Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Narcis    24/07/2012    1 recensioni
- You fucking thief…
Dacci indietro tutti i nostri soldi! –
Alzò la voce in un gridolino isterico, l’inglese, digrignando i denti come solo un cane bavoso e rabbioso avrebbe potuto fare.
Stava lì, in piedi, in mezzo al soggiorno della casa di Islanda, con la schiena leggermente inarcata in avanti, giusto quel poco che bastava per guardare il suo “avversario” negli occhi.
Accanto a lui, in tutta la sua mastodontica stazza, stava l’olandese, con le braccia conserte e l’espressione alta, severa, fissa sull’albino davanti a sé.

[ Islanda, Inghilterra, Olanda ]
Genere: Comico, Parodia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Islanda, Paesi Bassi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- You fucking thief…
Dacci indietro tutti i nostri soldi! –
 
 
 
Alzò la voce in un gridolino isterico, l’inglese, digrignando i denti come solo un cane bavoso e rabbioso avrebbe potuto fare.
 
Stava lì, in piedi, in mezzo al soggiorno della casa di Islanda, con la schiena leggermente inarcata in avanti, giusto quel poco che bastava per guardare il suo “avversario” negli occhi.
 
Accanto a lui, in tutta la sua mastodontica stazza, stava l’olandese, con le braccia conserte e l’espressione alta, severa, fissa sull’albino davanti a sé. Con quella cicatrice sulla tempia sembrava un cagnaccio di strada, magari un alano, dopo una brutta zuffa. Insomma, una di quelle bestie che ti fanno tremare anche solo intravedendole.
 
Di fronte ad entrambi c’era l’islandese. Era vestito con abiti assai più semplici e scadenti del solito, ma la faccia da ghiacciolo perfetto non gliela toglieva nessuno.
Stava anche lui con le braccia incrociate al petto, quasi a voler imitare la postura ferma e composta di Jan1, sbuffando di tanto in tanto. Pareva una locomotiva fuori controllo, nonostante avesse l’ardente desiderio di mantenere la calma, cosa che però non gli riusciva tanto bene, evidentemente.
 
 
 
- Ve l’ho già detto: non li ho. –
 
- Piccolo bastardo, in che cosa li hai sperperati, uh?! –
 
- Non chiamarmi piccolo, stupido inglese. –
 
 
 
Vi fu uno scambio di sguardi fulminanti ed omicida, in cui né il biondo né l’albino si distrassero dall’intento di voler intimorire l’altro. Avvicinarono i loro visi, assottigliando gli occhi a due striscioline: quelle verdeggianti come smeraldi dell’inglese, quelle brillanti come ametiste dell’islandese. Nessuno riuscì a far cedere l’avversario, in quanto era una battaglia praticamente ad armi pari.
Olanda intervenne ad un certo punto, afferrando Arthur per una spalla e tirandolo bruscamente all’indietro, facendolo barcollare tra imprecazioni e maledizioni di quest’ultimo.
Poi, anche il gigante aprì bocca.
 
 
 
- Abbiamo investito nelle tue banche, Islanda.
Adesso rivogliamo indietro ciò che è nostro. –
 
- Quante volte devo ripetervi che non ho quello che cercate?!
Siete sordi o stupidi?! –
 
- Brutto moccioso, non ti azzardare a rivolgerti a me con un tono del genere! –
 
 
 
Grugnì l’inglese, aggrottando le folte sopracciglia. Alzò un braccio, puntando un dito con fare accusatorio dritto dritto davanti alo viso dell’albino, proprio ad un palmo dal suo naso.
 
Islanda sobbalzò appena, offeso da quel gesto.
Peggio d’una vecchietta che impreca contro il bambino dispettoso, oppure che sgrida il cagnolino che ha appena fatto un danno.
Ma, si sa, tutti i cagnolini, se irritati, mordono.
 
Jóhann2, assolutamente infastidito dall’inglese accusatore, fece d’impulso la prima cosa che gli venne in mente; e, con uno scatto veloce, aprì la bocca, azzannandogli quell’indice ben teso e abbastanza scarnito, stringendolo con forza tra i denti, quasi a volergli staccare il dito tutt’un tratto.
 
 
Inutile dire che Arthur cacciò un grido, o meglio, uno strillo. Sapete, di quelli acuti, nevrotici, che solo le donne mestruate sanno fare.
 
 
 
- AAAAAAARGH! F-FUCK! OUCH--! LET ME GO, IDIOT! GNAAAAAAAAH!
 
 
 
L’inglese, tontolone, preso dal panico, cominciò a tirare il proprio braccio, nel vano tentativo di far lasciare la presa all’albino, gridando di dolore. Ma l’islandese, ovviamente, col cavolo che si decideva a lasciarlo, continuando a premere come una morsa gli incisivi bianchi ma taglienti sulla sua carne.
 
Tra gli urli disperati di Inghilterra e i ghigni beffardi di Islanda, prese il sopravvento Olanda.
Chiuse una mano a pugno e, con assai poca delicatezza, dette un bel pugno proprio sulla testa dell’albino. Quest’ultimo, stordito e preso di sorpresa, mollò la presa sull’indice dell’inglese, portandosi entrambe le mani sulla parte del capo colpita, mugolando per il lieve dolore.
 
Il biondo, finalmente col proprio dito libero, cominciò a massaggiarsi la parte indolenzita, constatando i piccoli solchi rossastri lasciati dai denti dell’islandese. Scrollò la mano, cercando di togliersi quel formicolio fastidioso che sentiva al dito, imprecando a bassa voce.
 
Islanda, intanto, aveva alzato la testa, guardando a dir poco male l’olandese, il quale aveva scosso la testa, contrariato. Come un padre che sgrida il proprio bambino cocciuto e impertinente.
Allora l’albino voltò di scatto la testa dall’altra parte, atteggiandosi a sopraffino e indignato di turno, alzando quanto più possibile il mento e socchiudendo gli occhi.
Il suo era un comportamento vanitoso, ma in realtà era davvero imbronciato.
 
 
Ovviamente, Arthur andò su tutte le furie.
 
Prese l’islandese per il colletto della camicia bianca, talmente scadente da dare l’impressione che da un momento all’altro si sarebbe strappata, e lo strattonò, scuotendolo avanti e indietro, anche abbastanza violentemente.
 
 
 
- BRUTTO RAGAZZINO USCITO DAL CULO DI UNA BALENA, DAMMI I MIEI SOLDI! –
 
- Ma allora sei davvero un idiota! Ti ho detto che non li ho, sottospecie di baccalà rinsecchito! –
 
 
 
Anche l’albino alzò la voce, ma non tanto quanto fece l’inglese, rosso in volto dalla rabbia. Anche lui afferrò l’altro per il colletto della giacca, scuotendolo a sua volta.
 
Jan, intanto, guardava la scena, in silenzio.
 
Due bambini che litigano e s’offendono nei modi più coloriti e strambi possibili: ecco cos’erano.
 
L’uno chiamava l’altro “stoccafisso puzzolente”, poi “aringa fetentona”, e infine si mandavano a quel paese, vociando sempre di più, facendosi venire un gran mal di testa a vicenda; e senza nemmeno accorgersene, tra tutto quel tirar di stoffa e scrollare di spalle, avevano preso a girare in tondo, sul posto, vomitando brutte parole sui loro visi, rossi come peperoni.
Era una scena… divertente.
All’olandese scappò uno sbuffo. Sì, esatto, ma solo perché soffocò una tremenda e grassa risata.
Sarebbe stato il caso di andarsene, di incitare alla lotta o di unirsi alla sonora discussione?
Nell’indecisione, provò a farli ragionare.
Insomma, l’opzione più noiosa e meno allegra, ecco.
E soprattutto la più rifiutata dai due litiganti.
 
 
 
- Hey, voi due, smettet-- -
 
- STAI ZITTO, PORCOSPINO! –
 
 
 
Un grido più forte degli altri ed un’occhiataccia da parte dei due dritta all’olandese, e via di nuovo con la litigata di prima. Almeno su una cosa, però, s’erano trovati d’accordo.
 
 
Olanda corrugò la fronte ed assottigliò lo sguardo.
Vadano le offese, vadano i litigi, vadano i ladri di danari.
Ma nessuno.
NESSUNO.
Doveva azzardarsi ad offenderlo, specialmente per la sua capigliatura all’ultima moda /?/.
 
 
Affiancò i due marmocchi urlanti, perché altro non erano se non quello.
Poi, con un gesto veloce e di soppiatto, afferrò per una mano un lembo della stoffa sulla schiena dell’islandese, e per l’altra uno della stoffa sulla schiena dell’inglese. Li tirò, allontanandoli con violenza l’uno dall’altro, e con una forza talmente bruta che solo Iddio sapeva da dove potesse essergli venuta li sollevò entrambi, contemporaneamente, lasciandoli con i piedi a penzoloni a qualche centimetro da terra.
Il tutto con uno sguardo contrariato ed immobile stampato in volto.
 
 
Per qualche secondo, i due iracondi sembrarono calmarsi, sorpresi da ciò che stava loro accadendo.
Insomma, s’erano visti sollevare di punto in bianco, troppo presi dalla litigata per essersi accorti dell’avvicinamento da parte dell’olandese. Poi s’erano trovati in quel modo assai buffo, fissandosi con occhi sgranati e bocca socchiusa.
Avete presente i gattini agitati sollevati per la collottola?
 
 
 
- Ma che--? –
 
- Brutto idiota d’un olandese, ti ci metti anche tu, adesso?! Non volevi indietro i tuoi soldi?! –
 
- Islanda ha detto di non averli. –
 
- Infatti non li ho. –
 
- Jan, ma che cazzo ti passa per la testa, non lo vedi come mente?! –
 
- Io non dico bugie! –
 
- Cazzate! Io lo so che dietro quella tua faccia da angioletto si nasconde un demonio dalla doppia faccia! –
 
 
 
L’islandese strabuzzò gli occhi, fissi sui denti digrignati dell’inglese.
Si immaginò la propria persona con due teste e due espressioni differenti: una sorridente in modo anormale, l’altra piangente disperatamente. Magari anche con la pelle rossa, e le iridi gialle, prive di pupilla. E i capelli grigi. Una visione demoniaca di sé stesso, e anche un bel po’ raccapricciante e schifosa.
 
 
 
- Jan, mettimi giù e fammi svuotare le tasche di quel marmocchio da quattro soldi. –
 
- Arthur, sei peggio di mia sorella quando ha il ciclo, fattelo dire. –
 
 
 
L’inglese rimase interdetto, avvampando di punto in bianco, alzando lo sguardo tagliente e minaccioso sul viso di Olanda.
Jóhanntrattenne a stento una bella risata, tossendo compiaciuto.
 
Poco dopo, finalmente, l’olandese lasciò entrambi andare, rimettendoli coi piedi per terra.
Il biondo dalle folte sopracciglia e la voce simile a quella d’un gatto con la coda stretta nella porta borbottò qualcosa di incomprensibile, scrollandosi i vestiti leggermente sgualciti.
 
E mentre questo era impegnato a risistemarsi e l’olandese alzava gli occhi al cielo implorando pietà e pazienza divina, l’islandese, in silenzio, voltò le spalle, provando ad allontanarsi.
Ma fu, purtroppo per lui, fermato da Jan, il quale, sornione, lo adocchiò di sbieco, prendendolo per un ciuffo di capelli bianchi lì sulla nuca e tirandolo indietro.
 
 
 
- Dove credi di andare? Non abbiamo ancora finito con te. –
 
- S-skítur… -
 
 
 
Una lieve imprecazione, quella dell’albino, che strinse i denti, mugolando appena per il fastidio sulla cute. Fu costretto a girarsi di nuovo verso i due biondi, severi, che lo guardavano negli occhi, nonostante lui cercasse di svincolare lo sguardo, che veniva però ricatturato ogni volta o da quello dell’inglese o da quello dell’olandese.
 
Arthur sbuffò, portandosi le mani sui fianchi, guardando con acuto disprezzo il giovane islandese, ugualmente sprezzante. Tra tutti, Olanda sembrava quello più calmo e silenzioso, forse proprio perché sentiva il bisogno di avere tra i tre almeno un elemento più razionale e soprattutto più cauto.
E chi di meglio se non lui?
 
 
 
- Tsk, stupid Iceland…
Come pensi di ridarci indietro i nostri soldi? –
 
- Io non … non lo so, d’accordo?!
Ora come ora sono impossibilitato. La mia nazione sta sul lastrico… -
 
- Questo perché hai sperperato tutto in cavolate come pesce essiccato e caviale sotto sale. –
 
- Senti, inglese dei miei stivali, vuoi forse che ti ricordi CHI ha vinto le guerre del merluzzo3 e CHI invece ha dovuto fare dieci chilometri d’oceano a nuoto? –
 
- SHUT UP!
 
 
 
L’islandese rise sotto i baffi, e l’inglese diventò viola dalla rabbia, stringendo i denti e sfregandoli tra di loro, producendo un fastidiosissimo suono che dava alle orecchie. Doveva restare calmo, altrimenti avrebbe preso a pugni quel faccino da bambola di porcellana malefica che l’albino si ritrovava.
Olanda, allora, mugugnò qualcosa, provando a riflettere sul da farsi.
 
 
 
- Potresti ripagarci in qualcos’altro invece che in denaro. –
 
- Jan, hai capito o no che siamo in bancarotta?! Il mio paese non ce la fa più, ci sono continue proteste e—

Non stai alludendo ad un pagamento in natura, vedo? –
 
- Come siamo maliziosi, Jóhann. –
 
 
 
Dopo la tremenda figuraccia, l’albino avvampò, e l’inglese rise di gusto, maligno. Sul viso dell’olandese comparve un piccolo sorrisetto, malizioso e soddisfatto.
Ovviamente, però, non si era riferito a sesso gratuito prima, eh. Islanda, dopotutto, era ancora un ragazzino.
 
Il più giovane dei tre si schiarì la voce, cercando di ricomporsi.
 
 
 
- S-se avrete la pazienza di aspettare un po’ di tempo, vedrò di farvi riavere i vostri soldi quanto prima. –
 
- Yeah, yeah,… It’s okay.
Per questa volta sarò clemente ed avrò pietà di chi sperpera i soldi andando a puttane~. –
 
 
 
Stavolta toccò all’olandese soffocare una risata, e all’inglese a ghignare.
Islanda, invece, diventò paonazzo dall’imbarazzo, rabbrividendo al pensiero.
Insomma, era ancora un po’ troppo piccolo per questo genere di cose /non che a diciassette anni si sia ancora bambini, per carità, ma nemmeno proprio adulti/, e soprattutto non aveva intenzione di farne nemmeno una volta cresciuto.
 
 
 
- I-io non faccio certe cose! –
 
- Oh sì che le fai, stupid little Iceland~♥
O forse dovrei dire… com’è che ti chiama Norway?
Ah, già. Lillebror~. –
 
- Cos----
Cosa c’entra mio fratello adesso?! –
 
- Credo sarebbe curioso di sapere che il proprio fratellino puttaneggia nel tempo libero~ -
 
 
 
Al pensiero del norvegese, l’islandese sbiancò.
 
L’impulso di saltare addosso all’inglese e riempirlo di morsi e graffi era talmente tanto forte che Islanda fu costretto ad allontanarsi da lui di tre passi, molto lentamente, almeno per placare un po’ i bollenti spiriti.
 
Arthur rideva soddisfatto, e Jóhann provava a dire qualcosa, non riuscendoci. Balbettava soltanto sillabe messe in fila a casaccio, sembrava un babbuino intimorito.
 
L’intervento del buon vecchio Jan, per fortuna, fece smettere l’inglese malefico, che rideva malvagiamente, peggio della strega vecchiaccia di Biancaneve.
In effetti gli assomigliava anche, sotto certi aspetti.
 
 
 
- Arthur, adesso basta. Andiamocene. E’ inutile discutere con lui. –
 
- I know, I know.
Ma beffeggiarlo è divertente~. –
 
- … -
 
 
 
“Calma, Islanda. Calma, Islanda. Calma, Islanda… “
 
 
 
- Allora…
Vaarwel, Ijsland.
 
-Bye bye, stupid little Iceland.
 
 
 
Un piccolo inchino fermo e composto, quello dell’olandese.
Un ghigno divertito, quello dell’inglese.
Poi, entrambi, voltarono le spalle, avviandosi in fila verso la porta d’ingresso.
 
 
Islanda rabbrividì.
Il pensiero di dover restituire quelle ingenti somme di denaro ad entrambi gli faceva letteralmente venire la nausea, oltre che girare vertiginosamente la testa. Ce l’avrebbe fatta a superare la crisi o il suo destino sarebbe stato quello di soccombere sotto il teomane sopracciglione e il fumatore accanito di pipa?
Forse, era meglio non pensarci in quel momento.
 
Sospirò, adocchiando di sbieco la figura di Jan che s’affettava ad aprire la porta e ad uscire dalla casa.
 
 
L’inglese, però, non lo seguì subito.
 
Si fermò sulla soglia, girando la testa d’un quarto, ovvero quel poco che bastava per rivolgere un fugace sguardo all’islandese, qualche metro dietro di lui.
Un preoccupante sorrisetto era dipinto sul suo volto.
 
 
 
- Ah, un’ultima cosa, Iceland.
Non so Jan, ma io, per i pagamenti in natura, sono sempre disponibile. ~♥ -
 
 
 
Sibilato questo e soffocata una risata da tipico malvagio d’un cartone animato per bambini, anche l’inglese scavalcò la soglia della casa, chiudendosi la porta dietro alle spalle, la quale produsse un tonfo tremendo, da far tremare i muri dell’abitazione semplice e mezza spoglia.
 
 
Immaginatevi la faccia di Islanda.
 
 
La mandibola sembrava essere partita per strade proprie, ed infatti gli penzolava in basso, spalancandogli la bocca.
Le labbra gli tremavano, particolarmente quello inferiore, che pareva gareggiare in un duello di tip tap con le sue gambe, che gli facevano giacomo-giacomo.
Gli occhi, strabuzzati, erano ancora fissi su quella porta, ormai chiusa, quasi con paura che potesse riaprirsi da un momento all’altro, mostrando la bizzarra figura d’un inglese arrapato e in boxer con una bella bottiglia di birra in mano.

Sì, perché per fare una proposta del genere Inghilterra doveva essere per forza ubriaco.
 
Ma il rossore divampante sulle gote dell’albino, sembrava voler confermare tutt’altro.
 
Barcollò all’indietro, reggendosi con una mano al muro più vicino, che ringraziò mentalmente essergli al proprio fianco per sorreggerlo.
 
Deglutì un paio di volte, e gli fece male alla gola, secca e in fiamme.
Le imprecazioni colorite e originali che disse nella propria testa erano degne del premio Nobel per la creatività, se mai ne fosse esistito uno.
 
 
 
- …D-dannato inglese… -
 
 
 
Brontolò tra sé e sé, cercando di calmare il proprio cuore, che sembrava non voler smettere di tamburellare contro la cassa toracica.
 
Doveva rilassarsi. Assolutamente.
 
 
Magari si sarebbe potuto sedere sul divano, davanti alla televisione /guardando un DVD, perché il digitale costava troppo per lui per essere acquistato/, magari sorseggiando qualcosa di caldo.
Sì, sembrava un’ottima idea.
Doveva prepararsi qualcosa.
Che so… magari una camomilla, o una tisana, oppure un tè.
 

 
 
No, cazzo, no.
Un tè no.
 
Gli mancava solo avere l’inglese nello stomaco.
Tanto già sapeva che l’avrebbe sognato la notte.
 
L’incubo peggiore che avrebbe potuto fare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
___________
 
♥Note dell’autrice♥
 
 
1Jan: nome che ho scelto per Olanda. Tutti i diritti riservati a happylight. ~
 
2Jóhann: nome che ho scelto per Islanda. Tutti i diritti riservati a me(?). ~
 
3Guerre del merluzzo: sono tre: la prima è avvenuta nel 1958, la seconda e la terza tra il 1972 e il 1973. Tutte e tre sono state combattute tra l’Islanda e la Gran Bretagna, che si disputavano i diritti di pesca, gli uni troppo invasivi per gli altri. Alla fine, a suon di pescherecci e pesciate in faccia, ha vinto l’Islanda. Una guerra senza esercito!
 

 
 
Ovviamente, questa è una fic assolutamente randomica ambientata durante la crisi economica islandese, iniziata più o meno quattro anni fa. La nazione, che s’è ritrovata con un debito talmente alto da saldare da portare alla bancarotta le tre grandi banche nazionali, era in continue discussioni con gli investitori inglesi ed olandesi, che si sono improvvisamente ritrovati da avere tutto a non avere niente. Come la maggior parte del popolo islandese.
Quindi… boh, mi andava.
Un bacio a tutti!
 
 
Bless, bless,
 
A i s u ~
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Narcis