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Autore: _SamanthadettaSam_    25/07/2012    6 recensioni
"Courtney si alzò a fatica dal letto, quella mattina. Quel giorno doveva essere il più bello della sua vita, invece era diventato il più brutto."
Una long su un'accoppiata di personaggi alquanto irreale, leggete fan! ^^
Enjoy it!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alejandro, Courtney, Dawn, Gwen, Scott
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Cara Courntey... - Capirolo 2

Il sole era già sorto da un pezzo, illuminando i tetti delle case e insinuandosi fin dentro di esse.
Courtney si alzò subito, stranamente di buonumore; aveva deciso: sarebbe partita per andare a quell’indirizzo scritto nella lettera.
Cominciò a preparare le valigie, riponendo con ordine maniacale tutte le sue cose.
Dopo aver messo tutto l’occorrente, la ragazza chiuse la valigia e prese dalla scrivania una foto:
Ritraeva lei e suo padre nel loro ultimo viaggio insieme.
Guardando quell’immagine, la mora sentì le lacrime uscire un’altra volta; ma si trattenne.
Tolse la foto dalla sua cornice bianca e se la mise in tasca.
All’improvviso, sentì il campanello suonare.
Corse in fretta verso la porta, trovando sull’uscio di essa le sue due amiche.
Una era estremamente minuta, dai capelli biondo smorto e dai grandi occhi color cobalto.
Indossava un grande maglione verde, una gonna nera e delle calze viola.
L’altra aveva la carnagione cadaverica, gli occhi e i capelli neri con ciocche blu notte.
Indossava un corpetto e una gonna nera, la classica gotica insomma.
- Ciao Courtney, auguri e condoglianze per ieri. – Disse la gotica, abbracciando forte l’amica e entrando in casa.
- Stai partendo per caso? – Domandò la bionda, indicando la valigia abbandonata sulla soglia della camera di Courtney.
- No, insomma… - Non poteva nascondere qualcosa all’amica: lei sapeva leggere dentro le persone e capirle subito, ed era per questo che era sua amica; era una delle poche che la capivano.
La mora prese la lettera di Anabel e la diede alle due, che cominciarono a leggerne il contenuto avidamente.
Dopo aver letto tutto, le due guardarono incuriosite l’amica.
- Quindi stai andando a cercarlo, vero? – Mormorò la bionda, sedendosi a terra, le gambe incrociate e gli occhi chiusi.
- Si Dawn, vuol dire che non ci vedremo per un po’. – Disse con un filo di voce la mora, accasciandosi sul divano.
Seguirono minuti di silenzio, mentre le tre ragazze si guardavano negli occhi.
- Veniamo con te! – Esclamò la gotica, interrompendo quel silenzio.
- Venire con me? Gwen, sei sicura di sentirti bene? – Chiese Courtney, poggiando una mano sulla fronte dell’amica; per controllare che non avesse la febbre alta.
- Sto benissimo. Ragiona: hai due biglietti aerei, una di noi va a comprarsi il terzo ed è fatta. –
La mora abbassò lo sguardo: avrebbe voluto far quel viaggio da sola…
- Noi non ti lasceremo sola, non adesso. – Sussurrò Dawn, poggiando una mano sulla spalla dell’amica.
Courtney alzò teatralmente le mani al cielo, in segno di resa; diede il secondo biglietto alle due e le abbracciò forte: non poteva scegliersi delle amiche migliori di loro.
- Allora, quando parte l’aereo? – Chiese Raggio di luna, liberandosi dall’abbraccio della mora.
- Oggi pomeriggio. –

 

***

 

Courtney guardava soprappensiero fuori dal finestrino dell’aereo: si stava immaginando il suo ipotetico fratello; se l’era già figurato con i capelli castani, la carnagione bianca e gli occhi grigi.
Era talmente curiosa di trovarlo, che per tutto il viaggio rimase con la testa fra le nuvole; senza sentire una sola parola che le rivolgevano le sue amiche. Si chiedeva insistentemente se quel ragazzo dagli occhi grigi l’avrebbe accolta nella sua vita a braccia aperte: sapeva che non era al corrente della sua esistenza, e di sicuro non avrebbe accettato la novità tanto facilmente; quindi la ragazza fece appello a tutta la sua buona volontà e pazienza per affrontare quell’imminente incontro.
Dopo aver recuperato le proprie valigie, le ragazze s’incamminarono per le strade della città, alla ricerca di quell’indirizzo.
Dopo un paio d’ore passate in giro, finalmente la trovarono:
Una piccola villetta, dal giardino incolto, dalla porta abbandonata su una parete e dall’aria abbandonata.
Le tre amiche entrarono silenziosamente in casa, trovando all’interno mobili in legno attaccati dalle termiti e un inconfondibile odore di muffa.
- Che ci fate qui dentro voi tre? – Sibilò una voce alle loro spalle.
Le ragazze si girarono di scatto, verso di essa; davanti a loro c’era un vecchio dalla barba ispida, dagli occhi incavati e dal naso adunco.
- Stavamo cercando la proprietaria, Anabel. – Mormorò Courtney, tenendo d’occhio ogni movimento del vecchio.
- Anabel?!? Che vi siete bevuti? Quella povera donna è morta dieci anni fa! – Esclamò l’uomo, sghignazzando all’affermazione della mora.
- Come morta? E dov’è suo figlio? – Chiese Gwen; a quell’affermazione, il vecchio smise immediatamente di ridere e trasformò il suo sorriso in una smorfia di disgusto.
- Quel monellaccio è dove doveva mandarlo la madre appena nato: all’orfanotrofio. Sapete che vi dico? Per me dovevano mandarlo in una scuola militare, lì gli avrebbero insegnato le buone maniere. –
Il gruppo rimase per un po’ in silenzio, finché…
- Può darci l’indirizzo di questo orfanotrofio, per favore. – Pigolò Dawn, rivolgendo un dolce sorriso all’uomo.
Il vecchio sbuffò sonoramente e diede indicazioni dettagliate sull’ubicazione dell’orfanotrofio.
Le ragazze corsero in fretta verso quell’edificio, seguendo le indicazioni dell’uomo.
Dopo un paio di chilometri, si trovarono davanti un immenso edificio.
Aveva le pareti grigie e il tetto dalle mattonelle rosse, sbiadite dal tempo.
Entrarono in fretta, trovandosi in un ingresso dall’pavimento bianco latte e dai mobili neri.
Le tre si avvicinarono ad una donna sui quarant’anni, dai capelli neri e dagli occhi verde chiarissimo.
- Buongiorno Mrs. Fletcher, volevamo vedere un ragazzo, si chiama Scott. – Disse Courtney, leggendo il nome della donna dal cartellino che aveva appuntato al petto.
- Scott? Oh mi dispiace, possono fargli visita solo i parenti e poi, se ne andato. – A quella affermazione, la mora cercò in tutti i modi di rimanere calma; senza però riuscirci molto.
- Come andato!?! E dove diamine sarebbe andato? – Sbraitò Courtney.
- La prego di non urlare, se non vuole che la cacci via. Comunque il ragazzo ha compiuto sedici anni, è maggiorenne e non posso più tenerlo con noi. Se davvero lo vuole sapere, non so dove sia andato, ma sembrava molto felice quando ci ha lasciati. E poi a lei che interessa? – Rispose la donna, guardando dritto negli occhi la mora.
- Sono sua sorella! – Urlò Courtney, in preda all’esasperazione.
- Quindi lei è Courtney? – Chiese la donna, sgranando gli occhi.
- Si, come fa a conoscermi? – Mormorò la ragazza, sorpresa del fatto che la donna conoscesse il suo nome.
- Quando Scott è arrivato qui, aveva con se una lettera che la madre gli aveva dato prima di morire. Qualche giorno fa l’ho spedita a te, con i biglietti aerei che Anabel faceva cenno della lettera. Purtroppo sei arrivata troppo tardi, non sono riuscita a trattenerlo neanche un giorno in più. Mi dispiace. – Disse Mrs. Fletcher, fulminando con lo sguardo un gruppo di bambini che correva nell’ingresso.
- Ma lui ha mai letto la lettera? –
- No. Non ha più voluto parlare della madre da quando è venuto qui. Ora, se volete scusarmi. – Concluse la donna, lasciando le tre amiche sole.
Courtney abbassò la testa avvilita: se solo fosse arrivata prima…
All’improvviso sentì qualcuno strattonarle la maglietta per richiede attenzione, la ragazza si girò e vide vicino a lei un bambino biondo e dagli occhi neri.
- Io so dov’è andato, nell’ultimo periodo non parlava d’altro. – Sussurrò il bambino.
- Come ti chiami? – Chiese dolcemente Dawn, accarezzando il bambino..
- Tom, signorina. – Rispose subito.
- Bene Tom, ci puoi dire dov’è andato? – Chiese un po’ impazientemente Courtney.
- A Rio! In tempo per il Carnevale. – Disse Tom, prima di correre via dopo aver visto la direttrice tornare.
Le tre amiche uscirono dall’orfanotrofio e Courtney si sedette sulla scalinata dell’edificio sconsolata.
- Rio, Rio, Rio! Non lo troveremo mai! – Blaterava la ragazza, massaggiandosi nervosamente le tempie.
- Non fare così, la Courtney che conosco non si arrende alle prime difficoltà! È partito per Rio, pazienza! Prendiamo un aereo e andiamo a cercarlo! – Disse decisa Gwen, scrollando le spalle dell’amica per farla reagire.
- Come se non nemmeno una sua foto! – Urlò spazientita Courtney.
Si mise nervosamente le mani in tasca, trovando qualcos’altro che la foto che aveva portato da casa.
Trovò un’altra foto: ritraeva un ragazzo dai capelli rossi e dagli occhi grigi, intento ad intagnare un legnetto, sotto un albero all’ombra.
- Credo proprio che Tom ti abbia voluto fare un regalo. – Trillò Raggio di luna, guardandola anch’essa.
- Bene, abbiamo una sua foto. Che aspettiamo? Vuoi o non vuoi ritrovarlo? – Chiese la gotica, nel tentativo di risvegliare la determinazione della mora.
- Hai ragione! Andiamo a Rio! – Esclamò Courtney, prima di correre verso l’aeroporto, seguita delle sue due amiche.

Angolo dell'autrice:

Ve l'avevo detto che il secondo capitolo sarebbe stato sensazionele!!!!
Preparatevi alla Samba, ai colori sgargianti e agli imprevisti!
Per Otherkin non dovrete spettare molto, mia mamma lavorerà tutto il giorno domani ;)
Quindi... FESTA!!!!!!
Un bacione^^

Ogghy

   
 
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