto si gira e mi abbraccia forte. “Rimarrai per sempre nel mio cuore.” Mi dice, ma io non ci credo. Singhiozzo, e lei continua. “Potrebbe darsi che non ci incontreremo mai più in questa vita, ma lasciami dire una cosa, prima che ci separiamo. Molto di ciò che sono è fatto delle cose che ho imparato da te*. ‘Tu sarai con me, come un’impronta nel mio cuore, e ora, qualsiasi sia il finale delle nostre storie, so che tu hai riscritto la mia, solo essendomi amica.*’ Ricordi?”

Ho riconosciuto il verso della canzone.

Wicked, l’avremo visto milioni di volte. A quanto pare ti è davvero piaciuto.” Le dico sciogliendomi dall’abbraccio, ma le tengo una mano. Sorrido.

’Chi può dire se io sia cambiata in meglio? Ma di certo, proprio perché ti ho conosciuta, sono cambiata per sempre’ * ” le dico guardandola negli occhi. Lei annuisce.

“Ricordatelo sempre. Tu sei davvero importante per me. Questo non è un addio, e quando ci ritroveremo sarà come se non ci fossimo mai separate.” Mentre mi fa questa promessa tira fuori dalla tasca la stessa foto che io sto ancora stringendo. Con mia grande sorpresa la strappa a metà, proprio sulla linea immaginaria che ci divide. Poi prende la mia e fa lo stesso. Uno strappo secco. Credo che in quel momento con le foto si sia strappato anche il mio cuore. Sono così confusa che non so neanche cosa dirle.
Quel suo gesto mi sembra una contraddizione rispetto a ciò che mi ha appena detto. Intanto mi lascia la mano e si avvicina alla scrivania.
Mi siedo sul letto perché dallo shock non mi reggo in piedi.
Poi la vedo frugare nel primo cassetto e afferrare lo schotch con fare vittorioso. Unisce una estremità della sua foto, la parte che la ritrae, con l’estremità che ritrae me nella mia. Fa lo stesso con gli altri due pezzi.
Infine torna e mi dà una delle due fotografie rattoppate e si siede accanto a me.

“Questo è un gesto simbolico. Ho appiccicato me stessa a te, e te a me. Come in un puzzle. Così se lo vorrai, rimarremo legate per sempre.” Mi riprende la mano e dentro di me sento tutti i pezzi rimettersi a posto.

“Ti voglio bene” le dico, e stringo forte quella mano che vorrei non lasciare mai.

“Ti voglio bene anche io.”
Chiudo gli occhi e mi butto sul letto.

Mentre cerco di assorbire quelle ultime parole e la sfumatura della voce di Madeleine, così da ricordarmi in futuro il calore che hanno scaturito, sento che si sdraia anche lei rimaniamo così, tutta la notte.

In un silenzio più eloquente di mille parole.




“Who can say if I've been Changed for the better?
I do believe I have been Changed for the better
And because I knew you I have been changed for good.”
(da Wicked, il Musical)

   
 
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