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Autore: Rain e Ren    24/07/2012    6 recensioni
[Ma non ci sarà solo la morte…] No, ci sarebbe stata anche la vita. Sarebbe nata. Lei le avrebbe permesso di nascere. Ma sarebbe stata forte abbastanza se lui fosse morto? Se lui l’avesse lasciata, privandola della sua in arginabile energia, lei sarebbe stata in grado di portare avanti la vita? O si sarebbe arresa all’oblio, seguendo lui e l’altro? ... Il sole era sorto. Poteva immaginare la piazza, la gente che la gremiva con l’acquolina in bocca, assetati di sangue. Già si vedeva Sasuke... Non avrebbe chinato il capo. Lui era un Uchiha! E un Uchiha non abbassa mai lo sguardo! [NaruSaku/SakuNaru] [Accenni SakuSasu/SasuSaku]
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Fenikkusu – Like a Phoenix

 

 

 

 

La Guerra è finita!

Ma Sasuke è stato condannato a morte…

La Guerra è finita!

Ma Naruto è in un letto d’ospedale tra la vita e la morte…

La Guerra è finita!

E tu, piccola Sakura…?

La Guerra è finita!

E tutto è cenere!

 

 

Il cielo che Sakura osservava era cupo come non lo era mai stato. Le nubi nere erano basse, tanto che alzando il braccio dal tetto del Palazzo del Hokage, alla ragazza sembrava di poterle toccare. Intorno a lei solo il silenzio; l’unico rumore, di tanto in tanto, era quello di un martello che batteva il legno là, nella piazza principale di Konoha: stavano costruendo il palco per la morte del Traditore, Sasuke Uchiha!

Tsunade aveva fatto del suo meglio, affiancata dal Kazekage, per impedire la condanna a morte, ma non era servito. Non era servito urlare, supplicare, promettere e proporre: c’era stato bisogno di un colpevole con un volto, di qualcuno in carne ed ossa da poter accusare di tutto il dolore patito durante la Guerra. Era tutta una questione di potere e prestigio. Era su questo che si era sempre basato l’equilibrio della loro società; ci doveva essere qualcosa o qualcuno contro cui puntare il dito, cosicché la gente trovasse una motivazione al proprio dolore. E a chi era ai vertici era dato il compito di trovare quella motivazione, il resto non contava.

 

Il resto era cenere!

 

A Sakura sarebbe piaciuto capirlo prima questo concetto, ma aveva aperto gli occhi troppo tardi. Era stata bambina troppo a lungo, e ora ne pagava le conseguenze. Ora che, bambina, non poteva più esserlo; ora che i suoi occhi si erano definitivamente oscurati, sporcati dalla Guerra e dal Sangue; ora che aveva capito che il mondo non si reggeva su sogni o ideali troppo grandi, ma solo sull’egoismo e l’ingordigia di pochi.

 

Il mondo…si era trasformato in cenere!

 

Forse non completamente…

 

Quel pensiero rapido, leggero come uno sfarfallio d’ali, che però s’era insinuato in lei da quando aveva saputo – da quando aveva capito.

 

Cenere… e morte!

Ma non ci sarà solo la morte…

 

No, ci sarebbe stata anche la vita. Sarebbe nata. Lei le avrebbe permesso di nascere.

Ma sarebbe stata forte abbastanza se lui fosse morto? Se lui l’avesse lasciata, privandola della sua in arginabile energia, lei sarebbe stata in grado di portare avanti la vita? O si sarebbe arresa all’oblio, seguendo lui e l’altro?

 

“ Non è una scelta che posso fare io per te, Sakura.

Ne posso dirti come comportarti.”

“ Ma Maestra…”

“ Sono la tua Maestra, Sakura, è vero. Ma non ti parlo come tale al momento.

È una scelta che devi fare come donna, non come Ninja.”

 

“ Allora, Frontespaziosa?”
“ Allora cosa, scrofa?”

“ Hai preso la tua decisione?”

“ Hai origliato.”

“ No.”

Bugia!

“ Comunque sì, l’ho presa.”

“ E…”

 

Non aveva risposto, quel giorno, a Ino. Non era né il momento né il luogo né la persona adatta per farle pronunciare quelle parole – e poi avrebbe visto la sua scelta entro breve tempo. Poteva aspettare un po’.

Sakura sorrise mestamente a quel pensiero, prima di alzarsi e portare lo sguardo sulle prigioni di Konoha. Lì si trovava Sasuke. Lì si sarebbe diretta lei.

 

 

Le carceri di Konoha non erano certo un bello spettacolo, e Sasuke Uchiha non era da meglio. Gli abiti laceri, il volto impolverato e graffiato, i capelli incrostati di sangue e fango; una profonda ferita si apriva sul suo torace, da lato a lato, con i segni ben visibili di una cicatrizzazione mal fatta. Chiunque lo avesse curato lo aveva fatto tanto per farlo, lasciando lo squarcio mezzo aperto e rischiando d’infettarlo. Che bastardi!

Sakura osservò attentamente chi le stava davanti. No, decisamente quello non era Sasuke. Non il Sasuke che aveva conosciuto lei almeno – quello del Team 7, delle baruffe con Naruto e dei tiri mancini giocati a Kakashi!

 

Tutto è cenere!

 

“ Hai finito di squadrarmi? Sei fastidiosa!”

Ridacchiò sommessamente, Sakura, sentendo quelle parole. Com’era strano sentirsi dire la stessa frase a distanza di… anni? Mesi? Giorni? Difficile era dirlo. Da quando la Guerra aveva avuto inizio aveva completamente perso la concezione del tempo. Eppure ricordava che lui le aveva rivolto le stesse parole, e con la medesima aria annoiata. Forse c’era ancora qualcosa del vecchio Sasuke nel ragazzo che le stava davanti.

La ragazza gli si avvicinò piano, inginocchiandosi accanto a lui non appena gli fu a pochi centimetri. Impastò rapidamente il Chakra nella mano destra e l’appoggiò sulla ferita di lui. Un sussultò.

“ Non dovresti riservare questo trattamento a Naruto, piuttosto?”

Sakura abbassò lo sguardo, divertita e risentita. Sasuke e Ino che si spalleggiavano a vicenda senza saperlo. Queste sì che erano le sorprese della vita.

 

“ Ho saputo che non sei ancora andata a trovare Naruto, da quando è in ospedale.”

“ Non sono affari tuoi, scrofa!”

“ Non mi sembra molto corretto.”

“ Ti ripeto che non sono affari tuoi.”

“ Hinata è sempre al suo capezzale.”

“ Buon per lei.”

Idiota!

“ Sakura, ti stai comportando da idiota.”

“ …”

“ Naruto deve saperlo.”

“ …”

“ Glielo devi dire.”

“ …”

“ Non credi sia un suo diritto sapere che presto….”

“ Zitta!”

“ …”

“ Ti prego, Ino! Taci! Io… io…”

“ Tu sei terrorizzata!”

“ Tu non lo saresti al mio posto? E comunque no, non sono terrorizzata. Non da quello che pensi tu.”

“ E da cosa allora?”

“ …”

“ Saku-“

“ Sei lui morisse… se lui morirà... cosa farò?”

 

“ Sakura!” L’imprecazione di Sasuke la riscosse dai suoi pensieri. “ Accidenti a te! Oltre che fastidiosa sei diventata anche sorda?! Guarda che la ferita l’hai rimarginata!”

La ragazza sorrise, mesta, accorgendosi che lui aveva ragione. Ritirò lentamente la mano, ma non si mosse da quella posizione.

“ Che vuoi ancora? Già non mi è chiaro il perché di tutta questa fatica: domani mi ammazzeranno comunque, eh!”

 

Tutto sarà… cenere!

 

“ Non potevo lasciarti con quella brutta ferita. Sei pur sempre Sasuke.” Mormorò lei, improvvisamente, parlando per la prima volta da quand’era entrata nella cella. E il moro la fissò, con gli occhi resi opachi dalla stanchezza, dal buio e dagli incubi, chiedendosi cosa mai passasse per la testa di quella che un tempo era stata una sua compagna di Team. Mosse piano il braccio e le sollevò il mento, costringendola a fissarlo negli occhi. Erano verdi come li ricordava, ma le somiglianze con i suoi ricordi si fermavano lì.

Dolore. Rabbia. Rimpianti. Gioia. Amore. Guerra. Violenza. Paura. Sangue. Morte. Vita!

Era possibile che gli occhi di Sakura contenessero davvero tutto quello? Era possibile che una sola persona provasse e vivesse attimi così contrastanti tra loro? Era possibile che quella fosse davvero Sakura?

“ Sono io, Sasuke. Sono Sakura.” Assicurò lei, con un sorriso triste, interpretando i suoi pensieri.

Lui le lasciò il mento, ma non smise di fissarla.

“ Mi ricordavo un’altra persona.”

“ Tu ricordavi una bambina. Mi spiace: non posso più esserlo.”

No, forse non poteva. In fondo anche lui non poteva più essere quello di anni prima; troppa acqua sotto i ponti era passata, e la verità era stata sbugiardata in modo forse troppo violento. Non era più il tempo dei bambini.

Sakura sospirò piano, prima di abbassare nuovamente lo sguardo, e Sasuke si chiese cosa mai stesse osservando con tanta intensità sul pavimento sporco. Poi la ragazza si strinse in un abbraccio, aggrappandosi ai propri fianchi con fare quasi spasmodico, come se dovesse proteggersi o proteggere qualcuno d’invisibile stretto a lei. E un lampo passò negli occhi neri dell’Uchiha.

“ Tu…”

“ Sì, io.” Annuì lei con forza, con un leggero movimento della testa.

“ Capisco.”

Nessuno fiatò più. Entrambi ascoltavano il silenzio, non trovando nient’altro da dirsi. Che strano! E pensare che Sakura era certa di avere una bella lista di cose da dirgli, peccato che non gliene venisse in mente una. Se non la peggiore. Quella di cui aveva discusso con Kiba, solo perché lui aveva tirato fuori l’argomento.

 

“ Secondo te è pronto a morire?”

“ Si può essere pronti?”

“ Non lo so. Però sono curioso di sapere con quale faccia andrà al patibolo.”

Bastardo! [Sakura lo agguantò per la maglia, sollevandolo.]

“ Cosa c’è di tanto divertente?”

“ Ancora innamorata dell’Uchiha traditore, Sakura?”

“ Rispondi!”

“ È solo quello che si merita! Dopo tutto quello che ha fatto cosa volevi, che ottenesse il perdono? Lui non si pente, Sakura! Lui merita quello che lo aspetta!”

 

Comunque, se anche fosse stato così, Sakura era certa che non spettava a loro deciderlo. Non avevano avuto il potere di salvare i loro compagni nel corso della Guerra – non tutti almeno! – quindi cosa consentiva loro di arrogarsi il diritto di decidere chi dovesse morire? Un po’ ipocrita!

“ Sei… pronto?” Chiese di scatto, senza alzare il volto per guardarlo.

“ Per morire? Sono pronto dal momento in cui ho ucciso Itachi.”

“ Non t’importa?”

“ Di morire?”

“ Di vivere!” [Sottile differenza!]

“ Non ho più niente per cui valga la pena vivere.”

 

Tutto è divenuto cenere!

 

“ Potresti averlo.” [Quel che rimane di ciò ch’eravamo… Il Team 7…]

“ Vuoi farmi fuggire?”

“ Tu non mi seguiresti.” [Ma equivaleva ad un si.]

Sasuke sospirò. Se lo era immaginato. E se fosse stato in condizioni, sicuramente Naruto le avrebbe dato man forte: gli stupidi vanno sempre a braccetto! Per fortuna ch’era bloccato su quel letto!

“ Forse questo era il destino di noi Uchiha fin dall’inizio.”

“ Itachi credeva che non fosse così.”

“ Itachi era solo un’idealista!”

“ E tu no?”

“ No!” [Bugiardo!]

“ Perché saresti qui altrimenti?”

Sasuke ridacchiò. Sakura era cresciuta davvero, molto più di quanto non facesse trapelare da quegli occhi chiari – e già trapelava tanto!

Ora Sakura era una donna, e aveva iniziato a comprendere tante cose che prima semplicemente le sfuggivano. Ma era arrivato purtroppo il momento di porre fine a quella conversazione.

“ È ora che tu vada.”

“ Lo so…” [E allora perché non ti muovi?]

“ Va da lui. Va da Naruto.”

Sakura strinse i pugni e serrò gli occhi. Poi lo abbracciò con uno slancio, lasciando che un’unica lacrima scivolasse lungo la sua guancia candida. Non disse nulla. Non cercò di rassicurarlo o di fare alcunché. Non se ne uscì con eclatanti frasi d’addio o con promesse in una possibile vita dopo la morte. Nessuno dei due credeva più a certe cose.

 

Tutto è cenere!

 

Quando si staccò da lui lo fissò negli occhi per un’ultima volta. Quello sguardo d’antracite che aveva tanto amato da ragazzina era cresciuto, ed era certo che ci fosse un po’ di serenità in quelle iridi prima consumate dalla vendetta e dall’odio. Almeno il loro ultimo sguardo non era offuscato dal sangue e dalla morte.

 

Tutto è… cenere?

 

 

 

 

 

 

L’alba stava sorgendo piano all’orizzonte. Dalla finestra della stanza di Naruto il panorama era eccezionale.

Sorrise mestamente, Sakura, spostando lo sguardo dal cielo al ragazzo steso sul letto. Aveva ancora gli ultimi segni delle ferite riportati nella battaglia; una grossa cicatrice correva lungo tutto il suo braccio sinistro, dal polso sino all’attaccatura dei capelli; era attaccato a delle rumorose macchine che scandivano i battiti del suo cuore, tenendolo ancorato al mondo dei vivi. Quanto le faceva male vederlo in quelle condizioni!

Si consolò un po’ – ma neanche tanto! – ripensando alle espressioni che i loro amici avevano mostrato quando l’avevano vista arrivare a quell’ora. Chissà da quante ore erano lì, fermi davanti a quella porta, dandosi il cambio di tanto in tanto, aspettando senza sapere cosa.

 

“ C’è qualcuno dentro?”

“ Sakura!”

“ Allora, Ino?”

“ C’è Hinata.”

“ Grazie, Shikamaru.”

[Shikamaru e Ino, abbracciati ad aspettare.

E poi tutti gli altri.]

 

“ Sai, Naruto, credo che gli altri mi abbiamo affibbiato parecchi epiteti poco carini negli ultimi giorni. E tutto perché non sono venuta a piangere al tuo capezzale! È sempre colpa tua a conti fatti!” Disse improvvisamente la ragazza, tornando a guardare fuori dalla finestra. Già, tutta colpa sua… “ No. Non è solo colpa tua. Non tutto almeno. Non questa situazione. Bisogna essere in due in certi casi.”

Già, in due. Ma sarebbero rimasti due?

 

Tutto sarà… cenere?

 

Sakura chiuse gli occhi. Il sole era sorto.

Poteva immaginare la piazza, la gente che la gremiva con l’acquolina in bocca, assetati di sangue. Già si vedeva Sasuke, camminare a schiena dritta, lo sguardo alto, con la fierezza che da sempre l’aveva contraddistinto. Non avrebbe chinato il capo. Non avrebbe dato a quella massa di sciacalli la soddisfazione di vederlo debole davanti alla morte. Lui era un Uchiha! E un Uchiha non abbassa mai lo sguardo!

Beffardo. Orgoglioso. Fiero. Sereno!

Sì, Sakura ne era certa. Sasuke Uchiha era finalmente sereno. Forse, nel profondo del suo cuore, credeva davvero in una vita dopo la morte, e sperava di potersi ricongiungere con suo fratello e con la sua famiglia.

 

Tutto…è… cenere?

No!

 

“ Sa… Saku…”

Sakura si voltò all’improvviso, e i suoi occhi verdi si scontrarono con quelli azzurri di Naruto. Si era svegliato!

Gli si avvicinò, sedendogli accanto e accarezzandogli il volto pallido.

“ Ben svegliato.” Gli sussurrò, prendendogli una mano tra le proprie. Lui sorrise, ma il suo sorriso si spense in fretta.

“ P-Perché… pian-gi?”

Sakura si portò una mano alle labbra, trattenendo un gemito: non si era accorta di star piangendo. E non capiva nemmeno se piangeva di gioia o di dolore.

“ Sakura… Sasu-?”

La ragazza scosse la testa. Gli occhi di Naruto si rabbuiarono immediatamente. Ma Sakura gli accarezzò una guancia, e il sorriso che le incorniciava il volto era sereno.

“ Va bene così. Lui… lui… va bene così.”

“ Da-davvero…?”

“ S-Si.”

“ E al-lora perché… piangi…?”

Una mole incredibile di emozioni e sentimenti le piombarono addosso all’improvviso, bloccando la fuoriuscita delle lacrime. E solo allora si rese conto che non piangeva per Sasuke – quell’unica lacrima che aveva versato nelle prigioni era stata il suo saluto.

“ Io… Naruto… io…” Balbettò incerta, le gote tinte improvvisamente da un delicato rosso. E Naruto non capiva.

Sakura ingoiò la paura, e guidò la mano che ancora stringeva fino al suo ventre, fermandola lì.

“ Cosa…” Gli occhi azzurri di Naruto di spalancarono lentamente, man mano che prendeva atto della notizia che la ragazza gli stavo comunicando. Non era possibile! “ Tu… Io… Insomma noi…”

E Sakura rise. Liberò una risata serena, felice. E non ebbe il tempo per confermargli nulla, perché le labbra del ragazzo si erano già impossessate delle sue, coinvolgendola in un bacio che sapeva di rinascita.

 

Tutto è cenere!

No! Niente è cenere!

Non c’è solo la Morte, c’è anche la Vita.

 

La Vita che germogliava timidamente dentro Sakura.

La Vita che lei avrebbe coltivato e protetto, fino al grande giorno.

La Vita che avrebbe fatto nascere, tra lacrime e sorrisi.

La Vita che avrebbe portato alla rinascita.

E dalle Ceneri, dal Ricordo, avrebbero ottenuto la forza per continuare, per andare avanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Finita!!

Devo ammettere che non mi aspettavo di scrivere una cosa simile, però è venuta!

Mi lasciate un commentino per farmi sapere che ne pensate?? J

ByeBye

   
 
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