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Autore: Hikari B Uchiha    25/07/2012    3 recensioni
"-Allora è tutto pronto, Sara?-
-Si, e sono stanca morta. Tu e il tuo stupido G20 lo dovevate fare proprio qua a Firenze eh? Stupido veneziano..-
-Bhe, già che non vieni mai alle assemblee con le altre nazioni, facendo un G20 a Firenze, la tua città, sei obbligata a partecipare..-
Sorrise complice Lovino mentre suo fratello apriva il cancello, poi continuò
-.. Sei pur sempre nostra sorella, non credi, Italia Centrale?- lei portò stancamente lo sguardo fuori dalla finestra, guardando la sua amatissima Firenze, addentando un pezzo di albicocca
'Ma chi me l’ha fatto fare di accettare questa proposta?!' "
coppia principale: PrussiaxNuovoPersonaggio (Italia Centrale)
(ho messo anche il genere comico per due o tre scene... già..)
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 -Allora è tutto pronto, Sara?-
-Si, e sono stanca morta. Tu e il tuo stupido G20 lo dovevate fare proprio qua a Firenze eh? Stupido veneziano..-
-Bhe, già che non vieni mai alle assemblee con le altre nazioni, facendo un G20 a Firenze, la tua città, sei obbligata a partecipare..-
Sorrise complice Lovino mentre suo fratello apriva il cancello, poi continuò
-.. Sei pur sempre nostra sorella, non credi, Italia Centrale?- lei portò stancamente lo sguardo fuori dalla finestra, guardando la sua amatissima Firenze, addentando un pezzo di albicocca
Ma chi me l’ha fatto fare di accettare questa proposta?!
 
Quando l’Italia non era ancora unificata, le varie parti d’Italia erano divise: Italia del Nord era in mano agli austriaci, Italia del Sud in mano agli spagnoli, e Italia Centrale.. in mano alla strada.
Ebbene le sue città avessero un particolare artistico molto forte, era anche molto povera. Aveva si avuto un momento di gloria, ma fu solo per pochi anni.
Nonno Roma si era preoccupato, quando era ancora in vita, di sfamare solo Lovino e Feliciano. Non odiava i suoi fratelli, anzi gli voleva un bene dell’anima.
Ma ancora non riusciva a capire il motivo per cui a lei non fu dato nulla.
La sua città se l’era tirata su da sola, senza aiuti esterni. Ancora adesso non sa come sia riuscita a fare tutto questo da sola. Forse lo spirito di volontà, la forza d’animo.
 
Mentre nel salone entravano le prime nazioni che partecipavano al G20, lei era sulla terrazza, seduta sul cornicione, mentre guardava la sua Firenze.
Tanta storia in una città. A lei, al contrario dei suoi abitanti, solari ed energici, piaceva la tranquillità e il poter osservare la sua città con calma. Le piaceva passeggiare per le antiche vie di Firenze. Le piaceva soprattutto salire sul campanile di Giotto e osservare da li la città. Non era tanto aperta, e non sapeva esternare bene i suoi sentimenti, anche se una volta si era innamorata.
A quel ricordo strinse il pugno e il suo sguardo assunse una smorfia di tristezza
-Chissà se ci sarà anche lui..-
 
Costretta dai suoi fratelli, dovette stare con loro a dare il benvenuto alle nazioni, ma già che non ne aveva voglia si sedette su una poltrona: se avevano voglia di salutarla sarebbero venuti da lei.
Guardava le coppie che si erano formate in quel momento: Spagna e Lovino, America e Inghilterra, Canada e Francia, Germania e Feliciano, Cina e Giappone, Turchia e Grecia, Russia e Bielorussia e..
I suoi pensieri vennero interrotti dallo sbattere della porta e da una voce a lei famigliare, così famigliare da farle male
-IL MAGNIFICO ME è ARRIVATO!-
Tutti risero, tranne lei che con voce ferma disse
-La porta..-
Tutti si girarono verso di lei, e lui, Gilbert, si stupì. Sara era seduta con un braccio sul ventre, l’altro con il gomito appoggiato alla poltrona e un mano che reggeva il viso, e le gambe accavvallate.
-Sara.. anche tu-
Non riuscì a finire la frase perché lei lo anticipò
-Se ti azzardi a sbattere ancora una volta così la porta e la rompi, te la faccio ripagare il doppio.-
Si stavano guardando. Era da tanto che non si vedevano.
I suoi occhi color mare si fusero con i suoi occhi scarlatti.
Gli altri, avendo capito che non dovevano immischiarsi, continuarono a parlare tra loro.
Lei si alzò dalla poltrona e, non riuscendo a reggere il suo sguardo (non perché aveva paura, ma perché le cominciavano a lacrimare gli occhi: lo amava ancora) disse a tutte le nazioni
-Possiamo cominciare?-
 
Le ore più noiose della sua vita, ecco come le aveva nominate Sara mentre stava sul terrazzo, a mangiare un’albicocca. Il vento le scompigliava i capelli castani legati in una coda e il suo sguardo si era perso nel panorama.
-Era da un po’ che non vedevo Firenze.. è restata un città magnifica.. come te-
Lei si girò, incrociando lo sguardo
-Anche tu non sei cambiato, sempre con quel tuo atteggiamento da “sono il migliore”-
Lui sorrise e, mentre lei aveva lo sguardo altrove, mise le mani a fianco della sua vita, incatenandola tra lui e il cornicione.
I suoi occhi si persero in quelli di Gilbert. Troppi ricordi le tornarono alla mente, e cominciò a sentire le lacrime scenderle e attraversarle il viso. Da quanto non piangeva? Non se lo ricordava. Si era ripromessa di non piangere più, ma quando, toccandosi la guancia, la sentì bagnata non ce la fece più e scoppiò
-Ti diverti forse?! Perché non te ne torni dalla tua amata Ungheria eh?! Non voglio ricadere nella stessa trappola di tanti anni fa, non voglio innamorarmi ancora di te! Non voglio più soffrire, l’ho già fatto abbastanza!!-
Lo spinse via, sul suo sguardo c’era rabbia e frustrazione. Il cielo si rannuvolò, e si sentirono dei tuoni in lontananza. Poteva capitare che quando un rappresentante di una nazione era davvero triste, o arrabbiato, o felice il tempo mutava a secondo del suo umore. Cominciò a piovere, mentre lei stringeva il pugno così forte da sanguinare. Lei odiava il sangue, le ricordava la morte, la sofferenza e lei non voleva più provare nessuna di quelle emozioni. Era già stato abbastanza. Cominciò a singhiozzare e, mentre tutte le nazioni li osservavano, Feliciano corse da lei e la abbracciò forte
-Perché a me?! Perché solo a me?! Io non dovrei nemmeno essere nata..-
Guardò il cielo e chiuse gli occhi, ripensando a quella volta. Era una giornata afosa, del 1943. lei era in una miseria grandissima e soffriva. Ha salvarla era arrivato Gilbert, e li si erano visti per la prima volta. lui si era preso cura di lei, e lei le aveva dato il suo cuore quella notte, le aveva dato tutta se stessa. Si sentiva felice. Ma qualche tempo dopo la sua città venne rasa al suolo dai soldati tedeschi, e a capo del battaglione c’era lui, e teneva abbracciata alla vita Ungheria.
Le era caduto il mondo addosso. Da allora aveva promesso di non innamorarsi più. Formò un battaglione, per contrastare le forze tedesche. Era pronta a tutto per la sua vendetta, anche andare contro i suoi fratelli. Quando il suo battaglione rase al suolo Berlino, come avevano fatto i tedeschi con Firenze, lei era riuscita ad atterrare Gilbert. Era ai suoi piedi, come aveva sempre voluto. Era inginocchiato davanti a lei, la guardava. Lei era davanti a lui, in piedi con il fucile in mano. Stava per sparare poi qualcosa catturò la sua attenzione… gli occhi. Tremò.. quegli occhi erano sempre stati il suo punto debole.
Abbassò  il fucile
-Come posso sparare… io..- poi ripensò ai suoi cittadini, morti per colpa sua
-No.. hai ammazzato la mia gente.. e anche il mio cuore!-
Imbracciò in fretta il fucile e gli sparò ad una spalla. Buttò a terra il fucile, si girò e se ne andò.. non avrebbe più amato, così da non soffrire più.
 
Aprì piano gli occhi.
Dio.. che mal di testa.. mi sa di essere svenuta..poi si ricordò gli avvenimenti che erano successi e si guardò in tornò. Era in una stanza del palazzo dove si era svolta l’assemblea.
Si tirò a sedere e osservò il camino scoppiettare e vedendo che non aveva ancora smesso di piovere
-Finalmente ti sei svegliata…-
Guardò da dove proveniva la voce e vide Gilbert seduto su una poltrona vicino al camino
-Cosa ci fai tu qui?! Non dovevi essere con la tua amata Ungheria in una delle mie stanze!?-
-Ungheria ora sta con Austria, non lo sapevi?-
-E per rimpiazzarla sei venuto da me, vero? Certo, io sono sempre la tua ruota di scorta! Non ti è bastato quello che è successo tanti anni fa, eh?!-
Lo guardò con rabbia. Ad un certo punto Gilbert si alzò, e si tolse la giacca, si sfilò la cravatta e si tolse la camicia, rimanendo a petto nudo.
Sara a quella vista arrossì un po’, era ancora attratta da lui, questo non poteva negarlo: fisico asciutto con dei muscoli accennati e privo di peli sul petto, capelli ossigenati e occhi rossi.
Spostò lo sguardo
-Sai..- cominciò Gilbert
-Ogni volta che vedo la cicatrice del proiettile, penso a quanto stupido sono stato..-
Sara lo guardò, un po’ stupita
-Che vorresti dire..?-
-Io volevo avere tutto.. potere.. donne..-
A quel pensiero sorrise malinconicamente
-Ma non avevo capito che la donna l’avevo già trovata. Quando l’ho capito non mi interessava più il potere.. ne avere tante donne..-
-Vuoi dire che ti dovrei scusare?!-
Lui si inginocchiò di fronte a lei, seduta sul divano. Ora erano faccia a faccia, come quella volta: ma questo era un frangente diverso.
-.. Si.. scusami.. per tutto quello che ho fatto. Scusami se ho pensato solo a me stesso.. scusami se ho preso letteralmente il tuo cuore e l’ho calpestato…-
Si interruppe un attimo, giusto il tempo di avvicinare il suo volto a quello di Sara, fino a sfiorarsi le labbra. Sara era rimasta immobile per tutto il tempo, stupita per quelle parole.
Ma quando riprese a parlare, le scese una lacrima
-E scusami.. se ho capito troppo tardi di amarti..-
E la baciò. Dio, quanto le erano mancate quelle labbra sulle sue. Erano come due pezzi di un puzzle, due pezzi che si incastrano benissimo assieme, che si completano. Sara, a differenza di quello che pensava Gilbert, rispose al bacio, andando a sfiorare la cicatrice con una mano. Dio, quanto gli era mancato quel corpo, quanto gli era mancato Gilbert. Allacciò le braccia al collo di lui, mentre lui accarezzò i fianchi di Sara in modo dolce.
Si staccarono per riprendere fiato, e appoggiarono le loro fronti l’uno contro l’altra mentre si guardavano negli occhi
-Io..- cominciò Sara -.. Credo di amarti ancora, e, capiscimi, non so se fidarmi di te. Sento che sei cambiato, questo non posso negarlo..-
Gilbert abbassò gli occhi e fece per alzarsi, come ho potuto pensare davvero di- ma non riuscì a finire di pensare che Sara gli bloccò il braccio e sorridendogli gli disse
-.. Ma penso che a tutti bisogna dare una seconda possibilità..-
Il viso di lui si illuminò, la alzò di forza e la prese in braccio a mo’ principessa e sorrise, stringendola a se. Gli allacciò le braccia al suo collo e sorrise anche lei
-Ti amo-
Le disse Gilbert baciandola
-Ti amo anche io, idiota!! Te le farò pagare tutte, però! Ahahah Dio come sono felice!-
Sorrise, un sorriso che non faceva da tanto tempo.
-Il tuo sorriso è solo mio, tu sei mia, come io sono tuo.-
-Puoi contarci.. e non ti lascerò andare molto facilmente!! Ti dovrò tatuare la bandiera italiana!-
-Allora io quella prussiana!-
Lei rise
-Ma la Prussia non c’è più! Ora non sei mica tedesco?-
-Ma io sono Prussia. Non mi interessa se non esiste, lei è sempre nel mio cuore..-
Le baciò la fronte mentre la lasciava giù
-.. Come te.-
E le sorrise, mentre si rimetteva la camicia.
Firenze, da qualche minuto era battuta da un sole caldo e nel cielo non c’era più il colore grigio, ma un azzurro limpido.
Gilbert guardò il cielo e gli venne in mente gli occhi di Sara e sorrise, quando senti delle delicate braccia avvolgergli la vita
-Vieni, ti devo fare vedere una cosa, spero solo che tu abbia tanto fiato!-
Gilbert sistemandosi le maniche della camicia sopra il gomito si girò verso di lei, prendendola per mano
-Scherzi?! Ludwig mi fa fare di quei allenamenti!!-
-Meglio così! Perché non voglio che tu abbia il fiatone dopo i 414 scalini del campanile di Giotto!!-
Si fermò di colpo
-EEEEEEEEEEEEEEEEH?! COSI’ TANTI?! SCHERZI?!-
-Ahaha te lo avevo detto che te le facevo pagare tutte!!-
Quando arrivarono davanti al campanile, cominciarono a salire le scale.
Gilbert ringraziò tutte le divinità che conosceva che ogni due o tre rampe c’era un ‘terrazzo’ dove riposarsi, prima di risalire le scale.
L’ultima rampa era di sicuro quella più lunga e ripida ma quando Sara disse
-Siamo arrivati..-
Si sedette su una ‘panchina’ sotto il tetto del campanile, ma quando vide Sara salire altri due scalini per poi uscire la segui e..
-Magnifico…-
Si girò verso Sara che guardava estasiata la sua città, mentre un leggero vento le faceva svolazzare i capelli.
-E’ bellissima..- aveva pensato ad alta voce, Gilbert. Sara, pensando che fosse riferito alla città sorrise
-Vero?-
Il ragazzo, andando verso di lei la abbracciò.
-E-ehy.. che c’è?-
-Shhh..- le mise un dito sulle labbra, mentre si avvicinava a lei, piano piano fino a congiungere le loro labbra.
Quando si staccarono Sara, sarcastica disse
-Bene caro mio, il prossimo passo è farti tatuare la bandiera italiana su qua-
Indicò il cuore
-Conosco un bravo tatuatore qua a Firenze.. BENE! ANDIAMO!-
-EH?! N-no aspetta! Ehy!
 
 
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!! CHE MALEEEEEE!! NO NO BASTA!!
-Dai femminuccia! Paolo, continua pure! E comunque Gilbert te l’ho detto che te le facevo pagare tutte!-
-Stronza!-
Lei sorrise e si toccò il cuore, dove c’era la bandiera prussiana e pensò
Ora tutti sapranno che io sono tua, e tu sei mio.
 
 
 
 
Angolo delle sclerate dell’autrice:
FINITO!! NON CI CREDO!
Ci ho messo 8 giorni per scrivere questa storia, e molto probabilmente farò anche un secondo capitolo che sarà un po’ spinto.. quindi mi sa che li metto in due Fic a parte, così questa la metto come raiting verde, così la possono leggere tutti (ma a chi interessa?? ndTutti / cattivi >.> ndMe)!  Ho voluto introdurre un altro personaggio, Italia centrale! Penso che lo userò spesso nelle Fic di Hetalia u.u
Bene, spero che vi sia piaciuta. Non so se davvero nella seconda guerra mondiale Firenze fu ‘distrutta’, ne so le condizioni di Firenze di molti anni fa.
Bhe, sono ben accetti insulti, minacce di morte e quant’altro u.u! (l’autrice gradisce anche consigli)
Ora vado a crogiolarmi al sole come una lucertola a cercare di prendere un po’ di abbronzatura, visto che io non mi abbronzo manco per il cazzo (finezza da muratore..)!
piccoli italianucci, un bacione!
Alla prossima ^^
 
Hikari B Uchiha
 
 
 
  
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