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Autore: piccolaluce    26/07/2012    3 recensioni
Pov Bella, tratto dal prologo:ancora in diciottanni non sapevo cosa la vita potesse riservarmi , ancora credevo che a quattordicianni si potesse scegliere la propria vita senza mutamenti, ancora credevo di non cambiare mai idea , ancora credevo di essere padrona della mia vita , ancora non sapevo quanto tutto sarebbe cambiato.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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CAPITOLO 25 ..in un attimo già domani..

*Oh ciao...=) come va... beh io sono tornata... mm beh leggete il capitolo che è interessante... u.u.. e niente... so che il capitolo non è granché ma è stato un parto... e beh ci vedremo presto con l'epilogo credo...=) un bacio e grazie a tutte per il sostegno... , piccolaluce*

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Come non detto…

Ero seduta a terra da diverse ora ormai a guardare la porta , sperando che si aprisse magicamente o quantomeno di sentir suonare il campanello. Niente…

“Bella… forse dovremmo andare… “ provò a dire Jazz.

“Non credo proprio… dobbiamo ancora cenare” erano le dieci passate.

“Non arriverà…” Mm?

“Certo sta per arrivare , cinque minuti “ illudevo me stessa.

“Lo dici da più di due ore ormai” voleva essere linciato?

“ ‘sta zitto amo! “ almeno ci pensava lei a non creare tensione.

Presi il cellulare e composi il suo numero per l’ennesima volta.

Niente suonava a vuoto.

Non so quanto tempo rimasi a terra col telefono tra le mani , ma fatto sta che mi svegliai tutta indolenzita nella stessa posizione. Guardai l’ora : le sette.

Oggi sarei pure dovuta andare all’università.

Decisi di alzarmi e fare una doccia. Trovai qualcosa di decente da indossare ,non avevo sistemato tutto purtroppo.

Sperai fosse una doccia rilassante ma l’effetto fu il contrario. Più passava il tempo più mi rendevo conto. E cresceva l’ansia dentro di me. E se gli fosse successo qualcosa? E se non mi avesse più voluta vedere? Per cosa poi? Troppe domande e nessuna risposta.

Mi vestii e scesi in fretta a recuperare il cellulare : scarico. Ma non l’avevo messo a caricare appena sveglia? Forse l’avevo solo immaginato. Stavo letteralmente impazzendo.

Poi non feci nemmeno in tempo a realizzare che mancavano due persone all’appello che comparvero già pronti ai piedi delle scale.

“Certo che fai un gran casino tu appena sveglia… “ ecco la ramanzina mattutina.

“Devi imparare a stare zitto amore. Piccola come va? “

“E come vuoi che vada? Continua a non rispondere… e se gli fosse successo qualcosa? “ ero riuscita a fare la domanda che tanto mi preoccupava.

“No tranquilla , sta bene. Verrà anche all’università… certo ci eviterà da quando ha saputo che ci sei” come? E quando?

“Come fai a saperlo? “ chiesi preoccupata.

“Credi che fossi la sola preoccupata? Non abbiamo detto niente davanti a te per non spaventarti ma lo eravamo anche noi. L’ha chiamato Jazz stamattina e gliel’ha detto. Sta bene” ah , finalmente un po’ di sollievo.

“Menomale. A lui ha risposto però…”

“Tesoro proprio non lo vuoi capire che è arrabbiato con te? “ ma perché?

“Ma non ha motivo per esserlo… “  mi giustificai.

“Evidentemente per lui si…” continuò la mia amica.

“Ma non ho fatto niente.” Mi lamentai

“Sore… ascolta. Io so che non ha fatto niente , ma mettiti nei suo panni. Se avessi visto Ali , beh , io avrei fatto di peggio. È il minimo che non ti parli. Gli passerà” e poi dicono che le donne sono difficili da comprendere.

Feci finta di niente , sollevata almeno un po’ dal fatto che stesse bene.

Per tutta la mattinata non si fece vedere. E continuò ad ignorare le mie telefonate e messaggi disperati. Il tempo era terribile. Eravamo usciti di casa che c’era una leggera pioggerella. A saperlo prima come si sarebbe trasformata saremmo rimasti a casa.

Non eravamo nemmeno potuti tornare. Pioveva troppo forte, era una tormenta…

Abitavamo davvero molto vicino , ma quei dieci minuti, quindici ci volevano comunque e sotto quell’acqua non era il caso. Stavamo aspettando che calmasse un po’.

Di Edward nessuna traccia. Probabilmente aveva visto il tempo ed era rimasto a casa. Almeno sperai fosse così.

Avevamo pranzato alla mensa dell’università per poi avviarci nuovamente dentro per ultimare alcune cose. Una volta che eravamo costretti a stare qui , tanto valeva fare qualcosa di utile.

Ci avevano detto che pur frequentando gli stessi corsi era possibile che fossimo assegnati a professori diversi. Eppure nonostante la distanza dei cognomi –Brandom e Swan- avevamo gli stessi identici professori negli stessi orari. Forse erano stati proprio i cognomi lontani a influire. Visto che ai due professori venivano assegnati ad uno tutti i ragazzi dell’elenco in numeri negativi e all’altro positivi.

Poco importava , l’importante era che fossimo insieme. Non ce lo saremmo mai aspettato e ne eravamo felicissime. Certo mancava qualcuno a completare la mia felicità…

E … come si dice? Parli del diavolo… e spuntavo dei ciuffi disordinati di capelli ramati in mezzo alla folla.

Non badai a niente , corsi direttamente da lui , come una furia , sotto gli sguardi indignati della gente che scansavo e poco me ne importava se credevano fossi pazza… lui era qui.

Mi dava le spalle e non si era voltato nonostante il trambusto che avevo creato. Mi precipitai da lui e lo fermai per un braccio.

Si voltò subito e apparve rilassato , ma durò solo un attimo , dopo avermi focalizzato il suo sguardo si accese di rabbia.

“Hai finito di festeggiare? “ cosa?

Provai a rispondere ma non riuscivo a parlare per la corsa. Lui si liberò dalla presa e si avviò fuori. Lo seguii.

“Festeggiare? Ma che stai dicendo?” lo richiamai , prendendolo nuovamente per il braccio. Provò a liberarsi ma vedendo che non mollavo mi tirò con sé.

“Col tuo amichetto. Hai finito e adesso sei venuta a cercarmi?” ma era impazzito.

“Ma che stai dicendo? Ma che ti passa per la testa? Ho aspettato te tutta la notte…” era vero.

“Cosa passa a te per la testa Bella… “ mi rimproverò.

“Edward aspetta. Ma che hai?” provai a fermarlo ma lui tirò entrambi e continuò a camminare.

“Che ho? Mi chiedi che ho? Era necessario farlo venire? No spiegami… “ si fermò appena fuori dalla tettoia ed anche se ci stavamo inzuppando non me ne importava niente , come del resto , non importava a lui.

“dovevo dargli lo scatolo. Non è colpa mia… jazz si è confuso. Non volevo avere più niente di lui…” sembrò addolcirsi ma forse era solo la mia impressione.

“Non potevi aspettarmi? No eh? Dovevi vederlo da sola?” mi provocò.

“Pensavo che non volessi incontrarlo… e non ero sola. C’erano Jazz e Ali…” provai a dire.

“Ah si? E dove? Io ho visto solo te… “ mm , che rabbia.

“Dentro! Erano dentro… non è che perché tu non li hai visti non vuol dire che non c’erano” azzardai e forse avevo osato troppo.

“Sai che ti dico? Non m’interessa. Non ti saresti dovuta mettere ad abbracciarlo… non dovevi” ah lo sapevo.

“Pensi che non lo sappia? Io non l’ho abbracciato. Te lo giuro… è stato lui a buttarsi su di me. E non l’ho fatto nemmeno entrare… l’ho fatto venire solo per lo scatolo. Sarà stato lì al massimo due minuti” mi giustificai.

“Avresti dovuto mandarlo via , scansarlo e a quest’ora non saremmo qui a discuterne” ma io…

“Ma è quello che ho fatto. Ed, davvero, io…” provai ma fui nuovamente interrotta.

“Senti basta. se ti fosse importato qualcosa non ti saresti messa in questa situazione… non mi interessa più , basta” certo , avrei potuto evitarla.

“Che vuoi dire?” chiesi intimorita.

“Che non mi interessa… basta! “ e si liberò definitivamente della mia presa.

“Quindi pace?” chiesi speranzosa.

Scoppiò a ridere… “Ma stai scherzando? Pace? Non m’interessa niente di quello che fai… è finita” non ero preparata a sentire quelle parole. Incominciai a tremare e non per il freddo , nonostante fossi ormai zuppa d’acqua.

“No aspetta Ed non puoi… “ mi aggrappai alla mia ultima speranza.

“Posso eccome…” e in quel momento le gambe mi cedettero.

Caddi a terra e non provai a fare più niente , ciò che di più bello avevo l’avevo perso…

   
 
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