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Autore: Hey J    10/02/2007    9 recensioni
"Fresca sera estiva. Il cielo prometteva pioggia. Le strade deserte se non per me che passeggiavo placido con gli occhi altrove, con la mente altrove. La mia mente era ancora là, nel piccolo ospedale civile dove una vita era in pericolo, la più importante vita per me. Stava tornando a casa per dare due notizie, ma non sapevo da quale iniziare..."
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una piccola one-shot che mi è venuta in mente non so nemmeno come, so solo che ieri sera alle sette ho cominciato a scrivere e non mi sono più fermata, è un po’ triste ma spero che vi piaccia lo stesso e vorrei dedicarla alle mie amiche: Hankochan, Orange e Shinako! ;D Siete mitiche! Ciauz e buona lettura!

Fresca sera estiva. Il cielo prometteva pioggia. Le strade deserte se non per me che passeggiavo placido con gli occhi altrove, con la mente altrove. La mia mente era ancora là, nel piccolo ospedale civile dove una vita era in pericolo, la più importante vita per me. Stava tornando a casa per dare due notizie, ma non sapevo da quale iniziare.
Aprii stancamente la porta, ero come svuotato delle mie energie non riuscivo neanche a pensare lucidamente, perché tutti i pensieri tornavano a lei su quel letto d’ospedale attaccata a tutti quei tubicini.
“Ranma! Com’è andata? Dicci! Akane come sta?”
Guardai fisso avanti con lo sguardo perso, senza rispondere alla ragazza dal caschetto castano che mi guardava preoccupata.
“Ranma è successo qualcosa al bambino!? Rispondi Ranma! Rispondi”cominciò a gridare la ragazza scuotendo le miei spalle e finalmente risposi con voce lieve
“ No, i bambini stanno bene…”
“ I bambini?” chiesero all’unisono due uomini
“Già, sono due gemelli un maschio ed una femmina…” risposi sorridendo, bloccandomi poi al ricordo di Akane ed il sorriso si spense sulle mie labbra.
“Ranma, allora perché sei così giù?Ti senti male?” chiese preoccupata un’altra ragazza dai lunghi capelli castani e l’espressione dolce. Mi sedei, mi passai la mano tra i capelli corvini e dissi
“No, Kasumi. C’è stata una complicazione, Akane è in coma.” Alla parola coma non riuscii più a trattenere le lacrime che bussavano impazienti alle porte dei miei occhi e nonostante non volessi inondarono il mio viso come fiumi in piena. Gli altri quattro ammutolirono, persino Soun, il padre di Akane, non riuscì nemmeno a piangere, solo io riuscivo ad esprimere il grande dolore che provavo. Un dolore che mi comprimeva la gabbia toracica fino a togliermi il respiro, un dolore così pesante nel mio cuore che mi stava facendo sprofondare con sé.
Passai la notte nell’ospedale assieme ad Akane,stringendole la mano e promettendole che se si sarebbe svegliata io l’avrei sposata, lei doveva continuare a vivere per me per i nostri figli. Mi ascoltò e la mattina seguente si svegliò con uno dei sorrisi più belli del suo repertorio.
“Ci sposeremo” le dissi secco, non so descrivere la felicità immensa che lessi negli occhi di Akane quella mattina. Vidi quella gioia solo altre due volte: quando gli portarono tra le braccia Shun e Yoru, i nostri due figli; e l’ultimo sorriso che vidi dipinto sul suo volto il giorno del nostro matrimonio un anno dopo.
Era una calda mattina primaverile. Tutta casa Tendo era in fermento. Un piccolo altare era stato preparato nella palestra. Gli ospiti aspettavano impazienti l’arrivo dei due sposi.
Io ero andato in camera di Akane nonostante le proteste che portava sfortuna vedere il vestito prima del matrimonio ma Shun e Yoru reclamavano la madre. Cinsi da dietro con un braccio la vita sottile di Akane, non so come in passato mi era venuta in mente di chiamarla fianchi grossi, e le sussurrai all’orecchio.
“Non è ora di sposarci?” lei sorrise divertita prendendomi per mano disse
“Credo proprio di si, prendi Shun , io porto Yoru, voglio che vengano pure loro” a Shun evidentemente non andava molto l’idea di venire con me, così si aggrappò stretto alla gonna di organza della madre, guardandola supplichevole con i suoi grandi occhi blu, che aveva preso da me, mentre la gemella si aggrappò salda ai pantaloni del mio frac bianco. Io ed Akane ci guardammo e ridendo dissi io
“Credo proprio che dovremo assecondarli” e lei rispose “ Mi sa proprio pure a me “ prendemmo in braccio i due bambini e finalmente decidemmo di avviarci all’altare.
Entrammo in un mare d’applausi e prima di andare dal cerimoniante lasciammo Shun tra le braccia di mia madre e quella piccola peste di Yoru in quelle della dolce Kasumi.
Finalmente quel sì emozionato, finalmente riuscii a baciarti dopo aver alzato il lungo velo che copriva il tuo stupendo viso, in quel momento vidi la gioia personificata, risplendevi in quella nuvola bianca come il sole, ma sarebbe stata l’ultima volta che ti avrei vista così raggiante, mia dolce Akane, ma quel ricordo rimarrà per sempre con me.
Qualche mese dopo di vita spensierata, esattamente nove mesi dopo, desti alla luce un’ultima figlia. Avesti il tempo soltanto di guardarla, sorridermi, dirmi “ Ti amo” e sentirti rispondere “anch’io” e tu te ne andasti, te ne andasti per sempre lasciandomi con i nostri figli, lasciando loro senza la madre. Caddi in una crisi profonda, in un baratro buio da cui nessuno riusciva a cacciarmi. Solo una persona ci riuscì: quel piccolo angelo di Akane, la figlia che dandola alla luce moristi, quella vita che hai voluto così testardamente nonostante i dottori ti avessero avvisato dei pericoli, nonostante io non volessi rischiare, tu mi feci cambiare idea con quattro parole “se tu mi ami” allora cedetti. Cosa mi fece tornare a galla? Il suo sorriso, in tutto e per tutto uguale al tuo, quei suoi occhi castani che emanavano vita.
Sì, ora è qui accanto a me assieme a Yoru e Shun per pregare sulla tua tomba dopo venti lunghi anni.
Shun è un bel ragazzo di ventidue anni dai capelli neri, come i miei e gli occhi blu scuro trapuntati di pagliuzze d’argento è la mia fotocopia, ma ha il carattere placido e tranquillo di Kasumi e mia madre, eccelle sia nello studio sia nello sport, è un bel ragazzo, dopotutto somiglia a me.
Yoru è una solare ragazzina di ventidue anni come il suo gemello ha i tuoi occhi castani e i capelli rossicci come mia madre è pestifera come quando era piccola, è in classe con Shun ed i professori si lamentano perché fanno troppo confusione insieme. Anche lei se la cava a scuola, ma devo dire che molto più brava con le arti marziali , preso sempre da me. Non so perché ti descrivo proprio loro dato che li hai conosciuti piuttosto dovrei descrivere la piccola Akane, bellissima come te:lunghi capelli nero-blu, grandi occhi castani e pelle di porcellana, troppo bella per una ragazza di vent’anni. Ha il tuo stesso sorriso e la stessa voglia di vivere, il tuo stesso carattere facilmente infiammabile e determinato, ma allo stesso tempo dolce, e si imbarazza facilmente come me. Quando la guardo rivedo te e per questo sento meno la tua mancanza.
Ora davanti alla tua tomba, come facciamo ogni anno, facciamo un bel quadretto e vorrei tanto che ci fossi anche tu. Vorrei che tu avessi potuto veder crescere i nostri tre fantastici figli, gioire delle loro vittorie e consolarli delle loro sconfitte, Akane purtroppo non ha ricordi di te, della fantastica persona che sei, non ti preoccupare ho raccontato io tanti aneddoti di te sia ad Akane che a Yoru e Shun che hanno riso a crepapelle, e devo dirlo anch’io.
Ci manchi, a tutti e quattro, pardon cinque, già sarò nonno a trentotto anni, la bella Yoru si è sposata con Takuya, il figlio di Ryoga e Akari. Sono successe tante cose da allora, da quando tu, volasti lassù dove non posso raggiungerti, ma dove, prima o poi, ti raggiungerò.
Shun mi da una pacca sulla spalla, è ora di andare, di tornare alla vita di sempre. Mi volto un’ultima volta verso il sole che tramonta e vedo te, la tua immagine, il tuo viso, il tuo sorriso. Sorrido anch’io e ti dico un’altra volta “Ti amo” e me ne vado via.
  
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