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Autore: ele superstar    27/07/2012    8 recensioni
Dal secondo capitolo:
"Eravamo quasi arrivati al quinto piano, ma quando l’ascensore si stava quasi aprendo… era arrivato un violento scossone e il blocco dell’ascensore stesso.
-Oh no… no, no, no! Non può essere! Non adesso!-
-Tranquilla, chica, non è successo nulla. Sarai solo bloccata con me per qualche oretta- Gli era scappato un altro ghigno. Quanto lo detestavo quando faceva così… possibile che non fosse nemmeno un po’ impaurito o preoccupato!?
-Come fai a stare così tranquillo!? L’idea di rimanere chiusa qua dentro con te non mi fa di certo stare meglio!-
-Beh, a me sì invece e sono sicuro che è così anche per te, chica.-
-Primo: non mi chiamare “chica”. Secondo: no, a me non piace per niente questa situazione!-
No, io non ci sto qua da sola con… con questo qui!
Erano passati appena dieci minuti e già si sentiva un caldo insopportabile."
[AxH]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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L'ascensore AxH p.1

L’ASCENSORE

 

 

Tutti i soliti, dannati giorni erano così: io che andavo normalmente ad uno schifo di lavoro quasi sottopagato, rimproverata per il solito ritardo di solamente due minuti dal mio odioso capo, odiata dai colleghi di lavoro che alcune volte mi inviavano occhiatacce di disprezzo per il mio caratteraccio e dopo l’ennesima giornata stressante, alla fine, il lavoro svolto con tanto impegno e tanto sudore che mi colava dalla fronte non andava mai a genio al mio capo.ce di disprezzo per il mio lo cervellino si metta a lavorare!
Perciò, non mi odiate! Soprattutto per i recensori dell'

Oh no, lui preferiva il lavoro della segretaria piuttosto che il mio! Solo perché quella scriteriata osava fargli gli occhi dolci, lui le dava addirittura un aumento.

Ero stufa di quello schifo di lavoro, mi ero davvero stufata! Ero pronta addirittura a lasciare quel posto all’istante, ma me ne sarei pentita amaramente il giorno dopo.

Con quel poco che ci guadagnavo, potevo almeno permettermi di comprare il pane.

Anche oggi ero andata al lavoro. Ero intenta a stampare dei fogli importanti, visto che facevo l’impiegata, quando il mio capo si era messo in mezzo scaraventandomi per terra con tutti i fogli sparsi per aria.

-Ma insomma, Heather! Stia più attenta.-

Si degnava anche di dare tutta la colpa a me quello schifoso?

-Ma stia più attento lei!- Avevo detto mentre tentavo di raccattare i fogli che erano caduti a terra.

Quel rifiuto di strada del mio capo mi si era avvicinato e si era inginocchiato a terra per aiutarmi e intanto farfugliava qualcosa, ma che comunque riuscivo a sentire… e fin troppo bene anche!

-Se magari si degnasse di andare a letto con me, potrei anche rendere la sua vita migliore…-

Credeva forse di ingannarmi e indurmi a fare questo? Se lo poteva anche scordare!

Non ero l’ochetta pronta a tutto pur di avere un aumento.

Magari questo suo atteggiamento poteva trarre in inganno le mie colleghe, ma mai la sottoscritta.

Mi ero affrettata a tirargli uno schiaffo feroce su quella sua faccia da perdente.

-Non osi ripeterlo mai più. Altrimenti la prossima cosa che avrà sarà un calcio là sotto. Sono stata abbastanza esauriente?-

Lui sembrava offeso, beh, ovviamente. Ma la situazione stava peggiorando. Forse non dovevo reagire in quel modo… se solo mi fossi limitata ad una semplice occhiataccia gelida…

-Signorina, le abbasso lo stipendio mensile. E che questa cosa non succeda mai più. Questa volta sono stato gentile con lei, ma la prossima volta mi limiterò a sbatterla fuori! Mi ha sentito?-

In tutta risposta alzai i tacchi e me ne andai offesa gravemente. Non aspettavo altro che essere sbattuta fuori da qui, niente mi avrebbe resa più felice! E non mi importava nemmeno se dopo sarei rimasta a mendicare in mezzo alla strada.

E poi se mi sbattevano fuori, quelli che ci perdevano erano loro, non certamente io.

Io ero quella che mandava avanti l’azienda facendo tutto da sola, non gli altri.

Io ero quella che faceva i lavori più difficili e noiosi del mondo, non gli altri.

Io ero quella che sudava come un cane per guadagnare uno stipendio, non gli altri.

No, loro potevano permettersi anche una pausetta di quattro/cinque ore, tanto era Heather che lavorava per tutti gli abitanti di sfigalandia!

Distratta a causa di tutto quell’odio, non mi ero accorta che stavo andando a sbattere contro qualcuno e in pochi secondi ci eravamo ritrovati entrambi sdraiati sul pavimento.

Chi poteva essere quell’idiota maschile che poteva andare a sbattere contro di me!?

-Perdonami, querida. Non l’avevo vista.-

Ma… lui non era il capo… e allora chi era? Avevo alzato di poco lo sguardo, ma ero affondata in due splendid- odiosi occhi verdi incorniciati da una pelle abbronzata e muscolosa.

Il solito casanova, suppongo.

Mi ero alzata di scatto senza nemmeno aiutare l’altro. Ma in fondo non ne aveva così bisogno, si era già rialzato alla mia stessa velocità.

-Cerchi di stare più attento!- Mi ero limitata a dire.

-Qual è la tua scrivania di lavoro?- Ma dico, che gli era saltato in mente!? Io non avevo la minima intenzione di indicargli la mia scrivania! E se le mie ipotesi erano giuste, cioè che era un casanova, se gliel’avessi detto mi sarei anche potuta aspettare una giornata a farlo di nascosto.

-Non le interessa, piuttosto, io non l’ho mai vista qui. Chi è lei?-

-Ti prego, chica, dammi del tu. Comunque, io sono appena arrivato per essere assunto al tuo stesso lavoro. Sono sicuro che sarai tu la prima a cui chiederò ogni singolo particolare che mi sfugge sull’azienda- Dopo aver detto l’ultima frase, aveva già cominciato a filtrare con me. Come lo sapevo? Beh, era semplice.

Mi aveva fatto uno stupido ed insignificante sorriso malizioso. Sì, era il solito casanova.

-Sì, certo, te lo puoi anche scordare!-

-Come ti chiami?-

Adesso gli importava anche del mio nome? No, questo era davvero troppo! Quel ragazzo cominciava già a darmi sui nervi. Un altro patetico ostacolo. Non era possibile…

-Heather.- Mi ero limitata a rispondere.

-Mmh… Heather…- Dice mentre sembrava gustarsi il mio nome ad ogni lettera che pronunciava, quasi fosse un lecca-lecca.

-yo soy Alejandro. Al vostro servizio- Pure un inchino e un baciamano doveva fare questo idiota.

Ritirai immediatamente la mano e controllai l’ora come scusa per potermi allontanare.

-Oh, ma guarda com’è tardi. Beh, ci vediamo… Alejandro.-

L’ultima cosa che ero riuscita ad osservare e a sentire era un suo sorrisetto stampato in volto e una frase quasi sussurrata, ma che comunque ero riuscita a sentire.

-A domani, mi amor-

 

 

………………………………………………………………………………………….

Ehiii! Allora, che ne pensate? Sì lo so che è orribile D: ma ci ho messo un bel po’ di impegno e fantasia per scriverlo!

Diciamo che questa storia divisa in due capitoli (tendo a specificare) l’ho fatta anche per un secondo motivo: visto che non sto continuando forse l’ultimo capitolo della mia altra storia “un sentimento ostacolato”, ho deciso di regalarvene un’altra in attesa che il mio piccolo cervellino si metta a lavorare!
Perciò, non mi odiate! Soprattutto per i recensori dell’altra storia.

Baci, Ele.

  
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