L’ASCENSORE
Oh
no, lui preferiva il lavoro della segretaria piuttosto che il mio! Solo perché
quella scriteriata osava fargli gli occhi dolci, lui le dava addirittura un
aumento.
Ero
stufa di quello schifo di lavoro, mi ero davvero stufata! Ero pronta
addirittura a lasciare quel posto all’istante, ma me ne sarei pentita
amaramente il giorno dopo.
Con
quel poco che ci guadagnavo, potevo almeno permettermi di comprare il pane.
Anche
oggi ero andata al lavoro. Ero intenta a stampare dei fogli importanti, visto
che facevo l’impiegata, quando il mio capo si era messo in mezzo
scaraventandomi per terra con tutti i fogli sparsi per aria.
-Ma insomma, Heather! Stia più attenta.-
Si
degnava anche di dare tutta la colpa a me quello schifoso?
-Ma stia più attento lei!- Avevo detto
mentre tentavo di raccattare i fogli che erano caduti a terra.
Quel
rifiuto di strada del mio capo mi si era avvicinato e si era inginocchiato a
terra per aiutarmi e intanto farfugliava qualcosa, ma che comunque riuscivo a
sentire… e fin troppo bene anche!
-Se magari si degnasse di andare a letto con
me, potrei anche rendere la sua vita migliore…-
Credeva
forse di ingannarmi e indurmi a fare questo? Se lo poteva anche scordare!
Non
ero l’ochetta pronta a tutto pur di avere un aumento.
Magari
questo suo atteggiamento poteva trarre in inganno le mie colleghe, ma mai la sottoscritta.
Mi
ero affrettata a tirargli uno schiaffo feroce su quella sua faccia da perdente.
-Non osi ripeterlo mai più. Altrimenti la
prossima cosa che avrà sarà un calcio là sotto. Sono stata abbastanza
esauriente?-
Lui sembrava offeso, beh,
ovviamente. Ma la situazione stava peggiorando. Forse non dovevo reagire in
quel modo… se solo mi fossi limitata ad una semplice occhiataccia gelida…
-Signorina, le abbasso lo stipendio mensile. E che questa cosa non
succeda mai più. Questa volta sono
stato gentile con lei, ma la prossima volta mi limiterò a sbatterla fuori! Mi
ha sentito?-
In tutta risposta alzai i
tacchi e me ne andai offesa gravemente. Non aspettavo altro che essere sbattuta
fuori da qui, niente mi avrebbe resa più felice! E non mi importava nemmeno se
dopo sarei rimasta a mendicare in mezzo alla strada.
E poi se mi sbattevano fuori,
quelli che ci perdevano erano loro, non certamente io.
Io ero
quella che mandava avanti l’azienda facendo tutto da sola, non gli altri.
Io ero
quella che faceva i lavori più difficili e noiosi del mondo, non gli altri.
Io ero
quella che sudava come un cane per guadagnare uno stipendio, non gli altri.
No, loro potevano permettersi
anche una pausetta di quattro/cinque ore, tanto era Heather che lavorava per
tutti gli abitanti di sfigalandia!
Distratta a causa di tutto
quell’odio, non mi ero accorta che stavo andando a sbattere contro qualcuno e
in pochi secondi ci eravamo ritrovati entrambi sdraiati sul pavimento.
Chi poteva essere
quell’idiota maschile che poteva andare a sbattere contro di me!?
-Perdonami, querida. Non l’avevo vista.-
Ma… lui non era il capo… e
allora chi era? Avevo alzato di poco lo sguardo, ma ero affondata in due splendid-
odiosi occhi verdi incorniciati da una pelle abbronzata e muscolosa.
Il solito casanova, suppongo.
Mi ero alzata di scatto senza
nemmeno aiutare l’altro. Ma in fondo non ne aveva così bisogno, si era già
rialzato alla mia stessa velocità.
-Cerchi di stare più attento!- Mi ero limitata a dire.
-Qual è la tua scrivania di lavoro?- Ma dico, che gli era saltato in
mente!? Io non avevo la minima intenzione di indicargli la mia scrivania! E se
le mie ipotesi erano giuste, cioè che era un casanova, se gliel’avessi detto mi
sarei anche potuta aspettare una giornata a farlo di nascosto.
-Non le interessa, piuttosto, io non l’ho mai vista
qui. Chi è lei?-
-Ti prego, chica, dammi del tu. Comunque, io sono
appena arrivato per essere assunto al tuo stesso lavoro. Sono sicuro che sarai
tu la prima a cui chiederò ogni singolo particolare che mi sfugge sull’azienda-
Dopo aver detto l’ultima frase, aveva
già cominciato a filtrare con me. Come lo sapevo? Beh, era semplice.
Mi aveva fatto uno stupido ed
insignificante sorriso malizioso. Sì, era il solito casanova.
-Sì, certo, te lo puoi anche scordare!-
-Come ti chiami?-
Adesso gli importava anche
del mio nome? No, questo era davvero troppo! Quel ragazzo cominciava già a
darmi sui nervi. Un altro patetico ostacolo. Non era possibile…
-Heather.- Mi ero limitata a rispondere.
-Mmh… Heather…- Dice mentre sembrava gustarsi il mio nome ad ogni
lettera che pronunciava, quasi fosse un lecca-lecca.
-yo soy Alejandro. Al vostro servizio- Pure
un inchino e un baciamano doveva fare questo idiota.
Ritirai immediatamente la
mano e controllai l’ora come scusa per potermi allontanare.
-Oh, ma guarda com’è tardi. Beh, ci vediamo… Alejandro.-
L’ultima cosa che ero riuscita
ad osservare e a sentire era un suo sorrisetto stampato in volto e una frase
quasi sussurrata, ma che comunque ero riuscita a sentire.
-A domani, mi amor-
………………………………………………………………………………………….
Ehiii! Allora, che ne pensate? Sì lo so
che è orribile D: ma ci ho messo un bel po’ di impegno e fantasia per
scriverlo!
Diciamo che questa storia divisa in due
capitoli (tendo a specificare) l’ho fatta anche per un secondo motivo: visto
che non sto continuando forse l’ultimo capitolo della mia altra storia
“un sentimento ostacolato”, ho deciso di regalarvene un’altra in attesa che il
mio piccolo cervellino si metta a lavorare!
Perciò, non mi odiate! Soprattutto per i recensori dell’altra storia.
Baci, Ele.