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Autore: _bomersgirl    23/07/2012    3 recensioni
Voi credete nei vampiri?
Voi credete che i vampiri sono solo quelli in versione Dracula?
Beh, anche io credevo che esistessero solo in versione Dracula ma invece..
Il mondo è pieno di misteri, più vai avanti con la vita e più scopri cosa emozionanti di essa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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"When she was just a girl she expected the world but it flew away from her reach, so she ran away in her sleep. Dreamed of paradise every time she closed her eyes"


I Coldplay suonavano alla radio con Paradise, gruppo musicale che amavo e stramavo. Anche il resto della famiglia li amavano. L'album dei Coldplay era la prima cosa che si metteva in borsa, se si doveva partire per delle riunioni con i parenti, specialmente se dovevamo andare lontano. In questo caso dovevamo andare a Vancouver e partivamo da Seattle, certo non era tanto lontano ma sempre due-tre ore erano di viaggio e la musica ci voleva sempre e comunque. Mio fratello cantava a squarciagola come se un gatto si stesse lamentando, come un tacchino, ecco.
«Smettila! Rovini Princess of China!» urlai buttandomi, addosso a lui. Avevo la mia schiena sulle sue gambe e lo guardai dal basso, poi anche lui abbassò lo sguardo per incrociare il mio e mi fece la linguaccia. Risi e mi rimisi dritta sul sedile, avevo un sorriso da ebete, lo so, me ne rendevo conto dallo specchietto retrovisore. Presi il telefono che avevo in borsa ed andai a controllare se qualcuno mi avesse cercata, si, solo un messaggio di Roberta, che diceva: "Sai, qualcuna si sta preoccupando, se il viaggio sta andando bene o no! Fatti sentire! " sorrisi, appena finii di leggere il messaggio, era bello sapere che la tua migliore amica si preoccupava se non le facevi sapere che eri arrivata.
 "Tesoro, sto bene! Stiamo in viaggio, come al nostro solito fare, con le canzoni dei Coldplay! Tu? Tutto a posto?" le risposi, mandai il messaggio e rimisi il telefono nella borsa. Alzai lo sguardo verso il finestrino alla mia sinistra, ancora con quel sorriso da ebete, mi presi la testa tra le mani e cominciai a giocherellare con i miei capelli, in attesa di una risposta di Roberta. I miei capelli arancioni e un po' mossi mi piacevano, ero l'unico essere al mondo a cui piacevano i propri capelli, senza dire ''volevo nascere bionda!''. Alzai lo sguardo e una luce abbagliante colpì il mio sguardo, il mio sorriso scomparve e divenne un urlo d'avvertimento a mio padre. Ma niente, papà non girò alla curva e ci schiantammo contro il muro della galleria. D'istinto, afferrai la mano di mio fratello e la strinsi nella mia. Perdevo sangue dalla testa, lo sentivo ma non ce la facevo a controllare. Le urla di mia madre, di mio fratello e di mio padre, fioche, erano come stare in un camera con il fuoco, erano insopportabili. Avrei voluto fare qualcosa ma l'unica cosa che riuscivo a fare era urlare e perdere sangue. I vetri del finestrino rotti sulla mia pelle si sentivano, perchè ne avevo uno grande conficcato nel centro della mia pancia, il dolore si cominciava a far sentire. Cominciò a svanire, invece, il senso della vita, il senso di tutto. Forse adesso capisco perchè Roberta era tanto preoccupata e mi scuso con lei per averle detto che stavo bene quando non era vero.

Pov Bella:
Adoravo fare passeggiate notturne con Nessie e Edward e quella sera a Vancouver non c'era un'anima. Di solito è pieno di adolescenti fidanzati che si baciano a tutto spiano, di adolescenti che cercavano di rimorchiare, di adolescenti che si drogavano ed di gente come noi che passeggiava tranquillamente.
«Ma senti che calma che c'è.» disse Edward, tenendo mano nella mano Nessie, che camminava guardando la strada. Lei sorrise ed io annui sorridendo anche io. All'improvviso si sentì uno schianto provenire da più avanti, Edward ed io ci guardammo e corremmo con Nessie verso lo schianto. Una macchina rossa si era schiantata nella galleria, sempre si schiantano lì, sempre. Lasciai la mano di Nessie ed andai alla macchina e cercai di aprirla con tutta la forza che avevo e vidi una ragazza sui sedici anni che aveva tutti vetri addosso, con uno nella pancia e sangue che colava dalla testa, però era viva; sentivo il suo cuore battere. Quel sangue era una tentazione troppo forte, mi scansai un attimo e dissi a Edward di portare a casa Nessie. Lui obbedì all’istante e se ne andarono, io presi forza e respiro ed andai dalla ragazza. Sentivo solo il suo cuore, gli altri erano morti. La ragazza aveva la mano stretta a quella del fratello, era così dolce e graziosa con quei suoi capelli arancioni.
“Santo cielo! Devo portarla da Carlisle!"mi dissi. Strappai un pezzo di stoffa dalla sua camicia e cominciai a tamponarla nelle zone dove usciva il sangue.
"Tu non le berrai il sangue."  dissi a me stessa, prendendola in braccio.
Io dovevo ‘salvare’ quella ragazza, qualcosa mi diceva che c'era speranza che si sarebbe potuta risvegliare. Più correvo e più mi accorgevo che il cuore della ragazza batteva sempre di meno, dovevo correre ancora di più, lei doveva ancora vivere in un modo o in un altro!
Stavo cominciando a nutrire un sentimento profondo per lei, per una ragazza che non conoscevo ma che volevo che vivesse ancora.
Eccola lì, casa Cullen.  Aprii la porta con furia e corsi in salone dove si trovavano tutti. Carlisle si alzò di scatto all'odore del sangue ed alla vista di lei.
«E' una ragazza che ho trovato in un incidente, ti prego devi salvarla!» gli dissi con lei in braccio. Lo imploravo e Carlisle venne verso di me e la prese, la scrutò e mi disse: «L'unica cosa che posso fare è intervenire, è intervenire con il veleno.»
Lo guardai con speranza, mentre iniettava da una siringa il nostro veleno. Tolse la siringa dal suo petto e mi lanciò un'occhiata del tipo "aspetteremo e vedremo." La ragazza mi faceva piangere (nonostante non potevo) perchè mi faceva ricordare quello che avevo passato io, quando mi avevano trasformata. La ragazza, appena Carlisle tolse la siringa del veleno, cominciò ad agitarsi a muoversi, stava funzionando. La lasciai sola, accarezzandole la fronte e poi abbassandole gli occhi, che erano rimasti aperti. Andai nella casa dove abitavamo io, Edward e Renesmee, salii le scale e vidi che Renesmee stava dormendo nel proprio letto con i suoi peluche che le tenevano compagnia. Le accostai la porta e vidi una luce accesa in camera nostra. Mi appressai e vidi che Edward era sul divano, vicino al fuco, che leggeva un libro risalente al millenovecento, distolse lo sguardo dal libro e mi guardò con occhi curiosi. Misi per bene il giaccone sull’appendiabiti e mi andai a sedere sul letto vicino al divano, lui si accostò e mi strinse a lui.
Cominciai a raccontargli tutto quello che avevo fatto per quella ragazza, tutte le emozioni, il mio autocontrollo nel vedere tutte le perdite di sangue…
«Tra due giorni sarà una come noi, non preoccuparti.» mi disse Edward, accarezzandomi la guancia per poi alzarsi e andarsi a mettere il pigiama.
Mi stavo cominciando a sentire in colpa… Avrei dovuto farla morire… o farla diventare  una come noi?
  
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