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Autore: Kiyara    26/07/2012    1 recensioni
Dal latino "conclamo, as, are", gridare. Ida Dlaser, compagna e forse moglie di Benito Mussolini, è una donna indipendente e coraggiosa ma allo stesso tempo è anche presuntuosa, incapace di capire quando è il caso di tenere un basso profilo per la sicurezza sua e di chi le sta intorno; questo è stato causa della sua sfortuna. Chiusa in manicomio da più di dieci anni, nella sua disperazione si lascia andare a ricordi e riflessioni.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CONCLAMO


Dove ho sbagliato, Benito?
Credevo di aver fatto tutto quello che mi avevi chiesto e anche di più. Ho venduto il mio salone, i miei gioielli, oggetti a cui tenevo per finanziare il tuo giornale.
Stavamo così bene assieme, tu eri e sei l'unico per me; credevo che provassi gli stessi sentimenti e invece mi hai piantata come qualsiasi altra amante con cui sicuramente stai continuando a tradire Rachele. Lei lo sa, amore? Sa che il suo matrimonio non è valido perchè tu hai già sposato me? No, credo di no. Probabilmente hai risolto tutto dicendole che era una storiella insignificante, che io sono pazza e mi ero montata la testa, avrai concluso ricordandole che avete dei figli e che la ami (se è possibile che tu abbia amato un'altra); lei sarà cascata nel tuo trucchetto con l'ingenuità di una campagnola che non ha visto altro che la terra in cui è nata.
Mi piacerebbe sapere se pensi mai a nostro figlio. L'hai visto, poche volte, ma l'hai visto. Come puoi restare impassibile difronte a tanta innocenza? E' triste senza suo padre, sai? Ma io gliel'ho detto, glielo ripetevo continuamente:< Benito, tu sei il figlio del Duce, non ti devi arrendere mai >. E' da anni che non lo vedo, il mio bambino, il nostro piccolo grande amore. A volte provo a figurarmelo e mi sembra quasi di vederlo davanti a me; ha il tuo stesso sguardo fiero, magnetico e mi tende la mano. Forse alla fine sono davvero impazzita, potrebbe essere un effetto collaterale della presenza dei veri pazzi da cui vivo circondata. Anche se non mi sembra più di vivere.
Non hai mai risposto alle mie lettere, nessuno mi ha risposto a dire il vero, nemmeno, che so, per dirmi che avevo sbagliato indirizzo. Le hai fatte intercettare oppure il Prefetto, il Re, il Papa lavorano tutti per te, sono al tuo servizio e hanno ricevuto l'ordine di ignorarle? Le conservi? O le elimini subito senza leggerle?
Forse avrei dovuto inviare le lettere non a casa tua, ma a casa della tua famiglia. Senza scrivere il mittente. Chissà che faccia avrebbe fatto Rachele capendo che non sono mai scomparsa. E quella bambina così carina, che poi è tua figlia, avrebbe saltellato attorno alla madre chiedendole il contenuto della lettera e il motivo di tanto orrore sul suo volto.
Non so se il tuo scopo fosse quello di uccidermi o di farmi sparire, ma vorrei che tu potessi sapere che hai fallito in entrambi i casi.
Ma non importa davvero molto.
Ormai sono arrivata a un punto in cui non si può più tornare indietro. Il mio corpo è vivo, la mia mente è lucida, credo, ma la mia anima è ferma; vado avanti meccanicamente perchè il mio cuore non riesce a smettere di battere e i miei polmoni non si decidono a chiudersi. Questo non è vivere. Però non sono neanche morta.
E' come se una parte di me fosse sulla Terra e l'altra avesse già varcato l'anticamera dell'aldilà ma non potesse vedere nulla oltre il velo di tristezza che continua a opprimermi da quando tu ci hai abbandonato.
Io ti ho amato più di me stessa, Benito, e ti amo ancora pur sperando che quel Dio che hai tanto bestemmiato prima di salire al potere ti riservi nell'altra vita lo stesso trattamento che tu hai destinato a me. A me, che sono tua moglie!
Adesso continuo a piangere, lo faccio quasi tutti i giorni da quando sono arrivata qui. Lontano da tutto quello che conosco, lontano da coloro che amo, mia sorella, mio cognato, mio figlio, lontano da te. Si, sto piangendo e non me ne vergogno più.
Cos'è quella luce?

  
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