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Autore: NatsuVIII    23/07/2012    4 recensioni
Un giovane incontra un ragazzo sotto un albero, in cima ad una collina...
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Albero

CIACK
INQUADRATURA:
Primo piano di una collina. Su di essa troneggia un grande albero.
ZOOMA SULL’ALBERO:
Ai suoi piedi un giovane sembra addormentato, ma come mi avvicino apre gli occhi e mi sorride.
Parla persino, guarda un po’.

- Ehy! Chi sei?

- Il mio nome è Adair. No, niente commenti, per favore!

- Cosa faccio? Stavo ricordando una storia.

- Sicuro di volerla sentire? Sì? Allora va bene. Il protagonista della nostra storia è un albero … Ehy, cos’è quella faccia?

- E cosa c’è di così strano? Voglio dire, hanno scritto racconti, prodotto lunghi e cortometraggi, anime e cartoni animati su macchinine, carte da pinacola, tostapane, lavatrici, gomme per la macchina, cani porci e cocorite, persino su cacciaviti, sparachiodi e chiavi inglesi, per Dio, e tu mi fai quella faccia per un’albero? Che diavolo di problema hai con gli alberi?

- Vuoi un’esempio? Bé, ci sono tutti quei cartoni sugli alberi di Natal … no, ecco, su quelli è meglio stendere un velo pietoso, lascia perdere … Nonna albero, o come diavolo si chiama lei, di Pochaontas. Quello era un’albero con personalità! Certo, la personalità era quella di una vecchia ultracentenaria che era già un po’ fuori di testa molto prima della nascita della povera pazza che la va a stressare a giorni alterni, ma ehy, ha fatto scuola!

- Naturalmente ho ragione! Ed ora dov’ero rimasto? Ah sì, la nostra storia. Innanzi tutto dimenticati di Nonna Quercia. Lei era gentile, carina e sempre pronta ad ascoltare i patemi della giovane eroina. Il nostro albero è invece sano di mente, e se gli si avvicina una fanciulla incauta la tiene sì vicino a sè, ma per non lasciarla più andare …

Si potrebbe iniziare con era una notte buia e tempestosa, ma sarebbe una balla; in realtà era un pomeriggio di metà ottobre, discretamente schifoso ma neanche troppo per il periodo dell’anno.
Si, lo so, rovina il phatos, ma che ci volete fare? Io mi limito a narrare i fatti.
Dicevo, era un pomeriggio e tutto il villaggio era raccolto ai piedi del grande albero che sorgeva al centro della radura sacra, ad aspettare.
Ora potrei dire che erano là per una cerimonia gioiosa, che so, di buon raccolto in cui tutti si divertono, ubriacano e magari la mattina dopo la popolazione è passata a tot+3.
Probabilmente è questa la versione che sarà tramandata ai posteri, per non sconvolgere le giovani e fragili menti dei teneri virgulti di mammina e papino,  ma si era detto che la sincerità è tutto, e quindi vi dirò che c’era sì una cerimonia, peccato fosse un sacrificio.
Sì, perché in realtà il villaggio era popolato da feroci guerrieri, che avevano appena finito di depredare un villaggio vicino, razziando tutto quello che c’era da razziare e facendo strage di abitanti.
Un classico, insomma.
E come ormai potete ben immaginare l’albero non era sacro a qualche paccioso Dio che era felice di ascoltare i patemi d’amore di una celebrolesa quattordicenne,

Troppi tuffi da altezze DECISAMENTE esagerate.
Probabilmente era il Santo Protettore delle psicologhe, delle Assistenti
Sociali o, più probabile, delle parrucchiere … ehy, abbiamo trovato cosa faceva Nonna Albero prima di finire a fare da badante a Pochaontas!

ma era l’albero sacro a Cagdjas, Dio la cui crudeltà era pari solo all’impronunciabilità del suo nome.
Si dice che chi non riuscisse a pronunciarlo correttamente dovesse tranciarsi un dito ed appenderlo all’albero come un festone, come segno di penitenza.
Era conosciuti come tribù senza dita mica per nulla!
Magari non brillavano proprio per intelligenza

no, sul serio, se non riesci a pronunciarlo non farlo, COME conti di sbudellare i nemici se non puoi neanche impugnare un’ascia? Di Capitano Uncino ce n’è uno solo maledizione, non è che un’ascia al posto della mano fa figo!
Anche perché se ogni volta che accarezzi tua moglie gli tagli la testa
non è che la tua stirpe di possenti e crudeli guerrieri durerà a lungo, sai?

Ma di sicuro erano fedeli al loro dio, in onore di cui decoravano l’albero con intestini, budella e fegatini dei nemici squartati di fresco.
Solo i pezzi più pregiati per cadggo … cas … oh, insomma, per Il Sommo!
L’albero aveva sempre carne fresca, e le sue fronde avevano iniziato ad assumere la tipica colorazione del sangue, mentre i suoi frutti erano diventati velenosi; bastava un morso ed eri morto.
E questi riti andarono avanti per mooolto, mooolto tempo, e l’albero continuò a crescere ed a ricevere le offerte dei devoti fedeli, le foglie che acquisivano sempre più la sfumatura tipica del sangue.
Nei villaggi vicini si mormorava che era il portale che un demonio utilizzava per entrare in questo mondo, per rapire gli esseri umani e cibarsene.

E no, sul serio, questa non l’ho mai capita!
Cioè, anche senza schiodare le chiappe dalla metaforica poltrona ha tutto il cibo che gli serve, per lui e per quindici figli e tre mogli, perché diavolo dovrebbe fare la fatica di rapire qualcuno?!
E’ malvagio, mica scemo!

Tutto questo almeno finché i conquistatori non arrivarono e li sterminarono tutti.
Sì, sì, molto triste, un’intera civiltà distrutta e bla bla bla …
E chi ci pensa all’albero?
Voglio dire, il giorno prima fegatini, tritata e festoni di budella e falangine ed il giorno dopo nisba?
E non solo!
I cari nuovi padroni, tanto buoni e gentili, videro il colore delle foglie e gli venne quasi un colpo! Abominio, dannazione, demonio e tutta la serie di maledizioni varie ed eventuali che quei bravi fratelli tirano fuori in queste occasioni.
Che poi non era neanche colpa dell’albero!
Voglio dire lui era lì, fermo, immobile e non si sognava neanche di, chessò, prendere un falcetto ed andare a staccare una gamba al frate per sgranocchiarsi un cosciotto.
Non faceva nulla, ma secondo voi questo è bastato a tenerlo al sicuro? No, perché i preti avevano deciso che era pericoloso

Un’albero!
Immobile, fermo, per la maggior parte del tempo inanimato!
Di cosa avevano paura precisamente, che scuotesse le fronde, mostrasse seducentemente le radici e conducesse in tentazione tutti i fedeli abeti lì vicino, già convertiti?!

E quindi fu fuoco, e fumo, e urla dei membri della tribù che perivano fra le fiamme col loro albero sacro.
Almeno loro avevano il buon gusto di ucciderle prima, le vittime!
L’albero gradì la grigliata, un po’ meno l’accompagnamento musicale e decisamente per niente di essere lui il piatto forte!
E così bruciò, bruciò con il suo popolo e la sua religione l’alberello, e si potrebbe dire che tutto finì lì.
Ma non era così, oh no!
Perché i conquistatori erano americani, e si sa’ che gli americani non brillano certo per spirito di conservazione, soprattutto se sono sotto i trenta e sopra i quaranta, e quindi potete immaginare tutti cosa fece.

Se un europeo medio vede una casa abbandonata, con dei movimenti sospetti e una lugubre e triste storia alle spalle, non si ferma per far fare la pipì ai bambini nella lugubre palude sul retro, ma ingrana la quarta e parte a tutta birra per la più vicina stazione di servizio. Sì, anche se è a cinquecento km. Piuttosto scende e spinge!
Un americano medio non solo ci entrerà, ma affascinato dai ragni transonici e zombini accessori deciderà di fermarsi per la notte; salvo poi diventare la cena dei coinquilini. E dei vicini. E degli animaletti di inquilini e vicini.

Proprio così, il giovane Jack, appena vent’anni, rimase colpito dalla tonalità delle foglie e decise di conservare dui rametti dell’albero, uno da donare a sua madre e l’altro alla sua ragazza, entrambe appassionate botaniche.
Risultato: Sulla nave ci fu un inspiegabile ondata di follia omicida,

Si scoprì poi che era stato il maggiordomo del capitano, frustrato dal suo, testuali parole, non essere abbastanza apprezzato dal suo adorato signore!

Il ragazzo venne ucciso tre giorni dopo essere tornato

Sì, in modo particolarmente violento.
L’avevano impiccato con le sue budella, vi ricorda qualcosa?

La madre cadde in depressione; e naturalmente, poiché in USA nessuno ha mai sentito il detto meglio soli che mal accompagnati fece fuori anche il marito, la nuora, l’altro figlio, la figlia minore, il cane ed il pesce rosso

No, non sto scherzando!
Del resto quando uno fa una cosa deve farla bene!

Anche la fidanzata cadde in depressione, ma non avendo famiglia potè portare con sé solo il gatto.
E così sembrerebbe finita la nostra storia, tutti i protagonisti sono morti e …
Ma allora non mi ascoltate! Vi siete dimenticati chi è il vero protagonista della storia?

- L’albero! E’ l’albero! Dio, se sei lento.
Dai, dammi una mano ad alzarmi!

ZOOMA SULLA STRETTA DI MANO
Improvvisamente il ragazzo inizia a mutare:
La sua pelle si scurisce e secca, i capelli s’allungano ed acquisiscono la stessa sfumatura del sangue, gli occhi acquistano una luce folle e demoniaca ed una dentatura degna dello Squalo o di It fa la sua comparsa.
ZOOMA SULLA FACCIA DEL RAG … MOST … DEMO … OH, INSOMMA, SUL CAPPELLONE!
Ghigno malefico, primo piano della dentatura e risata maligna. La voce non è cambiata.
- Non vuoi sapere la fine della storia?

- No, no, no, non si fa così. Hai iniziato ora devi ascoltare fino alla fine. La ragazza si era uccisa, ma prima aveva piantato il germoglio che il suo amato le aveva portato. La famiglia che venne dopo però fu uccisa dal figlio di sedici anni esattamente vent’anni dopo, e così la famiglia dopo - questa volta era una figlia, perché Cagdjas era molto attento alle quote rosa - e quella dopo ancora, e così via finché non si decise di demolire la casa, quindici famiglie dopo -
Sì, anche gli americani ci arrivano, con calma ma ci arrivano! -.
Dicevo … ah sì, demolirono la casa.
Ma si da il caso che nessuno volesse avvicinarsi all’albero maledetto, per paura o chissà cos’altro, ma fatto stà che lo lasciarono lì, vicino alle rovine della casa.
Sai, la casa sorgeva su una collina…

- Ma sei proprio bravo! Sì, è esattamente questa! E non volermene, ma sai, io sono un’albero sano di mente.

ALBERO CHE SI ALLONTANA, DI NUOVO PAESAGGIO DELLA COLLINA.
Si odono le urla agonizzanti del giovane, che viene trascinato dentro l’albero, da una spaccatura spuntata lì per lì.

- Che volete?! Dopotutto un povero albero deve pur procurarsi da mangiare!



  
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