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Autore: Sybeoil    22/07/2012    1 recensioni
Non è facile crescere in un paese che tutto il mondo critica ma che nessuno si scomoda ad aiutare, non è nemmeno facile crescere in una famiglia speccata come la mia. A dirla tutta non è affatto facile crescere in generale. La vita cambia, i problemi crescono, le delusioni aumentano e i sogni colano a picco. Ti rendi conto che tutto ciò in cui credevi da bambina, tutto ciò che la tua mamma ti raccontava, sono solo bugie vuote.
E così alla fine ti rassegni e ti integri a quel mondo che ti vuole schiava del lavoro. Diventi una dei tanti non una tra i tanti.
Succede però, che a volte e dico solo a volte, il Destino sembra volerti dare una mano e allora... allora succede l'impossibile. Ciò che hai sempre desiderato ti si presenta sotto gli occhi e tu non puoi fare a meno di afferrarlo e tenertelo stretto.
A volte ci si mette anche a l'amore, quello vero che fa battere i cuori e venire il mal di stomaco. Quell'amore così impensabile da sapere che è quello giusto.
Quando tutto va come dovrebbe andare, ci si mette l'amore per il ragazzo riccio conosciuto a Londra!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO AUTRICE:

Buonsalve a tutti :) Mi prostro ai vostri piedi per l'immenso ritardo con cui pubblico questo sedicesimo capitolo ma la mi è saltata la connessione internet :( Ad ogni modo ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito e inserito la storia tra le preferite, seguite o ricordate. Siete una vera meraviglia dolcezze :3 Parlando di cose serie, ovvero del capitolo, Amalia è finalmente tra noi e già ha fatto colpo. Il bel pakistano è già caduto preda della sua disarmante bellezza. Ci sarà un possibile futuro tra i due o sarà una scintilla destinata a spegnersi in un bagno di lacrime? Se siete curiosi di scoprirlo continuate a seguirmi. Un bacio, Sybeoil!










Capitolo 16

 

 

 

 

 

Era ormai trascorsa una settimana intera da quella domenica in cui il mio strano rapporto con Harry aveva trovato una soluzione razionale. Una settimana dal giorno in cui Amalia mi aveva chiamata annunciandomi che sarebbe venuta a trovarmi. 

In quei sette giorni la mia amicizia con il biondo e il suo compagno di stanza, con cui tra l’altro sospettavo ci fosse del tenero, era cresciuta esattamente come quella con Eleonor e il resto della band di quello che potevo considerare il mio ragazzo.

Per nostra, e soprattutto mia fortuna, la notizia della nostra relazione non era trapelata ad alcun giornale. Probabilmente una parte del merito andava anche riconosciuta a quella testa di carota di Louis che, ogni volta che saltava fuori l’argomento ragazze e relazioni durante le interviste, sviava le domande concentrando l’attenzione su di lui e sulle sue battute che non facevano ridere. 

Quella sera sarebbe finalmente arrivata la mia migliore amica per trascorrere due intere settimane con me ed io non vedevo l’ora di riabbracciarla.

Nonostante avessi insistito per andare sola all’aeroporto, in modo più che altro da non destare i sospetti di paparazzi e giornalisti, Harry aveva comunque voluto accompagnarmi sostenendo che era perfettamente in grado di camuffare il suo aspetto.

In effetti conciato in quel modo sembrava di tutto meno che Harry Styles il membro dei One Direction. Quel ridicolo cappello a forma di panda gli copriva mezza faccia e tutti i riccioli mentre gli occhiali da sole sommati all’enorme felpone di proprietà di Paul facevano il resto.

Era buffo vederlo camminare per l’aeroporto conciato in quel modo con una smorfia di disappunto ogni qual volta lo sguardo di una ragazza si posasse su di lui. Aveva paura di essere riconosciuto, si vedeva lontano un miglio.

< Nemmeno tua madre potrebbe riconoscerti conciato in questo modo > scherzai mentre mi arrestavo davanti al gate dal quale sarebbe arrivata Mal.

< Non scherzare > fece lui serio guardandosi intorno circospetto < Se mi riconoscono sono fregato > aggiunse stringendo maggiormente la mia mano intrecciata alla sua.

< Se ti riconoscono > sussurrai ad un millimetro dalle sue labbra < Possiamo sempre scappare insieme > dissi prima di lasciargli un leggero bacio.

Sorrisi spontaneamente e poi tornai a voltarmi in direzione del gate da cui vidi arrivare una Mal eccitata e sorridente.

All’istante mollai la mano del mio ragazzo e corsi ad abbracciare una delle mie ragioni di vita. Il mio sole in mezzo alla tempesta, un diamante grezzo in mezzo a tanti zirconi. Corsi ad abbracciare l’altra metà della mia anima.

< Mi sei mancata tantissimo > mi sussurrò all’orecchio mentre eravamo ancora strette una nelle braccia dell’altra.

Un paio di colpi di tosse ci distrassero facendoci tornare alla realtà. Harry era alle mie spalle con un sorriso sincero stampato su quel viso d’angelo e la mano già tesa nella direzione della mia amica.

< Io sono Harry > disse stringendogliela < Piacere di conoscerti >

Vidi Mal sgranare gli occhi e sorridere maliziosa prima di contraccambiare il saluto e presentarsi a sua volta con il suo inglese maccheronico.

< Quindi tu sei il tipo della toccata e fuga > aggiunse poi guardandomi con un misto di divertimento e rimprovero per non averle detto nulla.

< Emm, si direi di si > abbozzò il riccio prendendomi per mano e avviandosi verso il rullo su cui scorrevano le valige delle migliaia di passeggeri.

Mi fermai un secondo ad osservare tutte quelle persone che si muovevano convulsamente verso i rispettivi chek-in diretti in chissà quale parte del mondo. Ignari del destino che li attendeva dietro l’angolo, della vita che avrebbero vissuto o delle difficoltà che avrebbero affrontato.

Era bello vederli camminare immersi ognuno nei propri pensieri, inconsapevoli di tutto e di tutti.

Era qualcosa a cui avevo sempre pensato. Qualcosa che mi piaceva notare nei luoghi affollati. Fin da piccolina avevo lo strano vizio di osservare attentamente tutte le persone intorno a me, studiarle ed analizzarle una ad una.

Osservandole, sentendole parlare al telefono, potevo quasi ricostruirne un pezzo di vita. Potevo sentirmi parte di qualcosa che va al di là del semplice esistere, potevo sentirmi parte dell’Universo. Ora forse penserete che sono una pazza e, forse avete anche ragione, rimane però il fatto che osservare la gente rimane uno dei miei passatempi preferiti.

C’era una persona che amavo particolarmente osservare. Aveva folti capelli ricci neri come la notte, due occhi verdi come la giada e un paio di labbra belle da morire.

Potevo rimanere ad osservarlo per ore intere senza mai annoiarmi. Ogni singolo dettaglio del suo viso, ogni più piccola piega, ogni più piccola ruga era ormai scalfita nella mia memoria. Anche in quel momento, mentre aspettavamo che la valigia di Mal sbucasse dal rullo, mi persi a contemplare il profilo perfetto del mio ragazzo. 

< Faresti meglio a disincantarti > sussurrò Mal a pochi centimetri dal mio orecchio rischiando di farmi venire un infarto.

< Sei una stronza > dissi divertita < Mi hai fatto prendere un colpo, e comunque non posso farci niente se mi piace osservare > ribattei leggermente piccata.

< Lo so > annuì Mal < Solo che lo osservi in modo diverso > spiegò sorridendomi dolcemente. Adoravo quel suo sorriso, era così spontaneo e zuccheroso che portava a sorridere anche te.

< E come lo guarderei? > chiesi in ogni caso, giusto per capire cosa intendesse con quelle parole. 

< Lo guardi con gli occhi di chi è innamorato > disse con ovvietà prima di allontanarsi e raggiungere Harry che nel frattempo aveva recuperato la sua valigia. 

Io non guardavo Harry con gli occhi di chi è innamorato perché io non ero innamorata di Harry. È vero, mi piaceva stare in sua compagnia e sì, farci anche sesso, ma questo non voleva dire che ne fossi innamorata. Lo conoscevo da così poco tempo che non riuscivo ad immaginarmi innamorata di Harry Styles il divo.

< Bell > chiamò il mio ragazzo < Andiamo o hai intenzione di rimanere qui? > domandò notando che non accennavo a muovere un passo. Tornando con i pensieri alla realtà londinese sorrisi e afferrai la mano del mio ragazzo dirigendomi poi verso l’uscita dell’aeroporto dove ad attenderci c’era Zayn.

 

***

Eravamo arrivati all’aeroporto con non so quante ore di anticipo. Bell aveva paura di fare tardi e non esserci quando la sua amica fosse atterrata così io ed Harry, che ormai sbavava per quella ragazza, ci eravamo dovuti camuffare e accompagnarla.

Io sinceramente sarei rimasto volentieri a casa a poltrire ancora un po’ su quel morbido divano che tanto amavo ma il riccio aveva insistito talmente tanto affinché lo accompagnassi che alla fine mi ero deciso ad alzarmi e seguirlo.

Ora mi ritrovavo seduto nell’enorme macchina di Harry, sul sedile posteriore aggiungerei, mentre aspettavo una sconosciuta. Non era una cosa piacevole o divertente, anzi, era l’esatto opposto. Mi stavo annoiando a morte e nemmeno la mia immagine riflessa nello specchietto retrovisore riusciva a distrarmi. Ero talmente annoiato che presi in seria considerazione l’idea di cominciare a chiamare alcuni dei contatti che avevo in rubrica. Magari avrei beccato una fan carina.

Poi però mi ricordai della reazione che avevano tutte quando dicevo chi fossi e accantonai l’idea. Non era bello essere la causa dello svenimento di qualche dolce ragazzina.

Dovevo comunque distrarmi in qualche modo, altrimenti quando quei tre sarebbero arrivati, mi avrebbero trovato addormentato.

Mi ricordai all’improvviso di Twitter e il cielo parve aprirsi per illuminare la mia strada. Finalmente avevo trovato un modo per impiegare il tempo.

Estrassi il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans ed entrai all’interno del sito venendo immediatamente sommerso dai tweet delle fan.

Erano tantissimi e di paesi diversi. Alcuni erano anche di ragazze italiane. Mmm, io adoravo l’Italia.

Ero rimasto in quel paese per così poco tempo che mi risultava strano affermare di averlo visitato e di essermene innamorato. Eppure era così. 

Amavo ogni singola cosa dell’Italia. A partire dal cibo che sapeva di buono, di casa, di giusto, fino ad arrivare alle ragazze.

Oh, le ragazze italiane! Erano qualcosa di indescrivibile. Ti guardavano con quei loro occhi languidi, ti parlavano con quelle loro labbra carnose al punto giusto e ti abbracciavano con quei loro corpi perfetti.

Credo non ci fossero ragazze più belle delle italiane. Sono perfette!

Se non sbaglio vi era anche una specie di “battaglia” tra le nostre fan inglesi e quelle del Bel Paese che ovviamente era stata vinta dalle italiane. 

Mentre sorridevo al pensiero delle ragazze che avevo incontrato durante il nostro breve soggiorno nella penisola a forma di stivale vidi arrivare Harry, nascosto da quel suo buffo travestimento, Bell raggiante e felice come non l’avevo mai vista e poi lei, la famosa Amalia.

Quando i miei occhi si posarono sulla figura della nuova arrivata rimasi quasi incantato. Era davvero bellissima. 

Alta con un fisico da far invidia alle modelle, folti boccoli dello stesso colore del cioccolato fondente e un due occhi color del caramello.

Aveva la pelle leggermente abbronzata e liscia su cui si posavano morbidi un paio di leggins marrone scuro e una tunica di lino che aveva stretto in vita con una cintura. 

La vidi ridere ad una battuta della bionda e poi aprire lo sportello del sedile sul quale ero seduto io. Istintivamente mi tirai indietro e la osservai osservarmi.

Era davvero stupenda, non avevo mai visto tanta bellezza racchiusa in un solo corpo. 

< E lui chi sarebbe? > domandò in quello che credo fosse italiano dato che non capì una sola parola di ciò che disse.

< Lui è Zayn > rispose la bionda in inglese in modo da includere anche me e il riccio nella conversazione < E’ un altro membro della band e amico di Harry > aggiunse dedicandomi un sorriso. 

In quei pochi giorni mi ero davvero affezionato a quella ragazza. Era bella, simpatica, solare ed estremamente forte. Sapeva far valere i suoi diritti e se qualcuno osava metterle i piedi in testa, beh, lei lo rimetteva al suo posto in meno di trenta secondi.

Credo fosse la ragazza giusta per il nostro riccio. Se non altro lo manteneva con i piedi per terra e gli impediva di gasarsi o di fare il coglione. 

Ricordandomi poi del luogo in cui mi trovavo e di chi c’era con me tornai con la mente alla realtà ed allungai una mano per presentarmi.

< Come ti hanno già detto io sono Zayn > dissi con tutta la spavalderia che possedevo convinto di fare colpo in qualche modo.

< Io sono Amalia > rispose lei regalandomi un sorriso mozzafiato. 

< Stanca? > domandai non sapendo bene cosa altro chiedere mentre il riccio metteva in moto e partiva alla volta di casa nostra.

< Non molto a dire la verità > rispose Amalia < Sono eccitata > ammise strizzandomi l’occhio.

< Non vedo l’ora di presentarti gli altri > disse la bionda interrompendo il silenzio che si era venuto a creare < Li troverai simpaticissimi > aggiunse lanciandomi uno sguardo allusivo.

Cosa voleva che facessi?

< Già, soprattutto la fogna vivente di Niall > scherzai io facendo ridere anche il riccio alla guida.

< Lo credo anche io Zayn > convenne Harry < Credimi Amalia, quel ragazzo è un vero pozzo senza fondo > 

< Allora credo proprio che io e questo Niall andremo d’accordo > scherzò la riccia sporgendosi con la testa fuori dal finestrino.

< Sei mai stata a Londra? > domandai per fare conversazione. In fondo da qualche parte avrei pur dovuto cominciare, sarebbe rimasta con noi per quindici giorni, perciò prima trovavo qualcosa di cui discutere meglio era.

< No mai > ammise con rammarico < Nonostante mia zia abbia una casa qui a Londra, io non ci sono mai venuta >

< Vedrai, ti piacerà > le assicurò il riccio mentre svoltava a sinistra ad un incrocio non distante da casa nostra. 

< Sono d’accordo con Harry > intervenne la bionda lanciando sguardi che non promettevano nulla di buono < Zayn potrebbe farti da guida turistica personale > propose sorridendo incoraggiante.

< Si perché no > acconsentì la riccia voltandosi verso di me per sorridermi. In quel momento avrei potuto prendere Isobel e baciarla tanto le volevo bene. 

In meno di cinque minuti, mi aveva organizzato un appuntamento con Amalia. Non che io non fossi in grado di cavarmela da solo, ma quando una ragazza mi piaceva sul serio, diventavo piuttosto imbranato.

Svoltammo nella via di casa nostra e ciò che vedemmo ci lasciò spiazzati. Ammassati sotto casa c’erano una ventina di fotografi agguerriti e con le loro macchine fotografiche già pronte a scattare.

< Cosa diavolo ci fanno qui tutti questi paparazzi? > domandò Bell allarmata. Lei era sicuramente quella che rischiava di più se fosse finita sulla copertina di qualche rivista di gossip.

In fondo lei si trovava a Londra grazie ad una borsa di studio che le consentiva appunto di studiare e perfezionare il suo inglese, non di conoscere e frequentare una band inglese.

Sicuro come il fatto che Niall in quel preciso istante si stesse strafocando a casa seduto sul divano, se la notizia della relazione tra lei ed Harry fosse venuta allo scoperto, le avrebbero levato la borsa di studio e lei sarebbe dovuta tornare in Italia.

< Non ne ho idea > rispose altrettanto terrorizzato il riccio prima di accelerare e proseguire dritto senza fermarsi nel vialetto di casa.

Avremmo parcheggiato in una delle vie accanto a casa e poi ci saremmo avviati a piedi passando dal retro.

In quel modo, se Dio ci avesse assistito, i paparazzi non ci avrebbero scoperti.

< Harry > chiamai dal sedile posteriore < La macchina lasciala nel vialetto della signora Holmes, la prenderai più tardi > proposi indicando il vialetto deserto di una casa.

< Ok, va bene > annuì il riccio svoltando per immettersi nel vialetto della casa della signora Holmes. 

< Ok, ragazze > disse il riccio spegnendo il motore < Dovremo passare dal retro della casa il che vorrà dire cavalcare un paio di staccionate. Pensate di farcela? > domandò come se stesse parlando di una questione di vita o di morte.

< Per chi ci hai prese? > si indignò Bell tirandogli una pacca scherzosa sulla spalla < Siamo più che in grado di saltare un paio di staccionate > 

< Ok, allora andiamo > disse mettendo una mano sulla portiera pronto per lasciare l’abitacolo.

< E le mie valige? > domandò Amalia ricordandosi della sua roba rimasta nel bagagliaio.

< Le lasciamo qui > risposi io < Tanto poi stasera ti riaccompagniamo a casa tua > aggiunsi.

Lei mi sorrise e poi annuì scendendo dalla macchina.

Camminammo con le gambe piegate attenti a non fare rumori e a non farci scorgere dai paparazzi. Arrivammo davanti alla prima staccionata, quella della casa dei signori Burnes, Bell e Amalia la superarono senza problemi dimostrando tutta la loro agilità Harry invece ebbe qualche piccola difficoltà.

Volendo fare il gradasso aveva preso la rincorsa per saltare la staccionata solo che aveva messo male il piede e così era volato dall’altra parte come un sacco di patate.

< Ti sei fatto male? > chiesi scavalcando di corsa.

< La mia schienaaa > si lamentò passandosi una mano dietro la schiena vicino al fondoschiena.

< Meno male che eravamo noi quelle incapaci a scavalcare > lo prese in giro Bell prima di chinarsi e lasciargli un bacio a fior di labbra.

< Ora sto molto meglio > affermò Hazza alzandosi in piedi e riprendendo a camminare.

Arrivammo anche alla seconda staccionata e, per fortuna, questa volta il riccio non fece nessuna mossa inconsueta uscendone illeso.

Finalmente arrivammo sul retro di casa nostra e, tra una risata di Bell ed una di Amalia riguardo la caduta di Harry, riuscimmo ad entrare senza essere visti.

L’appartamento era silenzioso come quando lo avevamo lasciato segno che Niall, Liam e Louis non l’avevano ancora distrutta. Infilai le chiavi nella toppa di casa e spinsi lasciando che la porta si aprisse rivelando l’interno dell’appartamento dei One Direction. 

< Wooow > esclamò la mora entrando all’interno e soffermandosi sul salone d’ingresso < E’ stupendo > aggiunse voltandosi nella mia direzione dato che ero l’unico rimasto.

Harry e Bell erano già volati in soggiorno dagli altri tre.

< Già, è davvero molto bello > convenni poggiando le chiavi su un mobile accanto alla porta d’ingresso e togliendomi la giacca che indossavo.

< Di là ci sono gli altri > aggiunsi cominciando a dirigermi verso il soggiorno < Vieni, te li presento >

Amalia sorrise, mi afferrò la mano seguendomi verso l’altra stanza.

Non so se fosse per la novità, la sorpresa di quel gesto che sembrava così naturale o la bellezza di quella ragazza, ma quando le sue dita sfiorarono il palmo della mia mano sentì i brividi percorrermi la spina dorsale. 

 

 
  
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