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Autore: Yaya_Moony    24/07/2012    1 recensioni
Sentì che il suo cuore veniva corroso dalla tristezza e dalla frustrazione, dalla paura di essere di nuovo rimasto solo, di aver perso l’unica persona che lo avesse mai amato davvero…
Era tutta colpa del mago. Se lo avessero portato da qualcun altro, invece che da lui, se lo avessero curato normalmente invece di usare la magia…
-Maledetto mago bastardo!- urlò mentre tutti i segni di liryum che gli percorrono la pelle si illuminavano all’unisono. -ABOMINIO!-
-Elfo, fermo!- questa volta era la voce di Varric a chiamarlo, ma nuovamente non ci fece caso.
All’urlo di Varric, Anders alzò il viso, ma la mano di Fenris gli arrivò alla gola prima che potesse scostarsi, troncandogli il respiro.
-Che cosa gli hai fatto?- sibilò l’elfo -Dovevi salvarlo, non ucciderlo!-
Anders boccheggiò cercando aria -Mi …dispiace…- a mala pena riuscì a rispondere.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Dragon Age 2 (M!HawkexFenris)
Rating: PG13
Avvertimenti: OTP/Slash
Prompt: #9 Sensazione di perdita (della challenge 500themes-ita)
Note: Non sono particolarmente soddisfatta del risultato, ma nonostante tutte le modifiche già fatte non mi riesce di migliorarla ancora - poco tempo e voglia. Quindi eccovela qui, e spero possa piacervi comunque. Se volete ascoltare la stessa musica che avevo in sottofondo mentre scrivevo cercate su youtube "Rainy mood" e "The truth" degli Audiomachine e fateli partire insieme<3


Fu un attimo. Il colpo di spada calò verso Hawke, senza dargli il tempo di evitarlo e una linea di sangue scuro macchiò il pavimento sotto a piedi tingendo la pioggia di rosso. I polmoni di Fenris esplosero in un grido disperato mentre l'umano si piegava su se stesso con un urlo di dolore.
Varric caricò Bianca e mirò alla testa dell'uomo che aveva ferito Hawke. Un solo colpo sarebbe bastato. Fenris uccise in un solo colpo due schiavisti che gli si erano parati davanti e con un salto ne decapitò un terzo. Lasciò che Isabela si occupasse degli ultimi rimasti, e corse verso Hawke.
Lo vide cadere in ginocchio, mentre l’uomo che lo aveva ferito stramazzava a terra, colpito in piena fronte da una delle frecce di Varric.
Con una smorfia di dolore Hawke abbassò la testa e scostò la mano con cui si reggeva il fianco; deglutì con un’espressione prima sorpresa, poi amaramente consapevole.
Fenris lo chiamò, la sua voce sovrastava lo scrosciare della pioggia; Hawke voltò lo sguardo verso di lui, sul viso la sua solita espressione ironica che sembrava dire: “Ah, che guaio” – cosa che provocò all’elfo l’irresistibile, quanto irrazionale voglia di prenderlo a schiaffi.
-Hawke! Hawke!- Lasciò cadere la spada e si inginocchiò davanti a lui. Gli prese il viso tra le mani e cercò il suo sguardo, ma la profondità della ferita gli stava sottraendo molto velocemente le energie e gli occhi di Hawke non riuscivano già più a stare fissi su un punto preciso. -Hawke!- chiamò ancora -Hawke, guardami! Guardami!- Poteva percepire chiaramente le forze del Campione abbandonarlo, tanto che ormai la testa sembrava reggersi solo grazie alla stretta delle sue mani. -Maledizione!- imprecò.
-Dobbiamo portarlo da Anders!- La voce di Varric attraversò la pioggia qualche attimo prima che il nano, seguito da Isabela, comparisse alla vista.
Fenris alzò lo sguardo. Continuava a reggere Hawke, che intanto si era accasciato quasi completamente contro di lui, privo di forze, ma non riusciva a muoversi, nè a ragionare lucidamente.
Varric sospirò spazientito, lo aggirò e inginocchiatosi prese con entrambe le mani un lembo della giacca del compagno ferito. -Scusa Hawke, giuro che poi te la ripago- disse prima di tirare e strapparla ricavandone una striscia abbastanza lunga e spessa da usare come tampone quantomeno temporaneo. Sistemò la stoffa contro il taglio aperto sperando che reggesse, poi guardò Fenris. -Dobbiamo muoverci, elfo. La città oscura non è lontana da qui, possiamo farcela.-
-Attenti!- esclamò Isabela poco prima di voltarsi indietro di scatto lanciando uno dei due pugnali con cui combatteva verso un punto apparentemente vuoto della strada. L’arma vibrò nell’aria per poi conficcarsi nel petto di un assassino del Karta che con un grido strozzato cadde a terra, morto.
Varric, che aveva sfoderato Bianca all’urlo della donna, la richiuse e se la rimise sulla schiena, pur rimanendo sul chi vive.
-Muoviamoci prima che ne arrivino altri.- osservò Isabela a tono abbastanza alto da oltrepassare lo scroscio della pioggia -Sta perdendo troppo sangue! Morirà se non lo curiamo immediatamente.-
Varricc annuì, cupo. -Anche Bianca inizia ad innervosirsi per questa situazione… non sopporto di vederla così.- commentò sforzandosi di sembrare calmo. Poggiò una mano sulla spalla di Fenris e strinse leggermente. -Elfo, se non vuoi rimanere veramente solo come un cane, ti conviene riprenderti alla svelta o avrai di che piangere per il resto della tua vita.-
Come se fosse stato appena colpito da qualcuno, Fenris sussultò e voltò lo sguardo verso il Nano, improvvisamente terrorizzato. Annuì quasi confuso. -Hai ragione…- mormorò, e proprio in quel momento sentì la mano di Hawke stringerlo.
-Fenris…- mormorò a voce talmente bassa da essere udibile solo all’elfo.
Il suo cuore perse un battito e quella che prima era paura e impotenza, si trasformò in adrenalina e fretta: non poteva lasciarlo morire così senza nemmeno tentare, c’era tempo per commiserarsi più tardi, quando Hawke sarebbe stato al sicuro, sano e salvo.
Recuperò la propria arma e se la sistemò sulla schiena, per poi voltarsi verso la piratessa. -Isabela, aiutami a portarlo- iniziò mentre prendeva un braccio del Campione e se lo passava attorno alle spalle; ma non ci fu nemmeno bisogno di finire la frase, che il peso del corpo che sosteneva si fece più leggero e il viso di Isabela comparve da dietro quello di Hawke e gli fece l'occhiolino.
-Vi copriamo le spalle- Varric caricò con un gran clangore di metallo la sua fedele balestra. -Bianca vuole rendersi utile- comunicò accarezzando con affetto l’arma.
Isabella ridacchiò, mentre iniziavano a muoversi, ma si fece quasi subito seria a causa dello sforzo.
Con il braccio libero, Fenris reggeva la striscia di stoffa sulla ferita, incurante del sangue che gli stava macchiando la pelle, caldo e viscoso. Varric dovette fare ricorso a tutta la sua abilità di cecchino per mantenere la promessa fatta, perché con la scarsa visibilità dovuta alla pioggia e alla velocità con cui venivano attaccati - prima da una banda di mercenari e poi da uno dei gruppi fuorilegge della citta bassa - rischiavano di non arrivare in tempo.
Fu chiaro a tutti che la situazione iniziava ad essere davvero grave, quando Hawke smise di cercare di camminare e si lasciò trascinare, le punte dei piedi che strisciavano a terra.
-Non morire…ti prego non morire…non morire…- Fenris non riusciva a dire altro, né a pensare altro. Lo ripeteva ancora e ancora, come una preghiera, un mantra. Una magia. Ah, quanto avrebbe voluto saper usare la magia in quel momento; per un attimo non gli sembrò più una cosa contro natura, pericolosa e infida, per un attimo avrebbe solo voluto poter poggiare le mani sullo squarcio nel fianco di Hawke e curarlo; invece non potè far altro che serrare la mascella facendo stridere i denti e guardare nervosamente il fondo della strada davanti a sé, come se questo potesse abbreviare la distanza. Era sempre stata così lontana la città Oscura?
Quando finalmente arrivarono all’infermeria di Anders, Hawke era terribilmente pallido, e il pezzo di stoffa che Varric aveva strappato dalla sua giacca era talmente zuppo di sangue da confondersi con la ferita stessa.
Appena il mago li vide arrivare, lanciò praticamente in aria la penna e i fogli su cui era chino e con uno scatto si alzò dalla sedia, lasciando che questa cadesse a terra. -Che è successo?- chiese allarmato e si avvicinò al tavolo su cui di solito operava. -Qui, qui, portatelo qui- aggiunse indicando il piano di legno.
Isabela e Fenris, con un ultimo sforzo, stesero il corpo di Hawke dove indicato, poi la donna si allontanò di qualche passo e l’elfo sfiorò il viso dell’uomo con le dita, ignorando completamente la domanda del guaritore.
-Cos’è successo?- ripetè con più urgenza e a voce più alta, facendo sussultare Fenris.
-Un attacco degli schiavisti.- riuscì solo a rispondere lottando anche contro la voglia di urlargli qualcosa contro.
-Schiavisti- sputò fuori Anders con evidente disgusto e l’occhiata che lanciò all’altro lasciò chiaramente intendere quanto lo ritenesse responsabile dell’accaduto.
-Io…ho cercato di aiutarlo!- Ribattè Fenris, cercando di difendersi da quell’accusa non chiaramente espressa, ma più che evidente. -Io…-
-Sta’ zitto e lasciami lavorare- lo interruppe il mago scacciandolo con un gesto di stizza. -Se tu non fossi mai comparso…-
Fenris si sporse sul tavolo con uno scatto in preda all’impulso di spaccargli la faccia. Con una mano gli afferrò il bavero della tunica e alzò l’altro sopra la testa. Anders non si mosse, continuando a guardarlo con quell’accusa ben leggibile nei suoi occhi. -Non osare….!-
-Se muore sarà solo colpa tua.- sibilò il mago.
-Maledetto- Fece per colpirlo, ma Isabela lo fermò afferrandogli il braccio.
-Potrai rifargli i connotati più tardi, Fenris…ora ci serve che curi Hawke- Gli ricordò con una nota supplice nella voce.
L’elfo la guardò per un lungo attimo, poi imprecò. Lasciò andare il mago e si allontanò borbottando maledizioni in elfico.
Appena fu libero, Anders si chinò per controllare la ferita. Prese il bordo della casacca di Hawke con entrambe le mani e con uno strattone liberò il petto e la pancia per poter vedere meglio.
Hawke sussultò e si lamentò, troppo debole e dolorante per rimanere sveglio, ma anche per addormentarsi del tutto. Strinse i pugni e i denti con un urlo strozzato, mentre Anders cercava di pulire il taglio in modo da poter vedere bene dove iniziava e dove finiva.
-Ha perso molto sangue…- mormorò a mo’ di imprecazione.
Deglutì e lentamente poggiò le mani vicino allo squarcio sanguinante. Chiuse gli occhi iniziando a mormorare una formula di guarigione. Poco a poco dalle sue mani si irradiò una luce bianca che prese a vorticare attorno alla ferita iniziando lentamente a richiuderla.
Di nuovo Hawke mandò un grido di dolore e inarcò la schiena, la pelle completamente imperlata di sudore.
Per Fenris, sentire quanto soffriva, era come essere ferito lui stesso. Non riusciva a distogliere lo sguardo e continuava a ripetersi che se Hawke fosse morto, non avrebbe esitato nemmeno un attimo a staccare la testa dal collo di Anders. Anzi, avrebbe potuto semplicemente finire quello che aveva iniziato prima e che avrebbe portato a termine se Isabela non l’avesse fermato. Come aveva osato Anders insinuare che fosse colpa sua? Cosa poteva farci lui se Danarius gli dava la caccia e non voleva lasciarlo vivere in pace? Fosse stato per lui, sicuramente avrebbe scelto un’altra vita, ma agli schiavi non è concesso di scegliere. Lui che ne sapeva dell’essere schiavo? Niente.
Niente. Però…
Sbuffò l’aria dal naso e strinse i pugni.
La stretta di qualcuno sul proprio braccio lo strappò da quei pensieri. Si voltò, leggermente allarmato. Isabela aveva gli occhi fissi su Anders e su Hawke, si mordeva il labbro inferiore tanto da farlo sanguinare e Fenris capì che quella stretta non serviva tanto a sventare in tempo qualsiasi suo tentativo di muoversi, quanto a calmare se stessa, in qualche modo.
Varric, accanto a loro, osservava in silenzio e mormorava rassicurazioni a Bianca, quando era chiaro come il sole che stava parlando con se stesso.
Un altro gemito di dolore uscì dalle labbra di Hawke. La luce bianca si era ormai fatta particolarmente intensa e lo avvolgeva quasi completamente.
Anders chiuse gli occhi e corrugò la fronte con evidente sforzo. Una goccia di sudore gli scivolò lungo la fronte.
Per qualche secondo sembrò che il tempo si fosse fermato, poi Anders riaprì di scatto gli occhi, allarmato. -No…- scosse la testa, evidentemente nel panico -No, per Andraste, no!- Riposizionò le mani piegandosi di più col busto verso il tavolo come a voler incrementare la forza dell’incantesimo. -No…no….no….-
Isabela e Varric si guardarono, allarmati, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di guardare Fenris.
L’elfo corrugò la fronte, nervoso e ora anche confuso.
Che sta succedendo?
La ferita sul fianco di Hawke era chiaramente guarita, ma allora perché Anders …?
La consapevolezza lo colpì come una pugnalata dritta al cuore. Spostò lo sguardo sul viso di Hawke, alla disperata ricerca di qualcosa che smentisse la sua paura; ma non vi trovò nulla: non c’era espressione, nemmeno una smorfia di dolore a incresparlo.
Scosse la testa, le labbra si schiusero per dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola.
-Cosa succede?- mormorò Isabela, dando voce ai suoi stessi pensieri.
-Biondino che ti prende?- chiese Varric
-Io…non…- Anders non riuscì a finire la frase che un singhiozzo gli scosse le spalle e abbassò la testa, sconfitto.
E’ in quel momento che Fenris esplode: troppa rabbia, troppo odio, gli corrode l’animo da anni, non c’è spazio per altro dolore.
Si divincola dalla stretta di Isabela e attraversa l’infermeria puntando dritto verso il mago. La piratessa non ha nemmeno il tempo di rendersi conto di cosa sta accadendo, fino a quando non vede l’elfo scattare verso Anders.
- Fenris!- urlò Isabella, ma era tutto fiato sprecato: niente poteva fermarlo.
Sentì che il suo cuore veniva corroso dalla tristezza e dalla frustrazione, dalla paura di essere di nuovo rimasto solo, di aver perso l’unica persona che lo avesse mai amato davvero…
Era tutta colpa del mago. Se lo avessero portato da qualcun altro, invece che da lui, se lo avessero curato normalmente invece di usare la magia…
-Maledetto mago bastardo!- urlò mentre tutti i segni di liryum che gli percorrono la pelle si illuminavano all’unisono. -ABOMINIO!-
-Elfo, fermo!- questa volta era la voce di Varric a chiamarlo, ma nuovamente non ci fece caso.
All’urlo di Varric, Anders alzò il viso, ma la mano di Fenris gli arrivò alla gola prima che potesse scostarsi, troncandogli il respiro.
-Che cosa gli hai fatto?- sibilò l’elfo -Dovevi salvarlo, non ucciderlo!-
Anders boccheggiò cercando aria -Mi …dispiace…- a mala pena riuscì a rispondere.
Strinse entrambe le mani intorno a quella di Fenris, cercando di fargli lasciare la presa, ma sembrava inutile.
La stretta si fece più forte, come una tenaglia. -La magia mi ha portato via ogni cosa… e ora anche Hawke- Il suo viso era una maschera di rabbia, in contrasto con gli occhi ricolmi di lacrime; una nota di isteria e disperazione gli vibrava nella voce. -E’ tutta colpa tua!- Nel momento in cui lo urlò, seppe che non si stava riferendo ad Anders, non era lui che biasimava per la morte di Hawke.
E’ tutta colpa mia. Questa era la verità.
Vide Isabela comparire al suo fianco, mentre allungava entrambe le braccia tentando di aiutare Anders. -Fenris, smettila, non è colpa sua! Lui ha cercato di salvarlo!- Cercava di farlo ragionare, nonostante nemmeno a lei fosse mai andato troppo a genio il guaritore.
Ma Fenris non ascoltava, non voleva ascoltare.
Le dita continuarono a stringere di più, sempre di più…. E sentì il respiro di Anders faticare sotto la sua stretta per arrivare ai polmoni.
Poi una voce lo fermò.
-Fen…ris…-
Un sussurro debole, appena udibile, ma abbastaza forte da fargli spalancare gli occhi per lo stupore.
Anche Anders assunse la stessa espressione stupita e per un attimo sembrò dimenticarsi dell’aria che non gli arriva ai polmoni.
Isabela si volta e guardare verso il tavolo su cui era steso il Campione. -Hawke!- esclamò scattando verso di lui.
-Hawke?- ripetè la voce di Varric alle sue spalle -Hawke, maledetta canaglia!- Lo sentì ridere, sollevato -Che ti avevo detto, Bianca? Non c’era niente di cui preoccuparsi!-
-Fen…ris…- di nuovo, il suo nome. Nonostante la debolezza Fenris capisce ciò che sta cercando di dirgli: “fermo”.
-Come vedi il biondino è stato bravissimo.-
Già, Hawke sta bene. Sta bene davvero!
Le dita dell’elfo lasciarono la presa e Anders crollò a terra tossendo, mentre i tatuaggi di lyrium incisi sulla pelle dello schiavo si spegnevano.
-Hawke!- Si precipitò accanto al compagno e lo toccò, come se non credesse ai propri occhi.
Hawke gli sorrise e per un lungo attimo sembrano esserci solo loro due. Poi l’umano corrugò la fronte -Cos’è successo?- chiese, confuso.
-Oh, niente di che… mi hai appena regalato una nuova storia da aggiungere alla tua leggenda- scherzò Varric dandogli una leggera pacca su una spalla. -Il Campione ritorna dalla morte aggiunse in tono plateale strappando all’altro una leggera risata. -Dubito però che ci sarei riuscito se non ci fosse stato Anders.- e nel dirlo lo cercò con lo sguardo, senza trovarlo. -Dov’è?-
Fenris storse le labbra, indeciso, poi si spostò, lasciando che Hawke vedesse dove si trovava il mago.
Si era lentamente rialzato, ma tossiva ancora. Sospirò profondamente nel tentativo di riprendere a respirare normalmente, poi si voltò verso Hawke.
-Non c’è di che Hawke- replicò alle sue parole -per te farei qualsiasi cosa, lo sai-
Per un attimo il suo sguardo incrociò quello di Fenris, ma non disse nulla, limitandosi a guardarlo con evidente disprezzo. -Devo andare- aggiunse qualche secondo dopo. Quindi si voltò e fece per andarsene.
-Anders- lo chiamò Hawke -aspetta, voglio ringraziarti-
Il mago deglutì e si fermò senza voltarsi.
-Grazie, amico mio-
-Non è stato nulla…- gli assicurò l’altro -ma..sta’ più attento la prossima volta. Magari sarà meglio che ti segua più spesso, così potrò curarti subito se ne avrai bisogno.- Tacque per qualche secondo, poi -immagino che per Isabela debba essere stato faticoso portarti fino qui.-
-Fenris mi ha aiutata- precisò Isabela -Non è stata colpa di nessuno: rischiamo ogni giorno tutti quanti e Hawke è stato solo sfortunato.-
-Io direi piuttosto che è stato fortunato ad arrivare qui in tempo la corresse Anders.
-Si ma--
-Smettetela- Nonostante gli costasse evidente fatica, Hawke riuscì ad alzare abbastanza la voce da fermare la discussione. -Isabela ha ragione. Faccio quello che faccio ogni giorno a mio rischio e pericolo e non è colpa di nessuno quello che mi è successo-
Sentendo quelle parole Anders non riuscì più a ricacciare indietro i propri pensieri e si voltò puntando un dito verso Fenris -Se lui non ci avesse invischiato nei suoi affari, quegli schiavisti non sarebbero mai venuti a tormentarci!-
Hawke prese aria per rispondere, ma l’elfo lo precedette. -Non sei nella posizione di accusare, mago, visto che ci stai mettendo tutti nei guai con questa tua paranoia verso i templari! Lo sanno tutti che i maghi sono pericolosi e che l’unico posto adatto a voi è il Circolo o la Forca!-
Prima che potesse aggiungere altro, sentì Hawke soffocare un gemito e si voltò. Si stava lentamente tirando a sedere aiutato da Isabela. -Grazie- le mormorò per poi voltarsi verso i due. Poggiò entrambe le mani sul bordo del tavolo e sospirò. -Fenris, Anders mi ha salvato la vita, se non fosse stato per la sua magia probabilmente sarei morto- precisò scandendo bene le parole perché fosse chiaro; poi guardò Anders. -Anders, ti prego di non dire che è colpa di Fenris ciò che è accaduto. Sono sicuro che anche lui si rende conto di aver esagerato a cercare di farti del male- Non era proprio convinto delle proprie ultime parole, perché conosceva l’elfo e sapeva quanto fosse incline all’odio, ma non poteva essere sicuro che al suo posto non avrebbe fatto lo stesso.
A quelle parole né Anders né Fenris replicarono nulla. Si guardarono, poi guardarono Hawke.
Dopo qualche secondo, Fenris schiuse le labbra e prense aria per parlare. -Io…- iniziò, ma si bloccò subito. Non credeva di avere esagerato e non avrebbe esitato ad uccidere Anders se Hawke non si fosse ripreso, ma forse lui aveva ragione, aveva esagerato. -Per questa volta ti chiedo scusa, mago- concesse alla fine con evidente fatica -ma non credere che esiterei ad ucciderti se me ne dessi motivo.-
Il mago sbuffò, amaro -Non saresti né il primo né l’ultimo.- replicò, per poi rivolgersi a Varric e Isabela -Portatelo a casa, ha bisogno di riposare: ho chiuso la ferita ma non posso ripristinare il sangue che ha perso.-
Entrambi annuirono, poi Isabela guardò Hawke. -Siamo qui fuori, quando vuoi andare- comunicò prima di allontanarsi insieme a Varric per lasciarli soli.
Anche Anders si allontanò, ma non prima di aver scoccato ad Hawke un’occhiata malinconica.
Rimasti soli, Fenris si voltò verso il compagno prendendogli il viso con entrambe le mani. -Come ti senti?- chiese preoccupato.
-Ho fame- replicò Hawke in tono scherzoso. L’altro lo guardò male. -Oh, andiamo, ho fame per davvero- si difese -e poi non è il caso di farne un dramma, no? Sono vivo, sto bene- scrollò le spalle, ma il movimento gli provocò una leggera fitta di dolore.
-Davvero?- chiese Fenris, scettico.
-Beh, devo riposare…l’ha detto anche il medico- disse accennando ad Anders che si era riseduto alla sua scrivania e aveva ripreso a scrivere. -Sei stato ingiusto con lui- aggiunse con una leggera nota di rimprovero.
-Ho già detto che mi dispiace-
-Lo so- Alzò gli occhi in quelli dell’elfo, e improvvisamente gli sembrò che fosse sull’orlo delle lacrime. Corrugò la fronte, interrogativo.
-Ho temuto di perderti…- mormorò Fenris in risposta alla sua espressione. -Mi sono sentito di nuovo solo …e perso- Deglutì ricacciando indietro il nodo che gli si era formato in gola mentre parlava.
Hawke emise uno sbuffo simile ad una risata e alzò una mano ad accarezzargli il viso. -Non ti lascio solo, Fenris- cercò di rassicurarlo -Non lo farei mai- Fece scivolare una mano dietro il suo collo e lo tirò verso di sé. Per qualche secondo rimase a guardarlo, i loro visi a pochissimi millimetri l’uno dall’altro; poi semplicemente si avvicinò e gli catturò le labbra in un bacio.
Mentre lo baciava Fenris si aggrappò a lui, come a volersi assicurare di poterlo tenere stretto a sé quanto voleva. Hawke sorrise contro le sue labbra e ricambiò la stretta.
Non era importante che Danarius fosse una minaccia alla sua vita, ma che lo fosse anche per Hawke non poteva sopportarlo. In quel momento, come mai prima di allora, sentì la determinazione ad ucciderlo crescere nel suo petto, così che finalmente avrebbe potuto dedicarsi completamente ad Hawke, all’unico uomo che avesse mai amato.
   
 
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