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Autore: JoanneBrandoh    23/07/2012    5 recensioni
Accadono cose nella vita che sono come domande. Passano anni o minuti e poi la vita ci risponde. -A. Baricco.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ehi, babies! Eccomi qui con una nuova FF! :D Vi chederete cosa voglia dire "Hérisson", vero? Beh, tradotto dal francese all'italiano vuol dire "Porcospino". So che ora mi prenderete a parole per il fatto che il titolo della FF è una merda - e vi posso anche dare ragione perchè è così u.u - ma lo scoprirete solamente leggendo i prossimi capitoli.. Non posso anticiparvi nulla, MHUAHAHHAHH >:D Sono taaaaaanto crudele u.u xD In questo capitolo non ci sono i ragazzi. Beh, mi dispiace informarvi che ci saranno solo Harry e Louis nella storia, gli altri no D: *dopo questa notizia l'hanno lasciata tutti sola* MA VABBUE' (?) Che dire, uhm.. Buona lettura e mi raccomando se riuscite a non vomitare e arrivate a leggere l'ultima parola, lasciate una recensione! :D Le recensioni makes me HAAPPY, SHA-LALAA! (?) Okeeeey (?) STOP. Mi dileguo u.u AU REVOIR (perchè noi ci rivedremo, giuuusto? Giusto. u.u) :D
Aaaaah, stavo dimenticando! Questo capitolo è piuttosto - come dire - spinto, quindi se avete lo stomaco mucho delicato (?) vi consiglio di non leggerlo perchè io vi voglio vivee!! u.u :D 
Okaaaay, ora sparisco veramente, BYYE (:

Baci, J <3










 


Accadono cose nella vita che sono come domande. Passano anni o minuti e poi la vita ci risponde.

- A. Baricco.
 
“Certo che siete proprio dei coglioni forti, voi scrittori del cazzo” pensava tra sé e sé Elsie, sistemata per bene nel suo letto. Aveva preso in mano, forse per la prima volta in tre anni un libro di scuola e stava leggendo un po’ di citazioni qua e là, senza però un valido motivo. Forse si annoiava, forse voleva… Cominciare a studiare seriamente? No, di sicuro no. 
“Ne capisco più io della vita che questi tizi che si sentono tanto dei filosofi, e io ho solo sedici anni” sbuffò ormai stufa di ‘leggere’ quelle frasi ‘insensate e prive di significato’ come le definiva lei stessa ‘scritte da persone che invece di far festa con il proprio joystick, se ne stavano giornate intere a riflettere sul senso della vita e sull’universo’.
“Pff, che sottosviluppati… La vita non da mai risposte, a meno che tu non abbia le allucinazioni o soffra di qualche grave malattia mentale. In quel caso, anche gli unicorni ti danno delle risposte” esausta di quei nemmeno cinque minuti di lettura, buttò - con una finezza di un ippopotamo - il libro di letteratura italiana a terra, per poi alzarsi dal letto e scendere al piano di sotto, in cucina: stava cominciando ad avere fame. Anche se non sapeva se era più fame o noia, ma di una cosa era certa: voleva a tutti i costi mettere qualcosa sotto i denti. 
 
 
Loïse Elsie Blanchard è una di quelle ragazze che, al giorno d'oggi, vengono categorizzate come "asociali". Infatti, è quel tipo di ragazza che se ne sta sempre sulle sue, ama stare sola e odia profondamente relazionarsi con gli altri - con il mondo intero - e si rifiuta categoricamente di accettare il genere maschile in tutte le sue mille "sfaccettature". Ma - credo che tutti dovrebbero sapere per non trarre conclusioni affrettate - tre anni fa, lei era comletamente diversa - praticamente un'altra persona. Era una ragazza solare, dolce, simpatica e sempre allegra. Aveva avuto anche qualche fidanzato, ma non aveva mai odiato i maschi - almeno prima non ne aveva il motivo - anzi mancava poco che si mettesse a venerarli.
 
Lei è londinese di origini francesi e tedesche - suo padre è francese, sua madre era tedesca. Quest’ultima morì tre anni fa, per un infarto causato da tutto lo stress e l’infelicità accumulata da quando la piccola Loïse nacque. La madre si chiamava Bathilde Hoffmann, era una bellissima donna, di professione faceva la modella. Tutti l’avevano da sempre considerata come una persona allegra, spensierata ed elegante e, per questo motivo la invidiavano - ma nessuno sapeva a cosa la donna andava incontro ogni singolo giorno della sua vita. Aveva solamente una vera amica, un’amica con cui si confidava e teneva forse più della propria figlia e della propria vita, si chiamava Jeanette Brown, era la sua vicina di casa che però, poco prima della sua morte, morì a causa di un incidente stradale e da quel giorno la donna si sentì completamente persa, infatti precipitò in un buco nero: tra droghe, alcool e sesso, cadde in depressione - una depressione da cui non potè più uscire, almeno fin quando la morte non l'accorse tra le proprie fredde braccia. Aveva un marito che non gliene importava nulla di lei e una figlia che incontrava, se era fortunata, quattro volte al mese - per via dei suoi infiniti impegni di lavoro - e con cui non aveva neanche un vero e proprio rapporto Madre-Figlia. Non aveva ragione per cui vivere, no? Era rimasta sola.
 
Nonostante tutto, la figlia ci teneva davvero tanto a lei e quando morì, pensò di suicidarsi - assalita dai profondi sensi di colpa e dai suoi grossi problemi con un certo tizio di nome Derek Stone - o almeno aveva detto così di chiamarsi. Quest'ultimo era un ventenne con cui la ragazza aveva avuto una relazione - una relazione da niente, destinata a finire per via dell'età: lei aveva solo tredici anni a quel tempo, insomma. Non capì mai il vero motivo per cui si mise insieme a quel ragazzo, ma adesso rimpiange ogni minimo secondo la sua scelta - la sua stupida e azzardata scelta
 
Stettero insieme per due settimane, poi la ragazza - stufa di essere guardata da tutte le persone che incontrava in cagnesco o con disprezzo e stufa di tutte le raccomandazioni e le romanzine che le facevano le sue amiche su di lui - lo lasciò con un messaggio. Non soffrì più di tanto, alla fine non gliene era mai fregato nulla di quel ragazzo. Si ci era messa per... Compassione? Neanche lei riesce a spiegarsi, ancora adesso, il motivo di quella scelta - che rimpiange ogni singola notte. Lui, invece, innamorato pazzo fino al midollo, quando lo lasciò, così con un messaggio, gli spezzò il cuore e cominciò a frequentare persone non molto raccomandabili - drogati, alcolisti e altri tipi del genere. In benchè non si dica, si adattò anche lui al tipo di vita che facevano i suoi "nuovi amici" e, proprio un mese dopo la rottura, decise di andare a trovare la ragazza a casa sua, intenzionato a parlare della loro relazione ormai irreparabilmente conclusa. Per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, per lei avrebbe mandato il mondo a puttane, per lei avrebbe smesso di drogarsi, ubriacarsi. Voleva andare da lei e parlarle da sobrio, ma quel giorno niente andò per il verso giusto. 
 
Il ragazzo era molto agitato, non si era mai sentito così per una ragazza prima di allora e quindi, convinto che facendo in quel modo la tensione sarebbe sparita, si drogò e si ubriacò così tanto che, arrivato alla sera, si ritrovò a non ricordarsi neanche il proprio nome. Nella sua mente, però, continuava ad esserci impressa l'immagine di Loïse che gli sorrideva dolcemente e questa fu l'unica cosa che gli fece ricordare che doveva andare da lei, a casa sua. Non si ricordava il motivo preciso, ma doveva andarci. Prese l'autobus e, dopo alcuni minuti, scese proprio davanti la fermata che si trovava vicino casa sua. A passi lenti e indeciso sul che fare, si avvicinò alla sua dimora e, arrivato proprio davanti la porta di casa sua, bussò violentemente, facendo sussultare la ragazza che si trovava in soggiorno a guardare la televisione tranquilla, distesa nel grande divano. 
 
Non c'era nessuno a casa sua - sua madre era a Los Angeles per un servizio fotografico e suo padre all'estero per affari - e aveva paura ad aprire poichè non aveva idea di chi fosse venuto a trovarla a quell'ora della notte. Erano le 23.46 del 30 Giugno 2009 e Elsie se lo ricorda bene - non potrà mai scordare quell'ora e quella data - quella notte
 
A passò lento, mentre Derek continuava a bussare quasi come se volesse sfondare la porta da un momento all'altro, si avvicinò alla porta d'ingresso e con il cuore a mille decise di aprire. Una volta aperta la porta, se lo rirovò davanti mentre le sorrideva nervoso, tenendosi a stento in piedi. 
-Elsie, noi dobbiamo parlare- asserì, con la voce tremolante, prima di entrare in casa della ragazza, chiudendo a posto suo la porta di casa con una violenza innata e fu in quel momento che la ragazza capì che il ragazzo era strafatto e che quella sera le sarebbe capitato qualcosa di molto spiacevole. Non sapeva il perchè, ma se lo sentiva. Sentiva il suo cuore pompare a mille, era molto agitata e aveva paura. Quella sera Stone non si sarebbe solamente accontentato di una stupida conversazione e lo sapeva fin troppo bene. 
 
-Ti amo- disse ad un tratto avvicinandosi pericolosamente a lei -E sei bellissima stasera- continuò, soffermandosi sulle sue curve. 
In benchè non si dica le sue mani cominciarono a toccare ovunque e la ragazza nonostante lo volesse fermare non ci riuscì, poichè lui era molto più alto e forte di lei. Quindi, presa dal panico, cominciò a gridare e piangere disperata, sperando che qualcuno la sentisse, ma questo non successe poichè la sua casa si trovava in mezzo al nulla - in mezzo ad alberi, alberi e ancora alberi. 
 
Maledisse i propri genitori per non averla ascoltata due anni prima - ovvero prima di trasfersi in quella casa. Lei voleva una casa in centro, in mezzo al caos di Londra, mica una villa in periferia dove al massimo trovi dei conigli saltellare per il vialetto di casa tua. 
 
-Perchè non mi vuoi?! Io ti ho dato tutto il mio amore e tu cosa hai fatto? Mi hai lasciato con uno stupido messaggio!- le urlò contro con tutta la rabbia e i sentimenti che da un mese teneva nascosti dentro -Beh, ora non userai mai più le persone come hai fatto con me perchè t'impartirò una lezione che non dimenticherai molto facilmente- continuò, con tono minaccioso. 
 
Prese la ragazza di peso - tremante e impaurita - e salì le scale fino ad arrivare al secondo piano. Aprì, poi, la prima porta che gli capitò davanti e sorrise soddisfatto quando constatò che fosse una camera da letto, con addirittura il letto a due piazze. Stese delicatamente la ragazza sul letto, tenendola per i polsi, impedendole di muoversi e cominciò a spogliarla.

Dapprima le sfilò la lunga e larga maglietta che le faceva da pigiama, per poi fare la stessa cosa con il reggiseno e le mutandine. Venendola completamente nuda, il ragazzo non potè trattenere il suo virile istinto. Si levò la maglietta e si slacciò la cintura, per poi prendere a leccarle il seno fino a scendere giù fino al clitoride, lì si fermò più volte, e la ragazza non potè trattenere un sospiro dovuto al piacere. Non appena il ragazzo lo udì, impazzì del tutto. Slacciò i bottoni e la zip dei suoi pantaloni velocemente per poi sfilarseli ancora più velocemente e fare la stessa cosa con i suoi boxer.

Ora erano nudi tutti e due, uno sopra l'altro. La ragazza non smetteva di piangere, non smetteva di singhizzare, non smetteva di implorarlo di non farlo - di non andare oltre - ma lui, come risposta, le aprì con violenza le gambe e infilò due dita dentro di lei, fandola gemere dal dolore. La fece adattare, per poi levarle e, percorrendo il profilo del suo corpo e con quelle stesse dita, le infilò con forza dentro la sua bocca. 
-Leccale- le ordinò, con un tono che non ammetteva negazioni, ma lei non lo fece -Leccale, cazzo!- insistette. 
La ragazza, non avendo la minima intensione di accontentarlo poichè le provocava ribrezzo, gliele morse con una violenza innata, facendolo urlare dal dolore. 
 
-Buttana!- gridò, tirando le dita fuori dalla bocca della giovane, che potè finalmente respirare -Questo l'hai voluto tu. Io non volevo farti perdere la verginità stasera, peggio per te!- continuò, provocandole un grido di disperazione. 
-Dimmi che non lo f-farai, ti p-prego- riscì a dire la ragazza tra i singhiozzi, mentre le lacrime gli rigavano noncuranti il viso. 
Lui non rispose, le rivolse solamente un sorriso compiaciuto per poi aprirgli le gambe ancora di più e con cautela entrare dentro la ragazza con il proprio membro. Le sue spinte all'inizio furono lente e dolorose per poi farsi sempre più veloci e aggressive. La stanza si riempì solamente dei gemiti di piacere del ragazzo e delle urla di dolore e dei singhizzi della ragazza. 
 
Quella notte Loïse fu stata stuprata dal suo ex fidanzato. Da quella notte Loïse non fu più la stessa. Cambiò modo di atteggiarsi, comportarsi, relazionarsi con mondo intero. Cambiò interessi, modo di vestirsi, non studiò più a scuola. Decise di non dire nulla ai suoi genitori e al mondo intero. Sapeva benissimo che Derek non era in sé quella notte e sapeva che era un bravo ragazzo. Non aveva intensione di sbadierare al mondo intero che era stata stuprata e, più di tutto, non aveva intensione di rovinare la vita di quel povero ragazzo. Quel povero ragazzo che la mattina dopo le fece trovare un mazzo di rose rosse davanti casa sua per scusarsi; ogni mattina per due mesi di fila. Da quel giorno lei non lo vide più, sparì dalla circolazione - o almeno dalla sua. 
 
 
Questo fatto, seguito a ruota dalla morte di sua madre, fece diventare Elsie quella che è oggi. 
  
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