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Autore: MoonRay    23/07/2012    1 recensioni
“Devo uccidermi o devo uccidere tutti loro?”
La possibilità di scegliere prima per se stessi e poi più ingiustamente per gli altri.
Ma Joker non era né giusto, né pensava a se stesso, era semplicemente pazzo, nel vero senso della parola.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Joker aka Jack Napier
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Let’s do some shopping

 
 
Musica. La si sente ovunque. In ascensore, in macchina, a casa, in bagno... sempre e comunque.
Anche nel supermercato di quel grosso centro commerciale c’era una qualche musichetta. Forse c’era ancora qualche idiota in giro che credeva che potesse mettere di buon umore o rendere più accogliente un luogo così grande e pieno di persone; ed infatti era così, o almeno lo era per la maggior parte della gente, ma per Gwen Sanders, vedova di appena trent’anni, non sortiva alcun effetto. Fare la spesa per tirare avanti da sola non era affatto facile e una fottuta musica di una stazione radio non le avrebbe di certo cambiato la vita o anche più semplicemente la giornata.
A volte ringraziava il cielo di non aver avuto la “fortuna” di avere bambini per regalare loro una vita senza un padre e senza i soldi per fargli il regalo di Natale che avrebbero desiderato.
Fece un sospiro, uno dei tanti che aveva l’abitudine di ripetere durante le sue tristi giornate, prima di spingere avanti il carrello verso il reparto successivo. Sorvolò velocemente quello dei surgelati e puntò al banco del pane, ma un richiamo lontano e peccaminoso intercettò la sua visuale: scaffali su scaffali di alcoolici troneggiavano di fronte a lei. La tentazione era tanta e sempre pronta a far ricadere un’ex-alcoolizzata nel baratro del vizio, senza via d’uscita.
Gwen fissava tutte quelle bottiglie di vini e birra e ancora vini come se la stessero chiamando. Deglutì a fatica e spinse avanti il carrello, ignorando la sete che urlava al suo corpo di bere.
La donna cercava di convincersi che senza l’alcool stesse meglio, che tutto fosse migliore senza...
Mentre era immersa nei suoi pensieri di autoconvincimento un uomo dagli insoliti vestiti si lanciò a tutta velocità su un carrello verso lo scaffale da lei appena superato, scendendo al volo prima di schiantarcisi contro. Uno dei tanti giochini infantili che si vedono fare dai bambini nei supermercati.
L’uomo si sistemò i capelli e prese a camminare avanti e indietro scorrendo velocemente le etichette delle bottiglie dai numerosi colori. Sorvolò le birre ed i vini diretto probabilmente verso i superalcoolici.
Si sistemò meglio i capelli dalle sfumature verdastre, ordinandoli all’indietro, per poi prendere una bottiglia di rhum ed una di liquore, soppesandole. Sembrò indeciso fino all’ultimo momento, ma infine se le gettò entrambe alle spalle. Le bottiglie si infransero quasi all’unisono, spargendo i liquidi ed i vetri per terra proprio dietro di lui e diffondendo per l’aria l’odore pungente dell’alcool.
 
Gwen lo osservava, ipnotizzata dalla spaventosa nonchalance che mostrava nel compiere quei gesti improbabili ed allo stesso tempo dubbiosa sulla sua sanità mentale. Ma c’era di peggio: l’odore di quell’ambrosia infernale l’attirava tremendamente.
L’uomo sembrò accorgersi improvvisamente di lei: la fissò per un momento, forse incuriosito, per rivelarle il suo macabro trucco da clown.
La donna spalancò gli occhi nel riconoscerlo, dimenticando l’attrazione infernale che l’aveva invasa poco prima. Il panico la inchiodò al terreno, impedendole di scappare o anche solo di tremare.
Il Joker si passò la lingua tra le labbra, rossa come le sue cicatrici; incominciò ad avvicinarsi a lei lentamente, cauto, un piede davanti all’altro, come se fosse un funanbolo. La fissava, probabilmente in attesa di una reazione.
La musichetta di sottofondo era distorta dallo scricchiolare irregolare dei vetri sotto le sue scarpe man mano che avanzava.
 
-Mi scusi, signora...- disse, marcando l’ultima parola, -mi saprebbe dire... ehm, dov’è lo zucchero?-*
 
Joker la fissò, attendendo pazientemente una risposta, ma notando il suo sgomento e la sua riluttanza nel parlargli le sorrise per poi scoppiare in una delle sue famose risate aberranti.
 
 

***

 
 
Joker lasciò perdere la donna: non era molto divertente... e lui aveva proprio voglio di divertirsi.
Ritornò sui suoi passi riprendendo ad ispezionare le bottiglie ordinate sugli scaffali: tequila, vodka, whisky ed altri prodotti di sottomarche dall’aria scadente e che al gusto avrebbero somigliato sicuramente di più a cherosene o a petrolio puro piuttosto che a una bevanda alcoolica.
Cercava qualcosa ben più superiore ai semplici quaranta gradi, e quando prendeva una bottiglia che sembrava superarli ma si dimostrava poi di scarso livello la gettava alle spalle mandandola a far compagnia alle altre; creava così una sinfonia di vetri e “splash” che si esibivano come un’orchestra alle sue spall, e lui, ovviamente, ne era il direttore.
Sfiorato da questi pensieri si mise quasi a danzare e a volteggiare su se stesso avanti e indietro per il corridoio, agitando in aria le dita, seguendo il proprio ritmo: la canzone di fondo non c’entrava nulla con il continuo infrangersi delle bottiglie e lo spezzarsi delle schegge rimanenti sotto le sue suole.
Improvvisò una scivolata percorrendo lo scaffale per quasi metà della sua lunghezza.
Finalmente una serie di bottiglie dal contenuto trasparente attirò la sua attenzione, distogliendolo dal suo concerto. Sorrise soddisfatto.
Prese il carrello e svuotò lo scaffale con un solo gesto facendovi cadere e rompere delle bottiglie.
Risalì sul suo “mezzo” e incominciò a spingersi attraversando il supermercato, neanche fosse uno skateboard.
Si fermò nel reparto abbigliamento e raccattò abiti di qua e di là senza un perché o una spiegazione razionale, provando qualche cosetta ogni tanto, ma principalmente arraffando ciò che gli capitava sotto mano ed andando alla cieca.
Gettò tutto nel carrello e riprese a fare il giro del supermercato.
Agiva indisturbato: sembrava di essere finito un uno di quei film apocalittici dove si può fare tutto ciò che si vuole senza curarsi delle conseguenze.
 
Pattinava per il negozio, apparentemente senza meta, ma si fermò all’improvviso quando vide ciò che gli mancava: fiammiferi.
Ne prese un pacchetto e se lo mise accuratamente in tasca, tastandolo e sorridendo soddisfatto.
Si fermò poi in mezzo al market: strappò una camicia riducendola in un paio di stracci, stappò una bottiglia di alcool puro e vi inserì l’innesco improvvisato.
Teneva l’arma pronta al lancio con una mano, mentre l’altra era impegnata a sfilare la sua nuovissima scorta di fiammiferi.
Ne accese uno ed armò la bottiglia, accendendo lo straccio a diretto contatto con il combustile. Guardò per un momento l’onda rossa e caldissima che danzava nella sua mano, consumando lentamente il tessuto, pronta a raggiungere l’alcool.
Pochi secondi prima che ciò accadesse, Joker la lanciò di fronte a sé, facendola piroettare in aria fino a schiantarsi a terra e prendere fuoco nello stesso momento.
La chiazza di alcool, dalle dimensioni di una pozzanghera, prese immediatamente fuoco impedendole di espandersi troppo.
Era probabilmente uno dei punti deboli delle bombe Molotov, ma era una delle cose più divertenti che avesse mai fatto.
Joker lanciò un gridolino di gioia a quella visione catastrofica e che aveva spaventato tutte le persone all’interno del locale, facendole scappare via, chi più chi meno terrorizzato.
Il clown aveva già armato una seconda bottiglia ed anche quella andò ad infrangersi contro il pavimento, emanando un’altra vampata di calore ed iniziando a scurire le piastrelle bianche, carbonizzandole.
Altre fiammate si susseguirono: una incendiò uno scaffale di cibo per animali, un’altra quello con le verdure...
Joker ammirava l’agitarsi delle persone che erano rimaste e godeva nel vedere che nessuno aveva ancora tentato di fermarlo, forse ci avrebbero pensati i pompieri che qualcuno avrebbe chiamato, anche se questo lo annoiava un po’... ma nel frattempo avrebbe giocato ancora un po’ da solo.
Osservava il fuoco divorare qualunque cosa incontrasse, seminando caos e scompiglio ovunque andasse, senza pietà o riserva alcuna.
Si cimentò in diversi lanci, come un atleta principiante che cerca la posizione più comoda per esibirsi. Ne accese due insieme e le lanciò insieme correndo verso il banco surgelati e ridacchiando tutto eccitato; un’altra la usò come se fosse un pallone da football, facendola passare in mezzo alle gambe e poi un’altra facendo “meta” e festeggiando dopo aver colpito una colonna di minestre in scatola ben ordinate.
Era proprio uno spasso.
Si avviò verso l’uscita del discount, ormai stufo di quel solitario.
Fuori si era riunita una piccola folla che guardava impressionata il fuoco divorare tutto.
Joker accese un’altra bottiglia, guardandoli, sfidandoli.
Uno sguardo andò alla bottiglia sollevata davanti al suo volto ancora innocua, lontana dal fiammifero acceso.
Un secondo sguardo andò alla piccola quantità di gente che era rimasta ad ammirare il suo spettacolo da “allegro piromane”.
Le fiamme attecchirono al tessuto, ipnotizzandolo ed attraendolo terribilmente. Credeva di potersi specchiare in quella piccola pseudo-fiaccola che emanava distruzione, ma un pensiero, perverso ed affascinante per la sua fantasia.
 

“Do I kill myself or do I kill them all?”

 
La possibilità di scegliere prima per se stessi e poi più ingiustamente per gli altri.
Ma Joker non era né giusto né pensava a se stesso, era semplicemente pazzo, nel vero senso della parola.




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Note dell'Autrice:

Son qua! Non so dire se Joker iniziava ad odiarmi per essere sfruttato per tutti queste fan-fic o se si divertente... vabbè.
Questa volta ho deciso di staccarmi dal "Why so serious?" e provare qualcos'altro. Spero l'esperimento vi sia piaciuto :) pagari tiratemi un pomodoro o scrivete un commento per farmi sapere: mi farebbe davvero molto piacere.
Intanto ringrazio immensamente chiunque leggerà/ricensirà o passerà di qui ed anche la mia beta adorata _Lightning_. Grazie a tutti, alla prossima!

MoonRay




*Battuta presa in prestito dal film “In the Market”, la storia è scritta senza alcuno scopo di lucro. Tutti i diritti appartengono al regista “Lorenzo Lombardi”. 


*Questi personaggi non mi appartengono. Questa storia è scritta senza alcuno scopo di lucro, tutti i diritti del film “Il Cavaliere Oscuro” appartengono al regista Christopher Nolan.*

  
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