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Autore: Stregh    27/07/2012    3 recensioni
Hermione sondò le profondità dei suoi occhi, conscia di essere sul filo del rasoio. Se l’avesse di nuovo insultato – e lei lo voleva così tanto!- la serpe che era in lui sarebbe stata imprevedibile; ma se non l’avesse fatto… oh, ma aveva mai perso lei occasione di sbeffeggiarlo?
“Stupido Malfoy”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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                                Il risveglio del grifone
                                                                                                                                                                              Non siamo mai così privi di difese, come nel momento in cui amiamo.

                                                                                                                                                                                         Sigmund Freud

 
 
“Guardami”
“Non posso”
“Guardami”
Lo stesso tono imperioso di prima, forse solo più flebile e disperato.
“Non devo”


***
Hermione Granger spalancò gli occhi ancora umidi di lacrime e fissò il vuoto sopra di sé; le sue lunghe ciglia avevano intrappolato mille piccole goccioline d’acqua salata che proiettavano la loro ombra sul suo viso, accentuando le occhiaie già molto pronunciate. Stizzita, si passò una mano sugli occhi e si alzò dal letto, stiracchiandosi pigramente, ma in un attimo ricadde sul materasso con un tonfo sordo, urlando per lo spavento.
“Per la barba di Merlino, sei completamente impazzito? Poteva venirmi un infarto, stupido furetto!”
Draco Malfoy era mollemente appoggiato allo stipite della porta, perfetto nei suoi pantaloni scuri e nella camicia immacolata. Quel bianco candido le feriva gli occhi e sembrava troppo puro, addosso a lui, troppo in contrasto con i colori della sua cravatta verde e argento, leggermente allentata.
“Piano con i termini Granger,  le parole sono importanti. Dovresti saperlo, tu che odi così tanto l’aggettivo Mezzosangue. O forse dovrei dire sostantivo? Incarni così bene l’idea di sangue sporco, potrei giurare di vederlo  scorrere nelle tue vene”
Hermione digrignò i denti, emettendo un ringhio poco femminile. Si abbandonò ancora di più sul letto, nascondendo il viso tra i capelli. Odiava farsi vedere debole, ma soprattutto non sopportava mostrarsi fragile di fronte a lui.
“L’unica cosa che scorrerà qui tra poco è il tuo sangue, Malfoy, se non ti smaterializzi all’istante”
La sua voce giunse attutita alle orecchie del ragazzo, che ghignò in risposta.
“Dormito bene?”
Il suo tono ironico e pedante le fece venire voglia di urlare come una bambina. O di strozzarlo con le sue stesse mani, perché quello sarebbe stato un atto degno di una strega matura. Ancor più intelligente l’ucciderlo con una maledizione. Nessuna impronta, nessuna traccia, nessun rumore: la soluzione perfetta.
Alzò di poco la testa, quel tanto che bastava per fissarlo negli occhi.
“ A te cosa sembra?”
Si indicò con ovvietà le occhiaie e sprofondò di nuovo nei capelli sparsi sul cuscino. Mugugnò qualche altra cosa, poco convinta. La sua parlantina poco chiara poteva benissimo essere scambiata per un incantesimo.
“A me sembra che tu abbia sognato di nuovo quel demente di Weasley e che questo ti abbia ridotto nello stato in cui ti trovi, oppure…”
 Malfoy avanzò deciso verso il letto, appoggiando un ginocchio sul materasso: questo si incurvò leggermente e costrinse Hermione a sollevare il busto, per non scivolare giù. Incrociò gli occhi del biondo e trattenne il respiro, mentre questi si avvicinava sempre di più.
“…oppure?”
Draco alitò a pochi centimetri dalle sue labbra, facendola espirare di colpo: sentiva le guance scottare, e non per l’elevata temperatura, mentre si trovava a maledire la sua pallida carnagione inglese.
“Oppure, come sarebbe più ovvio, hai ricordato ciò che ti ho fatto l’altra sera e quelle lacrime amare sono dovute al mancato bis”
 il Serpeverde sorrise compiaciuto, mentre osservava il viso di Hermione storcersi in una smorfia d’ira. La ragazza strinse le labbra, in un’espressione contrita e alzò il mento con fare altezzoso: per un attimo, a Draco parve di scorgere uno strano scintillio nei suoi occhi di grifone.
“Oppure ancora, Malfoy, come sarebbe più ovvio, sto sì ricordando cosa mi hai fatto l’altra sera e queste lacrime amare sono appunto dovute a quello.”
Draco le sventolò una mano davanti agli occhi, stizzito, mentre si raddrizzava e la lasciava di nuovo sola su quel materasso.
“Mi rendi quasi una serpe invidiosa, con quella tua lingua lunga e biforcuta! Se fosse davvero così, Granger, se tu davvero fossi schifata, ora non saresti rossa come i capelli del tuo amato Weasley. Oppure sei così abituata al grigiore della biblioteca che ogni minimo raggio di sole ti rende di questo delizioso color aragosta?”
Dannata carnagione inglese!
“Non.nominare.il.suo.nome”
 Hermione sputò fuori le sillabe a una a una, come se il solo parlare le costasse un enorme sforzo e dispendio di energia.
“Oh, miss permalosa Granger, Weasley è un cognome, almeno nella mia casa. Non che ci capiti spesso di parlarne, ma quando avviene attira sempre una sequela di insulti, quel suo dannato cognome. Vedi? E’ quasi un insulto da sé”
Hermione socchiuse gli occhi, infastidita.
“Non osare insultarlo, stupido di un furetto!”
Malfoy rise, per niente colpito da quello che voleva essere un insulto. Di colpo, però, il suo viso mutò espressione e divenne una maschera di imperturbabilità. Le si avvicinò di nuovo, repentino e veloce come solo lo strisciare di una biscia poteva essere, e le si parò davanti, inchiodandola sul posto con le sue gelide iridi grigie.
“Non osare insultare me, se non vuoi che quello che è successo l’altra sera si ripeta”
Hermione sondò le profondità dei suoi occhi, conscia di essere sul filo del rasoio. Se l’avesse di nuovo insultato – e lei lo voleva così tanto!- la serpe che era in lui sarebbe stata imprevedibile; ma se non l’avesse fatto… oh, ma aveva mai perso lei occasione di sbeffeggiarlo?
Schiuse le rosee labbra, atteggiandole in un sorriso di scherno.
“Stupido Malfoy”
***
“Guardami”
“Non posso”
“Guardami”
Lo stesso tono imperioso di prima, forse solo più flebile e disperato.
“Non devo”
Draco le salì sopra, poggiando le mani ai lati della sua testa: con la sinistra le scostò una ciocca di capelli dall’occhio.
La fissò di nuovo, sentiva i suoi occhi trapassarle la pelle, sentiva la sua voglia di scoprirla intimamente, accedere ad ogni singola fibra della sua anima. Mantenne gli occhi chiusi.
“Granger, guardami, è un ordine”
I suoi polpastrelli le se conficcarono nello zigomo, andandole a intrappolare la guancia tra i denti. Se avesse cercato di chiudere la bocca, si sarebbe morsa a sangue. il biondo le sfiorò le labbra, dapprima con dolcezza, per poi insinuarle rude la lingua tra i denti, suggendo, leccando, esigendo tutto ciò che lei in quella scomoda posizione poteva offrirgli. Un gemito le sfuggì dalle labbra, ma tenne gli occhi chiusi, ancora.
La mano sinistra di lui percorse altri anfratti, scivolò intorno al seno, si perse nella delicata curva dei suoi fianchi, fino ad affondare nelle dolci pieghe delle sua femminilità: mosse le dita con estrema lentezza, godendosi ogni suo sospiro spezzato.
“Tieni gli occhi chiusi quanto vuoi, Mezzosangue, qua sotto qualcos’ altro si è schiuso per me”
§§§
La rabbia che aveva visto negli occhi di Draco le aveva ottenebrato la mente, inondandola con un flashback.
Lui la scrutava, fermo, impavida serpe che osserva la preda.
La guardava, furente, per l’insulto appena ricevuto.
“Adesso basta”
Il tono della sua voce la sorprese, era così calmo e piatto da farle venire i brividi. La lentezza esasperante con cui lui si stava alzando le fece presagire il peggio e quando lui le si gettò addosso-rapida serpe che si scaglia sulla vittima- non poteva più fare niente.
Chiusa nelle sue spire, immobile come un topino terrorizzato, mentre sente il sangue fluire sempre più denso nelle vene, immondo per il veleno che la serpe gli ha iniettato, liquido nero che arriva fino al cuore e che ottenebra i sensi, paralizza le membra, spezza il respiro sempre più pesante. Flessuosità di un corpo soggetto alla muta, che incute timore con la sua possenza e che stringe, ma senza fare male, solo attorcigliando le membra in quello che vuole sembrare un abbraccio. Caldo. Hermione sentiva caldo. Cercò di fissarlo negli occhi, ma Draco teneva le palpebre chiuse, mentre tracciava scie di fuoco sul suo collo, le labbra appena schiuse a mostrare la punta rossissima della  lingua. Si sorprese, Hermione, nello scoprire che non era davvero biforcuta. Chiuse gli occhi, cercando di ricordare il grigio delle sue iridi, e mentre le sue dita le arpionavano i fianchi, l’unica così che riuscì a pensare fu che lei non aveva paura.
Io non ho paura
Dita che affondano nella tenera pelle dei fianchi e lasciano segni rossi, strie scarlatte in un mare di latte.
Io non ho paura
Labbra che succhiano avide qualsiasi lembo di pelle trovino sul percorso, denti che mordono il ventre, lasciando come treccia del loro passaggio minuscole cicatrici dentate, corolle di fiore intorno all’ombelico.
Sorrise, mentre si inarcava per il piacere che le sue dita le stavano procurando.
Io non ho paura
Rise più forte, senza malizia, quando una mano le sfiorò l’intimità già turgida e bagnata.
Rise con gusto, quando quelle stesse dita sottili, da pianista, diafane, si perdevano tra le sue labbra già gonfie di piacere.
Aprì gli occhi e li fissò in quelli di lui: si studiarono e per un attimo il mondo sembrò fermarsi. Draco era in bilico sopra di lei, ogni suo centimetro di pelle a pochi millimetri dalla sua. Il respiro di uno si confondeva in quello dell’altro, ma nessuno dei due voleva cedere per primo al richiamo della lussuria. Si fissarono, bramosi, predatore irrigidito nell’attesa e preda che voluttuosa si lasciava esaminare, conscia del pericolo che correva.
“Non mi fai paura, Malfoy”
Le iridi grigiastre si restrinsero, messe in secondo piano dall’allargarsi di quelle pupille nere come l’ebano. Era come affogare in un mare in tempesta, bere da una coppa del sangue avvelenato e, nonostante quello, sentirsi ancora più vivi, frementi per quello che doveva ancora succedere. La conseguenza più ovvia, in entrambi i casi, sarebbe stata il morire. Il Serpeverde distese le labbra, un sottile ghigno canzonatorio.
“Sorprendente come tu riesca a spiazzarmi. Se c’è una cosa che odio, è il rimanere spiazzato. Motivo per cui ti ucciderò, un giorno o l’altro”.
Le addentò la gola con fare scherzoso, fingendo di succhiarle il sangue. Solleticò quel lembo di pelle con il naso, ammirando rapito il pulsare frenetico della sua carotide. Sorrise, questa volta vittorioso, mentre già pregustava il piacere della stoccata finale. Adorava vincere, avere l’ultima parola, tenere tutto sotto controllo. Con gli occhi, percorse il viso di lei, ne baciò ogni centimetro, lenendo i segni latenti della stanchezza. Non doveva essere stanca, con lui, mai. Non doveva essere stanca per lui, mai. Non doveva stancarsi di lui, mai.
Le morse un lobo, mentre le sussurrava all’orecchio la sua avvelenata promessa.
“Di piacere, s’intende. Ti ucciderò di piacere, prima o poi, mia instancabile Mezzosangue”.
 
 
 
                                                                                                                                    ***
 Allors, note finali! Prima di tutto infinite grazie per aver letto e sopportato questa mia shot/flusso mentale senza senso XD Non che abbia molto da dire, questa shot è nata da sé e si è lasciata scrivere abbastanza facilmente. Non sono sinceramente convinta del risultato finale, ma il parere spetta a voi xD  Quindi fatemi pure sapere cosa ne pensate, come si suol dire, “hey, mica mordo”!
Stregh
  
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