Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: betacchi    24/07/2012    1 recensioni
Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni. -William Shakespeare.
Ma i sogni, i sogni, son della stessa materia di cui son fatti i ricordi? E cos'è diavolo è un ricordo, se non la tristezza che s'insedia nell'animo?
{Fandom: Axis Power Hetalia;
Characters: Arthur Kirkland/Inghilterra; Alfred F. Jones/America;
Avvertenze: No pairing; song-fic.}
Si consiglia vivamente di ascoltare la composizione durante la lettura.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Fandom: Axis Power Hetalia;
Characters: Arthur Kirkland/Inghilterra; Alfred F. Jones/America; betacchi consiglia: ascoltate questa composizione dei New Gross, riuscirete a comprendere meglio il mio stato d'animo e ciò che vorrei passare a voi lettori.
Cadenza.}

A William Shakespeare, per non dimenticare mai -mai- ciò che scrisse, ciò che fu e ciò che amò.



| To die; to sleep; maybe, to dream. |

Hamlet.



Come note d'un dolce violino, le piccole gocce della lieve pioggerellina inglese bagnavano senza sosta i visi dei due ragazzi che si dirigevano, gli occhi bassi per un motivo persino a loro sconosciuto, verso quella tomba distrutta dall'usura.
Un tempo, un tempo sì, che era maestosa. Quando la Regina Elisabetta, la casta, regnava indiscussa su quelle terre, quando il mondo stava nascendo, e -come lui- anche il ragazzo che, distrattamente, si puliva gli occhiali, appannati dalla pioggia.
No, lui non poteva capire il dolore di quel momento, né la solennità che sembrava pervadere le azioni del ragazzo biondo davanti a suoi occhi. Nessuno poteva davvero capirle, perché nessuno poteva ricordare come riusciva lui qual grand'uomo era, colui che riposava indisturbato in quel luogo.
To die; to sleep; maybe, to dream.
No, lui non avrebbe sognato, mai più. E da quei sogni mai avrebbe più preso ispirazione, mai avrebbero le sue mani e la sua mente composto opere come quelle. Mai nessuno avrebbe avuto l'onore e il piacere di discutere con lui delle più misere questioni, mai nessuno avrebbe più potuto ascoltare la sua calda voce, nessun attore sarebbe mai stato suo allievo, né avrebbe seguito le sue magnifiche direttive.
Nessuno.
«Arthur…»
La flebile voce dell'americano riuscì a riportare alla realtà l'inglese che, osservando quella lapide, non era riuscito a trattenere i ricordi. Quanto tempo aveva speso con quell'uomo! Quante le volte in cui era scoppiato a ridere di fronte alle sue commedie, quante le volte in cui i suoi occhi non erano riusciti a trattenere le lacrime, in cui il suo cuore aveva urlato dal dolore.
Come in quel momento. Nessuna goccia di pioggia sarebbe riuscita a mischiarsi con quelle lacrime, amare più d'ogni altra cosa. Le lacrime di chi ricorda con un sorriso i tempi trascorsi con chi aveva abbandonato quell'assurdo mondo. Di chi era morto, vigliaccamente, lasciando soli coloro che continuavano a vivere.
«Vedi, Alfred, io conoscevo quest'uomo» affermò, la voce rotta da quel sentimento di nostalgia che non accennava ad abbandonarlo.
E rise. Rise, lasciando di stucco l'americano dietro di lui.
Quale matto poteva ridere, e piangere, nello stesso momento? Quale uomo sarebbe scoppiato in una fragorosa risata, nel citare così palesemente parti dell'Amleto di fronte alla mera tomba di quell'uomo, per poi far scemare quelle risa in silenziosi singhiozzi?
To die; to sleep; maybe, to dream.
E mosse le mani, come a voler prendere il teschio dell'uomo sotto di lui, come a voler palesemente copiare i grandi attori d'un tempo, quelli che in poche gesta riuscivano ad emozionare un pubblico. Ma lui no, lui era un copiatore, e di certo non sarebbe riuscito a far capire all'americano i suoi sentimenti, a fargli capire quanto triste era per lui quel momento, a fargli capire per quale motivo quelle dannate lacrime non smettevano di rigargli il volto, per quale motivo quelle dannate labbra non smettevano di sorridere.
«Addio ancora, vecchio pazzo.»
Parole sussurrate nella pioggia, al vento che soffiava sempre più forte, alle lacrime che calde cadevano sulla lapide che mai, mai, avrebbe lasciato quel posto. E mentre si passava una mano sul viso, come a volerlo nascondere ad un giudice invisibile, l'ennesimo sorrisetto gli apparve sulle labbra.
Quanto drammatico ed ispiratore poteva esser quel momento per uno come lui? Quanto interessante e pieno di curiosità poteva mostrarsi a quelle lacrime, a quel sorriso che inopportuno si era stabilito senza chieder sulle sue labbra?
To die; to sleep; maybe, to dream.
«Continua a sognare, continua.» mormorò l'inglese, prima di voltarsi ed allontanarsi da quel luogo a grandi passi.
Eppure, l'americano, mosso da curiosità, si avvicinò a quella lapide, il volto corrucciato in un'espressione di perplessità. Che il compagno inglese fosse leggermente schizofrenico, l'aveva sempre pensato, ma mai avrebbe creduto di poter assistere ad una scena del genere.
Ma nel leggere quel nome, cancellato dall'usura e dalla pioggia, che non smetteva di scendere dalle nere nuvole sopra di lui, improvvisamente capì, alzando il viso verso il cielo, così come, poco distante, stava facendo il biondo.
E come violini che distratti suonavano per il vento, i due giovani si persero nel fissare le nuvole sopra di loro, che incoscienti disegnavano figure con i loro movimenti incauti. Figure, immagini, ritratti di persone, animali, déi ed eroi, geni e scienziati, poeti e scrittori.
To die; to sleep; maybe, to dream.
«Vivere è ormai troppo noioso, per me.»



Note dell'autrice: Salve. Vi spiego brevemente qualcosa su questa fic, sperando abbiate apprezzato.
Avete notato come sembro letteralmente fissata con questo tipo? Spero di sì, e che tutto ciò che lui m'ispira non vi annoi troppo.
Non penso ci sia molto da specificare; credo sia tutto alquanto chiaro. L'ultima frase, è più normale che la pronunci Arthur, ma se volete, pensate pure che l'abbia detta Al.

betacchi.

   
 
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