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Autore: Sweet96    23/07/2012    2 recensioni
Oltre ai suoi rimorsi, dovette fare i conti anche con le conseguenze, in primis con la ragazza dell’agenzia; come avrebbe potuto spiegarle? Come avrebbe potuto anche solo guardarla in faccia, dopo averle rovinato il futuro per il quale aveva sempre atteso? In un solo colpo aveva distrutto due persone: Shinichi, che la vita l’aveva persa, e Mouri, che aveva passato la sua ad aspettare l’amico, certa che un giorno avrebbe potuto abbracciarlo di nuovo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Sweet96
Titolo: Finché morte non ci separi
Fandom: Detective Conan
Personaggi: Shinichi Kudo (non presente fisicamente), Ran Mouri, Shiho Miyano
Rating: Arancione
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale, lievemente erotico
Avvertimenti: One Shot, OOC più o meno giustificato (?), Yuri
Contaparole: 2334

Note: In fondo



Finché morte non ci separi

 

“Finché morte non ci separi”.
È una frase famosa, ripetuta spesso, anzi, ormai è considerata il simbolo dell’amore. La morte è l’unica che può realmente dividere due persone. Eppure, molti finiscono per separarsi prima, prematuramente, per qualche capriccio del momento. Noi non siamo così, vero, Shinichi? No, una volta da piccoli me l’avevi detto, saremmo stati insieme per sempre, e anche dopo la morte avremmo continuato l’uno di fianco all’altra. Io ci credevo davvero. E allora perché? Perché il destino si è accanito in questo modo contro di noi? Cosa abbiamo fatto di sbagliato?

***

I gemiti riempiono l’aria, ormai viziata. Senti le sue labbra posarsi sul tuo collo e depositare sulla pelle una lunga scia di baci che ti fanno ansimare. Lasci che ti sfiori e ti accarezzi, permettendo alle sue mani di scorrere lungo il tuo corpo. E, mentre accetti quel tocco, che ti procura lievi brividi, il tuo pensiero vola inevitabilmente a lui.
“Shinichi…”, lo chiami nella tua mente. Perché è vero, nonostante tutto quel che è accaduto tu lo ami ancora, Ran. Non puoi negarlo, il tuo cuore tradisce questo diniego.
Una lacrima solitaria solca il tuo volto, e lo immagini sopra di te, mentre ti fissa con i suoi bellissimi occhi. Come sei arrivata a questo, piccola Ran? Non lo sai neanche tu, e ne sei ben cosciente.
Ricordi ancora perfettamente quel fatidico giorno, quando si è presentata a casa tua una sconosciuta, incredibilmente affascinante e attraente. Ma ciò che ti disse non fu altrettanto bello: Shinichi, il tuo Shinichi, non sarebbe più tornato. Lo temevi da tempo, ma avevi sempre scacciato quell’ipotesi, attendendo fiduciosa. Ma invano, alla fine ti aveva lasciato, nonostante i tuoi sforzi. Mischiata all’enorme dolore per quella grave perdita, tutta la frustrazione accumulata durante la sua assenza ti assalì, senza darti via di scampo; tutto il tempo che avevi aspettato, tutto l’amore e il desiderio che avevi represso, era stato inutile, ciò per cui avevi sofferto e ti eri applicata in quei lunghi anni era stato gettato al vento in meno di un minuto.
Mia cara Ran, a diciannove anni solo una grande forza di volontà può trattenere gli impulsi di quell’età. E la tua determinazione era morta insieme all’unico amore della tua vita; in preda alla disperazione, per aver perso ciò per cui avevi sempre lottato con costanza, scoppiasti a piangere: erano lacrime amare, le tue, perché sapevi che per quanto tu avessi potuto soffrire le cose non sarebbero mai tornate com’erano un tempo.
Bisognosa di qualcuno su cui riversare il tuo dolore e la tua attrazione per Shinichi, cominciasti quella vita d’inferno. Pian piano divenisti impura, perdesti tutta la limpidezza che ti aveva sempre caratterizzato. Ogni notte lasciavi che delle mani ti facessero rabbrividire, sfiorandoti, come avresti voluto fosse accaduto con il tuo amico d’infanzia, per il quale non provavi più semplice affetto da parecchio.
È sbagliato, e lo sai anche tu; ma non puoi farne a meno, ne hai davvero bisogno. Quando avevi diciassette anni non avresti mai immaginato di diventare quella che sei ora; attendevi lui, ingenuamente, perché non avevi capito quanto il destino fosse crudele, dovevi ancora sbattere la testa contro la dura realtà; e quando successe, ti fece più male di mille schiaffi in volto.
Un movimento particolarmente ardito della mano sul tuo seno ti riporta alla realtà, facendoti involontariamente scappare un lieve gemito. Posi lo sguardo su chi ha interrotto i tuoi pensieri, ma non fai in tempo a mettere a fuoco quel corpo che ricevi un bacio decisamente poco casto. Rispondi passivamente – sei talmente abituata a quelle emozioni che non ci fai neanche più caso – e osservi bene il volto che ti sta davanti.
È sempre la stessa persona, che da ormai parecchi mesi ti fa sfogare gli impulsi repressi troppo a lungo. Per un attimo, solo per un attimo, ti chiedi cosa provi, perché assecondi i tuoi capricci. Poi non ci pensi più, e ti soffermi a osservarne il corpo. Sospiri dentro di te quando vedi due seni poggiati sui tuoi, che ti ricordano perché ti senti più sporca di quel che dovresti.
Non pensavi di arrivare a condurre un vita del genere, ma quel che ti dilania di più l’anima è la persona con la quale lo fai. Non c’è alcun legame tra voi, eppure ogni notte vi incontrate e, senza bisogno di cenni o parole, il gioco comincia. Non sai molto di lei: conosci il suo nome, Shiho Miyano, sei a conoscenza del fatto che è stata vicina a Shinichi per molto tempo, e questo ti basta. Perché è l’unico modo che ti è rimasto per poter sentire vicino a te il tuo amico: ne odori il profumo, che è rimasto sulla pelle della donna, dopo mesi passati a stare vicini. Sai bene che ormai altre fragranze lo hanno coperto, ma tu riesci comunque a sentirlo, quando i vostri corpi entrano in contatto. E poi sei certa che quel maniaco di misteri, che sono stati la sua condanna, abbia toccato, anche solo poggiando innocentemente una mano sulla spalla, quella donna. E senti a tua volta di sfiorarlo, quando percepisci sotto le tue dita la sua pelle, bianca e delicata.
In realtà conosci qualche particolare della vita di Miyano, ma non vuoi ricordarli; farlo significherebbe soffrire ancora di più. Non vuoi rievocare nella tua mente l’immagine di quel bambino con gli occhiali, così simile al tuo amore, e tutte le bugie che ti sono state raccontate.
Qualche giorno prima dell’arrivo di quella donna anche Conan andò via; inizialmente ti sei sentita davvero male, non sospettavi nulla; adesso, ripensandoci, non ti stupisci per niente. Complice ciò che colei che in questo preciso istante ti sta baciando il collo ti ha tempo dopo rivelato, non ci hai messo molto a fare due più due e a giungere a quella verità, che ti è stata tenuta sempre nascosta: Shinichi e Conan erano la stessa persona. Quel verbo all’imperfetto ti fa sanguinare il cuore come non mai, Ran, per questo eviti il più possibile di pensarci. Ma, per quanto tu possa sforzarti di dimenticarlo, di cancellarlo dalla tua mente, per te è impossibile; non puoi scordare tutti gli attimi che hai condiviso con quel bambino, e tanto meno quelli passati con il tuo caro amico d’infanzia. Sono entrambi dentro di te, incancellabili.

***

Shiho baciò lentamente il ventre della donna sotto di lei, quella che un tempo chiamava ‘la ragazza dell’agenzia detective’, che tanto fanciulla ormai non era. Era cresciuta, diventando ancora più bella di quel che era prima, le sue forme si erano sviluppate ed era divenuta più aggraziata ed elegante. Shinichi sarebbe impazzito se l’avesse vista, ne era certa.
Kudo-kun… Miyano non riusciva ancora a superare il dolore per i fatti accaduti, era tremendamente difficile.
Era successo un po’ di tempo fa, quando, sotto le spoglie di Ai Haibara, era finalmente riuscita a trovare l’antidoto per l’APTX4869. Esso era il veleno da lei creato, che non aveva rovinato solo la sua vita, ma anche quella di un giovane liceale detective, la cui unica colpa era quella di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Esultante, il piccolo Conan l’aveva subito ingerito, nonostante tutte le sue raccomandazioni; quella volta, però, si era trattato più che altro di frasi abitudinali, giacché era ben sicura del farmaco ottenuto. Poco dopo l’aveva ingoiato anche lei, felice di poter tornare a essere Shiho. Ma il destino cambia le carte in tavola in un batter d’occhio, e in un attimo nel cuore di Ai, al posto della gioia, vi fu solo dolore: l’antidoto aveva funzionato su di lei senza problemi, ma quello di Kudo aveva avuto effetto per appena pochi minuti e poi, quasi per essere ripagato dal favore che aveva appena fatto al ragazzo, si era portato via la sua vita. La donna, non più bambina, era rimasta lì, con gli occhi strabuzzati e le parole morte in gola, per istanti interminabili, pregando che ciò a cui aveva assistito fosse stato un semplice incubo; nessuno lassù ascoltò le sue preghiere, a quanto pare, poiché nulla cambiò e la realtà rimase quella che era, dura e crudele.
I sensi di colpa l’avrebbero accompagnata per tutta la vita, Miyano lo capì subito, e non le sarebbe bastata la sua intera esistenza per rimediare. La morte è un processo irreversibile, al di sopra di tutto, e neanche il miglior scienziato può impedirla o ripararla.
Oltre ai suoi rimorsi, dovette fare i conti anche con le conseguenze, in primis con la ragazza dell’agenzia; come avrebbe potuto spiegarle? Come avrebbe potuto anche solo guardarla in faccia, dopo averle rovinato il futuro per il quale aveva sempre atteso? In un solo colpo aveva distrutto due persone: Shinichi, che la vita l’aveva persa, e Mouri, che aveva passato la sua ad aspettare l’amico, certa che un giorno avrebbe potuto abbracciarlo di nuovo.
Si sentiva uno schifo; voleva molto bene a entrambi, sebbene a volte sembrasse il contrario, e non avrebbe mai scordato tutto ciò che avevano fatto per lei: Kudo le aveva salvato la vita più volte, come nel caso del dirottamento dell’autobus, e anche Ran l’aveva aiutata; non poteva dimenticare le volte in cui aveva cercato di fare amicizia con lei, o quando l’aveva salvata dall’Organizzazione, facendole da scudo con il suo corpo. Vermouth aveva ragione a chiamarla Angel, quella ragazza era gentile e candida come poche. E lei aveva rovinato tutto.
Raccogliendo tutte le forze che possedeva, si era presentata a casa sua con l’intenzione di dirle tutto, stando ben attenta ad arrivare quando il padre fosse stato assente. Ma quando la vide, felice e serena, seppur sorpresa per la visita di una donna che ai suoi occhi era una perfetta sconosciuta, il coraggio le venne meno. Nonostante un tempo uccidesse persone senza batter ciglio, la sua freddezza non bastò per raccontare tutta la verità a Ran; si limitò a dirle con aria vaga che Kudo non sarebbe più tornato, che era andato via per sempre. Mouri capì al volo, evidentemente, poiché scoppiò a piangere, versando lacrime salate; e quella vista strinse il cuore di Shiho in una morsa letale.
Fu in quel momento che decise: non voleva più vederla soffrire, non lo meritava. Quella che avrebbe dovuto patire i dolori dell’inferno era lei, non la ragazza dell’agenzia; senza quasi neanche pensarci la baciò. Non fu un bacio lieve e dolce, come quelli dei principi azzurri, fu irruento e focoso, come la realtà, che stravolge tutto come un fiume in piena. Voleva donarle almeno qualche attimo di piacere, qualche attimo in cui non pensasse a Shinichi e a ciò che era successo.
Ran non partecipò a quel bacio, ma non le importò; avrebbe comunque raggiunto il suo obiettivo, era l’unico modo per espiare almeno un po’ le sue colpe. E poi, vedeva in lei l’ombra di Akemi, la sua amata sorella, che aveva perduto tempo prima, e le pareva di poter in qualche modo rivederla, bella come quando era in vita.
Da quel giorno tornò spesso lì, e ogni volta sentiva che Mouri stava cedendo sempre più; un giorno, e tutti quelli successivi, finirono per andare a letto insieme, dove Shiho si impegnava a farle dimenticare tutti i suoi problemi. Ma sapeva che non ci sarebbe riuscita all’infinito. E infatti da un po’ di tempo la donna appariva distante, indifferente alle sue carezze e ai suoi baci; sapeva per certo che pensava a Kudo. Decise di ricorrere alla sua ultima possibilità: doveva stare attenta, però, perché Ran sarebbe stata sicuramente distrutta, e poi, forse, si sarebbe sentita meglio. Non era del tutto sicura di quello che avrebbe fatto, ma alla fine si convinse. “Per il bene di Ran”, si disse. Mandò una silenziosa preghiera a qualcuno lassù affinché tutto andasse bene.

***

Mescoli con finta attenzione il contenuto della pentola, vuoi essere normale almeno apparentemente, visto che ormai dentro di te sei diventata un mostro. Lasci quello che sarà il tuo pranzo a cuocere e ti dirigi in camera tua a dare una ripulita; spalanchi le finestre per far correre un po’ d’aria e cominci a spolverare la scrivania. Decidi di pulire anche i cassetti, che non apri da tempo, ed è allora che la trovi: una busta bianca, probabilmente una lettera. Non ricordi di averla mai vista e la prendi in mano, curiosa. Le lacrime cominciano a sgorgare dai tuoi occhi appena leggi quelle sei lettere: “Per Ran”. Riconosceresti quella grafia in ogni momento, è il tuo Shinichi; è tornato da te, anche se per pochi istanti, è stato come se lo avessi visto.
Con mani tremanti tiri fuori la lettera dalla busta e la esamini. La scrittura è semplice ma ordinata, non del tutto perfetta; le tue barriere crollano subito, mentre i ricordi ti invadono come una valanga, e cadi a terra in ginocchio. Shinichi… Come hai anche solo pensato che ti avesse abbandonato, infrangendo la promessa che ti aveva fatto, Ran? Te lo chiedi anche tu, dandoti della sciocca egoista; e il tuo dolore aumenta man mano che vai avanti leggendo quelle righe, scritte con il cuore molti anni fa, e che dopo tanto tempo ti trasmettono ancora emozioni intense. Ed è lì che ti rendi conto: hai sbagliato tutto; hai sempre sbagliato tutto.
Avresti dovuto continuare la tua vita come prima, anche dopo la sua morte, per te, ma anche per lui; avresti dovuto stringere i denti e andare avanti, senza mollare, perché è quello che il tuo amico avrebbe voluto. Lo dimostrano le parole che ti ha lasciato: “Voglio solo la tua felicità”. Avresti dovuto vivere con gioia, e invece l’unica cosa che sei stata in grado di fare è stato abbandonarti a un’esistenza impura, che non ti ha portato altro che dolore.
Ran, sii felice, e vivi serenamente. Non chiedo altro.
Raccogli le tue energie, dolce Ran. E trova la forza necessaria per rialzarti, glielo devi. Ti ha sempre protetta, e lo sai; ora tocca a te darti da fare.
E, mentre le ultime lacrime rigano le tue guance, la lettera scivola dalle tue dita, ondeggiando come una foglia d’autunno, fino a posarsi sul pavimento, rivelando le ultime parole di Shinichi per te.
P.S. Ti Amo.    







Note: Mh, credo che Shinichi mi odi, saranno tre fic che lo faccio morire! XD
Questa storia è nata da un mio errore dell’estate scorsa. Stavo cercando storie su DC da leggere e, come al solito, stavo parlando da sola – tipico XD. Volevo dire Ran/Shinichi, ma mi sono sbagliata e ho detto Ran/Shiho. Sono subito scoppiata a ridere, dandomi della cretina, ma poi ci ho pensato su, e mi è venuta quest’idea; non sono una che si inventa pairing così, ma mi è sembrato fattibile, con tutta la cornice drammatica. Fatto sta che ci ho pensato un po’, ma poi ho abbandonato l’idea; e un giorno mi piomba Kiki con un contest su questo tema! Allora mi son detta: “Perché non riciclare quell’idea per questo contest?”. Detto fatto! A dir la verità, la mia idea originale comprendeva solo le due parti centrali, la prima e l’ultima le ho aggiunte per il concorso.
In ogni caso, faccio qualche spiegazione: la prima parte, quella in corsivo, è un pensiero di Ran, diciamo che può essere inserito in un qualunque momento tra la morte di Shin e i fatti che ho narrato. Poi, spero che i fatti che hanno portato entrambe le donne a fare quel che stavano facendo si siano capiti, ma credo di sì. Infine, la lettera: penso non sia chiaro, ma l’ha messa Shiho. La famosa ultima possibilità che avevo nominato. Ho preferito non dire esplicitamente che era stata lei a metterla nel cassetto per mantenere quell’atmosfera leggermente misteriosa.

 









Questa storia ha partecipato al secondo girone del "Contest: All you need is love!" indetto da KikiWhiteFly e si è classificata seconda


 





 
  
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