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Autore: Leah_Chopin    24/07/2012    2 recensioni
Da quel giorno nacque in me il desiderio d'incontrarti, Hino. Da quel giorno decisi che avrei fatto qualunque cosa pur di mostrarti la mia più totale riconoscenza. Per te, ero venuto per incontrare te! (Fict dedicata ad Aoi Kaji)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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« L'oblio di se stessi è la somma poesia; la consapevolezza la somma prosa – portati agli estremi si toccano spesso nel genio »



Delicato è il movimento dell'archetto che accompagna la pressione che le mie dita esercitano dolcemente sulle corde di quello strumento che mi ha accompagnato sin dal momento della mia sconfitta. V'è un tocco cupo nella profondità di queste note, eppure non v'è tristezza nella melodia. Non ho mai trovato Schumann malinconico, piuttosto preferisco pensare al suo romanticismo come un abbraccio avvolgente che coglie gli animi d'ognuno, stringendoli nella sua tenera passione, e toccandoli con un pizzico di follia, quella stessa follia che ha accompagnato il suo compositore nella tomba. Ma non v'è sofferenza, la musica non mira al dolore, ma alla commozione, è per questo che la tecnica non è tutto, in un musicista. Avrei voluto comprendere tutto ciò molto tempo fa, avrei dovuto ascoltare il mio cuore, e non la ragione. Non mi pento della scelta fatta, ho imparato ad apprezzar la viola molto più di quanto abbia fatto col violino, ma ciò che più mi addolora è aver deciso di nascondere al mondo quella che da sempre è la mia più grande passione.

Esternare i propri sentimenti è difficile, ma mascherarli lo è ancor più. Quando si è troppo giovani è facile compiere scelte sbagliate, è facile farsi sotterrare dalla paura, da quei timori che s'impossessano di te sino a soffocarti, portandoti in uno stato di panico che non ti permette di ragionare, e che ti trascina nell'oblio più profondo, sino a sopprimere ogni tuo desiderio, immergendoti nel caos.

La tecnica di Tsukimori è sempre stata perfetta, e rasentava la perfezione anche quand'era ancora un ragazzino. Ricordo ancora il giorno in cui lo sentii suonare per la prima volta, ricordo ancora l'effetto che mi fece percepire quel suono vibrare nel mio cuore, offuscando ogni pensiero, conducendomi nell'oblio. Non fu tanto l'invidia ciò che m'accecò, quanto il dolore della sconfitta. Amavo la musica, l'amavo già allora, ma mi sentivo tanto inferiore da non ritenermi degno di sfiorare qualunque strumento. Ricordo ancora ciò che provai in quell'attimo, ricordo i tremiti che mi scuotevano il corpo, le lacrime che m'annebbiavano gli occhi, scivolando copiosamente lungo le guance, bagnando il legno di quel violino che accarezzavo docilmente, sfiorandone ogni tratto con minuzia. Stavo abbandonando una parte di me, stavo rinunciando alla mia natura, ne ero pienamente consapevole. Non era il concorso il problema, non era la tecnica che m'aveva spaventato, quanto la consapevolezza che nel mio misero talento non avrei mai potuto eguagliare il suo genio.

Ma senza la musica non potevo sopravvivere. Me ne resi conto pochi istanti dopo aver abbandonato la sala. A quel punto, semplicemente, preferii dimenticare, per quanto difficile fosse, e ricominciare da capo, con qualcosa di nuovo, con un suono che più si adattasse ai miei sentimenti, e che avrei tenuto per me, senza mostrarlo mai a nessuno. Saremmo stati soltanto io e la musica, ma neanche dopo aver cominciato con la viola riuscii a colmare quel vuoto che quell'evento aveva lasciato in me. Ogni musicista passa tutta la sua vita a cercare la perfezione del suono, ma la troverà mai davvero? Io sentivo che c'era qualcosa che non andasse, quel tassello mancante sempre vuoto, l'ultimo pezzo che mi avrebbe permesso di avere chiara la visione del testo. Vedevo la mia vita come uno spartito al quale mancavano le alterazioni, le note c'erano, il tempo era scandito, ma ogni sfumatura era stata abbattuta, rendendo il suono stonato, e proprio quella stonatura, apparteneva al mio cuore.

Ma non feci nulla per rimediare a quel suono storpiato, non feci nulla per cercare il tassello mancante, ero convinto che la cosa dipendesse dall'assenza di talento in me, perciò non me ne preoccupai. Passarono i giorni, i mesi, gli anni, e poi, improvvisamente, ecco che la risposta si presentò dinanzi ai miei occhi, catturandomi con i suoi movimenti fluidi, beandomi col suo suono impreciso ma colmo d'una vibrazione passionale, tanto positiva e magnetica da destabilizzare ogni mio sentimento. Sentii il mio stomaco torcersi come uno straccio, percepii un leggero capogiro, ed avvertii il chiaro bisogno di prender aria. Non credevo che ci fosse un suono tanto celestiale da smuovere il mio animo assopito, non potevo accettare il fatto che finalmente, nello spartito che segnava la mia vita, fossero tornate quelle alterazioni capaci di rendere le note fluide, senza più una stonatura.

Mi hai stravolto, Hino, per quanto impacciata ed acerba sia la tua musica, le tue emozioni mi hanno folgorato, commuovendomi e liberandomi dalla mia prigionia, permettendomi di spiccare finalmente il volo. Prima che ti accorgessi di me scappai verso casa. Passai la notte in bianco, riflettendo sul da farsi. Non potevo credere d'esser riuscito a provar ancora una scarica emotiva tanto forte, avevo paura, ma al contempo ero tanto felice da poter scoppiare di gioia. Suonai per ore senza riuscire a stancarmi. Sentivo un cambiamento nelle note da me prodotte, per un istante credetti perfino d'esser stato posseduto da chissà quale creatura celeste. Finalmente l'avvertivo, quel suono perfetto, potevo sentirlo nell'aria, nel mio corpo, nella mia mente...perchè infine tutto combaciava.

Da quel giorno nacque in me il desiderio d'incontrarti, Hino. Da quel giorno decisi che avrei fatto qualunque cosa pur di mostrarti la mia più totale riconoscenza. Ero risoluto a conoscere quell'angelo che mi aveva permesso di sfuggire alle tenebre, di uscire dall'oblio, di percepire a pelle quelle che sono le vere sensazioni donate dalla musica. Nutrivo inoltre il desiderio profondo di udire ancora quelle note che mi avevano condotto fuori dalla mia prigionia, e che avevano completato per me la melodia. Fu così che mi mossi per capire chi fossi. Non fu per me difficile trovare l'accademia da te frequentata, ma quando scoprii d'esser finito perfino nella tua stessa classe non potei rimanere sbigottito dinanzi a quella fortuita coincidenza. Il mio cuore traboccava di gioia, la dolcezza invadeva ogni poro della mia pelle. Il mio sguardo s'illuminò perfino alla sola visione del tuo volto angelico. Non potevo esser più felice! Per te...ero lì per incontrare te!!


« Suonate sempre con l'anima; sono le leggi della morale quelle che reggono l'arte; senza entusiasmo non si compie nulla di grande »


  
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