Il sole era già sorto da un pezzo, illuminando i tetti delle
case e insinuandosi fin dentro di esse.
Courtney si alzò subito, stranamente di buonumore; aveva
deciso: sarebbe partita per andare a quell’indirizzo scritto nella lettera.
Cominciò a preparare le valigie, riponendo con ordine
maniacale tutte le sue cose.
Dopo aver messo tutto l’occorrente, la ragazza chiuse la
valigia e prese dalla scrivania una foto:
Ritraeva lei e suo padre nel loro ultimo viaggio insieme.
Guardando quell’immagine, la mora sentì le lacrime uscire
un’altra volta; ma si trattenne.
Tolse la foto dalla sua cornice bianca e se la mise in
tasca.
All’improvviso, sentì il campanello suonare.
Corse in fretta verso la porta, trovando sull’uscio di essa
le sue due amiche.
Una era estremamente minuta, dai capelli biondo smorto e dai
grandi occhi color cobalto.
Indossava un grande maglione verde, una gonna nera e delle
calze viola.
L’altra aveva la carnagione cadaverica, gli occhi e i
capelli neri con ciocche blu notte.
Indossava un corpetto e una gonna nera, la classica gotica
insomma.
- Ciao Courtney, auguri e condoglianze per ieri. – Disse la
gotica, abbracciando forte l’amica e entrando in casa.
- Stai partendo per caso? – Domandò la bionda, indicando la
valigia abbandonata sulla soglia della camera di Courtney.
- No, insomma… - Non poteva nascondere qualcosa all’amica:
lei sapeva leggere dentro le persone e capirle subito, ed era per questo che
era sua amica; era una delle poche che la capivano.
La mora prese la lettera di Anabel e la diede alle due, che
cominciarono a leggerne il contenuto avidamente.
Dopo aver letto tutto, le due guardarono incuriosite
l’amica.
- Quindi stai andando a cercarlo, vero? – Mormorò la bionda,
sedendosi a terra, le gambe incrociate e gli occhi chiusi.
- Si Dawn, vuol dire che non ci vedremo per un po’. – Disse
con un filo di voce la mora, accasciandosi sul divano.
Seguirono minuti di silenzio, mentre le tre ragazze si
guardavano negli occhi.
- Veniamo con te! – Esclamò la gotica, interrompendo quel
silenzio.
- Venire con me? Gwen, sei sicura di sentirti bene? – Chiese
Courtney, poggiando una mano sulla fronte dell’amica; per controllare che non
avesse la febbre alta.
- Sto benissimo. Ragiona: hai due biglietti aerei, una di
noi va a comprarsi il terzo ed è fatta. –
La mora abbassò lo sguardo: avrebbe voluto far quel viaggio
da sola…
- Noi non ti lasceremo sola, non adesso. – Sussurrò Dawn,
poggiando una mano sulla spalla dell’amica.
Courtney alzò teatralmente le mani al cielo, in segno di
resa; diede il secondo biglietto alle due e le abbracciò forte: non poteva
scegliersi delle amiche migliori di loro.
- Allora, quando parte l’aereo? – Chiese Raggio di luna,
liberandosi dall’abbraccio della mora.
- Oggi pomeriggio. –
***
Courtney guardava soprappensiero fuori dal finestrino
dell’aereo: si stava immaginando il suo ipotetico fratello; se l’era già
figurato con i capelli castani, la carnagione bianca e gli occhi grigi.
Era talmente curiosa di trovarlo, che per tutto il viaggio
rimase con la testa fra le nuvole; senza sentire una sola parola che le
rivolgevano le sue amiche. Si chiedeva insistentemente se quel ragazzo dagli
occhi grigi l’avrebbe accolta nella sua vita a braccia aperte: sapeva che non
era al corrente della sua esistenza, e di sicuro non avrebbe accettato la
novità tanto facilmente; quindi la ragazza fece appello a tutta la sua buona
volontà e pazienza per affrontare quell’imminente incontro.
Dopo aver recuperato le proprie valigie, le ragazze s’incamminarono
per le strade della città, alla ricerca di quell’indirizzo.
Dopo un paio d’ore passate in giro, finalmente la trovarono:
Una piccola villetta, dal giardino incolto, dalla porta
abbandonata su una parete e dall’aria abbandonata.
Le tre amiche entrarono silenziosamente in casa, trovando
all’interno mobili in legno attaccati dalle termiti e un inconfondibile odore
di muffa.
- Che ci fate qui dentro voi tre? – Sibilò una voce alle
loro spalle.
Le ragazze si girarono di scatto, verso di essa; davanti a
loro c’era un vecchio dalla barba ispida, dagli occhi incavati e dal naso adunco.
- Stavamo cercando la proprietaria, Anabel. – Mormorò Courtney,
tenendo d’occhio ogni movimento del vecchio.
- Anabel?!? Che vi siete bevuti? Quella povera donna è morta
dieci anni fa! – Esclamò l’uomo, sghignazzando all’affermazione della mora.
- Come morta? E dov’è suo figlio? – Chiese Gwen; a quell’affermazione,
il vecchio smise immediatamente di ridere e trasformò il suo sorriso in una
smorfia di disgusto.
- Quel monellaccio è dove doveva mandarlo la madre appena
nato: all’orfanotrofio. Sapete che vi dico? Per me dovevano mandarlo in una
scuola militare, lì gli avrebbero insegnato le buone maniere. –
Il gruppo rimase per un po’ in silenzio, finché…
- Può darci l’indirizzo di questo orfanotrofio, per favore. –
Pigolò Dawn, rivolgendo un dolce sorriso all’uomo.
Il vecchio sbuffò sonoramente e diede indicazioni
dettagliate sull’ubicazione dell’orfanotrofio.
Le ragazze corsero in fretta verso quell’edificio, seguendo
le indicazioni dell’uomo.
Dopo un paio di chilometri, si trovarono davanti un immenso
edificio.
Aveva le pareti grigie e il tetto dalle mattonelle rosse, sbiadite
dal tempo.
Entrarono in fretta, trovandosi in un ingresso dall’pavimento
bianco latte e dai mobili neri.
Le tre si avvicinarono ad una donna sui quarant’anni, dai
capelli neri e dagli occhi verde chiarissimo.
- Buongiorno Mrs. Fletcher, volevamo vedere un ragazzo, si
chiama Scott. – Disse Courtney, leggendo il nome della donna dal cartellino che
aveva appuntato al petto.
- Scott? Oh mi dispiace, possono fargli visita solo i
parenti e poi, se ne andato. – A quella affermazione, la mora cercò in tutti i
modi di rimanere calma; senza però riuscirci molto.
- Come andato!?! E dove diamine sarebbe andato? – Sbraitò Courtney.
- La prego di non urlare, se non vuole che la cacci via. Comunque
il ragazzo ha compiuto sedici anni, è maggiorenne e non posso più tenerlo con
noi. Se davvero lo vuole sapere, non so dove sia andato, ma sembrava molto
felice quando ci ha lasciati. E poi a lei che interessa? – Rispose la donna,
guardando dritto negli occhi la mora.
- Sono sua sorella! – Urlò Courtney, in preda all’esasperazione.
- Quindi lei è Courtney? – Chiese la donna, sgranando gli
occhi.
- Si, come fa a conoscermi? – Mormorò la ragazza, sorpresa
del fatto che la donna conoscesse il suo nome.
- Quando Scott è arrivato qui, aveva con se una lettera che
la madre gli aveva dato prima di morire. Qualche giorno fa l’ho spedita a te,
con i biglietti aerei che Anabel faceva cenno della lettera. Purtroppo sei
arrivata troppo tardi, non sono riuscita a trattenerlo neanche un giorno in
più. Mi dispiace. – Disse Mrs. Fletcher, fulminando con lo sguardo un gruppo di
bambini che correva nell’ingresso.
- Ma lui ha mai letto la lettera? –
- No. Non ha più voluto parlare della madre da quando è
venuto qui. Ora, se volete scusarmi. – Concluse la donna, lasciando le tre
amiche sole.
Courtney abbassò la testa avvilita: se solo fosse arrivata
prima…
All’improvviso sentì qualcuno strattonarle la maglietta per
richiede attenzione, la ragazza si girò e vide vicino a lei un bambino biondo e
dagli occhi neri.
- Io so dov’è andato, nell’ultimo periodo non parlava d’altro.
– Sussurrò il bambino.
- Come ti chiami? – Chiese dolcemente Dawn, accarezzando il
bambino..
- Tom, signorina. – Rispose subito.
- Bene Tom, ci puoi dire dov’è andato? – Chiese un po’
impazientemente Courtney.
- A Rio! In tempo per il Carnevale. – Disse Tom, prima di
correre via dopo aver visto la direttrice tornare.
Le tre amiche uscirono dall’orfanotrofio e Courtney si
sedette sulla scalinata dell’edificio sconsolata.
- Rio, Rio, Rio! Non lo troveremo mai! – Blaterava la
ragazza, massaggiandosi nervosamente le tempie.
- Non fare così, la Courtney che conosco non si arrende alle
prime difficoltà! È partito per Rio, pazienza! Prendiamo un aereo e andiamo a
cercarlo! – Disse decisa Gwen, scrollando le spalle dell’amica per farla
reagire.
- Come se non nemmeno una sua foto! – Urlò spazientita Courtney.
Si mise nervosamente le mani in tasca, trovando qualcos’altro
che la foto che aveva portato da casa.
Trovò un’altra foto: ritraeva un ragazzo dai capelli rossi e
dagli occhi grigi, intento ad intagnare un legnetto, sotto un albero all’ombra.
- Credo proprio che Tom ti abbia voluto fare un regalo. –
Trillò Raggio di luna, guardandola anch’essa.
- Bene, abbiamo una sua foto. Che aspettiamo? Vuoi o non
vuoi ritrovarlo? – Chiese la gotica, nel tentativo di risvegliare la
determinazione della mora.
- Hai ragione! Andiamo a Rio! – Esclamò Courtney, prima di
correre verso l’aeroporto, seguita delle sue due amiche.
Angolo dell'autrice:
Ve l'avevo detto che il secondo capitolo sarebbe stato sensazionele!!!!
Preparatevi alla Samba, ai colori sgargianti e agli imprevisti!
Per Otherkin non dovrete spettare molto, mia mamma lavorerà tutto il giorno domani ;)
Quindi... FESTA!!!!!!
Un bacione^^
Ogghy