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Autore: Il Rilegatore    25/07/2012    5 recensioni
- Drake scese dallo scuolabus sistemandosi la giacca e notò subito la figura di Nick che si avvicinava al marciapiede guardando in basso. Indossò il falso viso arrabbiato e giudicatore e si incamminò deciso verso il migliore amico, con i soliti passi lenti e decisi, mentre l’altro sembrava attendere con impazienza l’ora del giudizio. Non appena si trovarono abbastanza vicini Drake aprì la bocca per iniziare a sparare qualche parolaccia all’amico ritardatario, ma subito lo investì un odore, uno strano aroma che lo mandò per pochi attimi in visibilio e gli fece dimenticare che in quel momento doveva strigliare Nick. “E’ strano, ha sempre questo odore quando perde lo scuolabus e me lo ritrovo a scuola.” -
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

CAPITOLO I

 27 settembre 2011, 7.30

Annapolis, Maryland

 

Appena lo scuolabus si fermò Drake tolse la sua cartella dal sedile accanto con un gesto stanco. Era uno dei tanti gesti meccanici che faceva per abitudine, mentre ancora assonnato rimuginava sui pensieri mattutini che in un modo o nell’altro lo aiutavano a uscire dal letargo. Trovava assurdi i suoi momenti di riflessione, arrivavano sempre nelle situazioni più strane: la mattina, per esempio, erano quelli che lo occupavano almeno fino all’inizio delle lezioni. Quando aveva gente a cena, più o meno alla seconda portata, si ritrovava a fissare il vuoto filosofeggiando su argomenti improbabili; mentre sceglieva i vestiti da mettere la sera si fermava davanti allo specchio e guardava la sua immagine riflessa, a volte per minuti interi, per poi riprendersi con un lieve sobbalzo ritornando confuso nella vita reale. Era strano, sua madre lo chiamava il “filosofo dei poveri”, tanto per prenderlo in giro...

D’un tratto Drake si accorse che il silenzio lo invadeva. Si riscosse non appena notò che la canzone era finita, cercò l’i-pod che era caduto da qualche parte tra i due sedili, appeso per le cuffie ancorate alle orecchie. Fu in quel momento che si accorse che lo scuolabus era partito e il posto accanto al suo era vuoto. “Quel fottuto idiota, l’ha perso di nuovo!” pensò ridendo, mentre appoggiava di nuovo la cartella sul sedile abbandonato e pensava ad un’altra canzone da scegliere prima di arrivare a scuola.

 

“Merda, è tardi! Non posso perderlo anche oggi!”. Nick cercava affannato il libro di matematica tra i boxer e i calzini, in quel cassetto che ormai non sapeva più cosa contenesse. “Devo decidermi a riordinare questa stanza, vacca boia! Che palle, non posso perderlo anche oggi! Si insospettirà!” diceva, mentre con una mano tastava sotto il letto, tra una palla e lo skateboard rotto, non trovando il beneamato volume di aritmetica. “Continuerà a fare domande, e poi si incazza sempre quando perdo lo scuolabus.. Mi ammazzerà un giorno o l’altro!”. Trovato, sotto al piatto con il sandwich mezzo masticato del giorno prima, proprio sotto il tovagliolo. Il tempo di mettere il libro nello zaino e uscire di casa correndo mentre con una mano tentava di chiudere la cartella, per ritrovarsi in fondo al viale e vedere lo scuolabus che ripartiva. “Cazzo, anche oggi! Sono morto! ... devo smetterla di dire parolacce!”, e fu questo il pensiero che tormentò Nick, prima di tornare in casa scoraggiato. “Bé, questa volta ci vuole una scusa valida!”. Via le scarpe, la maglietta e i jeans, rapido controllo per non incontrare la domestica, via anche l’intimo. Appoggiato tutto il vestiario nella tracolla, Nick uscì dal retro, dirigendosi verso il parco che circondava casa sua.

 

Jack, il vecchio bidello della Senior High School, era tutto intento a svuotare i secchi appena usati per l’ultima passata ai pavimenti della scuola, fuori dall’uscita di servizio che da sul campo da baseball. “Proprio una bella giornata, e che sole per essere a settembre. Peccato che per il week-end diano pioggia, e addirittura tempora...” fu in quel millesimo di secondo che vide qualcosa correre fino a dietro un cespuglio, appena fuori dal recinto della scuola, nella foresta. Sembrava una figura scura, un po’ più alta di un umano, e più grossa. Avrebbe detto un animale feroce, ma gli sembrava strano, così vicini alla città. Si avvicinò per controllare, ma vide che niente si muoveva dietro agli arbusti. “Eh, povero vecchio, ora anche le allucinazioni... Serve una pensione qui!” pensò Jack ritornando verso l’istituto, pronto per l’inizio della giornata. Se si fosse girato, prima di entrare a scuola, avrebbe scorto la figura di Nick uscire dalla foresta, con i vestiti un po’ disordinati, e qualche foglia tra i capelli. Si riordinò alla meglio e guardò l’orologio dirigendosi verso la strada: “Ho ancora un paio di minuti, vediamo quale balla non gli ho ancora raccontato...”

 

Drake scese dallo scuolabus sistemandosi la giacca e notò subito la figura di Nick che si avvicinava al marciapiede guardando in basso. Indossò il falso viso arrabbiato e giudicatore e si incamminò deciso verso il migliore amico, con i soliti passi lenti e decisi, mentre l’altro sembrava attendere con impazienza l’ora del giudizio. Non appena si trovarono abbastanza vicini Drake aprì la bocca per iniziare a sparare qualche parolaccia all’amico ritardatario, ma subito lo investì un odore, uno strano aroma che lo mandò per pochi attimi in visibilio e gli fece dimenticare che in quel momento doveva strigliare Nick. “E’ strano, ha sempre questo odore quando perde lo scuolabus e me lo ritrovo a scuola.” fu il pensiero che lo riportò al mondo reale, ma ormai l’amico aveva già iniziato a chiedergli scusa per l’ennesimo ritardo, raccontando qualcosa sul fatto che la sorellina Violet non trovasse il peluche e che per questo continuava a piangere. Aveva addirittura pensato a una scusa abbastanza credibile, Drake non poteva che perdonarlo. «Sì, sì, non preoccuparti! Non fa niente, almeno sono stato più comodo io brutto idiota!». Nick rise, con un’espressione finalmente serena, e insieme si incamminarono verso il cancello della Senior High School. «Che poi, come cacchio fai ad arrivare sempre prima dello scuolabus?» chiese Drake, la domanda che si poneva da sempre, senza mai ottenere una risposta; «Mmh... I miei, mio padre mi ha portato prima di andare al lavoro... sai che lui corre in auto!». La solita risposta, falsa. Drake sapeva che il padre di Nick andava al lavoro molto prima delle 7.30, ma ormai non faceva più caso alla stessa bugia che il migliore amico gli raccontava. Non voleva forzarlo, sarebbe stato stupido, quando Nick sarebbe stato pronto gli avrebbe detto la verità. Non voleva pretendere troppo, e tantomeno osare troppo, specialmente dopo quell’estate, e ciò che era successo quell’estate; Drake sapeva che era cambiato qualcosa, l’aveva capito, e ormai l’aveva metabolizzato, ma non poteva correre troppi rischi. Doveva dare a Nick il tempo di capire, non sapeva quanto dovesse aspettare, l’amico sapeva essere molto imprevedibile quando si trattava di tempi. A volte era così rapido a comprendere le situazioni che Drake si spaventava; un sesto senso incredibile che lo portava a capire quello che gli si chiedeva ancora prima che gli si fosse posta la domanda, ed era abbastanza comodo quando il troppo timido Drake aveva paura, o vergogna a chiedergli qualcosa. Poi invece c’erano momenti in cui sembrava non accorgersi di niente, il buio più totale su quello che stava succedendo, e in quel periodo Nick sembrava proprio vivere nell’ignoranza assoluta di tutto ciò che gli stava accadendo attorno.

«Allora Drake, ci sei oggi?» quella voce melodiosa, la conosceva bene! Veronique, cara amica, nonché capo cheerleader. «Ti ricordo che dobbiamo provare la nuova coreografia, ci servi caro maschietto!» disse la ragazza sorridendogli. «Come potrei mancare, Veh? Mi uccideresti dopotutto.» «Infatti, quindi vedi di non tardare! Buona giornata tesoro! Ciao Nick.»

Un lungo momento di silenzio pervase i due dopo che la ragazza se ne andò. Non era un silenzio imbarazzante, più che altro era preparatorio: Drake sapeva cosa avrebbe detto Nick, e Nick sapeva che quello che avrebbe detto avrebbe dato fastidio a Drake; ora, tutto stava nel cominciare la solita discussione.

«Non dirlo. È inutile, e lo sai.» decise di iniziare Drake «Non mi farai cambiare idea. Qualunque cosa tu dica.»

«Comunque non ho detto niente.» Ribatté l’altro.

«L’hai pensato, l’ho visto dagli occhi. Non sono scemo.»

«Senti... sai come la penso, non apriamo la solita discussione...»

«So che cosa pensi, è proprio per questo che non puoi pretendere che faccia finta di niente!»

«Drake, cosa ci posso fare se secondo me un ragazzo che fa il cheerleader è una cosa... strana? Non puoi dire che non lo sia, quanti ragazzi conosci che fanno quello sport?»

«Tutte le scuole hanno almeno un cheerleader maschio, lo sai! E poi non capisco che problemi ci siano, dopotutto devo tenere delle ragazze in aria! Che male c’è?»

«Non è visto come uno sport molto...»

Tentennava, voleva usare il termine più giusto, o meno sbagliato «... mascolino?!»

Drake rispose secco «Non mi interessa. Deve piacere a me, e a me piace. Cosa mi può interessare di quello che dicono gli altri?» e qui la conversazione sarebbe finita, qualche minuto di silenzio e poi si sarebbe aperto qualche altro discorso. O almeno, così accadeva di solito. Ma Nick voleva uscire dagli schemi quella mattina, e non lasciare l’ultima parola al migliore amico.

«E invece dovrebbe interessarti. Insomma, come fai a vivere in una città e fregartene se tutti ti prendono in giro per lo sport che fai? Non riesco a capire perché la cosa non ti turbi!»

«Perché se dovessi fare le mie scelte in base all’opinione pubblica quelle scelte non sarebbero più mie, Nick! Insomma, come fai a non capire? Si tratta di uno sport, non deve condizionare tutta la mia vita per forza! E poi parli come se fossi un passivo che i bulli perseguitano ogni giorno!» Drake era deciso a terminare quella discussione, ed uscirne vincitore. Per quanto volesse bene a Nick doveva fargli capire che la sua vita era gestibile solo da se stesso.

«Il fatto che non sei “soggetto a violenze” non vuol dire che gli altri non sparlino di te» Nick, eterno paranoico, non voleva di certo limitare le libertà dell’amico, era solo sinceramente preoccupato per lui.

«E tu lasciali parlare, prima o poi si stuferanno e troveranno qualcosa di più divertente. Tu dai troppa importanza ai pettegolezzi.»

« Io non do troppa importanza ai pettegolezzi, semplicemente non li sottovaluto come fai tu!»

«Ma ti prego, ogni volta che fai qualcosa ti chiedi cosa ne penserebbe l’intera scuola di te, basi le tue scelte su quello che gli altri potrebbero dire!»

«Io baso le mie scelte sul mio stile di vita, è che tento anche di conformarmi il più possibile alla società.»

«Sì, come no!»

«Non ci credi? Senti caro, a me basterebbe essere convinto di una cosa e volerla, a questo punto me ne fregherei dell’opinione pubblica.»

«Qualunque cosa?» Drake sembrava, era veramente colpito.

«Qualunque cosa!» Nick era sicuro, non poteva di certo passare per la pecora che segue il gregge. Non lo era, e doveva dimostrarlo.

Drake iniziò a sudare freddo, i suoi pensieri diventavano pesanti e non riusciva più a trattenersi «Quindi per esempio...» Non credeva davvero che lo stesse per dire. Non poteva dirlo, troppo azzardato. Non doveva dirlo, troppo sbagliato! Ma ormai la frase stava prendendo forma sulle sue labbra, e Nick era troppo attento per non capirla, anche se Drake si fosse zittito all’improvviso. «... per te non ci sarebbe alcun problema a...»

  
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