Fenikkusu
– Like a Phoenix
La
Guerra è finita!
Ma Sasuke è stato condannato a morte…
La
Guerra è finita!
Ma Naruto è in un letto d’ospedale tra la vita e la morte…
La
Guerra è finita!
E tu, piccola Sakura…?
La
Guerra è finita!
E tutto è cenere!
Il cielo che Sakura osservava era cupo
come non lo era mai stato. Le nubi nere erano basse, tanto che alzando il
braccio dal tetto del Palazzo del Hokage, alla ragazza sembrava di poterle
toccare. Intorno a lei solo il silenzio; l’unico rumore, di tanto in tanto, era
quello di un martello che batteva il legno là, nella piazza principale di
Konoha: stavano costruendo il palco per la morte del Traditore, Sasuke Uchiha!
Tsunade aveva fatto del suo meglio,
affiancata dal Kazekage, per impedire la condanna a morte, ma non era servito.
Non era servito urlare, supplicare, promettere e proporre: c’era stato bisogno
di un colpevole con un volto, di qualcuno in carne ed ossa da poter accusare di
tutto il dolore patito durante la Guerra. Era tutta una questione di potere e
prestigio. Era su questo che si era sempre basato l’equilibrio della loro
società; ci doveva essere qualcosa o qualcuno contro cui puntare il dito,
cosicché la gente trovasse una motivazione al proprio dolore. E a chi era ai
vertici era dato il compito di trovare quella motivazione, il resto non
contava.
Il resto era cenere!
A Sakura sarebbe piaciuto capirlo
prima questo concetto, ma aveva aperto gli occhi troppo tardi. Era stata
bambina troppo a lungo, e ora ne pagava le conseguenze. Ora che, bambina, non
poteva più esserlo; ora che i suoi occhi si erano definitivamente oscurati,
sporcati dalla Guerra e dal Sangue; ora che aveva capito che il mondo non si
reggeva su sogni o ideali troppo grandi, ma solo sull’egoismo e l’ingordigia di
pochi.
Il mondo…si era trasformato in cenere!
Forse
non completamente…
Quel pensiero rapido, leggero come uno
sfarfallio d’ali, che però s’era insinuato in lei da quando aveva saputo – da
quando aveva capito.
Cenere… e morte!
Ma
non ci sarà solo la morte…
No, ci sarebbe stata anche la vita.
Sarebbe nata. Lei le avrebbe permesso
di nascere.
Ma sarebbe stata forte abbastanza se lui fosse morto? Se lui l’avesse
lasciata, privandola della sua in arginabile energia, lei sarebbe stata in
grado di portare avanti la vita? O si sarebbe arresa all’oblio, seguendo lui e l’altro?
“ Non è una scelta che posso fare io per te, Sakura.
Ne posso dirti come comportarti.”
“ Ma Maestra…”
“ Sono la tua Maestra, Sakura, è vero. Ma non ti parlo come tale
al momento.
È una scelta che devi fare come donna, non come Ninja.”
“ Allora, Frontespaziosa?”
“ Allora cosa, scrofa?”
“ Hai preso la tua decisione?”
“ Hai origliato.”
“ No.”
Bugia!
“ Comunque sì, l’ho presa.”
“ E…”
Non aveva risposto, quel giorno, a
Ino. Non era né il momento né il luogo né la persona adatta per farle
pronunciare quelle parole – e poi avrebbe visto
la sua scelta entro breve tempo. Poteva aspettare un po’.
Sakura sorrise mestamente a quel
pensiero, prima di alzarsi e portare lo sguardo sulle prigioni di Konoha. Lì si
trovava Sasuke. Lì si sarebbe diretta lei.
Le carceri di Konoha non erano certo
un bello spettacolo, e Sasuke Uchiha non era da meglio. Gli abiti laceri, il
volto impolverato e graffiato, i capelli incrostati di sangue e fango; una
profonda ferita si apriva sul suo torace, da lato a lato, con i segni ben
visibili di una cicatrizzazione mal fatta. Chiunque lo avesse curato lo aveva
fatto tanto per farlo, lasciando lo squarcio mezzo aperto e rischiando
d’infettarlo. Che bastardi!
Sakura osservò attentamente chi le
stava davanti. No, decisamente quello non era Sasuke. Non il Sasuke che aveva
conosciuto lei almeno – quello del Team 7, delle baruffe con Naruto e dei tiri
mancini giocati a Kakashi!
Tutto è cenere!
“ Hai finito di squadrarmi? Sei
fastidiosa!”
Ridacchiò sommessamente, Sakura,
sentendo quelle parole. Com’era strano sentirsi dire la stessa frase a distanza
di… anni? Mesi? Giorni? Difficile era dirlo. Da quando la Guerra aveva avuto
inizio aveva completamente perso la concezione del tempo. Eppure ricordava che
lui le aveva rivolto le stesse parole, e con la medesima aria annoiata. Forse
c’era ancora qualcosa del vecchio Sasuke nel ragazzo che le stava davanti.
La ragazza gli si avvicinò piano,
inginocchiandosi accanto a lui non appena gli fu a pochi centimetri. Impastò
rapidamente il Chakra nella mano destra e l’appoggiò sulla ferita di lui. Un
sussultò.
“ Non dovresti riservare questo
trattamento a Naruto, piuttosto?”
Sakura abbassò lo sguardo, divertita e
risentita. Sasuke e Ino che si spalleggiavano a vicenda senza saperlo. Queste sì che erano le sorprese della
vita.
“ Ho saputo che non sei ancora andata a trovare Naruto, da quando
è in ospedale.”
“ Non sono affari tuoi, scrofa!”
“ Non mi sembra molto corretto.”
“ Ti ripeto che non sono affari tuoi.”
“ Hinata è sempre al suo capezzale.”
“ Buon per lei.”
Idiota!
“ Sakura, ti stai comportando da idiota.”
“ …”
“ Naruto deve saperlo.”
“ …”
“ Glielo devi dire.”
“ …”
“ Non credi sia un suo diritto sapere che presto….”
“ Zitta!”
“ …”
“ Ti prego, Ino! Taci! Io… io…”
“ Tu sei terrorizzata!”
“ Tu non lo saresti al mio posto? E comunque no, non sono
terrorizzata. Non da quello che pensi tu.”
“ E da cosa allora?”
“ …”
“ Saku-“
“ Sei lui morisse… se lui morirà... cosa farò?”
“ Sakura!” L’imprecazione di Sasuke la
riscosse dai suoi pensieri. “ Accidenti a te! Oltre che fastidiosa sei
diventata anche sorda?! Guarda che la ferita l’hai rimarginata!”
La ragazza sorrise, mesta,
accorgendosi che lui aveva ragione. Ritirò lentamente la mano, ma non si mosse
da quella posizione.
“ Che vuoi ancora? Già non mi è chiaro
il perché di tutta questa fatica: domani mi ammazzeranno comunque, eh!”
Tutto sarà… cenere!
“ Non potevo lasciarti con quella
brutta ferita. Sei pur sempre Sasuke.” Mormorò lei, improvvisamente, parlando
per la prima volta da quand’era entrata nella cella. E il moro la fissò, con
gli occhi resi opachi dalla stanchezza, dal buio e dagli incubi, chiedendosi
cosa mai passasse per la testa di quella che un tempo era stata una sua compagna
di Team. Mosse piano il braccio e le sollevò il mento, costringendola a
fissarlo negli occhi. Erano verdi come li ricordava, ma le somiglianze con i
suoi ricordi si fermavano lì.
Dolore. Rabbia. Rimpianti. Gioia.
Amore. Guerra. Violenza. Paura. Sangue. Morte. Vita!
Era possibile che gli occhi di Sakura
contenessero davvero tutto quello? Era possibile che una sola persona provasse
e vivesse attimi così contrastanti tra loro? Era possibile che quella fosse davvero Sakura?
“ Sono io, Sasuke. Sono Sakura.”
Assicurò lei, con un sorriso triste, interpretando i suoi pensieri.
Lui le lasciò il mento, ma non smise
di fissarla.
“ Mi ricordavo un’altra persona.”
“ Tu ricordavi una bambina. Mi spiace:
non posso più esserlo.”
No, forse non poteva. In fondo anche lui
non poteva più essere quello di anni prima; troppa acqua sotto i ponti era
passata, e la verità era stata sbugiardata in modo forse troppo violento. Non
era più il tempo dei bambini.
Sakura sospirò piano, prima di
abbassare nuovamente lo sguardo, e Sasuke si chiese cosa mai stesse osservando
con tanta intensità sul pavimento sporco. Poi la ragazza si strinse in un
abbraccio, aggrappandosi ai propri fianchi con fare quasi spasmodico, come se
dovesse proteggersi o proteggere qualcuno d’invisibile stretto a lei. E un
lampo passò negli occhi neri dell’Uchiha.
“ Tu…”
“ Sì, io.” Annuì lei con forza, con un
leggero movimento della testa.
“ Capisco.”
Nessuno fiatò più. Entrambi
ascoltavano il silenzio, non trovando nient’altro da dirsi. Che strano! E
pensare che Sakura era certa di avere una bella lista di cose da dirgli,
peccato che non gliene venisse in mente una. Se non la peggiore. Quella di cui
aveva discusso con Kiba, solo perché lui aveva tirato fuori l’argomento.
“ Secondo te è pronto a morire?”
“ Si può essere pronti?”
“ Non lo so. Però sono curioso di sapere con quale faccia andrà al
patibolo.”
Bastardo! [Sakura lo agguantò per la maglia,
sollevandolo.]
“ Cosa c’è di tanto divertente?”
“ Ancora innamorata dell’Uchiha traditore, Sakura?”
“ Rispondi!”
“ È solo quello che si merita! Dopo tutto quello che ha fatto cosa
volevi, che ottenesse il perdono? Lui non si pente, Sakura! Lui merita quello
che lo aspetta!”
Comunque, se anche fosse stato così,
Sakura era certa che non spettava a loro deciderlo. Non avevano avuto il potere
di salvare i loro compagni nel corso della Guerra – non tutti almeno! – quindi
cosa consentiva loro di arrogarsi il diritto di decidere chi dovesse morire? Un
po’ ipocrita!
“ Sei… pronto?” Chiese di scatto,
senza alzare il volto per guardarlo.
“ Per morire? Sono pronto dal momento
in cui ho ucciso Itachi.”
“ Non t’importa?”
“ Di morire?”
“ Di vivere!” [Sottile
differenza!]
“ Non ho più niente per cui valga la
pena vivere.”
Tutto è divenuto cenere!
“ Potresti averlo.” [Quel che rimane di ciò
ch’eravamo… Il Team 7…]
“ Vuoi farmi fuggire?”
“ Tu non mi seguiresti.” [Ma equivaleva ad un si.]
Sasuke sospirò. Se lo era immaginato.
E se fosse stato in condizioni, sicuramente Naruto le avrebbe dato man forte:
gli stupidi vanno sempre a braccetto! Per fortuna ch’era bloccato su quel
letto!
“ Forse questo era il destino di noi
Uchiha fin dall’inizio.”
“ Itachi credeva che non fosse così.”
“ Itachi era solo un’idealista!”
“ E tu no?”
“ No!” [Bugiardo!]
“ Perché saresti qui altrimenti?”
Sasuke ridacchiò. Sakura era cresciuta
davvero, molto più di quanto non facesse trapelare da quegli occhi chiari – e
già trapelava tanto!
Ora Sakura era una donna, e aveva
iniziato a comprendere tante cose che prima semplicemente le sfuggivano. Ma era
arrivato purtroppo il momento di porre fine a quella conversazione.
“ È ora che tu vada.”
“ Lo so…” [E allora perché non ti muovi?]
“ Va da lui. Va da Naruto.”
Sakura strinse i pugni e serrò gli
occhi. Poi lo abbracciò con uno slancio, lasciando che un’unica lacrima
scivolasse lungo la sua guancia candida. Non disse nulla. Non cercò di
rassicurarlo o di fare alcunché. Non se ne uscì con eclatanti frasi d’addio o
con promesse in una possibile vita dopo la morte. Nessuno dei due credeva più a
certe cose.
Tutto è cenere!
Quando si staccò da lui lo fissò negli
occhi per un’ultima volta. Quello sguardo d’antracite che aveva tanto amato da
ragazzina era cresciuto, ed era certo che ci fosse un po’ di serenità in quelle
iridi prima consumate dalla vendetta e dall’odio. Almeno il loro ultimo sguardo
non era offuscato dal sangue e dalla morte.
Tutto è… cenere?
L’alba stava sorgendo piano
all’orizzonte. Dalla finestra della stanza di Naruto il panorama era
eccezionale.
Sorrise mestamente, Sakura, spostando
lo sguardo dal cielo al ragazzo steso sul letto. Aveva ancora gli ultimi segni
delle ferite riportati nella battaglia; una grossa cicatrice correva lungo
tutto il suo braccio sinistro, dal polso sino all’attaccatura dei capelli; era
attaccato a delle rumorose macchine che scandivano i battiti del suo cuore,
tenendolo ancorato al mondo dei vivi. Quanto le faceva male vederlo in quelle
condizioni!
Si consolò un po’ – ma neanche tanto!
– ripensando alle espressioni che i loro amici avevano mostrato quando
l’avevano vista arrivare a quell’ora. Chissà da quante ore erano lì, fermi
davanti a quella porta, dandosi il cambio di tanto in tanto, aspettando senza
sapere cosa.
“ C’è qualcuno dentro?”
“ Sakura!”
“ Allora, Ino?”
“ C’è Hinata.”
“ Grazie, Shikamaru.”
[Shikamaru
e Ino, abbracciati ad aspettare.
E poi
tutti gli altri.]
“ Sai, Naruto, credo che gli altri mi
abbiamo affibbiato parecchi epiteti poco carini negli ultimi giorni. E tutto
perché non sono venuta a piangere al tuo capezzale! È sempre colpa tua a conti
fatti!” Disse improvvisamente la ragazza, tornando a guardare fuori dalla
finestra. Già, tutta colpa sua… “ No. Non è solo colpa tua. Non tutto almeno. Non questa situazione. Bisogna essere in due in certi casi.”
Già, in due. Ma sarebbero rimasti due?
Tutto sarà… cenere?
Sakura chiuse gli occhi. Il sole era
sorto.
Poteva immaginare la piazza, la gente
che la gremiva con l’acquolina in bocca, assetati di sangue. Già si vedeva
Sasuke, camminare a schiena dritta, lo sguardo alto, con la fierezza che da
sempre l’aveva contraddistinto. Non avrebbe chinato il capo. Non avrebbe dato a
quella massa di sciacalli la soddisfazione di vederlo debole davanti alla morte.
Lui era un Uchiha! E un Uchiha non abbassa mai lo sguardo!
Beffardo. Orgoglioso. Fiero. Sereno!
Sì, Sakura ne era certa. Sasuke Uchiha
era finalmente sereno. Forse, nel profondo del suo cuore, credeva davvero in
una vita dopo la morte, e sperava di potersi ricongiungere con suo fratello e
con la sua famiglia.
Tutto…è… cenere?
No!
“ Sa… Saku…”
Sakura si voltò all’improvviso, e i
suoi occhi verdi si scontrarono con quelli azzurri di Naruto. Si era svegliato!
Gli si avvicinò, sedendogli accanto e
accarezzandogli il volto pallido.
“ Ben svegliato.” Gli sussurrò,
prendendogli una mano tra le proprie. Lui sorrise, ma il suo sorriso si spense
in fretta.
“ P-Perché… pian-gi?”
Sakura si portò una mano alle labbra,
trattenendo un gemito: non si era accorta di star piangendo. E non capiva
nemmeno se piangeva di gioia o di dolore.
“ Sakura… Sasu-?”
La ragazza scosse la testa. Gli occhi
di Naruto si rabbuiarono immediatamente. Ma Sakura gli accarezzò una guancia, e
il sorriso che le incorniciava il volto era sereno.
“ Va bene così. Lui… lui… va bene
così.”
“ Da-davvero…?”
“ S-Si.”
“ E al-lora perché… piangi…?”
Una mole incredibile di emozioni e
sentimenti le piombarono addosso all’improvviso, bloccando la fuoriuscita delle
lacrime. E solo allora si rese conto che non piangeva per Sasuke – quell’unica
lacrima che aveva versato nelle prigioni era stata il suo saluto.
“ Io… Naruto… io…” Balbettò incerta,
le gote tinte improvvisamente da un delicato rosso. E Naruto non capiva.
Sakura ingoiò la paura, e guidò la
mano che ancora stringeva fino al suo ventre, fermandola lì.
“ Cosa…” Gli occhi azzurri di Naruto
di spalancarono lentamente, man mano che prendeva atto della notizia che la
ragazza gli stavo comunicando. Non era possibile! “ Tu… Io… Insomma noi…”
E Sakura rise. Liberò una risata
serena, felice. E non ebbe il tempo per confermargli nulla, perché le labbra
del ragazzo si erano già impossessate delle sue, coinvolgendola in un bacio che
sapeva di rinascita.
Tutto è cenere!
No! Niente è cenere!
Non c’è solo la Morte, c’è anche la Vita.
La Vita che germogliava timidamente
dentro Sakura.
La Vita che lei avrebbe coltivato e
protetto, fino al grande giorno.
La Vita che avrebbe fatto nascere, tra
lacrime e sorrisi.
La Vita che avrebbe portato alla
rinascita.
E dalle Ceneri, dal Ricordo, avrebbero
ottenuto la forza per continuare, per andare avanti.
Finita!!
Devo ammettere che non
mi aspettavo di scrivere una cosa simile, però è venuta!
Mi lasciate un
commentino per farmi sapere che ne pensate?? J
ByeBye