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Autore: Jules_Black    24/07/2012    7 recensioni
DuncanxCourtney| One-shot| Romantico|
Courtney può ricattare Duncan con un vecchia storia "da tribunale" e lui decide di cedere per non sperimentare di nuovo il carcere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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'Cos all of the stars are fading away,
 just try not to worry, you'll see them some day.
Take what you need and be on your way...
And stop crying your heart out.
[Stop crying your heart out, Oasis]

You're gonna be the one who saves me?



- Principessa, so benissimo quante ne abbiamo passate insieme e quante ancora dobbiamo passarne, ma, sinceramente, perché dovrei accettare?
- Non sto qui a sindacare sul significato del verbo "passare", ma vorrei ricordarti che si tratta solo di un paio d'ore. E mi devi un favore- ribatto, con voce altezzosa, nonché abbastanza stridula.
- Non puoi voler ancora parlare di quella vecchia storia- ribatte lui, evidentemente seccato. Si passa una mano tra i capelli verdi per spostare qualche ciuffo ribelle.
- Duncan, - lo richiamo, con voce sensuale- ho mentito in tribunale per, usando una sottile metafora, salvarti il culo.
Ho giocato la carta vincente e la sua espressione cambia. Sembra quasi rassegnato.
- E' solo uno dei tuoi sporchi giochi subdoli, lo so- sibila, guardandomi come se fossi uno scarafaggio repellente. Lo zittisco con un'occhiata furente.
- E anche se fosse?- rispondo, passandomi appena la punta della lingua sulle labbra. Lo vedo in difficoltà, borbotta qualcosa di sconnesso e arrossisce.
- Passo a prenderti alle otto- dichiaro sicura; mi volto e vado via, mentre posso sentire distintamente le sue imprecazioni. Quanto è bello il sapore della vittoria?

***
Non potevo subire quest'umiliazione per il quinto anno di fila, così ho deciso di ricattare Duncan e trovare un maledetto accompagnatore.
La mamma non avrebbe retto allo shock emotivo di vedere sua figlia, maggiorenne già da un po', partecipare all'annuale Capodanno in famiglia senza fidanzato al seguito.
Ho spiegato a Duncan che non dovrà far altro che dire quanto sono buone le tartine al salmone, evitare le mie cugine spocchiose e non spaventare papà con la storia del riformatorio.
Si tratta solo di poche ore; dovrà andare tutto bene, per forza.
Cerco di auto-convincermi, mentre già la serata parte con il piede sbagliato.
Mi infilo il pennello del mascara nell'occhio, scopro che il vestito tira un po' sul fondoschiena e non trovo quella maledetta borsetta di perline.
Il campanello suona; Duncan ha deciso di essere più che puntuale per questa sera.
Vado ad aprire, mentre tento di chiudere la cerniera di quella trappola di raso.
- Ehi, benvenuto- esclamo, tentando di darmi un'aria di contegno mentre il vestito non sembra salire.
- Ancora non sei pronta?- domanda, già evidentemente seccato. Si stravvacca sul divano e accavalla le gambe.
- Tu, piuttosto, cerca di sembrare divertito- sibilo, decidendo di togliere il vestito per evitare di rimanere nuda giusto a mezzanotte. Mi ritiro nella mia stanza.
- E tu inizia a fare meno la dispotica, dato che potrei andare via da un momento all'altro- urla in risposta. Lascio cadere il vestito verde che ho in mano e mi avvio a grandi passi verso il salotto.
- Tu mi devi un favore grande come questa benedetta città- ringhio, mentre lui mi squadra dall'alto in basso.
- Principessa, copriti- mormora, fissando un punto all'altezza del mio girovita. Lo prendo per le spalle e lo scuoto.
- Mi hai visto molto più nuda di così, ma non è questo il punto. Sei solo il mio accompagnatore e tale devi continuare a essere- momormoro, con un'aria che spero sia davvero cattiva.
- Potevi pagarne uno- risponde, mentre un sorriso sardonico gli si apre sul viso. Stringo più forte le sue spalle.
- Perché, quando posso averlo gratis?
- Dillo Court, dillo quello che stai sperando- mi provoca, avvicinandosi ancora di più.
- Illuminami, idiota.
- Vuoi che mi diverta, vuoi che mi piaccia stare con te- sibila, ipnotico. Non mi lascio ingannare da quel tono spiritato e alzo gli occhi al cielo.
- Risposta sbagliata, Duncan. Voglio che mia madre per quest'anno stia zitta e che creda che stia con un uomo almeno per i prossimi sei mesi- spiego, sicura delle mie parole. Sicurissima.
- E ti servo io?
- Duncan, sei stupido davvero oppure ti impegni per farlo?- sbotto, cercando di evitare il suo sguardo stupito. Non riesce a fare due più due?
- Spiegami perché proprio io!- esclama, mentre decido di mollarlo e accomodarmi accanto a lui sul divano.
- Duncan, perché ci conosciamo. Perché tu sai tanto di me e io tanto di te e possiamo fingere per poche ore riuscendo a fingere bene!- spiego, presa dal discorso. Non mi aspetto che Duncan capisca, sinceramente.
- E' tutto qui?- chiede, con un tono che non riesco a decifrare.
- E' tutto qui- ripeto, sospirando. Mi sembra di averlo convinto.
- Non c'è nessun piano dietro? Nessun "e vissero felici e contenti"?
- No Duncan, niente di niente- lo rassicuro, cercando di mantenere la calma.
- Bene. Muoviti, siamo in ritardo.
***
La mia auto - il camioncino di Duncan non sarebbe stato adatto- attraversa lo sterrato oltre il grande cancello di ferro battuto. Duncan guida con solennità, nemmeno stesse facendo visita alla Regina in persona.
- Non sapevo fossi così... Ricca- mormora, decelerando ulteriolmente. Cerco di mascherare il mio disappunto.
- E' stata una stupida eredità- spiego, non avendo voglia di entrare in argomento.
- Tua madre ha avvelenato qualcuno?- scherza, un pochino più ilare di quanto lo sia stato prima. Cerco di trattenere una risata.

- In realtà, è stato un colpo di fortuna; niente di troppo eclatante- spiego, cercando di non entrare nel dettaglio. Non posso certo dirgli che la casa non è nostra, che la mamma l'ha affittata e che in realtà è della cugina perfida.
Parcheggia e con molta galanteria viene ad aprirmi la portiera. Sembra quasi... Divertito.
- Hai qualcosa in mente- ringhio, avvicinandomi, mentre lui chiude l'auto.
- Può darsi- mi risponde, evasivo, non abbandonando quel ghigno bastardo. Inizio davvero a non fidarmi.
- Se vuoi rovinare la serata, puoi anche andare via- sibilo, cercando di capire quale piano malefico sta formulando la sua mente bacata.
- Tranquilla, Principessa. Piacerà anche a te- mormora, sfiorandomi con il naso la guancia. Poi si avvia verso l'ingresso. Lo seguo, temendo per la mia incolumità.
Entriamo nell'ingresso riccamente decorato mentre qualche invitato già si sta rimpinzando di delizie.
- Mmm, marmo italiano- mormora Duncan, passando l'indice sul bordo superiore del camino.
- Se ti comporti bene, alla fine ti lascerò portare via un pezzetto- scherzo, cercando di farlo divertire. Sembra apprezzare il tentativo di battuta.
- Tesoro, come sei bella! Viene qui, fatti vedere! Girati, amore!
Mia madre decide di interrompere il breve e divertente siparietto venendoci vicino.
- Splendi, amore! E questo giovanotto chi è?- chiede, guardando con sospetto la cresta verde e i piercing di Duncan.
- Lui è... Duncan! Il mio ragazzo, mamma! E' un famoso batterista- spiego, calcando sul "famoso". Sembra rilassarsi.
- Oh, vieni qui! Fatti dare un bacio!- esclama, arpionando Duncan con le unghie laccate di rosso. Lo bacia su entrambe le guance.
- Siete adorabili! Quando vi sposate?- domanda, euforica. Ora la strozzo.
- Quando sua figlia si deciderà a dirmi di si- risponde Duncan, con mio grande stupore. Questa è una congiura.
- Tesoro, quanto vuoi tenerlo ancora sulle spine?- replica indignata mia madre, scuotendo la testa.
- Sulle spine per cosa?
No, papà no.
- Court non voglio sposare questo bel ragazzo- spiega mamma, mentre papà si sofferma sulla cresta di Duncan. Almeno indossa lo smoking, almeno.
- Tesoro, perché no?- chiede, gentile. E quando alzo lo sguardo per rispondere, vedo nei suoi occhi una sorta di follia che non riesco ad identificare. La mamma, ravvivandosi i boccoli biondi, mi guarda come se fosse ovvio.
- Guarda che bel giovanotto, e che bei capelli! Elizabeth, e se prendessi spunto? Magari li tingo arancioni, che ne dici?- domanda alla mamma e lei annuisce.
- Sì, Rudolph, sì- lo asseconda, come si farebbe con un bambino.
- Magari anche un coso chiodato lì... Sulla lingua magari!- continua, esaltato. Dov'è mio padre? Cosa ne avete fatto di lui?
- Rudolph, sono arrivati gli Smith. Su, da bravo, va a salutarli- lo esorta la mamma, spingendolo verso una coppia arcigna ed elegante.
- Court, ecco, volevo dirtelo, ma...- inizia lei, tormentandosi le mani.
- Papà sta male?- domando con un filo di voce.
Lei si guarda intorno più volte, poi si avvicina a me e Duncan.
- Tesoro, tuo padre... E' in piena crisi di mezza età.
La mia risata esplode incontrollata. Duncan e la mamma mi trafiggono con lo sguardo.
- Amore, è una cosa seria- insiste lui. Amore?
- Si è comprato perfino dei boxer con una mela disegnata davanti...- racconta lei, sussurrando appena.
- Mamma, passerà presto- spiego, tra una risata e l'altra. Boxer? Mele? Scoppio di nuovo a ridere; proprio il mio frutto preferito doveva scegliere per i suoi giochetti erotici?
- Signora, la porto a prendere aria- sento dire a mamma. Duncan mi prende per un braccio e mi trascina via.
Entriamo nel salone addobbato a festa; vedo un paio di facce antipatiche e cerco di destreggiarmi tra gli invitati. Ci avviciniamo al buffet senza dirci una parola.
Duncan afferra un tortino dall'aria triste e poi mi rivolge uno sguardo cattivo.
- E' tuo padre, Courtney- esordisce, senza che io voglia ascoltarlo, naturalmente.
- Duncan è... In crisi di mezza età!- esclamo, trattenendo a stento un'altra risata.
- E' una cosa seria- risponde, offeso. Gli scompiglio il crestino.
- Iniziati a preoccupare dei miei parenti serpenti, piuttosto. Le mie "care" cugine stanno arrivando- dico, facendogli l'occhiolino e allontanandomi.
Credo che cinque minuti in compagnia di quelle due gli faranno dimenticare mio padre.

***
- Credo di destare cordialmente le tue cugine- esordisce, venendomi vicino mentre chiacchero allegramente con Roxy, la cugina simpatica e un po' sfigata.
- E' il tuo cavaliere questo?- chiede lei, guardandolo ammirata. Roxy ha 17 anni e non sembra aver mai capito bene la differenza tra educazione e maleducazione.
- Perché questa tipa mi fissa?- sbotta Duncan, osservando i suoi capelli rossicci e l'accenno di lentiggini sulla pelle chiara.
- Perché anche tu mi stai fissando, bell'imbusto- replica senza peli sulla lingua Roxy, facendogli l'occhiolino.
- Mmm, complimenti ragazzina, hai del fegato- risponde lui e le lancia un'occhiata maliziosa. Roxy ride di gusto e sfodera un sorriso a 32 denti.
Urge marcare il mio territorio.
- Rox, Duncan è il mio ragazzo- le spiego, cercando di reprime ogni possibile istinto omicida. Lei non sembra capire - o fa finta di non farlo.
- Sei davvero intringante, Duncan- continua, spavalda.
- Ti va di ballare?- chiede lui, cogliendola alla sprovvista. Assisto a quello scambio di battute senza poter alzare un dito.
Duncan la spinge delicatamente verso la pista da ballo e poi si volta per lanciarmi un ultimo, devastante, e malefico sorriso.
Cerco di affogare il dolore nel vino bianco. Dolore? Devo essere impazzita.
- Ehi, cugina!
- Salve, Gordon!- esclamo, mentre l'altro cugino - uno dei tanti- si avvicina.
Gordon. Quando metabolizzo che l'ultima volta che ci siamo visti ho cercato, invano, di portarmelo a letto negando che si trattasse di incesto e rispondendo più all'alcool che a me stessa, avvampo.
- Come ci siamo fatte belle. Anche se tu non sei mai stata solo carina- mormora lui, con uno strano luccichio negli occhi.
- Mmm...
- Il gatto ti ha morso la lingua questa sera, piccola?- chiede lui e mi passa un braccio intorno alle spalle. Allarme rosso.
- In realtà sono un po' nervosa. Ho appena presentato il mio fidanzanto a mamma e papà- rispondo, seccata. Questo dovrebbe allontanarlo.
- Tesoro, ho visto il tipo e mi sembra come minimo generoso da parte tua concedergli la tua mano- sibila lui, evidentemente annoiato dalla figura di Duncan.
- La prozia Ivy ti sta chiamando...
- La prozia Ivy non mi sta chiamando, è morta il mese scorso. E dato che non credo tu possa parlare con gli spiriti...
- Signore, lieto di fare la sua conoscenza. Posso portare a ballare la mia futura moglie o per lei rappresenterebbe un problema?
Duncan mi ha appena salvato.
- No, puoi prenderla pure. Non capisco come tu voglia sposare questa monachella...- risponde lui, con fare allusivo. Gli pesto un piede, badando a conficcare bene il tacco, prendo Duncan per mano e lo trascino al centro del salone.
- Monachella?- chiede lui, alzando un sopracciglio. Alzo gli occhi al cielo mentre la musica inizia. Un lento. Sia maledetto il loro inventore.
Duncan mi stringe un po' di più e, quasi rispondendo ad un riflesso automatico, mi accocolo contro il suo petto.
- Ti ricordi quella sera in spiaggia?- chiede lui, qualche secondo dopo. Annuisco.
- Mi sei mancata, Principessa- mormora, sfiorandomi con le labbra il lobo dell'orecchio.
***
Sono nella gigantesca cucina della casa a cercare di riprendermi. Quel maledetto!
Mentre mando giù un bicchiere di acqua fresca, tento di reprimere i ricordi della sera in spiaggia.
Io, lui, gli altri. Gwen che non c'è. Trent e le sue canzoni strillate contro il cielo. Owen e le salsicce arrostite.
Izzy e il ballo del coleottero. Il gioco delle coppie proprosto da Bridgette. L'acquazzone improvviso.
Il buio della spelonca. Le sue labbra.
Sospiro al ricordo di quel bacio che gli ho strappato nell'oscurità, incapace di fermarmi sentendolo così vicino.
- Signorina cosa ci fai qui tutta sola?
La voce di papà interrompe il flusso dei miei ricordi.
- Stavo riflettendo- rispondo, alzando gli occhi. Papà mi sorride benevolo.
- E rifletti con un bicchiere di acqua?- domanda, sempre sorridendo.
- Come dovrei fare, altrimenti?
- Vino, tesoro- risponde semplicemente lui, avvicinandosi.
- Cosa ti preoccupa, piccola?
Si avvicina con lentezza e poi mi stringe in un abbraccio.
Non posso parlargli di Duncan, e di tutta la finzione di questa sera, e dei miei ricordi.
- E' Duncan, non è vero?
La crisi di mezza età deve averlo reso più perspicace. Annuisco, mentre siamo ancora abbracciati.
- Non sei sicura di lui?- momora mentre mi accarezza i capelli.
- E' lui che non è sicuro di me- rivelo. Tutta la mia paura messa lì nero su bianco.
- Tesoro, lui ti ama. Si vede.
- Papà...
- Fidati- risponde lui, sciogliendo l'abbraccio. Gli sorrido, rassicurante
***
L'assenza di Duncan si fa sentire. Dovrebbero essere passati cinque minuti da quando l'ho perso di vista e invece è scomparso da quasi trenta.
La mezzanotte si sta avvicinando e lui si è praticamente dissolto nel nulla.
Non ho avuto modo nemmeno di cercarlo, sommersa da gente che non vedevo da un po'.
Forse si è sentito solo, abbandonato.
Scaccio questi pensieri nefasti e mi avvio verso il piano superiore. La mamma, un po' brilla, mi intercetta.
- Tesoro, Duncan?- mi chiede, con una risatina.
- E' scomparso, mamma- rispondo, con un'alzata di spalle.
- Si divincola come un ladro- afferma lei e la lampadina si accende.
Ladro.
Il suo piano si fa all'improvviso molto chiaro. Ovvio, con tutte queste ricchezze, c'è l'imbarazzo della scelta. 
Avrà fatto sparire qualche quadro, qualche gioiello.
Una rabbia irrazionale si prende gioco di me. Cosa potevo aspettarmi da uno come lui, d'altra parte?
- Courty!- esclama qualcuno alle mie spalle. C'è solo una persona al mondo che mi chiama Courty.
Jane la Vipera.
- Jane, tesoro, cosa c'è che non va?- le chiedo, con falsa cordialità.
- Volevo solo dirti che il tuo fidanzato è davvero un povero fesso- replica l'altra, arricciandosi una ciocca di capelli.
- F-fesso?- chiedo, insicura.
- Courty, è cotto di te. Dovresti sentire cosa ha detto. "Court è davvero una ragazza in gamba" e blablabla. Quale persona sana di mente lo penserebbe?
- Non credo tu possa capire, non essendo sana di mente- sbotto, con un sorriso cattivo. Jane rimane perplessa, poi si rianima.
- Comunque ti ama- sibila, come se Duncan avesse commesso qualche peccato mortale.
- Jane, è arrivato Freddy comunque- le dico semplicemente, indicandole il cugino figo e biondo che le è sempre piaciuto.
- Devo scappare!- esclama, correndo via a gambe levate.
Duncan, amarmi?
"E' un ladro", sbotta la mia voce interiore. Decido di salire al piano superiore anche per evitare incontri sgradevoli.
La finestra del terrazzo alla fine del corridoio è aperta. 
Evito una coppietta che si sta baciando dietro una colonna ed esco all'aria aperta.
- Puntuale come sempre; è quasi mezzanotte, Principessa.
Duncan è appoggiato alla ringhiera con naturale disinvoltura.
- Che ci fai qui?- lo attacco, avvicinandomi furente.
- Ti aspettavo- risponde, semplicemente.
- Cosa hai rubato?
- Rubato?
Sembra basito.
- Perché saresti sparito altrimenti?- gli chiedo, come se la risposta non fosse chiara abbastanza.
- Perché...
- Perché?- lo incalzo.
- Perché tutti erano carini con me, tua madre, tuo padre...
- E questo sarebbe un problema?- gli domando, trovando la sua spiegazione inadeguata.
- Court, credo di piacere davvero tanto ai tuoi.
- E allora?
Non capisco.
- Ti sei innamorato di papà, vero?- chiedo, sconvolta.
- Di te, Court. Di te.
Rimango perplessa. 
- E mamma e papà cosa c'entrano?
- Ho chiesto loro la tua mano.
- Eh?
Iperventilazione, vado in iperventilazione.
La mezzanotte scocca e i fuochi d'artificio iniziano.
Duncan si sta avvicinando.
- Fermami, se non vuoi- mormora, ma ormai è troppo vicino.
Un secondo dopo lo sto baciando. E non voglio fermarmi. E voglio dirgli di sì, realmente.
   
 
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