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Autore: MadLucy    26/07/2012    0 recensioni
-Sono ancora venuta a cercarti.-
Near posiziona un altro tassello. E' l'ultimo. Le sue iridi sfiorano appena il lavoro completato, senza interesse.
Quando solleva il mento per guardarla, le sue labbra di gesso sono piegate in un sorriso insano e privo d'allegria.
-Vuoi saperlo un segreto, Linda?-
-No!- Si getta carponi, di fronte a lui. Trasuda lacrime rabbiose, rabbia tormentata. -Te lo impedisco! Non dirlo nemmeno, non dirlo! Non voglio sentirlo!-
Near perfora i suoi occhi con gli occhi. -Io sono-
-Tu non sei morto! Non lo sei!- Gli afferra le spalle, con impeto, bruscamente. -Sei vivo, Near! Vivo!-
E' sempre piaciuto, a Linda, quel bambino assorto e solo che non si curava di nulla, se non dei puzzle che costruiva con tanta indifferente attenzione. Quel piccolo genio che ha salvato il mondo.
-Lascia che io...-
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Linda, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LN
Alla mia migliore amica, che oggi compie gli anni.
Perchè senza di lei il mondo di qua sarebbe un vero inferno.
Perchè ne abbiamo passate così tante insieme che non possiamo che far salire la cifra.
Perchè gli anni passano, e noi rimaniamo sempre le stesse.
Scrivere è ciò che mi riesce meglio, perciò non potevo che dilettarmi in una storiella per lei.
 Spero con tutto il cuore che le piaccia... e, se non le piacesse, che abbia il coraggio di dirmelo.
Quindi, le auguro buon compleanno e vi lascio alla storia. Buona lettura.



Spectri mendacium.


La porta si socchiude con timida mestizia. Un sandalo rosa salmone sfiora lo stipite.
Attende il gelo di una parola a scacciarla, il respiro sospeso nell'aria. Poi guardinga avanza, con la cautela leggiadra di chi cammina sul vetro.
Un rito, padrone solo di regole non scritte. A cui lei obbedisce, dedita e determinata.
Nessuno ha deciso questa routine, nessuno l'ha rifiutata.
Dopo solo un ultimo istante di prudente esitazione, si siede di fianco a lui. A gambe incrociate, con l'allegra baldanza dell'accettazione. Piccola e carina e rosa.
Eccola. Anche oggi. La sconosciuta con gli occhi di vetro. Invisibile, ma rumorosa. Trasparente, ma vivace. Una voce acuta nel silenzio asettico.
-Ciao! Come stai?-
I capelli biondi crollano in due rivoli lucenti sulle spalle. Maglietta fucsia. Viso pieno e morbido, lineamenti gentili e tondi, occhi miti e allegri.
Ma lui ha mani fredde, di automa. Mani che non sentono, non vedono, non vogliono nè sentire nè vedere. Mani che continuano il loro gioco bianco, sprezzando la realtà.
-Hai dormito bene? L'hai sentito il temporale stanotte? Io no, io dormo alla grossa, io!-
Smorza le sue risa uno sguardo intriso di nubi, prigione di tuoni muti, del colore dell'acciaio e della rugiada. Rumore di cristallo spezzato.
Linda, squisita perfezione di un sorriso smaliziato. Delicatezza, calore. Sensazioni che i fantasmi non ricordano.
Lei è il bene. Un bene così copioso d'avere la necessità impellente d'insinuarsi ovunque, di fare breccia in ogni stanza fredda. Un bene così ingenuo da amare ciò che non deve, indifeso all'infuriare di chi lo ferisce.
Linda non ha idea di cosa la vita sia. Perciò la sua felicità non conosce delusione. Non sa avvertirla, quando la schiaffeggia barbaramente.
Immuni, incontaminabili, quelle guance bianche e rosse.
-Facciamo un disegno, Near.- Una proposta esile, ma coraggiosamente autonoma. Qualcosa è scattato.
La mano di Near si immobilizza, senza completare il semplice puzzle della sua blanda indifferenza. Pupille traboccanti di ossidiana e silenzi che si sollevano, biglie placide a sibilare sul pavimento.
-Ecco, disegnerò... te.- Linda estrae, dalla cartellina sottobraccio, un paio di fogli candidi e una confezione di pastelli grossi. -Disegnati anche tu, Near!-
La bambina fissa i colori, perplessa e frustrata. Nessuno di quelli va bene, per lui. Lui non ha i colori.
Prende il grigio, incerta: le sembra sporco. E Linda non vuole sporcare Near. Linda vuole vedere il suo sorriso perchè, ne è sicura, è bellissimo.
Ancora non sa con cosa disegnare, quando vede che lui sta fissando il vuoto nel bianco. Come se vi stesse annegando.
-Non ti va?- domanda arrossendo.
Near guarda quel nulla, specchio troppo sincero. Ha finito.
Linda socchiude le labbra, impotente. Near è triste e lei non può fare niente. Near non sorride e lei non può insegnarglielo.
Lacrime di vergogna impregnano le sue ciglia bionde. Gocce di rugiada in una ragnatela.
-Vuoi saperlo un segreto, Linda?- La sua voce è incredibilmente limpida e lontana. Occhi d'inchiostro e fumo, finalmente su di lei, maledettamente su di lei.
Annuisce con la testa, impaziente, trattenendo un singhiozzo. Near le prende il polso, senza stringere, lieve. Un gesto inatteso, Linda non si sottrae.
Senza liberare gli occhi dai suoi, preme la piccola mano della ragazzina contro il suo petto. 
-Lo senti?- Un mormorìo atono.
Linda, irrigidita e confusa, batte le palpebre. Un movimento impercettibile a insistere sotto il suo palmo.  -Sì.-
Un'ultima occhiata. Che penetra nell'anima e incide. -E' una bugia.-
Bugia. Bugia.
-Io sono morto.-
La mano di Linda cade, piccola e inutile. Per quanto si allunghi, per quanto lo trattenga, non riuscirà mai a salvarlo.
-Temo sia ora che tu vada, Linda.- La congeda con parole vacue e occhi già distratti.
La bambina si alza senza parlare. Lascia i colori sul pavimento: Near ne ha tanto bisogno. Forse non li toccherà mai.
Come sempre, mai come ora, scivola fuori dalla stanza. Un raggio di sole trafitto dal tramonto.
La porta si chiude, le ombre ritornano.



Dieci anni dopo, Aprile 2010.

-Near, c'è una ragazza che desidera vederti. Dice di chiam-
-Falla entrare.-
Le piastrelle traslucide del pavimento riflettono i tasselli, processione che si sussegue in un ordine pulito. Il domino è mero calcolo, è una profusione di numeri e distanze. Crea qualcosa che è piacevole per gli occhi, che è giubilo e correttezza. Armonia.
Le porte scivolano con un sibilo, permettendo la vista della stanza ad una figura. La testa di Near è lontano, china sul suo lavoro ed immersa in un altro universo.
La ragazza attende, ma non ha più paura dei rifiuti. Ha imparato a scavalcarli. I suoi passi si disperdono nell'opprimenza dell'ufficio. Milioni di schermi biancastri ammiccano nella sua direzione, silenti e minacciosi.
-Quanto tempo, Linda.- Near è una macchia, un sospiro, niente più che uno schizzo immacolato sul pavimento. Sciocco temere qualcosa di tanto insignificante.
Sta allineando i tasselli del domino. Lei sorride, sarcastica. Si chiede quanto, in quel corpo bianco, sia rimasto del bambino arido che non parlava mai.
-Su di te non lascia tracce, di certo.-
Al contrario basta squadrarla disattento, a Near, per capire che lo scorrere dei mesi gli ha giocato l'ennesimo tranello. Non veste più di rosa, Linda. I suoi occhi sono scuri e il suo volto è irrigidito. I pallidi capelli biondi colano dietro le spalle, cera vischiosa e lenta.
Una lettera, proiettata dai computer, si specchia sulle piastrelle in un caleidoscopio vertiginoso. ElleElleElleElle.
Lei guarda intensamente quel simbolo, quel ragazzino minuscolo e incredibile. -Ce l'hai fatta, Near.- 
-L'hai sentita la tempesta? Io sì, l'ho sentita.- La voce di Near è un rivolo di ghiaccio sottile, a scivolare sulla nuca di Linda. Una catasta di bamboline da dito scuoiate giace a terra, vittime di una mattanza inutile quanto inarrestabile, pedine divorate su una scacchiera famelica.
Linda serra gli occhi. -Non sono riuscita a dormire.- Il suo sguardo cade sulla scrivania sgombra. Vi troneggia una semplice cornice, dell'oro freddo dei morti.
Un ragazzino biondo la fissa con aria di sfida, da dietro il vetro di una dimensione senza tempo. Il nodo nella gola di Linda strattona doloroso.
-Avevi detto di non averne tenute.- A Near non serve nemmeno seguire la direzione del suo sguardo.
-Mentivo.- conclude semplicemente.
-I ricordi sono il fardello più difficile da liberare.- Linda sorride di rimando, malinconica, al ragazzo della foto. Che, senza imparare dal suo passato, aveva creduto immortale.
-Non c'è più, non è vero?- La sua è una supplica al vuoto, che precipita inevitabile in un burrone di silenzio assordante.
Near solleva l'ennesimo tassello, con il polpastrello del dito. Occhi opachi. -E' morto esattamente come voleva morire.-
-E' quello di cui stai cercando di convincerti?- ribatte Linda.
Near, dopo un attimo di riflessione, fà un cenno con la mano. -Porta quella foto alla Wammy's e fallo diventare un eroe.-
Linda sorride ancora, mentre lacrime calde pungono i suoi occhi in un torpore fastidioso.
-Sono ancora venuta a cercarti.-
-Le battaglie perse sono sempre state il tuo vizio.- mormora lentamente.
Linda stringe le labbra, innervosita. -Tu sei una battaglia mai combattuta.-
Near posiziona un altro tassello. E' l'ultimo. Le sue iridi sfiorano appena il lavoro completato, senza interesse.
Quando solleva il mento per guardarla, le sue labbra di gesso sono piegate in un sorriso insano e privo d'allegria.
-Vuoi saperlo un segreto, Linda?-
-NO!- Si getta carponi, di fronte a lui. Trasuda lacrime rabbiose, rabbia tormentata. -Te lo impedisco! Non dirlo nemmeno, non dirlo! Non voglio sentirlo!-
Near perfora i suoi occhi con gli occhi. -Io sono-
-Tu non sei morto! Non lo sei!- Gli afferra le spalle, con impeto, bruscamente. -Sei vivo, Near! Vivo!-
-Morto.-
-Il tuo cuore che batte non può mentire! Il tuo respiro è reale. Non sei morto! Semplicemente, ti comporti come se lo fossi.-
Le sue urla si disgregano lente. Rimane soltanto, nell'aria, una tensione palpabile. Gli occhi di Linda sono ardenti, ansiosi. Quelli di Near, fumo inafferrabile.
-Permettimi... permettiti di vivere. Non devi per forza stare così. Tu potresti vivere, se solo lo volessi! Se solo volessi...-
Un sussurro stentato. Scava in quel grigio vorticoso, alla ricerca di un'anima. Near le è di fronte, molto vicino a lei: tanto che Linda può accorgersi del suo respiro inconsistente. Tanto vicino che le sue labbra, piccole e vellutate, non sembrano più così inaccessibili.
E baciarlo appare come una decisione fin troppo facile da prendere, un istinto fin troppo facile a cui cedere.
Perchè è sempre piaciuto, a Linda, quel bambino assorto e solo che non si curava di nulla, se non dei puzzle che costruiva con tanta indifferente attenzione. Quel piccolo genio che ha salvato il mondo. 
-Lascia che io...-
Negli occhi di petrolio di Near si riflette la nitida consapevolezza di ciò che lei sta pensando. Con dita fugaci, prende la punta di una ciocca dorata e la sistema dietro l'orecchio della ragazza.
-Temo sia ora che tu vada, Linda.-
Le cose non sono affatto cambiate, dicono le sue iridi. Non puoi nulla nemmeno ora. Sei inutile, Linda. Come solo degli spettatori troppo ottusi per capire la trama dell'orchestrazione possono essere.
-Dovrei lasciarti al tuo destino un'altra volta?! Dovrei... abbandonarti?!- Linda scocca un'ultima occhiata nel profondo di quel nero impassibile, poi si alza e si avvia verso la porta. -Tornerò fra qualche giorno.-
La sua debole insistenza attacca il vuoto. Inutile. Il silenzio grava esitante. Il sibilo delle porte che si aprono di nuovo.
Spera in una parola, a cui aggrapparsi. Spera in una richiesta d'aiuto che non è mai arrivata. Spera, ma il tempo è già finito.
Proprio all'ultimo, proprio quando si era arresa al silenzio. -Consuma la tua vita per chi la sa apprezzare.-
Linda sorride stanca. -Piantala di darmi ordini.-
E le porte si richiudono dietro di lei. Ma le ombre nella stanza sono fragili: perchè presto la luce le spezzerà ancora.


































Note dell'Autrice: Ahh, boh. Era da un pezzo che intendevo scrivere una storia del genere, e finalmente le ho dato forma. Diciamo che avevo voglia di sfruttare anche Linda, come personaggio, in relazione a Near. Lei vuole disperatamente salvarlo, lui non vuole -e non può- essere salvato. Fine.
Per chi non avesse letto il manga, è una ragazzina della Wammy's House. Compare per... una vignetta. In un flashback. 
Non ho idea di come la storia sia venuta! Spero sia di vostro gradimento. I vostri commenti sono molto ben accetti!
Lucy
  
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