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Autore: Hikari93    25/07/2012    4 recensioni
Dedicata a SoraRoxas per il suo compleanno.
«Potrei provare a parlargli!» riprese.
«Gli hai già parlato ieri, dobe.»
Naruto boccheggiò, un po’ in difficoltà. «Beh… allora potrei riparlagli!»
«Hai intenzione di condurre una continua campagna di sensibilizzazione obbligata verso Hiashi Hyuuga? Dubito possa funzionare, non farai altro che aumentare il suo odio per te.»
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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A Benny, in occasione del suo diciannovesimo compleanno
Perché più tempo passa e più mi rendo conto che è una persona davvero speciale.

                                                                                      



 

Sasuke, abbiamo un problema!
[Lui, lei, l’altro e l’altro ancora: c’è soluzione?]

 
 
 
 

Naruto Uzumaki e Hinata Hyuuga.
L’incarnazione vivente del e vissero per sempre felici e contenti.
Hiashi Hyuuga.
Strega cattiva, al contempo padre di Hinata Hyuuga e peggior nemico di Naruto Uzumaki.
Sasuke Uchiha.
Individuo dalla dubbia sanità mentale, migliore amico di Naruto Uzumaki, nonché suo consigliere ufficiale; il folletto magico che aiuta i protagonisti delle storie con i suoi saggi consigli.

 
 
*

 
 
 

«Naruto-kun, scusalo, se puoi.»  Naruto fermò la sua chiacchiera allegra – che stava dicendo, poi? Mai come quella volta stava proprio parlando a vanvera, per non farsi vedere scoraggiato, per non farla preoccupare – e si voltò a mezzobusto verso Hinata, che distava da lui di pochi passi. Sembrava mortificata.
Perché Hinata come sempre lo aveva capito. Non erano bastate le sue parole vivaci, né i suoi discorsi di sertificata. Non riusciva a guardarlo nemmeno in faccia e si torturava le mani ancora sudate. «Mi spiace che sia finita così anche questa volta, N-Naruto-kun.»mpre e neppure i suoi convinti non fa nulla, si ricrederà! Oppure, la classica frase a effetto, di quelle che veramente facevano pensare che Naruto fosse in grado di fare qualunque cosa volesse semplicemente grazie alla sua determinazione: Ho convinto un villaggio, diceva, l’ho salvato più volte da nemici via via sempre più temibili, protetto le persone a me care, fermato quello psicotico nella Quarta Grande Guerra Ninja,  riportato il teme con noi, sono diventato Hokage e non riesco ad averla vinta contro Hiashi Hyuuga? Vedrai che è solo questione di tempo! Tempo e determinazione, Hinata-chan!
Hinata aveva capito che quella volta Naruto ci era rimasto davvero male. In realtà, il sorriso di Naruto era sempre un po’ più sbiadito quando uscivano dalla casata Hyuuga rispetto a quando entravano, ma in quell’occasione il non concederò mai la mia approvazione per una vostra relazione con mia figlia, Hokage-sama era stato più che sufficiente per spedire l’autostima di Naruto in bocca ai pescecani. Specialmente per quel sama impregnato di scherno e di cattiva ironia.
Hinata sospirò e avanzò di qualche passo: quando Naruto non controbatteva era grave, significava che non aveva più intenzione di mascherarsi e nascondersi perché era stato già scovato.
«Naruto-kun, se vuoi posso provare a parlargli io…  di nuovo» accennò timidamente e poco convinta. Lo avrebbe fatto con molto piacere e molta più determinazione di quanto non fosse stata capace, se fosse servito a qualcosa e soprattutto se non ci avesse già provato tantissime volte. Hinata aveva perdonato suo padre per tutto quello che le aveva fatto in passato, per come l’aveva trattata, per le parole che le aveva detto, per lo schifo che l’aveva fatta sentire, ma avvertiva chiaramente di provare un sentimento simile all’odio, o quantomeno al disappunto, verso di lui, per via del suo comportamento nei riguardi di Naruto.
Non sapeva per quale motivo suo padre si mostrasse così ostinato, ma poteva ipotizzare che restasse ancora saldamente ancorato al vecchio Naruto, quello un po’ scapestrato e combina guai. Quello un po’ immaturo, il Naruto che non esisteva più. Possibile che suo padre non se ne fosse accorto?
Alcune volte, poi, Hinata, anche se non voleva proprio pensare che fosse possibile, aveva la sensazione che suo padre non sopportasse Naruto anche per via del suo atteggiamento verso Sasuke Uchiha. A Hinata era chiaro che  il suo genitore vedesse di malocchio l’ultimo erede di quel famoso Clan, però… poteva essere che arrivasse a detestare Naruto perché aveva appoggiato Sasuke sempre e comunque, anche durante il processo che aveva subito? Non capiva. Naruto era suo amico, non l’aveva mai nascosto, e qualunque amico avrebbe fatto in quella maniera.
E poi… Hinata trovava profondamente ingiusto quanto detto quella sera da suo padre. Hiashi Hyuuga, infatti, aveva apertamente sostenuto che avrebbe preferito il giovane Kazekage al fianco di sua figlia, trovandolo un ragazzo molto più responsabile e decisamente più adatto per Hinata.
«Hinata-chan, non temere. Tempo e determinazione» si fece sentire Naruto dopo un po’ di tempo passato nel più totale silenzio, servito evidentemente per cercare una frase che potesse farlo sembrare convincente. Hinata fu distratta dai suoi pensieri, ma si riprese subito.
«Ma non lo trovo giusto, Naruto-kun!» Hinata non aveva proprio urlato, ma sicuramente aveva alzato la voce di molto, considerando la sua indole calma, e aveva mosso qualche altro passo verso Naruto, di scatto, presa dalle sue parole. «Mio pa-»
«Hinata-chan!» Naruto le aveva posato le braccia sulle spalle. «Non temere, ho un’idea!»
Hinata scoprì di nuovo quella luce negli occhi di Naruto, quella luce che per altri avrebbe significato un sommesso oh no, siamo nei guai. Ma non per lei, lei si fidava del suo Naruto-kun.
«E che cosa esattamente?» gli diede corda Hinata, meno tesa.
Naruto alzò l’indice davanti al suo naso, col fare di chi la sa lunga e la sa pure buona. «Chiederò aiuto al teme!»
«Sasuke-kun?» domandò Hinata un tantino incerta; non che non si fidasse… «come mai proprio a Sasuke-kun?»
«Suvvia, è il mio migliore amico, non potrà dirmi di no!» la fece semplice Naruto, «e poi solo una persona complicata e complessata può capire una persona complicata e complessata!» spiegò con naturalezza, annuendo felicemente di sé e per sé. Almeno finché non si accorse di aver dato del complicato e complessato nientedimeno che al suo – si sperava, almeno – futuro suocero, padre della persona che aveva di fronte, la stessa che, visto il suo personale cambiamento repentino di umore – dalla soddisfazione per la genialata improvvisa a uno scusa scusa scusa continuo –, non era riuscita a trattenere dei leggiadri risolini.
«Sei proprio buffo, Naruto-kun» gli sussurrò contro la sua spalla, visto che l’aveva stretto forte a sé – per farsi sentire, per fargli capire quanto gli fosse vicino e quanto e per quanto sempre lo sarebbe stata.
Ed era così che aveva avuto inizio quella conversazione, il giorno dopo…

 
 

*

 
 
 

«Teme, mi pare di averti chiesto solamente un consiglio. Sei il mio migliore amico, quin-»
«Quindi non significa che risolverò ogni tuo problema, dobe. Inoltre non mi interessa minimamente. E’ stato già troppo averti dato la mia opinione. Non chiedere altro.»
Naruto sbuffò, abbandonandosi ancora di più contro lo schienale della sedia su cui era seduto.
Davanti a lui, le montagne e montagne di scartoffie che avrebbe dovuto revisionare lo chiamavano, con l’intento di ricordargli che stanziavano nel suo ufficio già da qualche giorno, e che sarebbero aumentate sempre di più se non avesse fatto qualcosa – se non le avesse lette e firmate, magari. Ne afferrò una a caso e cominciò a sventolarsi, sperando che così, magari, una ventata in più d’aria fresca – c’era anche la finestra aperta, lì di fianco – gli suggerisse che fare, e che lo facesse bene, e non come Sasuke.
«Uffa. Non posso fare come dici tu, teme!» insistette ancora, con la convinzione che, vedendolo così in difficoltà, e in nome della loro vecchia, sempre nuova e solidissima amicizia, Sasuke lasciasse sciogliere il blocco di ghiaccio che gli faceva da pelle e sottopelle e si decidesse a proporgli une vera soluzione. O una che fosse quantomeno fattibile.
Sasuke, invece, contro ogni logica – di Naruto – scosse le spalle con fare innocente e strafottente insieme. «E perché?»
Naruto posò, sbattendolo con un po’ troppa forza, il foglio sulla scrivania, e sospirò lungamente. L’altra mano batteva ritmicamente sulla sua fronte in un gesto di incomprensione e rassegnazione insieme: Sasuke, quando si metteva di impegno, era più cocciuto di lui. «Non trovo che sia una buona idea avvalermi del mio titolo di Hokage e… obbligarlo ad accettarmi come fidanzato di sua figlia pena l’esclusione dal villaggio!» spiegò. D’impulso acchiappò la penna che stava rotolando via da quando, preso dal discorso, Naruto aveva battuto la mano sulla scrivania, e se la portò alle labbra. Ne mordicchiò il cappuccio. «Mi sembra un tantino esagerato, teme!»
«Con soggetti del genere non si può fare altro.»
Naruto preferì non obiettargli che lui per primo, da nukenin qual era stato, era entrato a far parte della cerchia degli squallidi e irrecuperabili – come Sasuke faceva capire di pensarne – soggetti del genere di cui lui stesso aveva parlato con tanto disprezzo. Preferì anche non pensare che quel suo modo di riferirsi a Hiashi Hyuuga, capoclan degli Hyuuga appunto, fosse legato ancora a quella fissa che Sasuke aveva dimostrato qualche tempo prima. Solo una volta, quand’era anche un po’ brillo e fuori di sé – più del normale –, Sasuke aveva accennato a parole a una certa ingiustizia nei confronti del suo clan. Per la serie: se il mio clan, ritenuto troppo pericoloso, grande e potente, è stato sterminato, per quale motivo lasciare in vita gli Hyuuga? Non si sa mai che facciano lo stesso. Meglio prevenire che curare.
Naruto, dopo quel breve excursus mentale, decise che non era il caso di aggiungere un altro grosso problema – Sasuke Uchiha – a quello che già aveva – Hiashi Hyuuga. C’avrebbe pensato in un secondo momento.
«Potrei provare a parlargli!» riprese.
«Gli hai già parlato ieri, dobe.»
Naruto boccheggiò, un po’ in difficoltà. «Beh… allora potrei riparlagli
«Hai intenzione di condurre una continua campagna di sensibilizzazione obbligata verso Hiashi Hyuuga? Dubito possa funzionare, non farai altro che aumentare il suo odio per te.»
Sasuke sembrava impassibile, e sembrava anche riempire di significato ogni parola che diceva. Come se la ritenesse verissima e sconfessabile. Guardava Naruto dritto in volto, aggiustandosi sistematicamente una ciocca di capelli che, sospinta dal vento che proveniva dalla finestra aperta, gli ricadeva sulla fronte, dandogli fastidio.
«E allora? Lascio perdere?» domandò Naruto avvilito.
«Potrebbe essere un’idea, non ti serve di certo l’approvazione altrui» chiarì Sasuke, facendo alzare di scatto la testa a un Naruto esterrefatto.
«Ma è suo padre» chiarì lentamente, come se la mente di Sasuke avesse bisogno di più tempo per racimolare l’informazione e comprenderla appieno.
«Lo so.»
«E quindi?» Naruto lo capiva sempre meno, anche se era suo amico. Anzi: il suo migliore amico.
«E quindi nulla, vale sempre lo stesso discorso.»
Forse domandare aiuto alla persona più complessata che avesse mai conosciuto non era stata proprio un’idea brillante. Ordinare a Hiashi Hyuuga di assoggettarsi al suo volere avrebbe fatto di lui una specie di dittatore, non un Hokage giusto e apprezzato, quello che da sempre aveva desiderato essere. Per Sasuke invece sembrava tutto così… naturale.
«Comunque l’idea di lasciar perdere non è male.»
Naruto lo fissò stupito quando lo sentì pronunciare quelle parole. Sasuke adesso non lo guardava più negli occhi, ma teneva il volto abbassato, come se volesse proteggersi e non volesse fargli capire che lo stava aiutando e che quello che stava per dire era ciò in cui credeva veramente. Era strano. Quando una persona mentiva non riusciva a essere naturale e a fissare dritto il suo interlocutore, mentre per Sasuke era l’opposto. Era la verità, la schiettezza, la sincerità che non gli consentiva di sentirsi completamente a suo agio, e questo Naruto lo aveva compreso. Lo esponevano troppo.
«Hiashi Hyuuga è solo un idiota, non merita nemmeno di essere considerato» disse. Naruto stava per rimbeccargli di non parlare in quei termini di qualcun altro – era più una prassi, in fondo anche lui condivideva quegli stessi pensieri, anche se nel suo caso si mostravano più attutiti –, ma Sasuke continuò il suo discorso senza consentirgli di aprire bocca. «I suoi saranno capricci, se non ti accetta adesso che sei diventato anche Hokage, il problema è suo, dobe, non tuo.»
Naruto non lo ringraziò per quanto detto, non era da lui – specialmente se a parlare era Sasuke – e il suo caro amico non l’avrebbe di certo apprezzato, in ogni caso; avevano un modo tutto loro di fare. Semplicemente, Naruto si alzò di scatto dalla sua postazione, come avrebbe fatto se ci fosse stato uno shinobi nemico, e si avvicinò velocemente a Sasuke, riempiendo la distanza tra loro con grandi falcate. Si sorprese del suo autocontrollo, quando scoprì di non essere saltato addirittura sulla scrivania dalla sorpresa, ma di averla soltanto aggirata.
«Mmm… non mi pare che tu abbia la febbre, teme» constatò, comparando con la mano la sua temperatura corporea e quella di Sasuke. «Devi aver bevuto allora!» Naruto si abbassò fino a far trovare il suo naso di fronte alla bocca dell’amico, cercando le tracce di un ipotetico bicchierino di saké che avrebbe ridotto Sasuke in quello stato pietoso di persona comune e quasi normale.
La vena pulsante che aveva decorato la fronte di Sasuke era stata un segnale chiarissimo: la – pochissima, inesistente, microbica – pazienza di Sasuke aveva raggiunto il limite già quando Naruto gli aveva spalmato la mano sulla fronte con tanto di cinque dita, stringendogliela come se avesse voluto staccargli la testa. Quello era troppo.
«Non avevo ancora finito di parlare, dobe, questo è tutto» spiegò con una calma tradita dal cazzotto che uno shinobi di cui non tutti si fidavano, ritenendolo ancora un potenziale assassino, aveva assestato in pieno volto proprio all’Hokage. Non era il massimo per riconquistarsi la fiducia del popolo, e se Sasuke fosse stato veramente o minimamente interessato a quella fiducia, avrebbe dovuto evitare quel gesto. Fortuna voleva che non gliene fregasse alcunché degli altri. «Hiashi Hyuuga è sì un idiota» aggiunse allora, « tuttavia non ti accetta perché è come te. Sì dobe, anche tu sei un idiota. E gli uguali si respingono, perciò non vi troverete mai bene, e per questo è meglio rinunciare a convincerlo.»
Naruto non aveva colto tutto delle parole di Sasuke – del resto Sasuke lo aveva scaraventato contro la scrivania, e il rumore dei libri che cadevano a terra per via dell’urto tra il suo corpo e il mobile non gli aveva concesso un ascolto nitido –, ma aveva capito abbastanza da avere chiaro il concetto.
Ancora saldamente inchiodato al pavimento, si massaggiò la testa, dietro la nuca, osservando la schiena di Sasuke che si allontanava.
«E’ per questo che sei il mio migliore amico, teme?» domandò di soppiatto, ridendo. Sapeva, infatti, quante noie provasse Sasuke nel dover ammettere di tenere a qualcuno o a qualcosa. E il loro legame non faceva eccezione.
La risposta di Sasuke fu eloquente: chiudersi la porta alle spalle con tutta la propria forza – fatto poi da uno dei ninja più potenti che ci fossero in circolazione… immaginarsi il risultato – provocò la caduta degli ultimi libri superstiti sulla scrivania, che ancora si tenevano in piedi per chissà quale miracolo di chissà quale Kami lassù. Ma, a modo suo – anzi, al modo di Sasuke Uchiha –, Sasuke aveva risposto proprio di sì, e Naruto non poté fare a meno di sorriderne e di sospirarne al tempo stesso: la nota di incertezza che aveva colto nella voce di Hinata, il giorno prima, assumeva tutto il suo significato in quel momento.
Non era che Hinata non si fidasse di Sasuke, quanto dei suoi metodi di risoluzione dei problemi. Bastava pensare che per vendicare la morte di suo fratello per colpa di Danzo e gli altri due anziani, aveva deciso di sterminare tutti senza alcuna distinzione, che fossero appena nati – senza colpe, innocenti – oppure comunque non colpevoli perché all’oscuro di tutto. Comunque era stato tutto dettato da un colpo di testa, e Naruto pensò di lasciar perdere quel paragone che aveva fatto un po’ a cuor leggero, ironizzando. Ciò non toglieva che le reazioni di Sasuke Uchiha, non era normali reazioni. Del resto, anche Sasuke Uchiha non era una persona troppo normale.
«E’ un poco esagerato il teme, vero, Hinata-chan?» chiese all’aria, allegro, osservando ancora i libri a terra e le varie scartoffie – tutte da riordinare, il teme me la pagherà! – che abbellivano il suo studio.
Sospirò ancora, rassegnato per i modi di fare del suo migliore amico ma non per Hiashi Hyuuga, che col tempo avrebbe sicuramente dovuto capire quanto ci tenesse a Hinata e al villaggio, e anche quanto valesse. L’unica soluzione, realizzò soltanto allora, era quella di essere se stessi, di non cambiare nulla e di continuare ad agire come aveva sempre fatto.
Vero, papà, mamma?
Lui era Naruto Uzumaki, figlio di Minato Namikaze e Kushina Uzumaki, non poteva e non voleva diventare un’altra persona per Hiashi Hyuuga. Altrimenti finiva che sarebbe sì piaciuto al capoclan ma non più a sua figlia!
 

 

*

 
 

Quel dobe… che vero idiota…
Sasuke sedeva di fronte al monumento eretto in onore di Itachi Uchiha. Alla fine tutti in quello schif… anzi no, a Konoha avevano conosciuto la verità sul conto di suo fratello, a partire dallo sterminio del Clan fino alla Quarta Grande Guerra Ninja. Fino a quando Itachi aveva dato il suo estremo contributo rilasciando l’Edo Tensei e…
Ti amerò per sempre.,
«Nii-san…»
Alzò gli occhi al cielo, li chiuse. Desiderò intensamente di rivedere Itachi per quella che chiamava, e si diceva sarebbe bastata, ultima volta. Un ultimo sfioro delle sue dita, una sola parola. Sentiva talmente tanto il bisogno di suo fratello che gli sarebbe bastato anche solo vederlo di svista.
Ma che bugiardo che era…
«Nii-san, tu avresti saputo consigliare quel dobe, vero?» domandò al vento, in un moto di interiore e infantile gelosia verso Itachi. Ancora.
Quell’atteggiamento serviva a farlo sentire meno solo, a fargli ricordare i vecchi tempi, e anche a fargli vivere – a farglieli immaginare – i tempi che non avevano potuto vivere insieme. Avevano sprecato nove anni di vita, di possibili legami, e se solo Sasuke ci pensava si sentiva male, e tornava a farsi vivo il mai morto sentimento di astio verso Konoha. Per sedarlo del tutto ci sarebbe voluto tempo, e molto. O forse Sasuke non ci sarebbe mai riuscito.
Senza che nemmeno se ne accorgesse, com’era prassi quando si recava lì, una lacrima gli solcò il viso, anche se la sua espressione rimase seria e composta come sempre, in un vano tentativo di mascherare quello che provava.
Talvolta, in quei momenti, gli pareva che una mano gli si posasse sulla spalla e gli battesse dei colpi. Talvolta gli pareva di sentire le sue labbra sui capelli e la sua voce rassicurante nelle orecchie.
Pazzia? Chissà.
Sasuke era un tipo molto razionale da quel punto di vista, tuttavia… non poté evitare di poggiare a sua volta, d’istinto, la mano sulla sua stessa spalla, dove aveva percepito quella sua presenza. E sorriderne, almeno un po’.
«Sì, lo so, nii-san» lo rassicurò, stringendo la sua spalla, simbolicamente la mano di Itachi, «ci sarai sempre, e come mi hai detto… mi amerai per sempre.»
 

 
 


 
 
 




 
 

Tanti auguri alla mia carissima Benny-Chan, a cui è interamente dedicata questa fanfiction! *_____*
Allora, la stesura di questa storia è stata controversa (beh, non tanto dai, ma questo termine è carino, LOL): inizialmente, ancor prima che cominciassi a scriverla, avevo l’idea di mettere pure un confronto tra Naruto e Hiashi. In pratica, doveva andare così: prima lo scambio di battute tra Naruto e Sasuke, poi l’incontro tra Hinata e Naruto e infine la cena a casa Hyuuga. Fine.
Però ho cambiato.
Perché?
Perché avevo cominciato e avevo visto che solo la parte di Naruto e Sasuke constava di quasi 1500 parole (sarebbe venuto fuori un racconto di chissà quante parole! A parte il fatto che ho dovuto scrivere pure la shot per Sasuke, quindi ho avuto poco tempo per preparare questa .////. (anche se alla fine è venuta lo stesso di quasi 3000 parole)), e poi mi sembrava un poco banale continuare da quel punto di vista, dato che erano cose già viste. Quindi l’avevo lasciata così (continuando, frattanto che scrivevo, a chiedere a Benny cosa ne pensasse del legame tra Naruto e Sasuke, senza dirle niente della storia U___U). Poi, però, mi sono detta: cavoli, una NaruHina senza una minima scenetta NaruHina? E per una super fan del pairing, poi?  Naaah, non mi convinceva proprio.
Quindi, ho inserito la scena iniziale, pensando di anticipare il momento NaruHina, piuttosto che farlo seguire alla discussione tra loro due. In pratica la storia è strutturata in tre parti diverse tra loro:
-Il momento NaruHina;
-Il momento Sasuke e Naruto (che come suggerisce il titolo resta comunque il tema principale della storia);
-E l’immancabile momento tra Itachi e Sasuke.
Ionon potevo non mettercelo, anche se piccolissimo! =w=
E poi a Benny piace Itachi, doveva esserci per forza! UwU (consideriamo pure che io amo amo amoscrivere di Sasuke in generale, soprattutto se affiancato a Itachi; ho unito l’utile al dilettevole, ecco! XD).
Rinnovando i miei auguri alla mia carissima amica, con la speranza che la storia sia stata di suo e di vostro gradimento, vi saluto, invitandovi a farmi sapere nel caso qualcosa non vada (anche se spero di no XD) o qualcosa non sia chiaro. ^___^
Sapete che sono sempre qui e sono sempre disponibile! ^.^
Grazie!



 

   
 
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