*Oh ciao...=) come va... beh io sono tornata... mm beh leggete il capitolo che è interessante... u.u.. e niente... so che il capitolo non è granché ma è stato un parto... e beh ci vedremo presto con l'epilogo credo...=) un bacio e grazie a tutte per il sostegno... , piccolaluce*
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Come non detto…
Ero seduta a terra da diverse ora ormai a guardare la porta , sperando
che si aprisse magicamente o quantomeno di sentir suonare il campanello.
Niente…
“Bella… forse dovremmo andare… “ provò a dire Jazz.
“Non credo proprio… dobbiamo ancora cenare” erano le dieci passate.
“Non arriverà…” Mm?
“Certo sta per arrivare , cinque minuti “ illudevo me stessa.
“Lo dici da più di due ore ormai” voleva essere linciato?
“ ‘sta zitto amo! “ almeno ci pensava lei a non creare tensione.
Presi il cellulare e composi il suo numero per l’ennesima volta.
Niente suonava a vuoto.
Non so quanto tempo rimasi a terra col telefono tra le mani , ma fatto
sta che mi svegliai tutta indolenzita nella stessa posizione. Guardai l’ora :
le sette.
Oggi sarei pure dovuta andare all’università.
Decisi di alzarmi e fare una doccia. Trovai qualcosa di decente da
indossare ,non avevo sistemato tutto purtroppo.
Sperai fosse una doccia rilassante ma l’effetto fu il contrario. Più
passava il tempo più mi rendevo conto. E cresceva l’ansia dentro di me. E se
gli fosse successo qualcosa? E se non mi avesse più voluta vedere? Per cosa
poi? Troppe domande e nessuna risposta.
Mi vestii e scesi in fretta a recuperare il cellulare : scarico. Ma non
l’avevo messo a caricare appena sveglia? Forse l’avevo solo immaginato. Stavo
letteralmente impazzendo.
Poi non feci nemmeno in tempo a realizzare che mancavano due persone
all’appello che comparvero già pronti ai piedi delle scale.
“Certo che fai un gran casino tu appena sveglia… “ ecco la ramanzina
mattutina.
“Devi imparare a stare zitto amore. Piccola come va? “
“E come vuoi che vada? Continua a non rispondere… e se gli fosse
successo qualcosa? “ ero riuscita a fare la domanda che tanto mi preoccupava.
“No tranquilla , sta bene. Verrà anche all’università… certo ci eviterà
da quando ha saputo che ci sei” come? E quando?
“Come fai a saperlo? “ chiesi preoccupata.
“Credi che fossi la sola preoccupata? Non abbiamo detto niente davanti a
te per non spaventarti ma lo eravamo anche noi. L’ha chiamato Jazz stamattina e
gliel’ha detto. Sta bene” ah , finalmente un po’ di sollievo.
“Menomale. A lui ha risposto però…”
“Tesoro proprio non lo vuoi capire che è arrabbiato con te? “ ma perché?
“Ma non ha motivo per esserlo… “
mi giustificai.
“Evidentemente per lui si…” continuò la mia amica.
“Ma non ho fatto niente.” Mi lamentai
“Sore… ascolta. Io so che non ha fatto niente , ma mettiti nei suo
panni. Se avessi visto Ali , beh , io avrei fatto di peggio. È il minimo che
non ti parli. Gli passerà” e poi dicono che le donne sono difficili da
comprendere.
Feci finta di niente , sollevata almeno un po’ dal fatto che stesse
bene.
Per tutta la mattinata non si fece vedere. E continuò ad ignorare le mie
telefonate e messaggi disperati. Il tempo era terribile. Eravamo usciti di casa
che c’era una leggera pioggerella. A saperlo prima come si sarebbe trasformata
saremmo rimasti a casa.
Non eravamo nemmeno potuti tornare. Pioveva troppo forte, era una
tormenta…
Abitavamo davvero molto vicino , ma quei dieci minuti, quindici ci
volevano comunque e sotto quell’acqua non era il caso. Stavamo aspettando che
calmasse un po’.
Di Edward nessuna traccia. Probabilmente aveva visto il tempo ed era
rimasto a casa. Almeno sperai fosse così.
Avevamo pranzato alla mensa dell’università per poi avviarci nuovamente
dentro per ultimare alcune cose. Una volta che eravamo costretti a stare qui ,
tanto valeva fare qualcosa di utile.
Ci avevano detto che pur frequentando gli stessi corsi era possibile che
fossimo assegnati a professori diversi. Eppure nonostante la distanza dei
cognomi –Brandom e Swan- avevamo gli stessi identici professori negli stessi
orari. Forse erano stati proprio i cognomi lontani a influire. Visto che ai due
professori venivano assegnati ad uno tutti i ragazzi dell’elenco in numeri
negativi e all’altro positivi.
Poco importava , l’importante era che fossimo insieme. Non ce lo saremmo
mai aspettato e ne eravamo felicissime. Certo mancava qualcuno a completare la
mia felicità…
E … come si dice? Parli del
diavolo… e spuntavo dei ciuffi disordinati di capelli ramati in mezzo alla
folla.
Non badai a niente , corsi direttamente da lui , come una furia , sotto
gli sguardi indignati della gente che scansavo e poco me ne importava se
credevano fossi pazza… lui era qui.
Mi dava le spalle e non si era voltato nonostante il trambusto che avevo
creato. Mi precipitai da lui e lo fermai per un braccio.
Si voltò subito e apparve rilassato , ma durò solo un attimo , dopo
avermi focalizzato il suo sguardo si accese di rabbia.
“Hai finito di festeggiare? “ cosa?
Provai a rispondere ma non riuscivo a parlare per la corsa. Lui si
liberò dalla presa e si avviò fuori. Lo seguii.
“Festeggiare? Ma che stai dicendo?” lo richiamai , prendendolo
nuovamente per il braccio. Provò a liberarsi ma vedendo che non mollavo mi tirò
con sé.
“Col tuo amichetto. Hai finito e adesso sei venuta a cercarmi?” ma era
impazzito.
“Ma che stai dicendo? Ma che ti passa per la testa? Ho aspettato te
tutta la notte…” era vero.
“Cosa passa a te per la testa Bella… “ mi rimproverò.
“Edward aspetta. Ma che hai?” provai a fermarlo ma lui tirò entrambi e
continuò a camminare.
“Che ho? Mi chiedi che ho? Era necessario farlo venire? No spiegami… “
si fermò appena fuori dalla tettoia ed anche se ci stavamo inzuppando non me ne
importava niente , come del resto , non importava a lui.
“dovevo dargli lo scatolo. Non è colpa mia… jazz si è confuso. Non
volevo avere più niente di lui…” sembrò addolcirsi ma forse era solo la mia
impressione.
“Non potevi aspettarmi? No eh? Dovevi vederlo da sola?” mi provocò.
“Pensavo che non volessi incontrarlo… e non ero sola. C’erano Jazz e
Ali…” provai a dire.
“Ah si? E dove? Io ho visto solo te… “ mm , che rabbia.
“Dentro! Erano dentro… non è che perché tu non li hai visti non vuol
dire che non c’erano” azzardai e forse avevo osato troppo.
“Sai che ti dico? Non m’interessa. Non ti saresti dovuta mettere ad
abbracciarlo… non dovevi” ah lo sapevo.
“Pensi che non lo sappia? Io non l’ho abbracciato. Te lo giuro… è stato
lui a buttarsi su di me. E non l’ho fatto nemmeno entrare… l’ho fatto venire
solo per lo scatolo. Sarà stato lì al massimo due minuti” mi giustificai.
“Avresti dovuto mandarlo via , scansarlo e a quest’ora non saremmo qui a
discuterne” ma io…
“Ma è quello che ho fatto. Ed, davvero, io…” provai ma fui nuovamente
interrotta.
“Senti basta. se ti fosse importato qualcosa non ti saresti messa in
questa situazione… non mi interessa più , basta” certo , avrei potuto evitarla.
“Che vuoi dire?” chiesi intimorita.
“Che non mi interessa… basta! “ e si liberò definitivamente della mia
presa.
“Quindi pace?” chiesi speranzosa.
Scoppiò a ridere… “Ma stai scherzando? Pace? Non m’interessa niente di
quello che fai… è finita” non ero preparata a sentire quelle parole.
Incominciai a tremare e non per il freddo , nonostante fossi ormai zuppa
d’acqua.
“No aspetta Ed non puoi… “ mi aggrappai alla mia ultima speranza.
“Posso eccome…” e in quel momento le gambe mi cedettero.
Caddi a terra e non provai a fare più niente , ciò che di più bello
avevo l’avevo perso…